martedì 24 dicembre 2019

Prossime visite guidate e presentazione libri di gennaio 2020


In piazza Sannazzaro 14 aprile 2018

Carissimi amici ed amici degli amici esultate, dopo lo straordinario successo delle prime 14 visite guidate e la lunga sosta natalizia, 

sabato 11 gennaio, visiteremo una interessante mostra: David e Caravaggio, poscia uno sguardo fugace ad una esposizione di arte contemporanea e poi approfondiremo la collezione permanente del Banco di Napoli. Appuntamento ore 10:45 biglietteria di Palazzo Zevallos (via Toledo). Ticket 3 euro, gratis correntisti bancari.

Ma l'appuntamento più importante del mese sarà
venerdì 17 gennaio, quando, alle 17:30, nell'aula magna della chiesa di S. Maria della Libera in via Belvedere al Vomero, ci sarà, con l'ausilio di decine di foto a colori, la presentazione del mio ultimo libro: Posillipo il paradiso terrestre, del quale, in attesa di acquistarlo per soli 15 euro, vi permetto di dare una sbirciatina digitando il link
http://achillecontedilavian.blogspot.com/2019/12/posillipo-il-paradiso-terrestre.html

Sabato 18 gennaio  visiteremo il Circolo artistico politecnico, ricco di quadri, disegni e memorie storiche, dopo aver ammirato la chiesa di San Ferdinando, al cui ingresso è fissato l’appuntamento alle ore 10:45. 

Sabato 25 gennaio visiteremo 3 celebri chiese napoletane ed ascolterete la storia di piazza Mercato, per la quale vi consiglio di leggere un mio articolo
http://achillecontedilavian.blogspot.com/search?q=piazza+mercato
Appuntamento ingresso chiesa di S. Eligio al mercato ore 10:45, poscia ci recheremo a S. Giovanni a mare, per concludere con la chiesa del Carmine, di cui eccezionalmente vedremo anche il chiostro.

Diffondete la notizia  ai 4 venti e ricordate che ogni settimana potrete sapere le visite successive andando sul mio blog
www.dellaragione.eu
http://achillecontedilavian.blogspot.com/



lunedì 23 dicembre 2019

La festa più lunga


 La Repubblica, pag. 37 - 24 dicembre 2019


Dal 24 dicembre al 6 gennaio, dalla vigilia di Natale all’Epifania si celebra la più lunga festa del mondo occidentale, una rivisitazione di antiche consuetudini pagane, che il cristianesimo ha vivificato attribuendole un diverso significato.
Un miscuglio inestricabile di glorificazione di spirito e materia, che trova la sua apoteosi nello scambio di regali, amplificato dalla nostra società consumistica e negli eccessi alimentari, esemplari di una civiltà crapulona ed ipercolesterolemica.
Le date ed i simboli hanno tutti un punto di riferimento in vecchie tradizioni: il giorno del Natale, i re magi, la consuetudine del presepe e dell’albero, le figure di Babbo Natale e della Befana.​
I Romani nel III secolo introducono il 25 dicembre la festa del Dies Natalis Solis Invicti, mentre la Chiesa sceglierà lo stesso giorno per celebrare la nascita di Cristo nel secolo successivo.
Il presepe sorge per un’idea di San Francesco nel 1223, il quale fissa attorno alla grotta la rappresentazione della Natività ed avrà una consacrazione artistica grazie ad Arnolfo di Cambio che ne scolpisce uno nel 1290; più tarda l’abitudine dell’albero, che nata in Germania comincerà a diffondersi a partire dal XVII secolo, anche se in verità già i Celti erano soliti legare piccoli doni ai rami degli alberi.​
I re magi personificano l’usanza del donare, come Babbo Natale, il cui precursore è il vescovo San Nicola di Mira, mentre la Befana raffigura la natura alla fine di un ciclo e riprende in chiave cristiana i compiti della dea Strenia, da cui deriva il termine strenna.​
I dodici giorni delle festività natalizie costituiscono una vera e propria maratona cerimoniale alla quale tutti, credenti e miscredenti, volenti o nolenti, sono costretti a partecipare, ignari di ripetere pedissequamente una tradizione pagana che simboleggiava il trionfo del sole sull’oscurità, mentre oggi si celebra un dio che venne a portare la luce in un mondo avvolto dalle tenebre del peccato.
Preparare il presepe o l’albero, scambiarsi regali, osservare un pranzo particolare, magro prima, seguito da una colossale abbuffata, sparare dei botti a Capodanno per uccidere l’anno vecchio, mentre una volta si cacciavano gli spiriti maligni, fa parte di una recita collettiva alla quale non si può non partecipare.​
Tra Natale e l’Epifania giganteggia il rito di festeggiare il Capodanno, illuminato dalla luce dei fuochi per indicare il cammino al passaggio del nuovo anno. E nel frattempo si mangiano lenticchie (simbolo di abbondanza dal tempo dei Romani) e bisogna indossare qualcosa di rosso, soprattutto le donne, che colgono l’occasione per sfoggiare lingerie nuova e sexy. Si cerca di interrogare il futuro e si fanno promesse di cambiare in meglio.​
Nei veglioni scorrono fiumi di champagne alla ricerca di una notte indimenticabile consacrata al divertimento folle, memori degli antichi riti dionisiaci, percorsi da una incontenibile frenesia sessuale.​
E se il commercio spera che la girandola dei regali metta di nuovo in moto l’economia boccheggiante, tutti noi speriamo in una briciola di felicità, anche se veniamo distratti tra celebrazioni religiose e santificazioni dello shopping, desideri e doveri, esigenze dello spirito e richiami della carne, in un’interminabile girandola di eventi che costituiscono la più antica e più lunga festa del mondo occidentale.


