venerdì 6 settembre 2024

UN DEDALO DI CHIOSTRI

In copertina - Gerolamini -
 Il pozzo cinquecentesco
del chiostro piccolo con il pavimento maiolicato

Prefazione 

La platea sterminata dei miei lettori negli anni  attraverso la lettura dei miei libri e dei miei articoli  ha imparato a conoscermi e sa che amo Napoli più  del denaro e delle donne, per cui dedico tutte le mie  residue energie a far conoscere, la sua bellezza ed i  suoi tesori artistici, soprattutto quelli meno noti,  come è il caso dei chiostri, più di cento, spazi sacri testimoni della vita religiosa della città. Lo scopo di questo libro, ricco di foto a colori, vuole  avvicinare il lettore ad un patrimonio che merita di  essere conosciuto ed apprezzato. 

Chi volesse una copia cartacea del libro per 20 euro contatti l'autore 

In 3^ di copertina
Chiostro S. Maria del Carmine



Indice 

  • Prefazione  
  • Santi Severino e Sossio 
  • I Gerolamini 
  • San Pietro a Majella  
  • Santa Maria La Nova 
  • Un dedalo di chiostri famosi
  • San Gregorio Armeno 
  • Il chiostro di San Lorenzo Maggiore   
  • I chiostri di Monteoliveto  
  • Due chiostri nel complesso degli Incurabili  
  • Chiostro di Suor Orsola 
  • I chiostri di Santa Teresa degli Scalzi  
  • Complesso universitario di San Pietro Martire 
  • Il chiostro di Santa Maria della Sanità  
  • Chiostro della Veterinaria 
  • La struttura della Trinità delle monache 
  • Il Chiostro di Materdei 
  • La chiesa di Donnalbina  
  • La chiesa di San Francesco al Vomero 
  • La chiesa di Sant'Antonio a Posillipo 

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In 4^ di copertina
Chiostro erbe officinali,
albero della canfora


mercoledì 4 settembre 2024

Chiostri piccoli ma belli

Il Chiostro del Suor Orsola è uno dei chiostri monumentali di Napoli, edificato ai piedi del colle di Sant'Elmo al n.10 dell'omonima via.

Fig.1 Particolare dei viali
del chiostro del Suor Orsola 
 

Venne costruito nella prima metà del XVII secolo all'interno del preesistente complesso dell'Immacolata, legato all'opera  di Orsola Benincasa, figura mistica e profetica (1547-1618) a  capo di un ordine di clausura, che aveva desiderato di  appartarsi con le consorelle lontano dalla città.

Il chiostro, un ampio quadrato di 33.000mq, è limitato da tre  corpi di fabbrica disposti ad U e da un muro di cinta in tufo e  racchiude altri cinque edifici e giardini. Nel XVIII secolo venne  creato il pergolato a pilastri. Nel porticato si conservano due  edicole votive decorate con maioliche. 

Fig. 2 Il chiostro grande
di santa Teresa degli Scalzi

I chiostri di Santa Teresa degli Scalzi sono due chiostri  monumentali situati nell'omonima via di Napoli. Furono eretti al principio del Seicento da Giovan Giacomo di  Conforto, su commissione dei frati carmelitani, all'interno di  un palazzo da loro acquistato. 

All'inizio del Ottocento questi due chiostri hanno rischiato di essere  del tutto distrutti per un grandioso progetto di ampliamento del vicino Real Museo Borbonico, proposto dall'architetto  Francesco Maresca. Sebbene il progetto fosse stato approvato  dal Consiglio dei ministri nel 1802, per la strenua opposizione  dei conventuali Teresiani esso non fu mai realizzato e neppure  cominciato. 

Oggi i chiostri sono di proprietà dell'istituto per non vedenti  Paolo Colosimo. Il chiostro piccolo è stato modificato e adibito  a sala interna, la cosiddetta sala delle vendite, mentre il  chiostro grande (fig.2), a pianta rettangolare con splendido  pozzo in marmo e ornato da alcune essenze arboree, non  presenta modifiche sostanziali se non la chiusura mediante  finestre delle arcate. 

Fig.3 chiostro di Sant'Andrea delle dame
 sede della facoltà di medicina 

La chiesa di Sant'Andrea delle dame (fig.3) venne fondata da quattro  nobildonne, figlie del notaio Andrea Palescandolo, le quali,  avendo preso i voti nel 1580, istituirono un convento  dell'ordine agostiniano dedicato a Sant' Andrea, da allora  chiamato "delle Dame". Il monastero è stato soppresso durante l'occupazione francese  di Napoli e nel 1884 la chiesa annessa fu chiusa al culto. I bombardamenti che colpirono Napoli durante la seconda  guerra mondiale non risparmiarono la struttura, ma il  complesso ha ancora mantenuto i suoi tratti originari. Divenne  infine una sede dell'Università degli studi di Napoli e, dopo lo  scorporo della facoltà di medicina, è sede del polo napoletano  della stessa facoltà della Università della Campania Luigi  Vanvitelli. La chiesa è stata restaurata nel 2004.

Il progetto del chiostro  prevedeva la creazione di un  luogo luminoso e spazioso, con alti pilastri di piperno  sormontati da arcate della stessa pietra, che reggevano un  corpo di fabbrica adibito a dormitorio. Sulla facciata esterna  vennero dipinte finte colonne e finte arcate di piperno con le  loro decorazioni, incarico affidato al fiammingo Pietro  Mennes. 

Il Complesso universitario di San Pietro Martire,  comunemente detto Complesso di Porta di Massa, è un  edificio che si apre lungo Via Porta di Massa ad  angolo con corso Umberto I. Dal 1961 è sede del Dipartimento  di Studi umanistici dell'Università degli Studi di Napoli  Federico II, che include i corsi di Laurea di Archeologia e Storia  dell'Arte, Discipline della Musica e dello Spettacolo, Filologia,  Filosofia, Lettere, Lingue e letterature, Psicologia e Storia.

