sabato 18 luglio 2015

Il tema dell’Adorazione nel Maestro dell'Annucio ai pastori

tav. 1 - Adorazione dei magi - Napoli già collezione Banco di Napoli, palazzo Zevallos

Il tema dell’Adorazione dei magi, spesso in pendant con l’Annuncio ai pastori, è tra i più trattati dal Nostro artista ed abbiamo numerosi esempi da segnalare, riferibili cronologicamente a vari periodi.
Il dipinto da cui partiamo per la nostra carrellata è quello (tav.1) conservato a Napoli a palazzo Zevallos, già della collezione del Banco di Napoli, il quale, prima di essere acquistato nel 1985, fu presentato nel 1981, in pendant con un Annuncio ai pastori oggi in collezione Johnson, ad una importante mostra antiquariale organizzata dalla Matthiesen Gallery e tenutasi a Londra nel 1981.
La monumentalità dell’impianto compositivo, ma soprattutto la tavolozza più ricca e vivace, oltre alla intensa luminosità della scena, inducono ad ipotizzare una datazione dopo il 1635, quando la rivoluzione cromatica, che interessò la pittura non solo napoletana, ma anche romana, genovese e siciliana, si instaurò sulla scorta degli esempi del Rubens e del Van Dyck.
Agli stessi anni appartengono anche le due versioni di Madrid (fig.1) e Valencia (tav.2) pubblicate nel 1985 dal Perez Sanchez, le quali presentano lo stesso schema compositivo riproposto con minime varianti.

fig. 1 - Adorazione dei magi  -  Madrid giá mercato antiquariale
tav. 2 - Adorazione dei magi  -  Valencia collezione privata
tav. 4 - Adorazione dei magi - Napoli antiquario Franco Febbraio

La stessa scena ruotata con il Bambinello sulla destra caratterizza una versione (tav.3–fig.2) conservata in una collezione privata a Barcellona ed una (tav.4) presso l’antiquario Febbraio a Napoli, che fu esposta alla mostra Ritorno al Barocco. 

tav. 3 - Adorazione dei magi  - Barcellona collezione privata, giá New York Sotheby's 1993
fig.  2 - Adorazione dei magi  - Barcellona collezione privata

Infine segnaliamo una tela (fig.3), già presso la collezione Ruffo della Scaletta a Roma, dalla quale in epoca imprecisata fu ritagliata fa figura del re mago a sinistra (fig.4) e residuò parte della composizione originaria, che diede luogo ad un autonomo dipinto (fig.5).
Da espungere con certezza la tela (fig.6) di proprietà dell’Università di S. Barbara in California, eseguita da un ignoto stanzionesco.

fig. 3 Adorazione dei magi - Roma collezione Ruffo della Scaletta

fig. 4 - Re mago  (frammento)  - Roma collezione Marsicola

fig. 5 - Adorazione dei magi - Roma collezione Marsicola

fig. 6 - Ignoto stanzionesco - Adorazione dei magi - S. Barbara University (California)

Anche del tema dell’Adorazione dei pastori ci sono pervenuti diversi esemplari. 
Tra questi uno dei più studiati è quello (tav.5) conservato a Rimini nel museo della Città, al quale fu donato nel 1934 dalla nobildonna Elena des Vergers de Touloungeen.

tav. 5 - Adorazione dei pastori  - Rimini, museo della Cittá

Longhi riteneva che esso costituisse uno dei migliori modelli preparatori per la grande composizione che anticamente ornava la controfacciata della chiesa napoletana di San Giacomo degli Spagnoli. Citata dal Celano come opera di Bartolomeo Bassante e dal De Dominici, che ne sottolineava l’ispirazione ai modi del Ribera, la composizione scomparve agli inizi dell’Ottocento, quando furono eseguiti lavori di trasformazione dell’edificio che comprendeva la chiesa in palazzo dei ministeri, divenuto oggi sede del municipio napoletano.
Esistono  numerose altre versioni del dipinto: una presso Maitre Kohm a Bourg en Bresse, una seconda (fig.7), più famosa e senza varianti rispetto alla precedente, a Firenze presso la Fondazione Roberto Longhi, una terza, più piccola e con molte varianti, è conservata a Valenza nella cappella della Comunione della chiesa di San Tommaso, dove fa da pendant ad una Adorazione dei magi.
Alla tela di Rimini si potrebbe associare come pendant, avendo misure analoghe, l’Adorazione dei magi (tav.3) di una collezione privata a Barcellona.
Tenendo conto delle dimensioni cospicue della tela in esame e delle altre prima citate, sarebbe più opportuno considerarle tele autonome e non bozzetti preparatori.

tav. 3 - Adorazione dei magi - Barcellona collezione privata, giá New York Sotheby's 1993

Per quel che riguarda la cronologia, si può ragionevolmente ipotizzare che l’opera in questione segua la fase più strettamente naturalista e vada a collocarsi in un momento di maggiore apertura pittoricistica, alla pari dell’Adorazione conservata nel museo di San Paolo del Brasile (fig.8, tav.6), culminato nel trionfo cromatico che può apprezzarsi nel dipinto (tav.1) della collezione del Banco di Napoli.