La Repubblica N , pag. 22 - 27 dicembre 2019
testo completo



sabato 14 dicembre 2019

Per sole donne, l’ultimo libro di Veronica Pivetti

fig.1 - Achille con Veronica Pivetti


Veronica Pivetti (fig.1) è famosa per essere la sorella della ex presidentessa Irene  ed è conosciuta dal grande pubblico per il film di Verdone Viaggi di nozze, la conduzione insieme a Raimondo Vianello ed Eva Herzigova del Festival di Sanremo e molte fiction di successo, fra cui "Commesse", "Il maresciallo Rocca", "Provaci ancora Prof!" e "La ladra". Con Mondadori ha pubblicato Ho smesso di piangere nel 2012.
In questi giorni è uscito un nuovo romanzo: Per sole donne (fig.2), in cui le cinque protagoniste, non più giovanissime, ormai disincantate e consapevoli di quello che vogliono dalla vita, esigono la parità femminile in tutti i sensi.
Quella vera, in cui alle donne è possibile finalmente esternare senza vergogna la stessa libertà d’espressione che gli uomini hanno da sempre.
In che modo ottenerla? Beh, parlando liberamente di tutto, anche e soprattutto di sesso. Mentre loro si confidano, tra cene piene di confessioni e battute al vetriolo, tra incontri fugaci nei posti più impensabili e whatsapp infuocati, a noi lettori è concesso di origliare e di ridere, ridere tanto.
Accanto alla risata, però, sorgono varie riflessioni, come quella sull'eterna conflittualità dei rapporti tra i sessi o l'accettazione del corpo che cambia con i loro desideri, le svolte, le piccole grandi rivoluzioni personali.
Ed ecco la confessione intervista della Pivetti
Perché ha deciso di parlare di sesso?
Perché mi ci arrovello da quando ho l’età della ragione e solo adesso lo guardo con la giusta ironia e un sano distacco, che non significa distanza. Semmai, disincanto. O, se preferite, lucidità. Ed esperienza. Posso abbandonarmici e sprofondarci dentro con una consapevolezza rassicurante che, anche solo dieci anni fa, non era pensabile. E siccome ora lo maneggio con disinvoltura, mi sembrava giunto il momento di riderci un po’ su. Da cui, questo mio romanzo erotico-comico. Un tuffo nell'intimità femminile.
L’ipocrisia è dietro l’angolo coi suoi artigli uncinati.
Non abbassiamo la guardia né lo sguardo e continuiamo a pretendere per le donne la stessa libertà d’espressione che il mondo consente agli uomini da sempre.
Adelaide e le amiche lo fanno in tutte le duecentocinquantadue pagine del romanzo. Un universo popolato da mariti ingombranti, amanti infaticabili, mamme onnipresenti, sorelle dispotiche e varia umanità s’insinua nella loro voglia di godersi la vita, sempre e così, fra una dieta e un abbraccio, una litigata e un’abbuffata di sesso, le mie cinque eroine vivono giorno dopo giorno in bilico su un denominatore comune: riderci su.
Perché ha sentito il bisogno di scrivere questa storia?
“Il mio primo libro, Ho smesso di piangere, affrontava il tema della depressione che avevo vissuto. Il secondo Mai all’altezza, era un diario sul sentirsi perennemente inadeguate. Stavolta mi concentro su un’altra questione. Quando una donna tocca il traguardo dei 50 anni, viene in mente solo la menopausa, il crollo del desiderio, e toccare l’argomento del sesso è un tabù. Invece no: cambia il desiderio, ma non muore. Cerco di sfatare tanti luoghi comuni attraverso l’incontro, lo scontro, le confidenze tra Adelaide, 52enne, e le sue amiche coetanee”.
Il sesso è una componente fondamentale nella quotidianità delle protagoniste. È così anche per le donne vere?
“Certo. Altrimenti, bisogna rimediare! Nel libro descrivo quello che noto guardandomi intorno. Per secoli ci hanno detto che la menopausa avrebbe ucciso il desiderio, ma oggi non è più così. A quest’età il sesso cambia, ma non muore, è solo diverso e spesso diventa più intenso e divertente. Di fronte all’uomo giusto possiamo essere più pimpanti di una 20enne perché abbiamo vissuto e sperimentato molto di più. Inoltre siamo consapevoli e decise, non vogliamo perdere tempo con le persone sbagliate e andiamo dritte al punto.”

Achille della Ragione


fig.2 - Copertina del libro




venerdì 13 dicembre 2019

Un’asta memorabile alla Dorotheum di Vienna


01 - Giuseppe Ribera - Derisione di cristo -  106x86


Ad ottobre si è tenuta alla Dorotheum di Vienna, la più importante casa d'aste del mondo, una seduta nella quale sono stati posti in vendita, tra le centinaia di lotti presentati, una ventina di quadri del glorioso Seicento napoletano, che illustreremo per la gioia dei nostri lettori.
Partiremo da un Ribera, di dubbia attribuzione, raffigurante la Derisione di Cristo (fig.1), già presentato nella mostra di Conversano del 2018, quando nel catalogo la Farina lo assegnava a Pacecco De Rosa. La valutazione era iperbolica, ai limiti della fantasia 300.000 - 500.000 euro.
Passiamo ora a due Architetture di Viviano Codazzi (fig.2-3), arricchite da scene di grande tristezza, dall'esplodere di un'epidemia al massacro degli innocenti. L'autografia è fuori discussione, confermata anche da Marschall, massimo esperto dell'artista, al quale anni fa ha dedicato una monumentale monografia.
Per rimanere nell'ambito di prezzi stratosferici (400.000-600.000 euro) passiamo ad un David con la testa di Golia (fig.4) eseguito da Artemisia Gentileschi, che nelle ultime aste ha costantemente raggiunto quotazioni elevatissime.
Esaminiamo ora una S. Agata (fig.5), assegnata nel catalogo a Diana De Rosa, più nota come Annella di Massimo, dopo le bufale raccontate dal De Dominici.
Segue poi una Piscina probatica (fig.6) eseguita da Antonio de Bellis con la collaborazione di Viviano Codazzi per lo sfondo architettonico.
Ci troviamo poi davanti ad un'ardente composizione, che ha per oggetto il Martirio di un ebreo (fig.7), assegnata da Gianni Papi a Giuseppe di Guido, per lungo tempo conosciuto come Maestro di Fontanarosa, prima che la scoperta di un documento, gli fornisse nome e cognome.
Veri capolavori sono il pendant con due Scene di concertino (fig.8-9) frutto della collaborazione di Gregorio e Mattia Preti, due fratelli attivi a lungo a Roma, dove i due dipinti sono stati eseguiti intorno al 1635. Anche per questa coppia valutazione elevata: 250.000 - 300.000 euro. 


