martedì 5 dicembre 2023

Dalla Vigilia all'Epifania la festa più lunga che ci sia


 
A Napoli, alle spalle di San Lorenzo Maggiore, scorre via San Gregorio Armeno, la conosciutissima via dei pastori e della non meno nota libreria Neapolis, dove è possibile rintracciare qualsiasi libro sull’arte napoletana, antica e moderna. Si tratta di uno dei cardini più vicini all’Agorà greca ed in alcune mura è possibile rintracciare l’esistenza dell’opus reticulatum, segno del collegio dove vivevano le sacerdotesse di Cerere; vi è poi la chiesa di San Gregorio Armeno, fondata da S. Elena, la madre di Costantino su un precedente tempio pagano. Tra strutture barocche e quadri dei più noti artisti napoletani si conserva il sangue di S. Patrizia, che fa invidia per precisione nello sciogliesi in date canoniche a quello del più celebre collega San Gennaro.
La strada è famosa in tutto il mondo perché è considerata un autentico santuario dell’arte presepiale, essendo costellata da numerose botteghe di artigiani specializzati nella fabbricazione dei pastori, i cosidetti figurari, affiancati da altri artigiani abili nella costruzione di elaborati presepi.
La via è costantemente affollata di turisti e curiosi, ma nel mese di dicembre la circolazione pedonale diventa difficile e laboriosa e per percorrere poche centinaia di metri occorre più di un’ora. 
Nel periodo natalizio infatti si offrono in vendita agli amatori veri e propri gioielli di arte, più che di artigianato e sono in mostra nelle botteghe spettacolari rappresentazioni della Natività.

Vendita di pastori a San Gregorio Armeno


Per fortuna i pastori di plastica, dopo un iniziale successo dovuto al basso costo, sono stati soppiantati da quelli tradizionali, eseguiti con antichi calchi e pazientemente dipinti a mano uno alla volta.

Un presepe napoletano del Settecento


Se si è fortunati e si possiede un portafoglio a mantice, è possibile acquistare qualche pezzo originale del Settecento, oggi rarissimi.
La tradizione di fare per le festività natalizie un presepe casalingo è per i napoletani una tradizione molto sentita e pochi sono disposti a rinunciarci. Si tratta di un’usanza che risale alla fine del Quattrocento, quando la fabbricazione delle figure principali diventa un mestiere specializzato.
Il massimo del fulgore viene raggiunto nel Settecento, quando tutti i ceti sociali furono presi dalla passione per il presepe a partire dallo stesso re Carlo III. Alcune creazioni nate in quel secolo con il concorso di veri e propri artisti, scultori ed ebanisti, costituivano una tappa obbligata per i numerosi forestieri che includevano Napoli tra le tappe fondamentali del Grand Tour.
Da alcuni anni vi è l’usanza, al fianco dei classici personaggi, dai re magi al Bambinello attorniato da mucca ed asinello, di forgiare dei pastori con le sembianze di personaggi, del teatro, della politica e dello sport. 
Si sono visti perciò, dopo Totò ed Eduardo, Bassolino e Maradona, mentre oggi vanno di moda l’impettito Di Pietro ed il cavaliere presidente, alias Silvio Berlusconi, per i nordici Berlusca, per le fanciulle in fiore Papi.

Il presepe di donna Elvira


“Te piace ‘o presepe”, “senza dubbio mi piace assai”, avrebbe risposto Ninno a Lucariello se si fosse trovato al cospetto del presepe di donna Elvira Brunetti in della Ragione, alias mia moglie, vincitore nel 1980 del primo premio a San Gregorio Armeno e quest’anno raddoppiato di dimensioni in onore dei nipotini Leonardo, Matteo ed Elettra.
Da tempo è in atto una guerra silenziosa verso la tradizione millenaria del presepe, in nome di un multiculturalismo abietto e fuori luogo. I grandi magazzini non vendono più i caratteristici pastori, con la scusa di una richiesta diminuita e va sempre più di moda l’albero di Natale, una usanza nordica che incontra sempre più adesioni.
Le due espressioni sono lo specchio di due diverse concezioni religiose: quella monoteista e quella animista. Infatti mentre il Bambinello ci ricorda il messaggio di pace e la buona novella, l’albero ci rammenta il periodo nel quale tutti noi vivevamo nelle grandi foreste.

Migliaro - Via S. Gregorio Armeno



Mettere insieme i due simboli è un modo corretto per conciliare tradizioni religiose differenti.
Nel presepe si rappresenta il momento culminante dell’amore di Giuseppe e Maria verso il loro fragile figlioletto, destinato in breve tempo a cambiare il mondo ed è triste constatare come, drogati dal consumismo, abbiamo trasformato questo magico momento in un rito di massa, con grandi mangiate e smodate libagioni, acquisti sfrenati ed una idolatrica prostrazione al dio denaro.