L’edificio fu realizzato nel 1557 dall'architetto Giovanni  Francesco Di Palma durante un piano di ristrutturazione  generale del complesso domenicano. Durante i lavori, la  struttura fu dotata di un interessante sistema idrico che  raccoglieva l'acqua da ogni parte del convento e alimentava le  fontane dell'edificio; ma la fontana centrale era alimentata  dall'Acquedotto della Bolla. 

Agli inizi del XVII secolo, nell'edificio nacque l'accademia di San  Pietro Martire dove si riunivano i nobili; uno dei suoi membri  più illustri fu Onofrio Riccio, medico e filosofo. 

Nel medesimo periodo, la peste del 1656, che non risparmiò i  frati domenicani, rappresentò una pagina nera della storia del  complesso. Ciò nonostante, nel corso della propria esistenza il monastero  organizzò feste per il popolo e anche commedie. Tuttavia, nel 1808 fu soppresso per volontà di Giuseppe  Bonaparte e la struttura divenne officina di tabacchi per lungo  tempo, finché nel 1961 divenne facoltà universitaria  dell'Ateneo federiciano. Il complesso fu restaurato dopo il terremoto del 1980. 

La struttura dell'edificio è quadrangolare: ogni lato presenta  sette arcate, con al centro una fontana del XVI secolo in  marmo. All'interno vi è uno splendido chiostro con al centro una  fontana esagonale (fig.4-5) a me particolarmente caro perchè  vi passeggiavo prima di sostenere gli esami in Lettere moderne, dove tra Trenta e Trenta e lode ho conseguito nel  1985 la mia 4^ laurea.


Fig.4 Fontana esagonale

Fig.5 Giardino all'interno del complesso
universitario di via Porta di Massa 


Il chiostro di Santa Maria della Sanità (fig.6-7) è un chiostro monumentale di Napoli; si erge all'interno  dell'omonimo convento, nel centro storico della città. 

Fig.6 Chiostro con resti di affreschi

In origine il complesso religioso constava di due chiostri,  quello maggiore e quello minore. Il primo, ormai scomparso a  causa delle profonde trasformazioni patite dal luogo di culto,  era formato da una vasta pianta rettangolare. 


Fig.7  chiostro e affreschi di
Santa Maria la sanità 

Il secondo chiostro, invece, nato sul finire del Cinquecento  assieme all'edificazione della parte conventuale e tutt'oggi  esistente, è a pianta ovale e costituisce tra le più interessanti  opere dell'architettura sacra realizzata tra il Cinquecento e il  Seicento; il progetto fu affidato al frate Giuseppe Nuvolo, che  di fatto fu la prima figura napoletana che seppe sfruttare la  pianta ellittica in un luogo claustrale. Sebbene sia stato in  parte distrutto dal ponte della Sanità voluto dal re Gioacchino  Murat, per collegare via Toledo alla Reggia di Capodimonte,  dell'originario chiostro ellittico permangono le arcate e le sezioni di architravi che sovrastato i capitelli di piperno, sulla  quale sono scolpiti angeli alati, e gli affreschi delle volte del  portico, lavorati in graffiti monocromi nel 1624 da Giovan  Battista di Pino e raffiguranti alcuni episodi della vita di illustri  domenicani. Il connubio tra il di Pino e fra Nuvolo si ripeterà  con il medesimo risultato anche per il chiostro di San  Tommaso d'Aquino, andato poi distrutto durante la terribile  alluvione del 1656.

Chiostro della Veterinaria 

Il Chiostro della Veterinaria (fig.8) si trova in Via Federico  Delpino, accanto alla Chiesa di Santa Maria degli Angeli alle  Croci. 

La struttura, detta così perchè sede della facoltà di  Veterinaria, fu costruito nel 1581 dai Francescani Osservanti e,  poi, ampliata da Cosimo Fanzago nel XVII secolo quando vi si  insediarono i Francescani Riformati. Il chiostro, a pianta  quadrata con sette arcate per lato, presenta dei bellissimi  affreschi sulle volte a crociera raffiguranti episodi biblici,  attribuibili alla scuola di Belisario Corenzio. 

Fig.8 Il chiostro della veterinaria 

La struttura della Trinità delle monache  fu costruita nel quartiere di Montecalvario e confina con la  Certosa di San Martino, il Castel Sant'Elmo e il complesso di  Santa Lucia Vergine al Monte. La fondazione della struttura si  deve alla nobildonna Vittoria de Silvia (XVII secolo). 

Ha assunto vari ruoli, da quelli religiosi a quelli pubblici e, già  prima dell'Unità d'Italia, sotto Giuseppe Bonaparte, assunse la funzione di ospedale militare e lo restò fino al secondo  dopoguerra. 

Il complesso, attualmente, è un insieme eterogeneo  caratterizzato da edifici di valore architettonico e storico; non  sono mancate le costruzioni recenti, che hanno danneggiato,  e, in alcuni casi, alterato l'impianto. L'intera struttura ha una  superficie complessiva di circa 25.000 mq (la superficie utile di  9.000mq, più altri 16.000mq distribuiti in aree verdi e cortili). Nella parte bassa dell'edificio, si trova la chiesa della  Santissima Trinità delle Monache. 

Nel 1808 il complesso venne soppresso ed adibito ad ospedale  militare fino al 1992, quando i militari lasciarono il  monastero. Tuttavia, a causa della scarsa manutenzione, nel  1897 si registrano i crolli della volta e della cupola, elementi  che vennero sostituiti con una modesta copertura a falde. Tra  il XIX e il XX secolo i corpi di fabbrica furono alterati con  l'aggiunta di nuovi volumi. Oggi la chiesa e l'omonimo complesso necessiterebbero di una  vasta opera di riqualificazione. Di notevoli dimensioni (fig.9), ha solo un lato porticato da  ventotto arcate, mentre i tre lati non sono circondati da  alcuna struttura e quindi è possibile godere del maestoso  belvedere. Esso poteva contenere un piccolo lago artificiale,  una fontana e un rigoglioso giardino.

