martedì 3 aprile 2012

Una grande mostra a Vienna di Frida Kahlo


10/10/2010

Fino a dicembre si potrà visitare a Vienna una grande retrospettiva sulla pittrice messicana Frida Khalo: 60 dipinti e 90 lavori su carta percorrendo la carriera della straordinaria pittrice morta nel 1954.  Dai primi autoritratti che ricordano le figure idealizzate del Rinascimento ai quadri d'impronta surrealista, fino agli autoritratti espressionisti. A completare la mostra vi è anche materiale documentario fotografico fornito dalla pronipote dell’artista.
In Messico i quadri di Frida Kahlo sono stati riconosciuti ufficialmente come patrimonio culturale nazionale ed  il suo ricordo è ormai una manifestazione di arte pop. Quel volto tutto occhi, attraversato dalla paura e dal coraggio, dall’orgoglio e dalla sensualità, lo ritrovi sugli altarini di legno così come sulle magliette, sui tappi di bottiglia e sulle tazze da caffè. Amore e marketing, anche questo serve a non dimenticare una delle storie più intense che l’arte abbia mai tramandato al mondo, rendendo  Frida un fenomeno universale, al quale nel 2002 Hollywood ha dedicato un film di grande successo con Salma Hayek nel ruolo di protagonista, che gli valse una nomination per l'Oscar. 

I suoi numerosi autoritratti ci restituiscono una donna stravagante ed orgogliosa, dalle folte sopracciglia, dalle labbra carnose e sensuali, dagli occhi spiritati e con i capelli agghindati arditamente con nastri, fiocchi e fiori a formare una sorta di giardino barocco, dai colori e le forme precolombiane, su una testa azteca
Il destino della pittrice commuove e affascina da sempre: per tutta la sua vita dovette soffrire per le conseguenze di un terribile incidente d'autobus, quando aveva 17 anni. Un  trauma che tutti possono rivisitare, immortalato nel suo più celebre dipinto che la rappresenta nuda con il corpo tempestato di chiodi,  dal collo alle gambe con la carne aperta e la colonna vertebrale, simile ad un’antica colonna greca, spezzata in più parti, mentre intorno a lei giocano scimmie, pappagalli e farfalle. Una orrenda prigione ed un  giardino delle delizie nello stesso tempo.
L'opera della pittrice, che comprende solo 143 quadri, di cui 55 autoritratti, non smette mai di emozionare. Frida l’artista, Frida la donna lacerata dal dolore che al dolore dà il suo volto e il suo corpo martoriato rendendolo coi colori accesi dell’arte primitiva messicana. Ci sono trent’anni di vita e opere nella mostra fra dipinti e disegni, e poi – in una sezione a parte -  le foto di questa straordinaria artista: Frida da ragazza, Frida con il marito Diego Rivera, Frida coricata a letto che dipinge il suo corsetto – e ancora una serie di immagini che la ritraggono come donna affascinante che si adorna di gioielli sontuosi, indossa abiti folcloristici e mantiene uno sguardo sicuro di sé. Perché se l’intenzione dei curatori, era di staccare il più possibile la descrizione biografica dal contesto delle opere; quando si affronta un’icona  non è mai possibile sorvolare sulla sua vicenda umana.

Frida Kahlo patì per tutta la vita i dolori e le conseguenze di numerosi interventi chirurgici,  che segnarono il suo universo e permearono completamente la sua opera. Non di meno ad incidere sul suo cammino fu l’amicizia e l’amore con personaggi celebri dell’epoca come Leo Trotzki, André Breton, Pablo Picasso, e ancora di più il matrimonio, nel 1929, col famoso pittore della Rivoluzione, Diego Rivera. Una relazione difficile, vissuta tra profondità infernali e la manifestazione di un amore tenace. Diego aiutò Frida nella carriera artistica, la sostenne, l’amò sempre, ma seppe anche abbandonarla salvo poi ritrovarla.  “Espero alegre la salida – espero y no Jamas Volver” – Spero che l’uscita sia gioiosa – spero di non ritornare mai“, scriveva Frida nel suo diario poco prima di morire, nel 1954.
Dipinti famosi, e lavori che si credeva fossero andati perduti, 90 disegni, gli ultimi autoritratti realizzati nel 1954 e opere di piccolo formato nella forma caratteristica della pittura messicana degli ex voto. Questa la sintesi della mostra che unisce le due più grandi collezioni delle opere di Frida Kahlo, aggiungendovi opere prestate da ben quindici collezioni private del Nord America. Il percorso illustra dunque in maniera esauriente lo sviluppo artistico di Frida. I punti salienti quei novanta disegni in parte mai pubblicati e i suoi ultimi lavori che risalgono al 1954. Come l’autoritratto stile girasole dipinto a olio, che finora si pensava fosse stato distrutto, oltre all’autoritratto disegnato; entrambi presentati per la prima volta al pubblico in Europa. I disegni con composizioni surreali, svelano invece un lato sconosciuto di Frida Kahlo: il suo umorismo, espresso in giochi di parole e immagini allegre e raffinate che celano pensieri che al contempo esprimono emozioni.
Un’altra parte della mostra è infine dedicata ai quadri di piccolo formato, che l’artista abbozzò all’inizio degli anni trenta nello stile degli ex voto tipico del Messico. Quadri pregni di nostalgia e del desiderio di giovinezza, di salute, di indipendenza.
I quadri che più mi hanno colpito, anche se li conoscevo in foto, sono due. Il primo raffigura una grande dea precolombiana di pietra grigia, dal cui seno gocciola latte, che tiene tra le braccia una Frida vestita di rosso, che a sua volta regge un Rivera bambino rattrappito e nudo, con un terzo occhio sulla fronte, ma cieco. Nel secondo vi è una cerva dal volto di donna che corre in un bosco col corpo trafitto di frecce, ferita ma non doma, mentre all’orizzonte vi è un mare in tempesta.
Sono opere che ci mostrano un corpo femminile che soffre, ma con gioia, che sa trasformare la sconfitta in vittoria, un dolore che non chiede pietà o compassione bensì pretende amore e fiducia. Una grande lezione di vita su cui meditare.

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