Ignoto del XVIII secolo - Figure di presepe


Anche il rito dell’albero, che vuole rammentarci il nostro passato nei boschi, quando le piante ci fornivano riparo dalle intemperie e grande messe di frutti deliziosi, è stato trasformato in un feticcio luccicante colmo di doni inutili e costosi. Senza tener conto della orrida strage di piccoli abeti sacrificati al dio Natale, una gigantesca legnificina che ci fa pensare ad Erode ed alla sua sete di sangue e di morte. Bisogna approfittare di questi giorni, in cui studio e lavoro presentano una pausa per riunire le famiglie, sempre più spesso separate per santificare la festa, aiutando il prossimo ed innanzitutto cercando di comprendere le ragioni degli altri.
Il presepe diverrà in tal modo il simbolo dell’amore familiare e della concordia sociale e, nell’armonica disposizione dei pastori, lo struggente ricordo di un mondo felice perduto da riconquistare.


Befana 


Dal 24 dicembre al 6 gennaio, dalla vigilia di Natale all’Epifania si celebra la più lunga festa del mondo occidentale, una rivisitazione di antiche consuetudini pagane, che il cristianesimo ha vivificato attribuendole un diverso significato.
Un miscuglio inestricabile di glorificazione di spirito e materia, che trova la sua apoteosi nello scambio di regali, amplificato dalla nostra società consumistica e negli eccessi alimentari, esemplari di una civiltà crapulona ed ipercolesterolemica.
Le date ed i simboli hanno tutti un punto di riferimento in vecchie tradizioni: il giorno del Natale, i re magi, la consuetudine del presepe e dell’albero, le figure di Babbo Natale e della Befana. 
I Romani nel III secolo introducono il 25 dicembre la festa del Dies Natalis Solis Invicti, mentre la Chiesa sceglierà lo stesso giorno per celebrare la nascita di Cristo nel secolo successivo.
Il presepe sorge per un’idea di San Francesco nel 1223, il quale fissa attorno alla grotta la rappresentazione della Natività ed avrà una consacrazione artistica grazie ad Arnolfo di Cambio che ne scolpisce uno nel 1290; più tarda l’abitudine dell’albero, che nata in Germania comincerà a diffondersi a partire dal XVII secolo, anche se in verità già i Celti erano soliti legare piccoli doni ai rami degli alberi. 
I re magi personificano l’usanza del donare, come Babbo Natale, il cui precursore è il vescovo San Nicola di Mira, mentre la Befana raffigura la natura alla fine di un ciclo e riprende in chiave cristiana i compiti della dea Strenia, da cui deriva il termine strenna. 
I dodici giorni delle festività natalizie costituiscono una vera e propria maratona cerimoniale alla quale tutti, credenti e miscredenti, volenti o nolenti, sono costretti a partecipare, ignari di ripetere pedissequamente una tradizione pagana che simboleggiava il trionfo del sole sull’oscurità, mentre oggi si celebra un dio che venne a portare la luce in un mondo avvolto dalle tenebre del peccato.
Preparare il presepe o l’albero, scambiarsi regali, osservare un pranzo particolare, magro prima, seguito da una colossale abbuffata, sparare dei botti a Capodanno per uccidere l’anno vecchio, mentre una volta si cacciavano gli spiriti maligni, fa parte di una recita collettiva alla quale non si può non partecipare. 
Tra Natale e l’Epifania giganteggia il rito di festeggiare il Capodanno, illuminato dalla luce dei fuochi per indicare il cammino al passaggio del nuovo anno. E nel frattempo si mangiano lenticchie (simbolo di abbondanza dal tempo dei Romani) e bisogna indossare qualcosa di rosso, soprattutto le donne, che colgono l’occasione per sfoggiare lingerie nuova e sexy. Si cerca di interrogare il futuro e si fanno promesse di cambiare in meglio. 
Nei veglioni scorrono fiumi di champagne alla ricerca di una notte indimenticabile consacrata al divertimento folle, memori degli antichi riti dionisiaci, percorsi da una incontenibile frenesia sessuale. 
E se il commercio spera che la girandola dei regali metta di nuovo in moto l’economia boccheggiante, tutti noi speriamo in una briciola di felicità, anche se veniamo distratti tra celebrazioni religiose e santificazioni dello shopping, desideri e doveri, esigenze dello spirito e richiami della carne, in un’interminabile girandola di eventi che costituiscono la più antica e più lunga festa del mondo occidentale.