Fig.9 Il chiostro della Trinità
 delle monache,
ex ospedale militare di napoli 


Il Chiostro di Materdei è  un chiostro monumentale di Napoli, (fig.10-11) collocato  nell'omonimo rione, alla Calata delle Fontanelle. 

Di epoca settecentesca, è a pianta quadrata con sei arcate per  lato. Antitetico a quello di Santa Chiara per la sua austerità, il  chiostro è forse uno dei pochi esempi di architettura claustrale  giunto a noi quasi intatto, grazie alla cura delle monache  stanziatesi qui dopo la prima soppressione. 

Da ammirare è la soluzione delle volte a cupola e il pozzale in  piperno. Costruito nelle vicinanze della chiesa, fu affidato ai  Padri Serviti che lo tennero fino alla prima soppressione. Espulsi i padri divenne per breve tempo una caserma e  successivamente fu acquistato dalle religiose. 

Durante il governo borbonico venne acquistato dalle "Figlie  della Carità", che lo destinarono a educandato femminile. Attualmente è sede dell'istituto scolastico che prende il nome  delle monache che vi risiedono. 

Fig.10 Complesso di Santa Maria di Materdei

 Fig.11 Pozzo in piperno posto nel cortile del chiostro a Materdei

La chiesa di Donnalbina è ricca di dipinti di Francesco Solimena ed Andrea Malinconico, che fanno cadere in secondo ordine il chiostro (fig.12) che funziona da sede del piccolo Cottolengo.

Fig.12 Chiostro Chiesa di Donnalbina 

Sant'Antonio a Posillipo  è una chiesa santuario di Napoli; ubicata nel quartiere  omonimo, è raggiungibile sia dalle rampe di Sant'Antonio  (dette anche Tredici discese di Sant'Antonio), sia dalla via  Minucio Felice. Si può raggiungere la chiesa anche con la  funicolare da Mergellina, scendendo alla prima fermata ed è nota per il panorama che si può ammirare dal suo Sagrato. Presenta un chiostro (fig.13) molto interessante che merita di  essere visitato.


Fig.13 Chiesa di Sant’Antonio a Posillipo

La chiesa di San Francesco è un luogo di culto cattolico di grande interesse storico; nel quartiere del Vomero. La chiesa, il convento ed il chiostro (fig.14), vennero costruiti  tra il 1892-94, grazie ad un progetto di un ingegnere italiano,  ma, sotto la direzione di un frate tedesco. 

La facciata della chiesa, in stile neoromanico, è caratterizzata  da due campaniletti a forma di pinnacolo disposti alla  sommità. Più in basso si apre una trifora, mentre nel registro  inferiore è presente il portale d'accesso impreziosito da una  grande lunetta, la cui cornice, sostenuta da due coppie di  colonne, risulta particolarmente aggettante. L'interno è caratterizzato da un'alta navata, voltata a crociera,  con finestroni dalle vetrate istoriate, tre cappelle per lato e  abside. Le sei cappelle laterali presentano degli altari  sormontati da quadri del frate pittore Andrea Beer. Vi si ammirano anche due scarabattoli lignei contengono due  pregevoli sculture lignee ottocentesche di San Francesco  d'Assisi e Sant'Antonio di Padova. Annesso alla chiesa è il  convento di due piani con chiostro a pianta quadrata. Vi si  conserva una ricca collezione di dipinti, statue lignee   devozionali e arredi.

Fig.14 Chiesa di San Francesco d'Assisi al Vomero


domenica 1 settembre 2024

I chiostri più belli di Napoli


Santi Severino e Sossio

Nel complesso dei Santi Severino e Sossio, diventato nel 1835 sede dell'Archivio di Stato di Napoli, ci sono tre chiostri monumentali tra i più importanti della città sia sotto il profilo artistico che storico: il chiostro del Platano; il chiostro grande (o di Marmo); ed il chiostro piccolo (o del Noviziato).


Fig.1 Chiostro del Platano;
al centro è l'albero secolare

Il primo chiostro edificato nel complesso risale al X secolo ed è quello del Platano (fig.1). Il nome deriva da un bosco di platani che sarebbe stato donato a san Benedetto dal padre di san Mauro, Anicio Equizio. Alcuni ampliamenti risalgono già agli inizi dell'XI secolo e modifiche più importanti, ad opera di Giovanni Francesco Mormando, si ebbero nella seconda metà del XV secolo. Contemporaneamente a questa fase, venne poi costruito un secondo chiostro, quello "del Noviziato" (fig.3).

Tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo venne costruito invece il chiostro di Marmo, destinato a giardino, con ingresso sulla via.

Nel corso del XVIII secolo l'area del chiostro del Platano venne in parte occupata da nuove celle e nuovi ambienti di servizio, necessari per la crescita della comunità e nel 1715 pilastri in piperno sostituirono le originali colonnine.

Nel 1803 il piano superiore del chiostro del Noviziato (fig.3) venne modificato per ricavarne due piani di ambienti, in parte destinati ad ospitare un istituto scolastico. Nel 1835 ospitò gli archivi del regno e il monastero venne abbandonato. Nel 1901 il chiostro del Noviziato fu dedicato a Bartolomeo Capasso.