02 - Viviano Codazzi - Architettura e scena di epidemia - 119x171
03 - Viviano Codazzi - Architettura e massacro degli innocenti - 119x171

04 Artemisia Gentileschi - David con la testa di Golia - 203x152

05 - Diana De Rosa - S. Agata - 61x52
  

06 - Antonio de Bellis e Viviano Codazzi - Piscina probatica - 212x171

07 - Giuseppe di Guido - Martirio di un ebreo - 183x242

08 - Gregorio e Mattia Preti - Concertino con pianola - 95x131

09 - Gregorio e Mattia Preti - Concertino con violino - 95x131


Giuseppe Simonelli, uno tra gli allievi prediletti di Luca Giordano è poi l'autore di una Battaglia mitologica (fig.10) di rara potenza espressiva, in passato attribuita da Federico Zeri al pennello del maestro, prima che Scavizzi la collocasse nel catalogo del valoroso comprimario.
Di estenuante dolcezza vi è poi una S. Agata (fig.11) di Massimo Stanzione, siglata sul seno con le iniziali dell'autore, con gli occhi "all'in su" a contemplare l'estasi e con una pudica mano che ricopre le fattezze di un corpo desiderabile. Schutze, massimo esperto dell'artista colloca il quadro intorno al 1640.
Di rara bellezza ed offerto ad una quotazione generosa vi è poi una Giovane donna che pone fiori in un vaso (fig.12) eseguito da Abraham Brueghel, mentre la figura femminile è realizzata da Francesco Solimena.
Impregnato di intenso realismo di derivazione riberiana, di cui era allievo, il San Paolo eremita (fig.11) di Francesco Fracanzano, mentre il San Sebastiano (fig.13) eseguito da Niccolò De Simone è un esaltazione di forza muscolare e fede integerrima, un misto tra materia e spirito degna di essere perseguita con devozione ed ammirazione.
Da condividere l'attribuzione a Giuseppe Marullo avanzata da Spinosa per San Michele che sconfigge Lucifero (fig.14), che rammenta un dipinto dell'artista conservato a Napoli nella chiesa di San Michele a Port'Alba.
Un vero capolavoro, offerto ad un prezzo stracciato, è Adamo ed Eva con Caino ed Abele (fig.15) di Nicola Vaccaro, figliolo del più noto Andrea e degno di attenzione è il Cristo e l'adultera (fig.16) di Onofrio Palumbo, già pubblicato in passato dal compianto Mario Alberto Pavone.
Di debordante sensualità è la Cleopatra (fig.17) dai seni prorompenti eseguita dal pennello di uno stanzionesco vicino allo stile di Pacecco De Rosa, un dipinto dal quale per l'osservatore è difficile allontanare lo sguardo che invita ad eccitanti pensieri.
Di Niccolò Codazzi è la Basilica di Costantino (fig.18), mentre a Viviano appartiene il Capriccio architettonico con figure (fig.19).
E concludiamo la nostra carrellata con un Testa di filosofo (fig.20), opera mediocre del già citato Francesco Fracanzano.

Achille della Ragione




010 - Giuseppe Simonelli - Battaglia tra centauri e lapiti - 190x257


011 - Massimo Stanzione - S. Agata - siglato EQ MAX - 51x37


012 -Abraham Brueghel e Fancesco Solimena - Fanciulla che pone fiori in un vaso - 99x94

013 - Niccolò De Simone - San Sebastiano - 100x128

014 - Giuseppe Marullo - S. Michele sconfigge Lucifero - 158x128
015 - Nicola Vaccaro - Adamo ed Eva con Caino ed abele - 133x178

016 - Onofrio Palumbo - Cristo e l'adultera - 128x154

017 - Ignoto stanzionesco - Cleopatra - 101x83


018 - Niccolò Codazzi - Basilica di Costantinopoli - 96x73

019 - Viviano Codazzi - Capriccio architettonico -

020 - Francesco Fracanzano  - Testa di filosofo - 48x35



martedì 10 dicembre 2019

Tre interessanti inediti del Settecento napoletano

tav. 1 - Lorenzo De Caro - Madonna col Bambino -
49 x63 - Benevento, collezione privata



Abbiamo avuto il raro privilegio di visitare una importante collezione beneventana, ricca di dipinti napoletani, prevalentemente settecenteschi. Cominciamo la nostra entusiasmante carrellata illustrando una Madonna col Bambino (fig.1) di rara potenza espressiva, assegnabile con certezza al pennello di Lorenzo De Caro, per cogenti affinità stilistiche e per il prelievo letterale del cromatismo da altri dipinti documentati dell'artista, tra cui Il martirio di un santo, conservato a Napoli nella prestigiosa collezione della Ragione.
Lorenzo De Caro fu insigne pittore del glorioso Settecento napoletano, anche se fino ad oggi conosciuto solo dagli specialisti e dagli appassionati più attenti. Una serie di dipinti presentati sempre più di frequente nelle aste internazionali, una recente piccola monografia ed alcune fondamentali scoperte biografiche costituiranno un viatico per una sua più completa conoscenza da parte della critica ed una maggiore notorietà tra antiquari e collezionisti. Verso la fine degli anni Cinquanta si manifesta il momento migliore nella sua produzione, al quale appartiene il quadro in esame, quando, pur partendo dagli esempi del Solimena, ne scompagina la monumentalità attraverso l’uso di macchie cromatiche di spiccata luminosità e, rifacendosi ai raffinati modelli di grazia del De Mura, perviene ad esiti di intensa espressività, preludendo l’eleganza del rocaille.
Il secondo dipinto che esaminiamo, raffigurante un’Incoronazione della Vergine (fig.2), per le sue ridotte dimensioni, va considerato un modello preparatorio, per una più grande pala d’altare e l’autore è uno degli artisti più celebri nell’ampio panorama figurativo all’ombra del Vesuvio.
Pittore ammirato e celebrato anche fuori d’Italia, sebbene abbia trascorso l’intera sua lunga e operosa vita a Napoli, Francesco Solimena, detto l’Abate Ciccio (Canale di Serino 1657-Barra Napoli 1747) è da considerarsi il caposcuola della pittura napoletana del Settecento. Più che da Luca Giordano, Solimena, che apprese l’arte nella bottega paterna, guardò fin dall’inizio alle opere del Lanfranco da cui desunse il saldo modellato delle sue figure, e di Mattia Preti, al quale si ispirò invece nella ricerca dei contrastati effetti luministici. Con Luca Giordano si confrontò invece nelle grandi imprese decorative, come le pitture della sagrestia di San Paolo Maggiore(1689-1690), rivelando tutto il suo talento di organizzatore di grandiose scenografie architettoniche (Solimena fu anche architetto), che si manifesta anche in dipinti di minori dimensioni. Dopo un viaggio a Roma, dove ebbe contatti con il Maratta ed altri esponenti della corrente classicista, Solimena consolidò in quella direzione il suo stile, eseguendo opere come la “Cacciata di Eliodoro” (1725) nella Chiesa del Gesù nuovo e gli affreschi della Cappella di San Filippo Neri ai Gerolomini (1727-1730), che rimarranno esemplari per i suoi numerosi allievi e seguaci. Tra questi primeggiarono Corrado Giaquinto, Sebastiano Conca, il quale lavorò a Roma in ambiente classicistico, a Torino, e poi volgendo a modi giordaneschi, col suo rientro a Napoli nel 1751. Ma soprattutto Francesco De Mura (Napoli 1696-1782), il più fedele, almeno agli inizi, allo stile del maestro, autore di vasti cicli di affreschi a Montecassino (perduti) ed a Napoli ed al quale appartiene la terza composizione che presentiamo ai nostri lettori, raffigurante un placido Fanciullino dormiente (fig.3).
Ci troviamo al cospetto di un notevole inedito, il quale, sembra immerso in un sonno profondo e non accorgersi della benevola ammirazione dell’osservatore. Appare in profonda meditazione con gli occhi, per quanto chiusi, rivolti al cielo, alla ricerca di ispirazione, mentre le mani con le dita ossute, rappresentano la firma criptata del suo esecutore.
Questo dettaglio, apparentemente secondario, ci permette viceversa di avanzare il nome di Francesco Di Mura come autore della tela, tanto sorprendente è la somiglianza nella articolazione delle dita con il “Beato Francesco De Girolamo”, conservato nella quadreria del Pio Monte della Misericordia, facente parte del lascito del pittore alla sacra istituzione e che Raffaello Causa datava al 1758.
Le dimensioni ridotte del dipinto fanno propendere per una destinazione di devozione domestica e proprio questa particolarità  permette di istituire ulteriori raffronti con altre composizioni del sommo pittore, sempre conservate nella quadreria del Pio Monte, caratterizzate da una spiccata luminosità dell’incarnato e da una tavolozza densa di preziose tessiture cromatiche, a dimostrazione della varietà espressiva dell’artista.