fig. 8- Adorazione dei pastori - San Paolo del Brasile, museo de arte
tav. 6 - Adorazione dei pastori  - San Paolo del Brasile, museo de arte

La Pagano, nel redigere la scheda per una mostra, ritiene il Presepio di Rimini posteriore alla tela della Fondazione Longhi “perché ad un maggiore addolcimento delle forme già presente nel dipinto fiorentino, si aggiunge un’apertura del fondo in uno squarcio insolito fino a questo momento per il pittore,  che ritroviamo identico nella citata Adorazione dei Magi (tav.3) a Barcellona.  Ulteriori riferimenti culturali possono essere rintracciati nel giovane in preghiera accanto alla Vergine, che ripropone un rapporto con la cultura cavalliniana e nell’atteggiamento più decoroso delle figure con una particolare resa classicista nella raffigurazione del Bambino Gesù”.  
Ritornando alla tela conservata a San Paolo del Brasile, ricordiamo che essa fu donata al museo nel 1950 e venne assegnata a Bartolomeo Passante dal Soria l’anno successivo. Una datazione proposta da vari autori è tra il 1625 ed il 1630, come pure qualche studioso, sulla base di un inventario, ha avanzato l’ipotesi che possa trattarsi del dipinto presente nel 1698 nella raccolta napoletana di Francesco Montecorvino.
Un’altra notevole Adorazione è quella (fig.7–tav.9) della collezione Neapolis di Ginevra, che fu esposta nel 1999 presso la Walpole Gallery di Londra, collocabile cronologicamente verso la fine del terzo decennio. 
Un’altra versione (tav.8) di notevole qualità è conservata a Gerusalemme, dove si trova da quando nel 1849 fu regalata dalla Spagna. Di recente è stata esposta ad una importante mostra organizzata dalla Galleria Canesso tenutasi a Lugano.
 
fig. 7 - Adorazione dei pastori -  Firenze Fondazione Roberto Longhi
tav. 8 - Adorazione dei pastori- 127 - 148 - Gerusalemme, museo della custodia francescana in Terra Santa


Sempre rimanendo nella stessa iconografia segnaliamo un’Adorazione (fig.10) conservata in una chiesa di Kalmar in Svezia, pubblicata nel 1988 dal Briganti, come opera di Bartolomeo Bassante. Il celebre studioso riteneva trattarsi della famigerata tela posta sulla facciata della chiesa napoletana di San Giacomo degli Spagnoli, citata da varie fonti e perduta intorno ai primi dell’Ottocento. Nella stessa occasione il Briganti rese noto un Trionfo (fig.11) di collezione privata romana, attribuendolo erroneamente al Bassante, mentre trattasi senza ombra di dubbio di un lavoro di Agostino Beltrano.
Un’altra variazione sul tema è costituita da un dipinto (fig.12) eseguito dal Maestro di Bovino, un altro pittore, attivo in Puglia, la cui identità ci sfugge e che va considerato un seguace del Nostro artista, a dimostrazione che nel suo catalogo, cresciuto negli ultimi anni a dismisura, molti quadri non gli appartengono, soprattutto nel campo delle mezze figure di sapienti.


fig. 9 -  Adorazione dei pastori  - Ginevra collezione Neapolis
fig. 10 - Bartolomeo Bassante - Adorazione dei pastori  - Kalmar (Svezia)
fig. 11 - Agostino Beltrano  - Trionfo - Roma collezione privata
fig. 12 - Maestro di Bovino - Adorazione dei pastori - ubicazione ignota

Ad ulteriore dimostrazione di quanto affermato segnaliamo altri tre dipinti (fig.13–14–15) del Maestro di Bovino, a partire dalla Crocifissione di San Pietro, che ha costituito la prima opera a lui attribuita.
Discuteremo ora di un dipinto (fig.16) del museo di Madrid, che reca una firma probabilmente apocrifa “Bartolomeo Bassante F.“ e che viceversa va attribuito al De Bellis.
Esso proviene dalla raccolta di Elisabetta Farnese, ove era attribuito al Grechetto ed assieme ad un Matrimonio mistico di Santa Caterina fu pubblicato dal Causa nel 1972. Entrambi i dipinti sono completamente alieni alle composizioni normalmente assegnate al Maestro dell’annuncio ai pastori ed hanno creato non poca confusione nella ricerca dell’identità del misterioso pittore.
Il Causa tentò di aggregare altre tele al gruppo, tra cui il San Sebastiano curato dalle pie donne (fig.14), all’epoca sul mercato inglese, due quadri raffiguranti la Sacra Famiglia (fig.18–19) e l’Adorazione dei magi (fig.6), sulla quale egli leggeva una sigla B e della quale abbiamo già parlato. La stessa sigla qualcuno ha ritenuto di scorgere anche su un S. Onofrio (fig.20) della pinacoteca D’Errico a Matera, che è copia della tela di identico soggetto eseguita da Ribera nel 1637 e conservata all’Ermitage di Leningrado e che avrebbe rappresentato il momento iniziale del pittore marcato da una pedissequa dipendenza da modelli del valenzano.


