sabato 31 agosto 2019

Mostra su Paolo De Matteis a Castellabate

fig. 1 - De Matteis - Visione di Sant'Eustachio
36x135 - Ro Ferrarese, collezione Cavallini Sgarbi


Il mio esimio amico Vittorio Sgarbi, oltre alla sua inesausta, dovremmo dire indefessa, attività di personaggio televisivo, politico part time e studioso a 360 gradi, ha trovato il tempo di organizzare a Castellabate una intrigante mostra su Paolo De Matteis, ricca di 20 dipinti, in gran parte inediti, ma tutti rigorosamente autografi.
Il celebre critico ha prestato alcune opere della sua collezione, in primis una coperta raffigurante La visione di Sant’Eustachio (fig.1), che in passato copriva una cassa contenente archibugi e che fa da copertina al catalogo della mostra. Del soggetto esiste una notevole replica autografa (fig.2), che riprende una parte della composizione, transitata anni fa sul mercato antiquariale. Inoltre Sgarbi ha prestato un vero capolavoro di dolcezza: Una Madonna con Bambino (fig.3), eseguita nel 1728 dal De Matteis, di cui si può ammirare un inedito autoritratto (fig.4), davanti al quale non si può non esclamare: tanto bravo, tanto brutto.
Prima di esaminare le altre opere esposte possiamo affermare senza ombra di dubbio che il dipinto più importante è quello prestato dall’antiquario napoletano Michele Gargiulo, con bottega in via Poerio, raffigurante una scena erotica (fig.5) e che fu tra le opere più ammirate alla grande mostra Metamorfosi del mito, tenutasi anni fa a Salerno, meticolosamente organizzata dal mitico professor Mario Alberto Pavone.
I dipinti esposti oscillano liberamente come due anime uguali e contrarie, fra sacro e profano, tra vivacità barocche e controlli classicisti, fra storielle impudiche e narrazioni ad edificante contenuto morale.
Tante belle Madonne, tante scene religiose : Adorazioni, Sante Caterine scampate al supplizio, Visioni e Martiri, Addolorate con i simboli della Passione (figg.6–7–8–9–10) e altrettante allegorie: Venere e Diana dormienti, il Trionfo di Galatea, Olindo e Sofronia e la Fucina di Vulcano (figg.11–12–13–14–15) messe in scena da De Matteis (originario del Cilento proprio come l’ispettore Ricciardi di Maurizio de Giovanni) con uno stile personalissimo, che gli permetterà di conquistarsi una posizione autonoma di rilievo tra i due grandi interpreti del momento: Luca Giordano e Francesco Solimena.Una posizione che più volte lo porterà, tra l’altro, a Roma e a Parigi, dove riceverà commissioni importanti per nobili e porporati. Le sue numerose opere si ritrovano oggi, oltre che nella Certosa di San Martino a Napoli (dove a lungo soggiornò), anche negli Usa, nei musei di Houston (che ospita uno delle opere più celebri e significative di De Matteis, l’Allegoria delle Paci di Utrecht e Rastadt, 1714), Saint Louis, e a Milano, alla Pinacoteca di Brera: questo anche perché (ed è sempre il biografo ufficiale a raccontarlo, non si sa se con ammirazione oppure fastidio) de Matteis amava inviare opere ai collezionisti di tutt’Europa. 


fig. 2 - Visione di Sant'Eustachio - Italia mercato antiquariale
fig. 3 - De Matteis - Madonna col Bambino - datato 1728
151x100 - Ro Ferrarese, collezione Cavallini Sgarbi
fig. 4 - De Matteis - Autoritratto
49 x39 - Napoli, collezione privata
fig. 5 - De Matteis - Vulcano scopre l'adulterio tra Marte e Venere
37x 98 - Napoli Antiquario Michele Gargiulo
     

fig. 6 - De Matteis - Adorazione dei pastori
102 x 154 - Napoli , collezione Gino Liguori
  
fig. 7 - De Matteis - S. Caterina scampata al supplizio
97x126 - Napoli, collezione Vincenzo De Notaris
fig. 8 - De Matteis - Visione di San Nicola
146 x119 - Agropoli, Fondazione Gian Battista Vico

fig. 9 - De Matteis  -Martirio di San Vitale
218 x 140 - Napoli, collezione Vincenzo De Notaris

fig. 10 - De Matteis - Addolorata con i simboli della passione - datata 1727
180 x 127 - Napoli, collezione Vincenzo De Notaris


