venerdì 20 luglio 2012

IL RESTAURO DEL CONVENTO DI SAN DOMENICO MAGGIORE


Napoli e le sue meraviglie. Finalmente visitabile un illustre monumento



Il convento di San Domenico Maggiore (Fig.01), che forma con la chiesa un complesso di grandiose proporzioni (Fig.02), è il risultato di una secolare stratificazione che fu avviata a partire dal 1227 quando papa Gregorio IX inviò a Napoli un piccolo gruppo di domenicani che si stabilirono nell’antico monastero di San Michele Arcangelo a Morfisa abitato prima dai monaci brasiliani e poi dai benedettini.


Nel convento soggiornò tra il 1272 e il 1274 Tommaso d’Aquino (Fig.03) che insegnò teologia nello Studio lì stabilito da Carlo d’Angiò.


Nel 1284 iniziarono per volere di Carlo, principe di Salerno, il futuro Carlo II, i lavori di riedificazione della chiesa, mentre nel 1289 vennero avviati i lavori di ristrutturazione del convento.
L’organismo, che nel corso dei secoli si estese progressivamente in un’insula di dimensioni quasi quadrupla rispetto alla maglia della città nella città, raggiunse il suo massimo sviluppo a seguito dei lavori promossi a partire dal 1669 dal priore Tommaso Ruffo dei duchi di Bagnara.
Il priore Ruffo, che profuse nell’intervento gran parte del suo patrimonio personale, volle salvaguardare alcuni ambienti legati alla secolare storia del complesso, come la cella di San Tommaso (Fig.04-05-06).




Il risultato dei lavori che continuarono nel corso del Seicento fu una fabbrica di maestose proporzioni, articolata in tre braccia: il dormitorio di San Tommaso, il noviziato e il dormitorio dei Maestri, disposti attorno ad un’area libera destinata a giardino. Adiacenti al dormitorio di San Tommaso si sviluppavano al primo piano il Refettorio, la Sala del Capitolo (Fig.07-08-09) e la Biblioteca.




Si avvicendarono in questa monumentale impresa gli architetti Bonaventura Presti, Francesco Antonio Picchiatti e Luigi Nauclerio.
Oggi il convento è smembrato in più zone, una parte è utilizzata dai Domenicani, un’area a livello del chiostro è occupata dalla palestra Virtus, un’altra ancora è occupata su tre livelli dall’Istituto Scolastico Casanova (Fig.10) e infine la parte più rilevante, che ha ospitato fino agli anni ’90 le aule dell’ex Corte D’Assise, è oggetto dell’attuale intervento di restauro.


Il recupero di questi grandi spazi che ospitavano le celle di sicurezza oltre che le aule della Corte con le conseguenti realizzazioni di locali ammezzati, controsoffittature e incongrui corpi di fabbrica, è stato improntato alla ricostituzione delle originarie caratteristiche architettoniche e spaziali e al ripristino dei collegamenti tra gli ambienti e delle loro caratteristiche tipologiche. Per una parte rilevante l’intervento ha riguardato la “pelle” decorativa di questi ambienti monumentali con il restauro dei superstiti cicli pittorici (Fig.11-12-13-14), degli stucchi tardo seicenteschi e della cella di San Tommaso, interamente decorata negli anni venti del Settecento, nonché di numerosi arredi tra i quali la Macchina liturgica per le Quarantore, complesso organismo che potrà costituire uno dei punti di maggiore attrazione della futura organizzazione museale di questi spazi.


L’intervento, che ha interessato una vasta area pari a circa 7000 metri quadrati, di cui 4000 afferenti all’ex Corte d’Assise integralmente restaurati e ri-funzionalizzati, 3000 afferenti all’ala dell’Istituto A. Casanova esclusivamente consolidati, ha impegnato un consistente gruppo di lavoro della Soprintendenza per i Beni Architettonici di Napoli e provincia, con l’apporto di esperienza di qualificati consulenti esterni, durante il corso di un prolungato arco temporale.