fig. 13 - Maestro di Bovino - Crocifissione di San Pietro - Bovino museo diocesano
fig. 14 - Maestro di Bovino - San Sebastiano curato dalle pie donne - Middlebury, College museum of art
fig. 15 - Maestro di Bovino - San Francesco intercede per i poveri presso la Madonna della Lizza - Alezio, chiesa di S. Maria della Lizza
fig. 16 - Antonio De Bellis - Adorazione dei pastori - Madrid Prado
fig. 17 - Bartolomeo Bassante (attribuito) - Matrimonio mistico di S. Caterina  - ubicazione ignota
fig. 18 - Ignoto napoletano del XVII secolo - Sacra Famiglia - Napoli, Capodimonte depositi
fig. 19 - Ignoto napoletano del XVII secolo - Sacra Famiglia - Napoli collezione Causa
fig. 20 - Bartolomeo Bassante (attribuito) - S. Onofrio - Matera pinacoteca D'Errrico

Concludiamo approfondendo la discussione intorno ad una Santa Caterina (fig.21), già in collezione Einaudi a Torino.
Pubblicato per la prima volta da Raffaello Causa nel 1972 nella Storia di Napoli, il dipinto fu allora assegnato a un ipotetico "Maestro di Resina", creato dallo stesso studioso nel 1954 intorno a due dipinti della chiesa di Sant'Agostino a Resina, oggi Ercolano (Fuga in Egitto e Sant'Agostino). La personalità artistica del Maestro di Resina, inizialmente avvicinato ai modi di Bartolomeo Bassante, si dissolse presto, allorché il restauro dei due dipinti rivelò caratteristiche tali da farli assegnare a due mani diverse, a loro volta differenti dal maestro della Santa Caterina in questione. L'affinità della Santa Caterina con l'opera di Bassante fu ripresa nel 1984 in occasione della mostra "Civiltà del Seicento a Napoli" da Nicola Spinosa, che la collocava intorno agli anni Quaranta del Seicento e ne sottolineava "l'eleganza formale, alla Massimo Stanzione, la sostenuta concretezza pittorica, alla Ribera e alla De Bellis, e la raffinata sensibilità espressiva, alla Bernardo Cavallino".
Probabilmente allievo di Jusepe de Ribera, Bartolomeo Bassante fu presto attratto da modelli più classicisti che, agli inizi degli anni Quaranta, lo spinsero a mitigare il naturalismo riberiano adottando forme dai contorni più concisi, profili più netti, incarnati più levigati e panneggi leggermente raggelati nella loro preziosità pittorica, fino a raggiungere un approdo più accademico.
L'attribuzione della Santa Caterina al Bassante fu mantenuta, con qualche incertezza, anche nella scheda redatta da Giuliano Briganti quando la tela venne messa in vendita nel 1990. Allora Briganti manifestava gli stessi dubbi degli studiosi precedenti, riguardanti soprattutto l'alta qualità dell'opera, decisamente superiore alle altre prove dell'artista. La delicatezza d'impasti, l'eleganza e la ricerca naturalistica della Santa Caterina non si ritrovano, ad un livello così alto, nei pochi dipinti conosciuti del Bassante. Nell'opera nota del pittore non sembra così riuscita la congiunzione tra classicismo e naturalismo, qui restituita con finezza dai capelli della santa finemente tracciati, dalla mano bianca, dall'impugnatura rilucente dello spadone, dalla manica in seta rosa.
Una diversa traccia seguì Ferdinando Bologna presentando la Santa Caterina alla mostra "Battistello Caracciolo e il primo naturalismo a Napoli", tenutasi a Napoli nel 1991. Lo studioso proponeva di aggregare l'opera torinese ad un gruppo di tele radunate intorno al cosiddetto "Maestro della Madonna Cellini", dalla Vergine che allatta il Bambino nella raccolta romana di Pico Cellini. Attivo a partire dalla metà del secondo decennio del Seicento, il maestro rivela qualità di accuratezza naturalistica parallele allo Stanzione, ma autonome e di elevato livello.
Trattiamo ora di un’Adorazione (fig.22–tav.9–10–11) molto importante, che assegniamo, in accordo con il De Dominici, a Juan Do, escludendo che l’artista spagnolo, di cui ora sappiamo qualche dettaglio in più, possa identificarsi con il Maestro dell’annuncio ai pastori, una ipotesi avanzata a più riprese dal De Vito e per alcuni anni accolta da parte della critica, incluso Nicola Spinosa e che oggi ha perso ogni attendibilità.

fig. 21 - Bartolomeo Bassante -  Santa Caterina - Torino collezione privata
fig. 22 - Juan Do - Adorazione dei pastori - Napoli chiesa della pietá dei Turchini

Nessun commento:

Posta un commento