Concludiamo con qualche notizia biografica.
L’allievo più importante partorito dalla costola del Giordano è Paolo De Matteis, che seppe evolvere il Barocco del suo maestro in una lieta e diafana visione, arcadica e classicistica; a lui il De Dominici, riconoscendone la statura, dedicò una trattazione a parte nelle sue celebri “Vite”.La critica negli ultimi decenni ne ha scandagliato più a fondo lo stile e la personalità e l’artista oramai è emerso come il più esemplare precorritore dei tempi moderni e come il più significativo battistrada della nuova pittura napoletana prima dello scadere del secolo. Oggi il De Matteis occupa un posto di primo piano nel panorama delle arti figurative partenopee di fine secolo ed ha superato in bellezza il giudizio poco lusinghiero che ebbe nei suoi riguardi la Lorenzetti, la quale, nello stilare il catalogo della mostra su tre secoli di pittura napoletana nel 1938, lo definì stanco ripetitore dei modi del Giordano ed emulo impari del Solimena. Gli studi più recenti collocano la sua figura in maniera originale ed indipendente a confronto dei due «campioni» della cultura figurativa napoletana tra Seicento e Settecento; anzi, riguardo ai suoi rapporti col Solimena, gli studiosi riconoscono unanimemente che il De Matteis con grande anticipo avviò un discorso di classicizzazione dell’esperienza barocca. Il Solimena infatti accrebbe, con lo studio dei modi pittorici del De Matteis, l’interesse verso quei canoni proposti dal Maratta, cui aveva spiritualmente già aderito, attraverso la frequentazione di circoli letterari napoletani.
Per chi volesse approfondire l’autore ed ammirare centinaia di foto a colori dei suoi dipinti consigliamo di consultare la mia monografia sull’artista digitando il link
http://www.guidecampania.com/dellaragione/articolo15c/index.htm

Achille della Ragione


fig. 11 - De Matteis - Venere dormiente
84x64 - Napoli collezione Alberto Del Genio

  
fig. 12 - De Matteis - Diana addormentata
123 x 174 - Napoli, collezione Vincenzo De Notaris

fig. 13 - De Matteis - Trionfo di Galatea - olio su tavola
50 x 75 - Napoli, collezione Vincenzo De Notaris
   
fig. 14 - De Matteis - Olindo e Sofronia salvati da Clorinda 
128 x 182 - Napoli, collezione Giulio Liguori
  
fig. 15 - De Matteis - Fucina di Vulcano
100 x 130 - Napoli, collezione privata





domenica 25 agosto 2019

Nonni, mestiere magnifico che surclassa i tablet

Il Mattino 25 agosto 2019 - pag.46


La presenza dei nonni, soprattutto delle nonne, è fondamentale. Chi accudirebbe i bambini mentre le madri sono al lavoro, chi si interesserebbe della casa, chi darebbe consigli ai giovani privi di ideali?
Tra le popolazioni primitive, il ruolo delle nonne è fondamentale. Per chi non possiede un nonno, un consiglio: adottatene uno.
La presenza di un anziano, ancora in buona salute, desideroso di rendersi utile e con una pensione, anche modesta, per contribuire alle spese, potrebbe costituire una panacea per tanti nuclei in ginocchio per la crisi. Questa inconsueta forma di aggregazione meriterebbe maggiore diffusione.
Un reality con Lino Banfi o una trasmissione di Maria de Filippi potrebbero rivelarsi decisivi.