P.S.    Foto di Maddalena Iodice


giovedì 19 luglio 2012

Siamo randagi non lupi



Durante l’estate aumenta in maniera esponenziale il vile fenomeno dell’abbandono dei cani.
Tante famiglie in partenza per le vacanze, si liberano senza tanti complimenti, abbandonandolo sul bordo di una strada, del loro amico più fedele.
Si formano così quei branchi di randagi che vagano nelle periferie delle città, alcuni di loro hanno avuto un padrone, altri mai.
Per sopravvivere riscoprono alcune regole impresse nel loro DNA, dalla socialità che li fa stare tutti assieme, al rispetto della gerarchia, per cui appena si aggiunge un rottweiler, diventa il capobranco. 
Ma rimangono cani senza trasformarsi in lupi.
Basta vedere come si procurano il cibo. A parte i tanti che si cibano dai cassonetti della spazzatura, molti si piazzano davanti ai ristoranti ed ai supermercati. Per mangiare dipendono ancora dall’uomo, ma in compenso hanno acquisito un bene incommensurabile: la libertà.

mercoledì 11 luglio 2012

Mitologia oggi





IL MESSAGGERO di martedì 26 giugno 2012 pag.2
Rubrica: A TU PER TU Di Roberto Gervaso


   Caro signor Gervaso, creata dalla fertile fantasia dei nostri antenati, la mitologia rivive con prepotenza nell’immaginario popolare dei nostri contemporanei. Le muse sono oramai a portata di mouse e non vivono più nei racconti dei cantastorie che li diffondevano dai villaggi alle città, ma trionfano sui settimanali patinati ed irrompono dallo schermo dei nostri computer, creando un mirabile corto circuito tra passato e presente in un mirabile spazio-tempo, a cui tutti gli abitanti del villaggio globale  possono accedere liberamente. Oramai tra l’Olimpo e lo star system non esiste più alcuna barriere temporale. Le monumentali statue di Fidia e di Mirone, che ci proponevano atleti leggendari, si sono reincarnate nelle piroette di Messi e nello scultoreo corpo della Pellegrini mentre le divinità sono divenute dive, gli eroi si sono trasformati in campioni olimpici, le vezzose quanto seducenti ninfe sono degnamente rappresentate da graziose veline o maliziose escort, i virulenti satiri hanno trovato un degno erede nelle incredibili cavalcate erotiche dell’immarcescibile Cavaliere. Eris la poco nota dea della zizzania, rivive negli effetti devastanti del prorompente posteriore di Pipppa Middleton, che distoglie i flash dei fotografi dall’abito nuziale della sorella Kate e turba i desideri lascivi dei maschi di tutte le età. Una pedissequa ripetizione della famosa discordia scatenata dalla perfida mela che turbò il matrimonio tra Pelea e Teti, scatenando dissapori tra le Dee come in una eccitante puntata di un reality show. I  suoni delle band e le suadenti melodie dei cantanti vorrebbero ammaliarci, come le sirene cercarono di incantare l’astuto Ulisse. Le miss e le longilinee top model ricalcano il mito del trucco e della bellezza. Che vede Cleopatra come illustre capostipite. L’antica mitologia ci proponeva divinità umanizzate con pregi e difetti: da Giove a Venere, da Ercole ad Achille, da Paride ad Elena; antichi archetipi, pedissequamente riproposti da calciatori, ballerine, pop star e attori del cinema e della televisione, in una girandola multiforme e con uno scambio di ruoli da far inorridire sia Kafka che Pirandello. 