Achille della Ragione


tav. 2 - Francesco Solimena - Incoronazione della Vergine - 
29 x39 - Bnevento, collezione privata


tav. 3 - Francesco De Mura - Fanciullino dormiente -   
63 x51 - Benevento, collezione privata

giovedì 5 dicembre 2019

Un nuovo pittore del Seicento napoletano

 


Giovanni Paolo Angelis
- Immacolata con S. Nicola e S. Ambrogio -
S. Nicola di Mara, parrocchiale



Nel 2001 concludevo il 10° ed ultimo tomo del mio libro Il secolo d’oro delle pittura napoletana con un lungo elenco di pittori citati negli archivi con documenti di pagamento per dipinti che bisognava rintracciare. Scrissi anche un articolo, consultabile in rete, dal titolo: " Pittori del Seicento napoletano. Dipinti senza autore ed autori senza dipinti". Ieri don Francesco Tamponi mi scrive: nella nostra parrocchia di Bortigiadas (diocesi di Tempio-Ampurias, provincia di Sassari) nel nord Sardegna si conserva una grande tela (fig.1) che campeggia sull'altare maggiore della Parrocchiale di San Nicola di Mira, il quadro è firmato e datato: Giovanni Paolo d'Angelis - 1664 e fu commissionato dal vescovo di Ampurias e Civita (antico nome della diocesi di Tempio-Ampurias) Lorenzo Sampero, che vi fece dipingere il proprio stemma episcopale.
La tela probabilmente faceva parte di una partita di opere d'arte commissionate e portate in Sardegna da uno dei  Patron, che con le loro feluche commerciavano con Napoli e altri porti del Mediterraneo
Il quadro rappresenta il tema liturgico delle prime tre feste di dicembre: san Nicola, Sant'Ambrogio, l'Immacolata, rispettivamente 6, 7, 8 dicembre e come detto componeva l'opera principale dell'altare maggiore di Bortigiadas.

Achille della Ragione

martedì 3 dicembre 2019

Posillipo il paradiso terrestre





Il 2020 comincerà alla grande con l’uscita di un nuovo libro di Achille della Ragione: Posillipo il paradiso terrestre, 208 pagine illustrate da oltre 300 foto a colori. Cominciate a preparare i 15 euro per acquistarlo. Nel frattempo vi permettiamo di leggere la prefazione, l’indice e di dare uno sguardo furtivo al pdf. Buona lettura.




Prefazione

Questo libro nasce come continuazione del mio precedente volume Posillipo e Mergellina tra arte e storia, pubblicato nel 2017 e più volte ristampato ogni volta che si esauriva.
Il nuovo testo, dal nome accattivante: Posillipo il paradiso terrestre, contiene, rispetto al precedente, 12 articoli nuovi, corredati da oltre duecento immagini e più volte alcuni argomenti sono stati ripresi dai principali quotidiani, come nel caso degli ultimi due capitoli, che, male interpretati, hanno scatenato l’ira funesta di presidenti di famosi circoli nautici e di proprietari di decadute cliniche private.
L’opera, come tutti i miei scritti, trasuda dell’amore che nutro verso la mia città ed in particolare verso il quartiere dove abito da oltre 40 anni.
Auguro a tutti buona lettura e vi invito a divulgare la mia fatica letteraria tra parenti, amici, collaterali ed affini.

Achille della Ragione
Napoli gennaio 2020



INDICE
  • Le ville di Posillipo, quanti ricordi, quanta malinconia
  • Il leggendario pino di Posillipo tra fotografie e dipinti
  • Posillipo: il paradiso terrestre
  • La scuola di Posillipo ed il mito dell’armonia perduta
  • Un gioiello poco noto: la chiesa di S. Maria della Consolazione a Villanova
  • Come era bella Villa Beck
  • Il mausoleo Schilizzi, una potenziale attrazione turistica
  • Inquinamento acustico intollerabile
  • Achtung pini storici in pericolo, salviamoli
  • Un museo etrusco presso l’istituto Denza a Posillipo
  • Il degrado di Posillipo
  • Mergellina ed il lungomare più bello del mondo
  • La fattura ed il Diavolo di Mergellina
  • Strada con tre nomi primato imbattibile
  • La collina dei poeti
  • Dalla taverna del Cerriglio a Ciro a Mergellina
  • Quando ritornerà la mitica Piedigrotta?
  • Posillipo e Mergellina nella pittura
  • La chiesa di Sant'Antonio a Posillipo tra storia, arte e panorama
  • Il casale di Santo Strato a Posillipo? Si a Posillipo!
  • C’era una volta a Posillipo un Gran premio automobilistico internazionale
  • Le chiese di Posillipo
  • Marechiaro e la chiesa di S. Maria del Faro
  • Il parco archeologico del Pausilypon e la grotta di Seiano
  • Chiude il Denza, quanti ricordi che tristezza
  • Su e giù da Posillipo tra funicolari e funivie
  • Il parco Virgiliano ieri, oggi e domani
  • La scuola di Posillipo, una mostra da non perdere
  • Ammalarsi a Posillipo: pubblico o privato? Meglio curarsi altrove
  • La lenta agonia del circolo Posillipo 