Achille della Ragione



In Italia la Festa dei Nonni esiste dal 2005 e cade il 2 ottobre. Nacque in America, su proposta di Marian Mc Quade, una casalinga madre di 15 figli e nonna di bel 40 nipoti.
Ha momenti consumistici, ma secondo me è bella lo stesso. Padre Francesco ha detto che <<i nonni sono un tesoro, la nostra forza e la nostra saggezza>>. Però oggi è il magnifico mestiere del nonno è diventato più difficile, perchè bisogna superare la concorrenza di tablet, dei whatsapp, ed è impresa tosta. Però se batti questi strumenti infernali, conosci la vera felicità.
Io ho una nipotina, Luvi, ch'è nata e vive a Londra. Mi azzecca addosso pezzi di freschezza, mi regala motivi cruciali per campare ancora, avendo un'età in cui si diventa fragili come fiori.
Tenerla lontana è una pugnalata. Ama correre sulla mia sedia a rotelle e io ogni tanto fingo di arrabbiarmi.
Dirle qualche volta di <<No>> è saggio, ma costa una fatica bestiale.
Prima o poi devo scriverle un biglietto, chiedendo perdono per lo schifo di mondo che le lasciamo.
Detto questo, mi rifiuto di accettare Maria De Filippi, amica degli Amici, come testimonial di noi vecchietti.

Pietro Gargano


giovedì 22 agosto 2019

Il parco Virgiliano ieri, oggi e domani






Il parco Virgiliano sorse in tutto il suo splendore negli anni Trenta del secolo scorso grazie ad un cavaliere senza macchia e senza paura dal nome altisonante: Benito Mussolini, che volle dedicarlo al celebre poeta,vissuto a lungo a Napoli, dove conquistò anche la fama di mago. Vennero piantati centinaia di pini mediterranei, che in pochi anni svettarono poderosi, incorniciando scorci di panorama mozzafiato.
Per decenni ha costituito il più ricercato polmone di verde della città, ma soprattutto la meta prediletta per le coppiette in vena di effusioni.​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​
Poi il lento declino con la nascita di un rumoroso mercatino, mentre le radici degli alberi sconvolgevano il manto stradale in maniera disastrosa, fino alle tempeste di vento dell’anno scorso, che hanno indotto le autorità ad eseguire un legnicido che non ha salvato nessuna pianta ed ha lasciato un aspetto desolante lungo il viale.​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​ ​
In questi giorni leggiamo sui giornali una notizia ai limiti del fantascientifico: un gruppo di facoltosi residenti di Posillipo ha deciso, a sue spese, senza intaccare le disastrate finanze comunali, di piantare nuovi alberi e di aggiustare la strada, che ha scandalizzato di recente anche il pontefice costretto a percorrerla ben due volte.​ ​
Chi vivrà vedrà, speriamo in un miracolo

Achille della Ragione




 La Repubblica N,
4 settembre 2019, pag. 21



Il Mattino
7 settembre 2019, pag.42



mercoledì 14 agosto 2019

Un Calvario peggiore della via Crucis



L'altro giorno ho cominciato la faticosa procedura per ottenere il passaporto, recandomi alle poste e facendo 2 ore di fila per eseguire un conto corrente di 42 euro, poscia per procurarmi una marca da bollo di 73 euro ho dovuto girare per 20 tabaccai, fino a quando non è trovato uno ​ che me la ha procurata per via telematica. Il giorno successivo mi reco in questura, dopo una defatigante ricerca di un posto per parcheggiare l'auto nei paraggi, coronata da una multa di 100 euro perché una ruota protrudeva leggermente sul marciapiedi.
Arrivato nell'ufficio vi sono 32 persone prima di me, l'attesa confortata dalla lettura di due giornali dura circa tre ore. Finalmente arrivo davanti alla funzionaria che mi contesta che le foto che ho portato con me (già utilizzate per un altro documento) non riprendono completamente il volto e mi invita a ripeterle, cosa che mi richiede un chilometro sotto il sole per raggiungere una macchinetta automatica sita nella Galleria Umberto.
Ritorno sudato e tachicardico e credo che finalmente sono vicino alla meta, ma nonostante sottolineò che ho urgenza assoluta del documento, perché un mio collega, celebre cardiochirurgo, mi ha assicurato di potermi operare alla fine di agosto, appena riceve la rinuncia da qualche paziente prenotato, ​ mi viene fissato un nuovo appuntamento a settembre per aggiornare la situazione.
Lascio il commento ai lettori ed invito le autorità, dopo un esame di coscienza, ad intervenire.