Fig.2 Scorcio delle Storie della vita di san Benedetto, di Antonio Solario (1515 circa)

Il chiostro del Platano è costituito da un quadrato con i portici sui lati a otto arcate, sorrette da pilastri in piperno e un piano superiore a loggia. Al centro è un platano che secondo la leggenda sarebbe stato piantato dallo stesso san Benedetto e le cui foglie possiederebbero virtù terapeutiche. La pianta venne abbattuta nel 1959 quando il fusto misurava 8,45m di circonferenza e poi fatta ricrescere sulla sua stessa radice.

Due delle quattro pareti dei porticati sono decorate con un ciclo di affreschi di scuola umbro-marchigiana di Antonio Solario e aiuti (fig.2) risalenti all'inizio Cinquecento con scene della vita di san Benedetto. Nel corso della prima metà dell'Ottocento le arcate del chiostro furono chiuse con porte di vetro, con lo scopo di proteggere il ciclo del Solario.

Fig.3 Chiostro grande o di marmo

Il Chiostro di Marmo è rinascimentale ed  è limitato sui quattro lati da 24 arcate sorrette da colonnine di marmo di Carrara, con capitelli dorici decorati da motivi floreali, mentre il giardino centrale è suddiviso da vialetti pavimentati in cotto in quattro aiuole. Su esso affacciano diverse sale, tra cui il refettorio e la sala del capitolo, entrambe affrescate da Belisario Corenzio intorno alla prima metà del Seicento, e in origine vi si trovava inoltre la cisterna. Il piano sovrastante è invece caratterizzato da ampie finestre ad arco su pilastri incastrati in una cornice.

In occasione dell'insediamento dell'archivio del regno nell'edificio venne eretta al centro del chiostro una statua raffigurante La Teologia, in marmo, scolpita da Michelangelo Naccherino.

Fig.4 chiostro del Noviziato

Il chiostro del Noviziato si presenta a pianta rettangolare, con portici a trenta arcate su pilastri di piperno; il centro dello spazio è ornato con il busto di Bartolomeo Capasso di Salvatore Cepparulo, sovrintendente dell'archivio dell'ultimo ventennio dell'Ottocento, al quale il chiostro fu dedicato agli inizi del Novecento. Gli ambienti di questo chiostro erano destinati essenzialmente ai novizi, mentre altre sale costituivano invece gli appartamenti del priore. Nel 1803 il piano superiore venne trasformato in un edificio a due piani, destinato in parte all'alloggio dei religiosi e in parte a scuola.


I Girolamini

Fig.5 Prospetto del complesso monumentale dei Girolamini su via Duomo
(ora interessato a lavori di restauro)

A Napoli nel convento dei Girolamini, nel centro storico proprio di fronte al Duomo, ci sono  due chiostri monumentali: il Chiostro piccolo, detto anche "maiolicato" o "della Porteria"; ed il Chiostro grande, detto "degli Aranci".

Dopo il terremoto dell'Irpinia del 1980, i due chiostri furono abitati da famiglie rimaste senza dimora. Ora però il luogo è stato oggetto di restauro che ha riporto l'intera struttura al suo antico splendore, con particolare accortezza ai giochi geometrici dei giardini.

Fig.6 Il pozzo cinquecentesco
del chiostro piccolo con il pavimento maiolicato

Il chiostro piccolo, detto anche "della Porteria" (Fig.6), è il più antico del complesso ed insiste sull'area occupata un tempo dal rinascimentale palazzo Seripando. Venne costruito verso la fine del XVI secolo su disegno di Giovanni Antonio Dosio, il quale seppe trasformare una porzione dell'edificio nobiliare in un chiostro conventuale. La pavimentazione, di fine Ottocento, è costituita da un'alternanza di mattonelle in cotto a piastrelle in maiolica con fondo bianco e decorazioni blu.

A pianta quadrata, è circondato da colonne in marmo; queste, sorreggono le arcate, quattro per lato, mentre, ai quattro angoli, vi si trovano pilastri di piperno con due semicolonne. Al centro si trova un pozzo del tardo Cinquecento in raffinato marmo bianco ed un tempo alimentato dalle acque della Bolla.

Il chiostro è inoltre dominato da un torrino settecentesco con orologio decorato con un altorilievo raffigurante una Madonna con il Bambino. Dal punto di vista iconografico la scultura rimanda al modello "classico" della Madonna della Vallicella, tipica rappresentazione della Vergine con il Bambino in un cerchio fiammeggiante sorretto da angeli, riprodotto anche in un fregio metallico decorativo del pozzo. 

Fig.7 il chiostro grande

Una grande scala in piperno conduce al secondo chiostro, detto il chiosco Grande o degli Aranci (fig.7). Edificato negli anni Trenta del XVII secolo su progetto di Dionisio Nencioni di Bartolomeo e Dionisio Lazzari, è più grande ed imponente del precedente e custodice la celebre oasi verde del complesso dei Girolamini.

Le aiuole, che ospitano soprattutto alberi di agrumi, sono poste ad un livello inferiore rispetto a quello del portico a cui vi si accede con due scale con corrimano in ferro battuto poste sui lati lunghi del chiostro. I pilastri, otto da un lato e nove da un altro, circondano l'intero ambiente claustrale e sono decorati con lesene culminanti con un motivo con ghirlanda e mascheroni ispirato all'architettura toscana del Cinquecento. Anche le grandi finestre in corrispondenza delle arcate sono di derivazione toscana e illuminano gli ambienti del cosiddetto "corridoio dei monaci"; al di sopra e al di sotto si trovano le piccole finestre delle celle.

Fig.8 L'orologio con la cupola
 della chiesa dei Girolamini vista dal chiostro.

Sul lato che separa i due chiostri è collocato un orologio a sei ore (fig.8) con quadrante in maiolica. Sul lato che dà su vico Girolamini, un'imponente scala a chiocciola conduce agli ambienti superiori e ad un loggiato che affaccia sulla chiesa monumentale. Dal chiostro è possibile raggiungere altre sale del convento dei Girolamini, tra queste la storica biblioteca monumentale e la quadreria.