In 1^ di copertina
Consalvo Carelli - Veduta di Napoli da Posillipo
Napoli collezione della Ragione





sabato 30 novembre 2019

L’uovo di Virgilio, il best seller di Natale

fig.1 - Copertina libro L'Uovo di Virgilio


A giorni l’attesa spasmodica per l’uscita del volume di Vittorio Del Tufo, illustrato da splendide foto di Sergio Siano L’Uovo di Virgilio (fig.1), si placherà con la distribuzione nelle librerie dell’annunciato best seller, che siamo sicuri costituirà la più ambita strenna natalizia.       
 Il libro costituisce una raccolta degli articoli che ogni domenica, nella rubrica l’Uovo di Virgilio, costituiscono la punta di diamante del quotidiano Il Mattino, la prima cosa su cui pongono la loro attenzione i lettori, come il sottoscritto, affezionato alla testata che consulta da quando aveva 7 anni (sono soli 65 anni). Racconti, attraverso parole ed immagini, di miti e leggende napoletane custodite dietro ogni strada ed ogni palazzo.
Già autori di numerosi volumi dedicati alla storia e alle leggende di Partenope, Del Tufo e Siano (fig.2) hanno attraversato per anni la città nello spazio, ma anche nel tempo, battendo, palmo a palmo, il territorio alla ricerca del cuore esoterico e misterioso di una delle città più immaginifiche e stratificate del mondo. Si sono addentrati nei misteri dell’archeologia, dell’esoterismo, della storia, dell’arte, dei culti perduti, della musica. E hanno raccontato, con parole e immagini, i miti e le leggende custodite dietro ogni strada, dietro ogni palazzo. Ne è venuto fuori uno straordinario documento giornalistico – L’Uovo di Virgilio – pubblicato da anni, ogni domenica, sulle pagine del quotidiano Il Mattino. Percorsi affascinanti tra le strade e i vicoli di Napoli, storie narrate e fotografate, miti di ieri e di oggi.
Su tutto, la sfolgorante bellezza di Partenope, la città fondata secondo la leggenda dalla bella sirena che le ha dato il nome, e che si manterrà in vita, salda, finché il magico uovo di Virgilio sotto Castel dell’Ovo resterà integro. La penna dalle mille sfumature di Vittorio Del Tufo, redattore capo de Il Mattino, e le fotografie artistiche di Sergio Siano per un libro d’autore, da regalare e da regalarsi, per chi vuole scoprire Napoli da turista, e per chi la vive, ma sicuramente non la conosce abbastanza.
Prima di concludere questa breve recensione vorrei provare a collocare i due autori nel variegato quanto nutrito panorama dei napoletanisti. Per Siano il discorso è semplice: se non fosse ancora in circolazione Mimmo Jodice, potremmo definirlo senza perifrasi il più apprezzato fotografo. Più complesso il discorso per Vittorio Del Tufo, perché vi sono tre distinte categorie di napoletanisti divise per età. Una prima a cui appartengono Vittorio Paliotti, Aurelio De Rose e Pietro Gargano, ancora in piena attività, in attesa di concludere il percorso terreno ed entrare nell’immortalità, una seconda in cui possiamo includere il nostro Vittorio, in compagnia di Maurizio Ponticello ed Antonio Emanuele Piedimonte ed una terza costituita da giovanissimi, a cui è legato il destino storico della nostra amata città, tra questi: Angelo Forgione, Agnese Palumbo, Martin Rua e Marco Perillo.

Achille della Ragione

fig.2  - Autore e fotografo


venerdì 22 novembre 2019

Il trattato di Schengen ignorato alle frontiere





L'Europa come entità politica è in crisi, come dimostra la recente uscita dalla confederazione della Gran Bretagna, ma alcune cose positive le ha prodotte, come l'abolizione dei dazi e la libera circolazione delle merci, che ha provocato una sensibile diminuzione dei prezzi di numerosi prodotti sia agricoli che industriali.
Tra le altre innovazioni è stato emanato il Trattato di Schengen, che prevede la libera circolazione sul territorio dei cittadini, non solo comunitari e l'abolizione delle frontiere, ma negli aereoporti non è applicata.
Nessuno si sognerebbe di chiedere i documenti di identità ad una persona che si reca da Napoli a Roma o da Parigi a Marsiglia, ma prima di salire in un aereo destinato a collegare due località europee, si pretende l'esibizione del passaporto o della carta d'identità, un vero abuso che va denunciato.
A rischiare di farne le spese giovedì mattina è stato un celebre avvocato napoletano, che all'imbarco per Bruxelles, nonostante esibisse, oltre al biglietto, patente e tesserino dell'ordine, volevano assolutamente la carta d'identità.
Per fortuna ero presente, ho preso sotto il braccio il professionista e dopo aver saltato tutti i controlli siamo saliti sull'aereo, invitando a chiamare la polizia, prontamente intervenuta, alla quale, ho mostrato sul computer il testo del trattato. I poliziotti hanno intimato ai piloti di non partire, prima che la questione fosse chiarita ed hanno chiesto il parere del responsabile di turno, una funzionaria, saggia, solerte ed accondiscendente, che ha dato il permesso allo spaventato legale di partire.
Tutto è bene quel che finisce bene.

Achille della Ragione

Il Mattino pag.46, 21dicembre 2019

mercoledì 20 novembre 2019

Il degrado imperversa

fig.1 - Largo Nanny Loy


Da alcuni mesi il largo antistante  (fig.1) il maestoso ingresso dell’Accademia delle Belle Arti è stato intitolato al regista Nanny Loy e contemporaneamente, complice la chiusura di una storica pizzeria, è cominciato un inarrestabile degrado, caratterizzato da scarsa illuminazione, cumuli di spazzatura ubiquitaria ed accampamenti di barboni(e fin qui siamo nella norma), ma la cosa più grave è costituita dalla presenza in costante aumento di spacciatori di droga, attivi fino alle prime luci dell’alba. 


fig.2 - Galleria Principe di Napoli

Trovandoci in zona vorrei avanzare una proposta provocante. Da decenni la limitrofa Galleria Principe di Napoli (fig.2), un tempo gloriosa, è divenuta un desolante deserto, dopo che hanno chiuso tutti gli uffici ed i negozi. Si potrebbero tenere aperti costantemente i 3 cancelli d’ingresso permettendo così a decine di barboni di passare la notte al riparo di pioggia e freddo?
Come potremo continuare a dormire beati nei nostri letti con il pensiero che tanti nostri simili, solo più sfortunati di noi, devono arrangiarsi, avendo come tetto il cielo e come giaciglio la pubblica strada.