Achille della Ragione

Il Mattino 17 agosto 2019, pag.42




Il Mattino 18 agosto 2018, pag.42
risposta del Questore

Passaporto ottenuto a tempo di record


martedì 13 agosto 2019

La scuola di Posillipo, una mostra da non perdere

 
01 - Anton Sminck van Pitloo, Tramonto a Castellammare,
1828, collezione privata



Nella Cappella Palatina del Maschio Angioino fino al 2 ottobre si potrà ammirare, gratuitamente, La scuola di Posillipo. La luce di Napoli che conquistò il mondo, la più grande mostra sull’argomento del III millennio. Per ritrovare una mostra di analoga importanza bisognerebbe tornare nel 1936 o nel 1945.
Oltre settanta sono le opere pittoriche provenienti da raccolte private che offrono allo spettatore un viaggio nel tempo e nello spazio, oggi trasformato e quasi irriconoscibile, se non per quell’atmosfera che dal paesaggio naturale, che ancora offre la città di Napoli e l’intera Campania, è trasmigrata nell’opera pittorica.
Pitloo, Gigante, Fergola, Scedrin, Vervloet, Dahl, sono solo alcuni dei nomi riuniti in questa operazione straordinaria che da sola basterebbe a caratterizzare l'estate a Napoli.
Siamo grati alla dott.ssa Fedela Procaccini per averci fornito informazioni e foto del memorabile evento.
La pittura di paesaggio conosce, tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, un importante sviluppo, imponendosi come genere autonomo e superando la precedente idea di mera pittura di svago e di decorazione.
A Napoli, a partire dalla metà degli anni Dieci dell'Ottocento, grazie alla presenza dei pittori stranieri e a una forte scuola locale, si genera una vera e propria rivoluzione. Il paesaggio viene, infatti, dipinto esclusivamente dal vero, superando i confini del solo studio. Il plein air, consapevole e totale,non è più destinato alla fase di mezzo per giungere ai grandi quadri di composizione, ma diviene la vera chiave di svolta, che infine avrebbe condotto al più maturo realismo. Anche l'impegnativo "paesaggio di composizione", inclusivo di un episodio narrativo, storico o d'invenzione, si trasforma fondandosi sulla ripresa dal vero.
Con la Scuola di Posillipo si superano il genere vedutistico e la conseguente riproduzione minuziosa della natura,secondo un’idea ancora illuminista di documentazione che pervade il paesaggio europeo del Grand Tour,a favore del sentimento della natura che avrebbe presto condotto alla "macchia".
Ad avviare tale rinnovamento fu il pittore olandese Anton Sminck van Pitloo, che si stabilisce a Napoli nel 1816. I supporti privilegiati, per costo e maneggevolezza,sono ora i fogli di carta, in genere applicati in un secondo momento su tavolette e tele, mentre fra le tecniche praticate, oltre all'olio su tela, s'impongono la grafite, il lapis, la china, l'olio su carta, l’acquerello e la tempera, per giungere al completamento del dipinto en plein aire senza ripensamenti, in modo da carpire la mutevolezza della luce.
Accanto ai soggetti riprodotti innumerevoli volte, per gli artisti è motivo di studio, e di orgoglio, fissare l’impressione d'inconsueti paesaggi, mostrando una nuova sensibilità e una modernità di visione fuori dal comune.