San Pietro a Majella

Fig.9 Scultura del Beethoven di Francesco Jerace
 nel chiostro grande

Nel  complesso religioso di San Pietro a Majella,  sede del Conservatorio di Napoli dal 1826, ci sono due chiostri monumentali.

Il chiostro maggiore (fig.9) fu realizzato nel 1684 per volontà di padre Celestino, il quale aveva portato a termine l'idea del suo predecessore di ampliare e restaurare il complesso celestino che, insieme alla chiesa, faceva parte di un più vasto intervento edilizio dell'insula, partito a metà del XVII secolo e che trasformò il tutto in stile barocco.

Il complesso esisteva sin dalla fondazione delle strutture religiose, avvenuta nel XIII secolo su probabile progetto Giovanni Pipino da Barletta e su commissione di Carlo II di Napoli. Nel 1407 un grave incendio distrusse tutti i corpi di fabbrica del monastero con gravi danni alla struttura religiosa, ma nello stesso secolo furono avviati i lavori di rifacimento in stile rinascimentale.

Agli inizi del XVII secolo la sede dell'Accademia degli Infuriati aveva sede all'interno delle sale del monastero, dove si riunivano i nobili napoletani. Nei lavori del 1684 vennero realizzati apparati in legno e una balaustra di coronamento sul cornicione in Pietra di Sorrento, realizzata da Mariano Figliolino su disegno dell'architetto Antonio Galluccio.

L'accesso al chiostro grande è servito da una porta posta nel lato corto della chiesa; il portale fu realizzato nel XV secolo dai pipernieri Tagliaferri e Coda ed è racchiuso tra colonne ioniche. Le decorazioni alle finestre del chiostro risalgono al XVIII secolo e sono interamente in stucco; al centro è invece collocata la scultura di Beethoven di Francesco Jerace datata 1895. 

Il chiostro minore (fig.10) invece è pressoché uguale alla sua struttura originaria ed era destinato a uso dei frati. Le decorazioni sulla volta sono in stucco bianco e grigio, mentre le arcate di piperno sono slanciate e denunciano la loro origine medioevale. Al centro è infine collocata una vasca in piperno. 


Fig.10 Chiostro piccolo


Santa Maria la Nova

Santa Maria la Nova è stato un convento, dei Frati Minori, tra dal 1279 al 1811; e fa parte del complesso monumentale di Santa Maria la Nova.

Fig.11 il convento ed chiostro minore

Il convento è stato costruito a partire dal 1279, anno in cui iniziano i lavori di edificazione della chiesa di Santa Maria la Nova, dopo la donazione del terreno da parte di Carlo I d'Angiò, a seguito dell'abbattimento della chiesa di Santa Maria ad Palatium, con annesso monastero dei frati minori, per far posto al Maschio Angioino. Nel corso degli anni il convento ha ospitato la congregazione del Monte de' Musica, una scuola per formare cantori, calligrafi e poeti, hanno lavorato copisti, nel XV secolo, ed è stato sede di studi scientifici e teologici, soprattutto nel XVII secolo, oltre ad ospitare un'infermeria, attiva anche dopo la sua chiusura. Con l'arrivo dei francesi a Napoli, Gioacchino Murat decreta lo scioglimento degli ordini monastici nel regno e il convento viene chiuso nel 1811.

L'ingresso del convento è posto sul lato sinistro della chiesa di Santa Maria la Nova poco dopo il termine della muratura del cappellone di San Giacomo della Marca, in quella che precedentemente era la cappella dedicata a sant'Onofrio: questo verte su due chiostri, quello minore, appartenente al complesso monumentale di Santa Maria la Nova, e quello maggiore, destinato agli uffici della provincia.

Fig.12 L'ambulacro del chiostro minore

Il chiostro minore (fig.11-12), detto anche di San Giacomo, risale alla fine del XVI secolo, opera di Giovanni Cola di Franco, è di forma rettangolare, circondato sui quattro lati da un colonnato con colonne ioniche che poggiano su un muretto interrotto in quattro punti, dove un cancelletto in ferro battuto permette l'accesso alla corte centrale, nella quale è presente un puteale in marmo. L'ambulacro è arricchito con un ciclo di affreschi su san Giacomo della Marca, attribuiti ad Andrea De Lione ed aiuti, realizzato alla fine del XVII secolo; nella stessa zona inoltre sono poste diverse tombe, custodite precedentemente nella chiesa prima dei lavori di ricostruzione alla fine del XVI secolo: lapide di Pascale Diaz Garlon del 1487, monumento sepolcrale Macedonio, monumento sepolcrale di Costantino Castriota Scanderberg del 1500, realizzato da Jacopo della Pila, monumento di Gaspare Siscaro, sepoltura di Porzia Tomacelli, sepolcro di Matteo Ferrillo del 1499, sempre del della Pila e ritenuta essere da alcuni studiosi la tomba di Dracula[6], monumento di Sanzio Vitagliano su cui è applicato un Cristo risorto, attribuito a Jacopo della Pila, e della consorte Ippolata Imperato del 1496, sepoltura Trecastelli e sepoltura Vena.

Sul lato opposto dell'ingresso al chiostro è posta la sagrestia e il refettorio; quest'ultimo, con volta a conchiglia realizzata nel XVI secolo, è stato diviso in due con una parte che verte nella zona del complesso monumentale ed una in quella degli uffici della provincia: nella prima zona è custodito un affresco di Andrea Sabatini o di Bramantino Salita al Calvario, oltre ad un pulpito scolpito con bassorilievi raffiguranti san Michele, san Francesco e crocifisso, mentre nella seconda zona affresco di Francesco da Tolentino con parte centrale ritraente Adorazione dei Magi tra i santi Francesco e Bonaventura, nella parte inferiore Annunciazione e Natività e nella lunetta Incoronazione della Vergine; sulla parete di fondo un tondo in marmo con Madonna e Bambino di ignoto dei primi anni del XVI secolo Tutte le stanze dei piano superiore che vertono sul chiostro minore sono occupate dal museo d'arte religiosa contemporanea, mentre quelle chi si aprono intorno al chiostro, compreso il refettorio, sono utilizzata dall'università telematica Pegaso, per eventi congressuali e cerimonie. 