Achille della Ragione

sabato 16 novembre 2019

chiese napoletane abbandonate


IL Mattino, pag. 42 -16novembre 2019


Gentile direttore

Napoli dal cinquecento ad oggi possiede la maggior concentrazione di chiese al mondo, ben più di quelle di Roma capitale della cristianità. Purtroppo da tempo immemore un numero sempre crescente di edifici di culto è chiuso e le opere d’arte contenute sono alla mercè di ladri e vandali; un fenomeno aumentato a dismisura con il terremoto del  1980, mentre  i fondi a disposizione delle istituzioni sono praticamente inesistenti.
Un patrimonio di storia e arte che rischia di disintegrarsi. nello stesso tempo i fedeli sono diminuiti e con loro i sacerdoti, un processo irreversibile che dovrebbe indurre le autorità civili e religiose ad una riconversione dei luoghi sacri, destinandoli a diverse funzioni, sociali o redditizie, affidandole a privati.
 Caro Achille,
Il nostro Paolo Barbuto, in uno dei suoi bei reportage, di recente ha fatto il punto sulle chiese abbandonate a Napoli:
<<Nel solo centro storico, la Curia segnala la presenza di 203 edifici di culto.
Oggi di quelle 203 chiese solo 79 svolgono l'iniziale funzione e accolgono fedeli. Altre 124 sono state cancellate dall'itinerario della cristianità: 49 sono state trasformate e accolgono officine, ristoranti, negozi di scarpe o semplici autorimesse. Altre 75 sono semplicemente abbandonate, lasciate al loro destino di degrado, distruzione, abbandono>>.
La sua proposta di riconvertirle ad usi sociali e/o redditizi, avrebbe sicuramente un primo vantaggio: la salvaguardia del patrimonio architettonico e artistico, altrimenti destinato alla malora.
Ce ne sarebbe poi anche un secondo vantaggio per le casse comunali attraverso il pagamento dell'imposta sugli immobili qualora il Parlamento riuscisse mai a promulgare una legge di cui da anni si parla ma che nessuno ha mai visto la luce.
L'incasso, almeno in un primo momento, potrebbe essere anche utilizzato per i restauri.
Federico Monga 




giovedì 7 novembre 2019

Incoraggiamo il suicidio


fig.1 - Suicidio samurai


Il tema di cui tratteremo è sicuramente scabroso, ma invito i lettori a meditare sugli innegabili vantaggi economici e sociali che scaturirebbero se prendesse piede la cultura del suicidio, quando la vita non è più degna di essere apprezzata. Il Cristianesimo condanna il suicidio e lo stesso è per le altre religioni monoteiste, mentre le culture orientali sono più tolleranti, dalle vedove che dovevano morire assieme al marito nei roghi purificatori, ai samurai (fig.1), che quando il loro onore era compromesso preferivano la morte alla vita, fino all’esaltazione di una morte gloriosa che perseguivano i kamikaze, i quali si scagliavano impavidi contro le navi nemiche durante l’ultima guerra mondiale. Analogo fu il gesto dimostrativo di Jan Palach, compiuto a Praga in piazza San Venceslao col suicidio dopo l'invasione della Cecoslovacchia da parte del patto di Varsavia nell'agosto del 1968, durante la cosiddetta primavera di Praga.
Gli antichi filosofi greci consideravano il suicida un disertore dalla vita, e la legislazione ateniese ne esponeva pubblicamente la salma al vilipendio della cittadinanza, mentre del tutto antitetica è invece la posizione della filosofia stoica, che più di ogni altra difende il diritto al suicidio.
Se esaminiamo il mondo animale, regolato da leggi perfette, ideate da una mente suprema ed infallibile, potremmo citare numerosi esempi, il più famoso, quello degli elefanti, che, diventati vecchi o malati, abbandonano il branco per morire in solitudine.
La letteratura si è dichiarata da sempre favorevole al suicidio, dalle tragedie greche ai romanzi di Dostoevskij.
Il suicidio ha sempre affascinato gli scrittori e gli artisti in generale. Tra letteratura e filosofia, Dante Alighieri nella Divina Commedia colloca i suicidi all'Inferno nel cerchio dei violenti contro sé stessi (XI,40-45), dove condanna Pier della Vigna. Giustifica tuttavia Catone, uccisosi a Utica (fig.2), collocandolo nel Purgatorio in quanto autore di un gesto eroico di libertà "politica", poiché aveva rinunciato alla vita pur di non sottomettersi al regime di Giulio Cesare. Virgilio si rivolge lui, quale custode dell'accesso al monte del Purgatorio, per presentargli Dante stesso in cerca di libertà:
«Or ti piaccia gradir la sua venuta:
libertà va cercando, ch'è sì cara,
come sa chi per lei vita rifiuta.»
(Purgatorio - Canto primo, versi 70-72)