Il 1824 rappresenta l’anno di consacrazione di Pitloo che vince la cattedra di paesaggio alla Reale Accademia di Belle Arti. È questo il periodo in cui gli artisti collaborano alle illustrazioni delle numerose guide che fioriscono in città, comeilViaggio pittorico nel Regno delle Due Sicilie, dato alle stampe fra il 1829 e il 1832.I sovrani non restano indifferenti al fascino di questa rinnovata visione, stringendo legami con alcuni di tali artisti, tra i quali don Giacinto Gigante e Salvatore Fergola. Quest'ultimo creò addirittura un genere nuovo, una sorta di "paesaggio di cronaca", 'fotografando' sulla tela le grandi imprese borboniche, come l'inaugurazione della ferrovia Napoli-Portici, la prima d'Italia.
Ma, il più importante interprete della Scuola di Posillipo è stato Giacinto Gigante, che con poche libere macchie d'acquerello o di olio riusciva a fermare l'impressione luminosa della natura. Napoli, Sorrento, le isole del golfo, i Campi Flegrei, divengono attraverso il pennello di Gigante i luoghi della nuova narrazione.
I pittori stranieri giunti a Napoli per il Grand Tour - il viaggio intellettuale, quasi iniziatico, alla ricerca della luce, della natura e dell'antico - furono molti. Non si può non menzionare il gallese Thomas Jones, che ha lasciato di Napoli un'immagine fantastica in piccole inquadrature oggi a Londra e a Cardiff, i norvegesi Johan Christian Clausen Dahl e Thomas Fearnley, l’inglese William Collins, il belga Frans Vervloet, i francesi Karl Girardet e Jean-Charles-Joseph Rémond, il russo Sil'vestr Feodosievič Ščedrine tanti altri.
Dopo la grande esperienza della Scuola di Posillipo, la riforma della pittura di paesaggio approdò al verismo sostenuto da Filippo Palizzi e infine alla Scuola di Resina, nata all'inizio degli anni Sessanta dal simposio di una cerchia di artisti riuniti nella casa-studio di Marco de Gregorio nella Reggia di Portici. Con lui, lavorarono Giuseppe De Nittis, Federico Rossano, Adriano Cecioni e lo scultore Raffaele Belliazzi, creando un nuovo prototipo pittorico che contemplava la pittura di "macchia". La presenza del catalano Mariano Fortuny a Portici nel 1874 condusse, infine, i napoletani a una pittura luminosissima, fatta di bagliori e di piccoli tocchi di luce, di cui è un esempio il delizioso olio di Rubens Santoro.
Dei 74 dipinti esposti, un piccolo nucleo mostra come si sia evoluta la ricerca della pittura di paesaggio dopo l'esperienza di Posillipo, con una nuova generazione di artisti che fu protagonista della seconda metà del secolo e del mercato italiano ed europeo.
Vi proponiamo ora le foto di alcuni dipinti (figg.da1a7)
Per chi volesse approfondire l’argomento consiglio di leggere il mio breve saggio:
La scuola di Posillipo ed il mito dell’armonia perduta digitando il link:
http://achillecontedilavian.blogspot.com/2012/04/la-scuola-di-posillipo-ed-il-mito.html
Ma soprattutto correte tutti a visionare la mostra, che vi ricordo è gratuita!

Achille della Ragione


02 - Federico Rossano, Ischia, spiaggia di Lacco Ameno,
collezione privata
03 - Gabriele Smargiassi, Veduta di Monte Nuovo a Pozzuoli,
collezione privata
04 - Giacinto Gigante, Napoli dalla Conocchia, 1844,
Collezione privata

05 - Giacinto Gigante, Sorrento, 1845, Pescara,
collezione Venceslao Di Persio

06 - Quintilio Michetti, Mergellina,
colleizone privata

 

06 - Quintilio Michetti, Mergellina,
colleizone privata