Achille della Ragione
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   Lei, caro Achille ha perfettamente ragione: le cose stanno proprio così. Né con l’aria che tira, potrebbero stare diversamente. I valori si sono sovvertiti, il favore fa aggio sul merito, i gusti sono cambiati, e anche i disgusti. E cambiate sono le aspirazioni. Il mondo di oggi non è più quello di ieri, e non solo entro i confini dello stivale: ovunque. Le copertine dei settimanali sono diventate appannaggio degli eroi dello spettacolo, dello sport, della moda. Le veline, le show  girl, i calciatori, le modelle, tengono campo, dopo averlo invaso. I nuovi Soloni sono i tronisti che, non sapendo niente di niente, possono parlare, e parlano di tutto. Il gossip dilaga, il sensazionalismo è la materia prima dei giornalisti. Se non fai scandalo, non sei nessuno. Un paio di tette prosperose o un fondoschiena ben esibito valgono più di un cervello che funzioni. Lo star system impera e i suoi fan, sempre più fanatici, non si contano.
Noi siamo all’antica e non solo perché antichi (antichi o venerabili, non vecchi) e in questo mondo stiamo male, anche se speriamo di restarci il più a lungo possibile visto che l’altro, se esiste, non lo conosciamo; se non esiste, ci annulla e ci toglie la voglia di salire sul barcone di Caronte.
Con la parola e con la penna cerchiamo di arginare questa deriva ma l’impresa è disperata. Siamo soli e in pochi. La massa si è adeguata e i pettegolezzi che ha sempre amato la fanno gongolare più di quanto la interessino la serietà e la profondità dei ragionamenti. Fra un Nobel e Madonna che fa una piroetta e canta, sguaiata e blasfema, non ha dubbi: meglio la signora Ciccone. Tra un filosofo che cerca di farti capire l’incomprensibile vita e un bomber come Di Natale, sceglie Di Natale.
Nei bar, la mattina, fra una tazzina e l’altra di caffè, di cosa si parla? Del rigore ingiustamente negato alla Roma e benevolmente concesso alla Juventus, dell’ultima esibizione della rock star, del temerario bikini di Belen o dell’amore contrastato della figlia di un commoner con il pretendente al trono di un regno scandinavo.
Che fare? Niente. Prendere atto, come dicevo, che il mondo di oggi non è più quello di ieri e augurasi che quello di domani sia meglio di quello di oggi. 

Roberto Gervaso

giovedì 5 luglio 2012

151 PERSONAGGI CHE HANNO FATTO L’ITALIA



Un libro di Giuseppe Parlato che fotografa la storia
GLI ITALIANI CHE HANNO FATTO L’ITALIA (EDIZIONI RAI-ERI 2011)