fig.2 - Giovanni Battista Langetti -  Suicidio di Catone

fig.3 - Artemisia Gentileschi- Suicidio di Cleopatra
Qualche esempio classico della trattazione del suicidio in letteratura può essere la tragica conclusione di Romeo e Giulietta (1600 circa) di William Shakespeare o  I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang Goethe (1774) o le Ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo considerato il primo romanzo epistolare della letteratura italiana (1801), dove il protagonista si uccide, atto che è insieme una liberazione e una protesta: liberazione dal dolore e protesta contro la natura, che ha destinato l'uomo all'eterna infelicità. Nel pensiero di Vittorio Alfieri c'è una visione eroica del suicidio quale estremo atto di libertà. Il tema del suicidio ricorre spesso nelle Operette morali (per esempio nel Dialogo di Plotino e di Porfirio) di Giacomo Leopardi (1827), in cui il poeta fa una distinzione su quelli che potevano essere i motivi di suicidio per le genti del passato e quelli della sua epoca e fu argomento di ispirazione per Madame Bovary di Gustave Flaubert (1856). Capolavori della letteratura russa, quali I demoni (1871) e il racconto La mite (1876), entrambi di Fëdor Dostoevskij (1871), e Anna Karenina di Lev Tolstoj (1877), trattano il tema del suicidio.
Potremmo citare il nome di centinaia di personaggi celebri, che hanno scelto il suicidio come degno finale del loro percorso terreno; tra i tanti ricordiamo: Cleopatra (fig.3), Lucrezia, Catone, Nerone, Van Gogh, Salgari, Hemingway, Dalila, Tenco, Edoardo Agnelli e Marilyn Monroe (fig.4).
Concludiamo rendendo nota una recente sentenza della Corte Costituzionale (fig.5), che finalmente ha collocato l’Italia nel novero dei Paesi civili, dichiarando che l’assistenza a chi vuole concludere prematuramente la propria vita non è reato.
Ed allora chi è gravemente ammalato, da tutti abbandonato e senza speranze, cosa aspetta a concludere la sua inutile esistenza con un gesto coraggioso quanto nobile, che apporterà tangibili benefici alla società, Inps in primis.

Achille della Ragione

fig.4 - Marilyn Monroe
fig.5 - Consulta


Il Mattino pag.38 - 6 dicembre 2019




domenica 3 novembre 2019

Abuso o disorganizzazione?


la Repubblica 5-11-2019



Da decenni dirigo un’associazione che organizza ogni fine settimana visite gratuite e da me guidate a chiese, mostre, palazzi storici etc. della nostra gloriosa città. Stamane (3 novembre), dopo aver consultato il sito ufficiale della pinacoteca dei Gerolamini, che indica chiaramente l’ingresso gratuito ogni prima domenica del mese ed averne avuto conferma telefonica (dopo infiniti tentativi senza risposta), ho dato appuntamento a decine di amici, accorsi gioiosi da tutta la Campania, che, sotto una pioggia battente, sono stati respinti, perché non prenotati ed in ogni caso, se fossero entrati, avrebbero dovuto pagare 5 euro per l’ingresso.
Un comportamento vergognoso che non può rimanere senza una convincente risposta da parte delle istituzioni, in assenza della quale interesserò della vicenda l’autorità giudiziaria.

Achille della Ragione


pubblicata da La Repubblica N, pag.18, 5 novembre 2019




venerdì 1 novembre 2019

Prossime visite guidate fino a Natale

Achille con le sue followers

Carissimi amici ed amici degli amici esultate, dopo lo straordinario successo delle prime 8 visite guidate,
domenica 3 novembre, approfittando dell’ingresso gratuito nei musei, visiteremo la pinacoteca dei Gerolamini e poscia alcune chiese limitrofe. Appuntamento ore 10:45 biglietteria del museo (via Duomo).
Ma l'appuntamento più interessante  sarà
sabato 9 novembre, quando, dopo la visita della chiesa di S. Teresa a Chiaia alle 10:15, sotto la guida della professoressa Elvira Brunetti (alias mia moglie) si potrà ammirare la mostra sul pittore Mirò, che si tiene al Pan (ticket 8 euro).
Sabato 16 novembre visiteremo 4 chiese nei quartieri spagnoli, partendo dalla chiesa di S. Maria di Montecalvario, appuntamento ore 10:30, limitrofa alla fermata Toledo della metropolitana.
La settimana successiva sono fuori Napoli e vi consiglio di dedicarvi alla lettura, in particolare ai capitoli della mia autobiografia digitando il link
http://achillecontedilavian.blogspot.com/p/prolegomeni-per-una-futura.html
Domenica 1° dicembre, approfittando dell’ingresso gratuito nei musei, visiteremo Castel S. Elmo e la mostra sulla pittura napoletana del Novecento, appuntamento ore 10:45 biglietteria.
Sabato 7 dicembre visita della chiesa e del chiostro di San Gregorio armeno, appuntamento ore 10:45 ingresso e vi sarà un’offerta obbligatoria di almeno 5 euro per acquistare derrate alimentari per i cento bambini assistiti dalle suore.
Seguirà una lunga sosta natalizia e riprenderemo le visite nel 2020.
Diffondete la notizia  ai 4 venti e ricordate che ogni settimana potrete sapere le visite successive andando sul mio blog
www.delleragione.eu

Achille

martedì 29 ottobre 2019

Un’opera d’arte su cui meditare

fig.1 - Opera d'arte


Un facoltoso collezionista casertano, di nome Massimo e di cognome Compagnone, di professione consolatore ed eccezionalmente guaritore di anime in pena, mi ha inviato alcune foto di una sua opera d’arte (fig.1), acquistata di recente a caro prezzo sul mercato, per avere un mio parere.
Nel frattempo noti studiosi si sono espressi magnificando con solenni parole elogiative la carica di creatività, che prorompe con veemenza dal coacervo di curve convesse e concave che caratterizza il manufatto.
Sono stati avanzati come autore i nomi di celebri artisti del Novecento, tra Cubismo e Futurismo, e sono stati rilasciati expertise di alcune pagine con accurate descrizioni di ogni dettaglio. Riporto alcune delle frasi più pompose, senza citare il nome dei critici, uno dei quali ricordo si chiama Vittorio: “Una carica di energia devastante che rimembra la geniale potenza creatrice del big bang”. “Un intreccio inestricabile di percorsi contorti alla ricerca disperata della luce e della verità”.
Dopo una breve indagine mi sono accorto che l’opera d’arte (fig.2) in questione è stata partorita, non dalla fantasia di un artista, più o meno ispirato, bensì dallo scoppio accidentale di una bomboletta spray per concimare gli ortaggi e questo giustifica il risultato: “un’opera escrementizia”.