Fig.13 Il chiostro maggiore

Il chiostro maggiore (fig.13), detto anche di San Francesco, a cui si accede da un'entrata alla sinistra dell'ingresso del convento, si presenta a pianta quadrata e in stile toscano: ha nove arcate su ciascun lato, con colonne in marmo bianco e capitelli in granito. Fino al 1747 possedeva un ciclo di affreschi, Storie della vita di San Francesco dipinto da Luigi Rodriguez, poi cancellato a causa del cattivo stato di conservazione; tra le opere d'arte, custodisce due statue, una nell'androne, Astronomia, di Girolamo D'Auria, e Diritto, di Francesco Cassano; in una sala, che in passato era in comunicazione con la cucina, si conserva un medaglione raffigurante Madonna con Bambino del XVI secolo.

Annessa al convento era anche un'infermeria, esistente già dal 1575 ed attiva fino alla fine del XIX secolo: i locali occupati sono andati in parte perduti, in parte inglobati nelle abitazioni circostanti; da disegni del 1868 ritrovati presso la sede della provincia di Napoli, questa doveva presentarsi con un cortile, su cui si affacciavano diversi locali, a due piani e con una sorta di ponte che la metteva in diretta comunicazione con la chiesa di Santa Maria la Novam Nell'infermeria inoltre c'era una chiesa, in origine dedicata a sant'Erasmo, poi profanata e sconsacrata agli inizi del XVI secolo, per poi essere riconsacrata, questa volta alla Santissima Immacolata, di cui ne ospitava la congrega: questa si presentava a navata unica, con due cappelle su ogni lato; subì inoltre lavori di restauro nel 1773, ospitò la sepoltura di Giovanni Paisiello dal 1816, per poi essere abbattuta alla fine del XIX secolo

sabato 31 agosto 2024

Il Prof. Vittorio Silvestrini ci ha lasciato


Il fondatore di città della scienza Vittorio Silvestrini  ci ha lasciato, vogliamo ricordarlo ai nostri lettori con un articolo che gli dedicammo anni fa nel mio volume Quei napoletani da ricordare.



Città della scienza 

La città della scienza, fiore all’occhiello della Napoli che vuole riscattarsi, deve (purtroppo oggi dobbiamo dire era) la sua esistenza alla caparbietà di Vittorio Silvestrini che ha sempre presieduto il consiglio di amministrazione, oltre ad essere il responsabile della fondazione IDIS (Istituto per la Diffusione e la valorizzazione della cultura Scientifica). Posta sul mare di Bagnoli, a due passi da quel mostro ecologico che fu l’italsider, costituiva un notevole attrattore turistico e culturale, luogo di aggregazione sociale ed incubatore di imprese. Nella notte del 4 marzo 2013, è stata spazzata via da fiamme assassine, certamente di origine dolosa. Anche se il suo creatore, Vittorio Silvestrini, con le lacrime agli occhi, ha tenuto a dichiarare: «sono devastate le mura, ma non il progetto». 

Visita guidata a Città della scienza 2008

La splendida struttura ospitava un centro congressi e si potevano ammirare una serie di esperimenti pratici e dimostrazioni dal vivo per conoscere il mondo delle scienze. La ricorderemo a chi non l’ha conosciuta attraverso le foto scattate da Maddalena Iodice nel corso della visita guidata che organizzai anni fa per la combriccola di amici che ogni fine settimana mi seguiva tra i monumenti, le chiese ed i musei della nostra amata Napoli. 

 

Vittorio Silvestrini (1935-2024)

Vittorio Silvestrini, che fermamente l’ha voluta e siamo sicuri, riuscirà a ricostruirla, nasce a Bolzano nel 1935, si laurea  giovanissimo, nel 1957, in fisica alla scuola Normale Superiore di Pisa e dal 1972 insegna fisica generale presso la Federico II. Egli ha svolto ricerche in vari settori della fisica, dalle particelle elementari all’energetica, all’ottimizzazione e pianificazione dei sistemi complessi. La sua carriera didattica si è sviluppata a partire dal 1958 in numerose università e istituzioni pubbliche e private, italiane e straniere, dove per molto tempo si è occupato anche di formazione e divulgazione. È autore di vari libri di fisica per le scuole, alcuni romanzi e volumi di racconti su temi di scienza e fantascienza.

Ha alle spalle una lunga e prestigiosa attività scientifica in diversi campi, documentata da oltre cento pubblicazioni su riviste internazionali. Ha svolto una cinquantennale attività didattica in numerose istituzioni scientifiche pubbliche e private.

Tra i numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali ricevuti ricordiamo: il Premio Descartes per la comunicazione scientifica (a oggi unico italiano premiato) ricevuto nel 2006 dall’Unione Europea; la medaglia d’oro per i 25 anni dell’evento Futuro Remoto conferita nel 2011 dal Presidente della Repubblica.