Presso la mitica biblioteca Papillon di Roma Giuseppe Parlato ha chiuso il ciclo di presentazioni di libri sui 150 anni dell’Unità d’Italia, organizzata dalla Fondazione Ugo Spirito, di cui è presidente, illustrando, sotto i riflettori del TG1 e con la partecipazione di un folto ed attento pubblico il suo volume sui 151 italiani che hanno fatto l’Italia (edizione RAI-ERI).
Egli ha magistralmente delineato un’ideale galleria di personaggi, rappresentanti le eccellenze che, dal 1861 ad oggi, nel bene e nel male, hanno contribuito a creare il nostro Paese.
Nato da una rubrica radiofonica di Radio Uno: “Centocinquanta Italie”, che, nonostante andasse in onda alle 5,23 del mattino, ha avuto un largo seguito, segno che alcune categorie sono mattiniere, dai camionisti ai poliziotti, dagli spazzini alle prostitute.
Trasformato in libro ogni capitolo è stato ampliato.
Si parte da Cavour per arrivare a Napolitano. A seguire una lunga serie di capi di stato e di governo, leader politici e sindacali, premi Nobel, intellettuali, filosofi, romanzieri e poeti, senza naturalmente trascurare attori, registi, uomini dello spettacolo, calciatori, ciclisti, pugili, che hanno riunito per anni l’Italia davanti alla televisione, rappresentando spesso l’unica manifestazione d’amore verso la Patria.
Tanti sono i personaggi poco noti, che pure hanno avuto un ruolo non marginale, come Edoardo Bianchi, inventore della bicicletta moderna o Luigi Vittorio Bertarelli ideatore del Touring club, al fianco di grandi scienziati come Guglielmo Marconi ed Enrico Fermi.
Vi è ricordato Filoteo Alberini, inventore del cinema, che, solo per lungaggini burocratiche nel depositare il brevetto, si vide scippare la sua idea dai fratelli Lumière. E Maria Montessori, l’illustre educatrice, unica donna che ha avuto l’onore di comparire su una banconota.
Sono ricordati tutti i papi incluso Wojtyla, romano di adozione, un burattino: Pinocchio ed una coppia (ci aspetteremmo le Kessler) invece sono gli eroici Falcone e Borsellino.
Tra i tanti nomi ci sono anche celebri assenti come Primo Carnera, che rappresentò per anni all’estero l’immagine dell’italica forza o Livio Berruti, il quale infiammò Roma alle olimpiadi del 1960 con la sua stupenda cavalcata nei 200 metri.
Fra i napoletani si lamenta una dimenticanza di un erudito come Alessandro Cutolo e la sua famosa trasmissione “una risposta per voi” e ben più grave: Eduardo De Filippo, celebre attore e drammaturgo, Achille Lauro, grande armatore e sindaco plebiscitario e Sophia Loren, dalle forme prorompenti, la quale ha esportato nel mondo la bellezza mediterranea ed il cui seno procace ha costituito per generazioni di uomini il porto sicuro da raggiungere per riposare per sempre.
Passando ai contemporanei, intendendo gli italiani attivi nel dopoguerra, voglio ricordare tutti coloro che ho avuto modo di conoscere o di ammirare, partendo da Totò che nel 1954 ebbi modo di applaudire al Metropolitan nella sua ultima rivista Volumineide, a Giovanni Leone, di cui da bambino andavo ad ascoltare arringhe memorabili nell’aula della Corte d’Assise ricavata dalla sala capitolare del convento dei Domenicani, a Giulio Andreotti, appassionato bibliofilo, di cui conservo gelosamente un libro con dedica, a Renzo Arbore ospite della mia villa di Ischia, a Mike Bongiorno che nel 1972 ho conosciuto quando partecipai alla sua trasmissione Rischiatutto, occasione unica per contemplare il corpo statuario di Sabina Ciuffini), Bruno Vespa, di cui presentai un libro in una rassegna letteraria ad Ischia, per chiudere in gloria con il presidente Napolitano, che nel 2003 ebbi l’onore d’invitare ad un convegno da me organizzato all’Istituto degli studi filosofici sul tema: “Napoli capitale del Mediterraneo”.
Per concludere: un libro agile che si legge di un fiato, ottimo da portare sotto l’ombrellone per celebrare degnamente, fra una nuotata ed uno sguardo a qualche topless di passaggio, i 151 personaggi che hanno fatto l’Italia.

domenica 1 luglio 2012

Scacchi a Rebibbia


Achille della Ragione über alles

gli scacchisti: Kusturica e della Ragione

Un torneo autogestito si è svolto nel carcere di Rebibbia con la partecipazione dei una quindicina di detenuti. Vincitore a punteggio pieno è risultato il maestro napoletano Achille della Ragione davanti al maestro internazionale albanese Kusturica (foto). Il giorno successivo in una grande simultanea il vincitore ha sfidato tutti i partecipanti, battendoli di nuovo tutti. Per l’autunno si prevede l’organizzazione di un corso di scacchi, per permettere a tutti di conoscere ed apprezzare questa nobile attività agonistica, che, oltre a tenere in esercizio l’intelligenza e la memoria, insegna la correttezza, per cui è stata giustamente denominata “Il gioco dei re ed il re dei giochi”.

Lorenzo Mazza