martedì 3 aprile 2012

Scoperto un nuovo pittore cinquecentesco: Gian Lorenzo Firello


4/11/2010

Sant’Egidio del Monte Albino è un ridente paesello del salernitano, noto per conservare uno dei più intriganti polittici del Cinquecento campano ed a me caro per aver dato i natali all’infermiere Michele Spirito, conosciuto all’ospedale di Cava de’ Tirreni, dove entrambi lavoravamo (e lui ci lavora ancora) e per essere stato il mio fedele braccio destro per 16 anni nell’espletamento della mia attività professionale privata.
Quante volte mi ha invitato a pranzo e dopo esserci rifocillati assieme ci recavamo nella chiesa abbaziale di S. Maria Maddalena in Armillis, dove rimanevo a lungo a contemplare lo splendido politico posto sull’altare maggiore, uno dei più belli espressi nel Cinquecento in Campania.
Alla base della composizione si legge chiaramente la data di esecuzione 1543, ma sull’autore regnava una grande incertezza. Si passava infatti dal nome di Marco Pino, avanzato nel lontano 1610 dal vescovo di Nocera nel corso di una visita pastorale, a quello di Andrea Sabatini ipotizzato dalla critica nel 1721, per pensare 50 anni dopo ad un’opera del cosentino Pietro Negroni. Più di recente era stato attribuito a più mani, ritenendo che il polittico, cominciato da Marco Cardisco, fosse stato completato da Negroni, con un intervento marginale di Severo Ierace.
Altre attribuzioni erano state avanzate da specialisti del Cinquecento come Previtali, che aveva pensato al Castellano nel 1972, il Kalby a Cardisco nel 1975 e Leone de Castris a Negroni nel 1996.
Le principali botteghe che agivano sul mercato intorno alla metà del secolo erano quella di Severo Ierace e Giovan Filippo Criscuolo, che si rifaceva alla lezione del Sabatini e quella del Negroni e di Marco Cardisco, ispirata ai lavori di Polidoro da Caravaggio e, combinazione, in alcuni scomparti del polittico sono evidenti i prelievi dalla pala della Pescheria.
Poi all’improvviso la scoperta di un documento reperito da Salvatore Silvestri, un diligente studioso locale, una categoria misconosciuta a cui tanto deve il progredire delle conoscenze, ha gettato un fascio di luce sul misterioso autore del polittico, identificato con Giovan Lorenzo Firello, un Carneade del quale scopriamo doti di grande eclettismo e di notevole versatilità.
Il documento rintracciato all’Archivio di Stato di Salerno, redatto in latino, anche se maccheronico, reca la data del 14 giugno 1540 e ci informa della commissione, per la parte lignea all’ebanista Francesco Montagnaro, che viene pagato 11 once in carlini d’argento, mentre per la pittura a Firello vengono riconosciute ben 10 once d’oro, oltre, ad abundantiam, due bottiglie di vino, forse per brindare.
Nel documento viene indicata con precisione l’iconografia, che contempla naturalmente anche la presenza di Sant’Egidio e viene specificato che il costosissimo blu oltremarino, da impiegare nel polittico, sarebbe stato fornito a parte.
La scoperta di questo nuovo artista, così qualificato da aver prodotto uno dei polittici di più elevata qualità del Cinquecento campano, apre un nuovo capitolo nella storia dell’arte meridionale ed invita gli studiosi a rintracciare qualche altro lavoro di questo abile pittore.


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