Tra i libri più importanti ricordiamo:

  • Uso dell'energia solare, Roma, Editori Riuniti, 1981
  • Risparmiare energia, Firenze, La nuova Italia, 1982
  • Storia della terza guerra mondiale, Napoli, Liguori, 1982
  • Come si prende una decisione, Roma, Editori Riuniti, 1982
  • La progettazione dei sistemi fotovoltaici, Napoli, Liguori, 1984 (con F. Califano e G. Vitale)
  • Guida alla teoria della relatività, Roma, Editori Riuniti, 1984
  • Un generale piccolo piccolo, Napoli, Liguori, 1984
  • Fisica termodinamica, Napoli, Liguori, 1985 (con C. Mencuccini)
  • Che cos'e l'entropia, Roma, Editori riuniti, 1985
  • Patruzza, il dottore e Ferdinando, Napoli, Pironti, 1985
  • Fisica I (elettromeccanica e termodinamica), Napoli, Liguori, 1987 (con C. Mencuccini)
  • Cronache da una provincia dell'impero, Roma, Editori Riuniti, 1987
  • Uso dell'energia solare, Roma, Editori Riuniti, 1988
  • Fisica II (elettromagnetismo e ottica), Napoli, Liguori, 1989 (con C. Mencuccini)
  • Ristrutturazione ecologica della civiltà: il comunismo verso il terzo millennio, prefazione di Pietro Ingrao, Napoli, CUEN, 1990
  • La città senza fuoco, Liguori, 1991 (con V. Alinovi)
  • Vino di paradiso, Napoli, Liguori, 1991
  • Ma grideranno le pietre, Napoli, CUEN, 1993 (con L. Amodio)
  • Controverso: globalizzazione, qualita della vita, lavoro, Napoli, CUEN, 1997
  • Fisica (manuale per le scuole superiori in tre volumi), Napoli, Liguori, 1999-2000 (con E. Balzano e C. Silvestrini)
  • La risorsa infinita, Roma, Editori Riuniti, 2009 (con P. Greco)
  • Progetto Erevan, Roma, Editori Riuniti, 2011
  • Che cos'e l'entropia (nuova edizione), Roma, Editori Riuniti, 2011
  • Guida alla teoria della relatività (nuova edizione), Roma, Editori Riuniti, 2011

Inoltre nel 2006 ha vinto il Premio Descartes per la comunicazione scientifica. 

 




 

martedì 27 agosto 2024

Riapre il salotto della Ragione


Una riunione del salotto culturale
di alcuni anni fa

Esultate, a settembre riapre il salotto della Ragione, spostando la giornata di riunione dal venerdì al mercoledi, per cui l'apertura sarà alle 17:30 del 4 settembre. Tutti coloro che hanno l'onore di frequentarlo possono segnalarmi che saranno presenti con una mail.

Riprenderanno anche le visite guidate. Per coloro che vorrebbero venire come neofiti, devono mandarmi una mail indicando: età, professione, indirizzo, telefono e cellulare e saranno contattati. 

 achilledellaragione@gmail.com

Vi invito ora a leggere un mio vecchio articolo sull'argomento, pubblicato all'epoca su riviste cartacee e telematiche.  

  

Il salone che accoglie le riunioni
 
Alcuni degli amici che partecipano al
 salotto culturale di Achille della Ragione

