mercoledì 4 aprile 2012

Un eroe della civiltà telematica, Santo subito!


11/12/2010

Il fondatore del sito Wikileaks, l’australiano Assange, è un angelo o un diavolo, un agente segreto al servizio di oscuri interessi o un Robin Wood, che vuole salvare il mondo dagli intrighi internazionali?
Certamente è solo grazie al suo coraggio se oggi conosciamo il rischio nucleare in Libia o i dettagli di guerre sporche, contrabbandate come missioni di pace, quali quelle dell’Irak e dell’Afghanistan e domani sapremmo i particolari del disastro ecologico del Golfo del Messico o il signoraggio spregiudicato ed i crimini finanziari delle grandi banche, che tengono in ostaggio l’umanità.
Mentre i nostri giornali ci propinano pervicacemente le stesse notizie, dalla cronistoria, minuto per minuto dell’ultima ragazzina scomparsa alle quotidiane beghe di potere tra Fini e Berlusconi, un diluvio di documenti scottanti in grado di travolgere l’equilibrio tra gli Stati è a disposizione dei mass media.
La civiltà di internet ha cambiato il mondo, il governo americano non è il tempio della democrazia, bensì una oscura caverna di complotti, ma noi non ce ne siamo accorti.
Nel frattempo mentre Assange marcisce in prigione accusato di non aver adoperato il profilattico in un rapporto con una donna consenziente ci troviamo al cospetto di una versione post moderna digitale dell’utopia anarchica, che sogna una società orizzontale senza gerarchie e senza imbarazzanti segreti. 

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