Achille della Ragione



fig.2 - Opera escrementizia


sabato 26 ottobre 2019

Un gioiello poco noto: il Castello di Limatola

01 - Il castello di Limatola visto dall'alto


Una mia vecchia… e cara amica, Olga, mi ha regalato un libro, ricco di foto a colori, scritto da una nota studiosa, la professoressa Vega de Martini, che mi ha permesso di conoscere un gioiello poco noto: il Castello di Limatola (fig.1), un piacere che voglio condividere con i miei lettori.
Custode di una preziosa memoria storica, il Castello di Limatola, dopo decenni di oblio, rivive oggi il suo antico splendore donando prestigio e lustro ad un incantevole borgo. Il possente maniero sovrasta l’antico borgo medioevale, si trova a guardia della valle solcata dal fiume Volturno, tra il massiccio del Taburno, il monte Maggiore ed i monti Tifatini. Sorge su una collina che sovrasta il Borgo, in posizione strategica. Si erge maestoso da una morbida altura su un magnifico panorama che raccoglie la vista del Matese e del Taburno, a circa 8 Km dalla Reggia di Caserta e a 27 Km da Napoli.
Venne edificato dai Normanni sui resti di un’antica torre longobarda.  Il Castello di Limatola è sito nella parte alta del centro storico, su di una collina, in posizione strategica. Dal portone di ingresso (fig.2) ad antichi pozzi e  monumenti marmorei sono tanti i resti archeologici su cui soffermarsi e meditare.
Al 1277 risalgono gli interventi promossi da Carlo I d’Angiò, da riconoscersi negli ambienti a volte ogivali contigui alla parte più antica della struttura corrispondente al mastio di forma rettangolare.
Ai Conti Della Ratta, feudatari di Limatola dal 1420, sono ascrivibili gli interventi sulla cinta muraria più esterna e di ristrutturazione ed ampliamenti attuati in alcuni ambienti sulle scale e sulle logge, di gusto rinascimentale.
Nel secondo decennio del XVI secolo,  Francesco Gambacorta e Caterina Della Ratta effettuarono interventi sulle strutture difensive e sulla Chiesa palatina di San Nicola che conserva però l’originario portale romanico.
Durante il Rinascimento, importanti lavori di ristrutturazione lo trasformarono da dimora militare, di cui conserva ancora alcune caratteristiche come la Cinta Muraria intervallata da torri e la Scarpata fino all’altezza del cornicione, a dimora signorile.
Nei secoli vi hanno dimorato donne potenti come la Duchessa Margherita De Tucziaco, la leggiadra Contessa di Caserta Anna Gambacorta e la coltissima Contessa Aurelia D’Este.
Nella chiesa palatina del Castello di Limatola è conservato il Polittico raffigurante la Madonna in trono col Bambino, S. Giovanni Battista e S. Maria Maddalena (fig.3–4) dipinto da Francesco da Tolentino nel 1527.
Nella predella sono visibili Storie di Gesù e Maria (Natività, Resurrezione, Ascensione, Pentecoste, Morte e Assunzione della Vergine).
Realizzato su committenza della famiglia Gambacorta – Della Ratta, come dimostra lo stemma posto alla base del trono della Vergine, il polittico era originariamente destinato ad ornare l'altare maggiore della chiesa della SS. Annunziata di Limatola. Stante lo stato di degrado della chiesa, il Polittico è attualmente conservato nella chiesa palatina del Castello di Limatola. Francesco da Tolentino è un artista di cultura marchigiana attivo nei primi decenni del Cinquecento e la sua pittura è influenzata dai pittori della cerchia urbinate, dal Perugino al Pintoricchio ed anche dal veneziano Crivelli. Trasferitosi nell’Italia meridionale  al seguito di Antonio Solario, detto lo Zingaro, collaborò col maestro nella realizzazione del celebre ciclo di affreschi del Chiostro del Platano, sito nel monastero dei SS. Severino e Sossio.
Le decorazioni della Cappella, gli affreschi seicenteschi della foresteria con scene tratte dalla Gerusalemme Liberata e quelli settecenteschi del piano nobile con illusionistiche architetture, paesaggi, girali, grottesche rendono il Castello di Limatola un luogo da scoprire e raccontare. Mostriamo ora altri capolavori d’arte di varie epoche che si possono ammirare in alcune sale) (fig.5–6-7–8). Alcune sale sono decorate da affreschi prevalentemente del XVIII secolo (fig.9). In un’ ala del Castello è allestita la Mostra “Il Castello di Limatola e la Battaglia del Volturno”. L’esposizione pittorica narra degli avvenimenti del 1° Ottobre 1860, tra i più significativi dell’epopea garibaldina (fig.10).
Grazie al progetto di riqualificazione terminato nel 2010, portato avanti con grande profusione di impegno ed energie, dalla famiglia Sgueglia, attuale proprietaria dell’antica fortezza, il Castello di Limatola (fig.11), rappresenta oggi un prestigioso punto di interesse storico, artistico e culturale.
Una vacanza in Campania è l’occasione perfetta per visitare la città di Limatola. Antico centro in provincia di Benevento, conserva ancora intatti molti reperti che risalgono all’epoca sannita e romana. Tra le architetture religiose spicca la Chiesa di San Biagio, con gli stucchi settecenteschi e i due dipinti rinascimentali conservati al suo interno. Limatola è famosa anche per i suoi mercatini natalizi, che nel periodo delle feste animano e colorano l’interno delle mura del Castello, che oggi ospita un albergo e un ristorante e rappresenta uno dei luoghi preferiti per matrimoni e cerimonie. Lo scenario che si offre allo sguardo è infatti uno degli sfondi più belli per foto ricordo.
Il mercatino di Natale “Cadeaux al Castello di Limatola” (fig.12) offre una passeggiata tra oggetti e addobbi natalizi, arricchiti da articoli di artigianato locale e prodotti enogastronomici tipici del territorio. Il castello, sia all’interno che all’esterno, si arricchisce con numerosi spettacoli. Giocolieri, rievocazioni storiche e cortei in costume medievale sono alcuni degli spettacoli che accompagnano il turista nel tragitto per giungere fino a Babbo Natale che attende i bambini per ritirare le loro letterine. Tutto questo si svolge in una perfetta atmosfera natalizia, con canti e musiche legate da sempre alla festa più importante dell’anno.
Oltre alle visite guidate il castello offre la possibilità alle scolaresche di recarsi al museo con numerose proposte di attività studiate appositamente per loro, come la foresta di scudi per gli alunni delle scuole primarie oppure il blasone di famiglia e abitare in castello per gli studenti delle secondarie. Infine, percorsi specifici vengono proposti agli studenti degli istituti alberghieri e turistici, che potranno apprendere come decorare torte con glassa oppure rendersi conto delle problematiche che si svolgono dietro le quinte nella gestione del castello.
Un perfetto connubio tra passato, presente e futuro

Achille della Ragione

02 - Ingresso del castello

 
03 - Francesco da Tolentino - Polittico
04 - Sala del polittico
05 - Chiesa
06 - Affresco sul soffitto
07- Porta con dipinto
08 - Sguardo languido
09 - Sala decorata da affreschi
010 - Sala dedicata a Garibaldi
011 -Castello di Limatola di notte
012 - Mercatino di Natale