Achille ed Elvira a San Potito
In una visita guidata del 2007

Visita guidata del 2008
a Città della scienza 



Le memorabili visite guidate
 ed il leggendario salotto culturale
 



Sono circa 30 anni che nel fine settimana organizzo delle visite guidate a chiese, monumenti, mostre, palazzi storici etc, quale presidente a vita e ad honorem della famigerata associazione Amici delle chiese napoletane.In passato dividevo il vasto pubblico in due tronconi con una visita alle 10 e 30 ed un'altra alle 12, dopo la quale ci recavamo in una bettola per consumare un lauto pasto, nel quale si distingueva per la sua famelica voracità un personaggio dalle dimensioni debordanti: Giorgio Pollio. Spesso ci recavamo fuori Napoli, non solo in località della Campania; Caserta, Portici, Salerno, Sorrento, etc, ma spesso ci siamo recati a Roma ed anche a Firenze e Milano per visitare importanti mostre. Erano altri tempi, oggi gran parte del mio pubblico, per quanto costituito da professori, professionisti e imprenditori non sgancia un becco di un quattrino neanche sotto minaccia. Spesso ho fatto aprire luoghi negati alla fruizione, tra cui voglio ricordare Villa Rosebery, la celebre residenza del Presidente della Repubblica, che potemmo visitare grazie a un mio amico: Emanuele Leone, nipote dell'omonimo Presidente. Ciò avveniva molti anni prima che il Fai organizzasse sporadicamente visite a cui per accedere bisogna iscriversi all'organizzazione, sganciando 50 euro. Anche questo anno ho fatto intervenire il ministro per poter visitare la chiesa della Nunziatella, un tesoro d'arte negato alla fruizione di turisti e napoletani.Tra le visite del passato che meritano di essere ricordate vi è quella nella quale feci da Cicerone a big della cultura italiana dell'epoca: Giulio Andreotti, Umberto Eco, Marcello Dell’Utri, Oliviero Diliberto e tanti altri vip che ebbero l'onore di visitare Capodimonte sotto la guida del sottoscritto e conservo gelosamente i libri che mi dedicarono Andreotti e lo stesso Eco. Nel 2006 in occasione della mostra: Caravaggio, l'ultimo tempo, che si tenne sempre a Capodimonte, dovetti organizzare ben 12 puntate, perché tra i visitatori vi era sempre una preside, premurosa della cultura dei suoi sottomessi, che mi pregava di tenere una visita per i suoi studenti poi, immancabile, la presidentessa del Soroptimist o un presidente di un Rotary o di un Lions, che mi imploravano di ammaestrare i loro iscritti.Nel corso di una di queste visite partimmo in 80-90 persone, ma dopo poche decine di minuti eravamo divenuti centinaia, per cui la direzione del museo, invidiosa del mio straordinario successo, fingendo di temere per l'incolumità dei dipinti esposti, inviò due carabinieri per sciogliere l'assembramento. I due militari quando giunsero al mio cospetto si accorsero con grande meraviglia che, alla mia destra vi era il procuratore generale della Repubblica ed alla mia destra il Questore, per cui non osarono fiatare. Io li affrontai baldanzoso: "Ecco altri due visitatori, mettetevi in fila e cercate di imparare qualcosa". Un altro episodio che merita di essere ricordato è quando con un passaparola organizzai nel museo di San Martino una visita guidata per i tassisti napoletani, che accorsero a frotte clacsonanti ed entusiasti. Tra gli episodi più recenti voglio ricordare uno avvenuto l'anno scorso al museo archeologico, quando le guide autorizzate chiamarono i vigili urbani per mettere fine alla mia visita, scambiandomi per un abusivo.  Io spiegai loro con santa pazienza che ero in un luogo pubblico con i miei amici, i quali avevano pagato il biglietto di ingresso, ma non versavano niente nelle mie tasche per le mie spiegazioni, che tra l'altro sono impagabili. Spiegai loro che nessuno mi poteva impedire in un luogo pubblico di parlare e che se avessero insistito ad importunarmi avrei chiamato i carabinieri per identificarli e li avrei denunciati per stalking. Appena estrassi il mio cellulare d'antiquariato dalla tasca e accennai a comporre le prime cifre se la diedero a gambe, mormorando perdonateci.  Viceversa in una visita l'anno scorso nella chiesa di San Giovanni a Carbonara una pattuglia della benemerita dovette realmente intervenire. Mi ero recato nella chiesa in avanscoperta alcuni giorni prima e avevo notato che i pochi custodi, invece di controllare i tesori d'arte a loro affidati, prendevano comodamente il sole sfogliando stupide riviste come Novella Duemila ed Eva Tremila. Nel cominciare il percorso accennai a queste insane abitudini e uno dei custodi dalle dimensioni erculee cominciò ad urlare minaccioso facendo accorrere i suoi colleghi. Non mi persi d'animo e chiamai immediatamente il 112, chiedendo un intervento immediato, altrimenti avrei chiamato il 113. Ma loro mi assicurarono: "Non preoccupatevi abbiamo una volante a pochi metri interverrà immediatamente". Ed infatti pochi minuti e sul posto vi erano quattro esponenti delle forze dell'ordine di cui uno alto due metri. Nel frattempo era intervenuto anche il parroco ed alcuni delinquenti chiamati dai custodi. Chiesi perentorio di identificare quei volti patibolari che cercavano di intimidirmi, li avrei denunciati alla magistratura e soprattutto li avrei fatti licenziare dal sindaco, del quale sono amico. Il custode arrossì per lo spavento ed il parroco prese le sue difese affermando: "Illustre professore, se questo delinquente vi chiede scusa e vi bacia la mano siete disposto a perdonarlo?". "Certamente e ci faremo assieme anche una pizza". A questo punto uno dei carabinieri chiese: "Maestro facciamo da anni servizio nella zona e non abbiamo mai visitato la chiesa, possiamo unirci alla vostra visita?" "Accomodatevi" risposi tanto nella zona i criminali non esistono. Questo anno siamo alla trentunesima visita, abbiamo avuto il record di presenze quando abbiamo visitato la caserma Salvo D'Acquisto, già monastero della chiesa di San Potito. Eravamo 151, conosco il numero preciso perché abbiamo dovuto fornire alla porta l'elenco delle generalità dei partecipanti.Le visite proseguiranno fino a giugno inoltrato, per riprendere a settembre, almeno per coloro che saranno ancora in vita.

Passiamo alla storia del salotto culturale di Elvira Brunetti della Ragione, il quale per oltre dieci anni ha costituito un vero e proprio cenacolo, un faro nel deserto culturale napoletano. Ogni mercoledì alle 17 una cinquantina di amici si riunivano negli eleganti saloni della villa posillipina di donna Elvira e dopo aver consumato al piano superiore il fatidico the con annessi pasticcini, accoglievano l’ospite di turno, il quale avrebbe discusso per un paio d’ore su un argomento di cui era esperto, dalla letteratura all’arte, dalla storia di Napoli alla filosofia ed al cinema, per rispondere poi alle domande degli ascoltatori. Nel corso degli anni si sono alternati oltre 150 relatori: scrittori, giornalisti, registi, docenti universitari. Possiamo affermare senza tema di esagerare che la migliore intellighenzia napoletana è passata per il salotto, spesso rimanendovi poi come frequentatore. Alle riunioni settimanali ogni tanto si aggiungevano delle conferenza a più voci su argomenti di ampio respiro, dalla letteratura francese alla filosofia tedesca, ospitate da celebri istituzioni come il Grenoble, il Goethe Institut o l’Istituto Italiano degli Studi Filosofici. Il sabato e la domenica si passava poi, sotto la guida del sottoscritto, a visitare mostre, chiese, monumenti, privilegiando luoghi negati alla fruizione che venivano aperti per l’occasione, spesso dopo un oblio di decenni e non mancavano spedizioni lontano da Napoli, a Roma, Firenze, Milano, Salerno, Ischia, Capri, in occasione di importanti rassegne artistiche. Dopo una sosta forzata nel 2008 la sua riapertura era attesa con spasmodica fibrillazione dai tanti amici del mercoledì, ansiosi di poter partecipare alle cerimonie del tempio del sapere e finalmente nel 2014 ha ripreso a funzionare a pieno ritmo di venerdì, abolendo le inutili abbuffate, ora l’unico cibo è la cultura che elargisco personalmente con generosità e dovizia di particolari.


Visita guidata del 2008
alla Sanità 

Achille con miss zizze bone

Chiesa di San Potito 10 marzo 2018

Museo di San Martino 4 maggio 2018


Achille con due allieve

visita chiesa Monteoliveto