Presepe contro albero di Natale


Da tempo è in atto una guerra silenziosa verso la tradizione millenaria del presepe, in nome di un multiculturalismo abietto e fuori luogo. I grandi magazzini non vendono più i caratteristici pastori, con la scusa di una richiesta diminuita e va sempre più di moda l’albero di Natale, una usanza nordica che incontra sempre più adesioni. Le due espressioni sono lo specchio di due diverse concezioni religiose: quella monoteista e quella animista. Infatti mentre il Bambinello ci ricorda il messaggio di pace e la buona novella, l’albero ci rammenta il periodo nel quale tutti noi vivevamo nelle grandi foreste.
Mettere insieme i due simboli è un modo corretto per conciliare tradizioni religiose differenti.
Nel presepe si rappresenta il momento culminante dell’amore di Giuseppe e Maria verso il loro fragile figlioletto, destinato in breve tempo a cambiare il mondo ed è triste constatare come, drogati dal consumismo, abbiamo trasformato questo magico momento in un rito di massa, con grandi mangiate e smodate libagioni, acquisti frenetici ed una idolatrica prostrazione al moloch dell’euro.
Anche il rito dell’albero, che vuole rammentarci il nostro passato nei boschi, quando le piante ci fornivano riparo dalle intemperie e grande messe di frutti deliziosi, è stato trasformato in un  feticcio luccicante colmo di doni inutili e costosi. Senza tener conto della orrida strage di piccoli abeti sacrificati al dio Natale, una gigantesca legnificina che ci fa pensare ad Erode ed alla sua sete di sangue e di morte.
Approfittiamo di questi giorni in cui studio e lavoro presentano una pausa per riunire le famiglie, sempre più spesso separate ed a santificare la festa aiutando il prossimo ed innanzitutto cercando di comprendere le ragioni degli altri. 
Il presepe diverrà in tal modo il simbolo dell’amore familiare e della concordia sociale e, nell’armonica disposizione dei pastori, lo struggente ricordo di un mondo felice perduto da riconquistare. 
   
  

 

venerdì 1 dicembre 2023

Interessante visita guidata



A grande  richiesta sabato 9 dicembre,  con appuntamento alla biglietteria delle Gallerie d'Italia, ex sede Banco di Napoli, via Roma alle ore 15:00. Vi sarà un'interessante visita guidata ad una mostra sulla pittura a Napoli all'epoca del decennio francese, alla quale dedicheremo circa 30 minuti, mentre il resto del tempo sarà dedicato alla collezione permanente, da Caravaggio a Gemito, da Luca Giordano a Solimena.

L'ingresso è gratuito per tutti i correntisti Banco Napoli ed Intesa San Paolo, altrimenti il costo è 4 euro.

Poiché la visita è a numero chiuso bisogna al più presto prenotarsi inviando una mail ad

 achilledellaragione@gmail.com

oppure telefonando a 081 7692364

venerdì 17 novembre 2023

Quattro dipinti da ammirare

 

Fig.1 - Elettra Carignani di Novoli -
 Fiori sgargianti

I dipinti di cui parleremo  (figg.1-2-3) sono opera di un'abile bambina, Elettra Carignani di Novoli, che ama rappresentare la realtà come la percepisce e cerca di trasmettere agli altri le sue sensazioni. Spesso si ascoltano giudizi del tipo: "L'arte contemporanea non la capisco, non mi piace non mi desta alcuna emozione, ha abbandonato la ricerca della bellezza, probabilmente non è arte ma solo una presa in giro". 

Fig.2 - Elettra Carignani di Novoli -
Fiori profumati

Noi nel giudicarli ci atterremo ad un antico proverbio che afferma:  "Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace" ed a noi questi quadretti piacciono molto, in particolare i primi due che rappresentano dei fiori, rappresentati con amore, con precisione e con un armonico gioco di colori tale, che quando ci siamo avvicinati ne abbiamo percepito il profumo.

Fig.3 - Elettra Carignani di Novoli -
Paesaggio autunnale

Il terzo dipinto, ricco di un cromatismo sgargiante, raffigura un paesaggio autunnale, in cui spiccano alte cime ricoperte di vegetazione ed è stato dedicato ai suoi nonni: Elvira ed Achille a cui lei vuole un bene infinito, ricambiato in eguale misura. 

Concludiamo in bellezza con un quarto dipinto (fig.4),  opera di Tiziana, mamma della bambina e figlia dei due nonni 

 

Fig.4 - Tiziana Carignani di Novoli -
Pappagallo parlante

Esso rappresenta un pappagallo dal becco debordante ed ogni notte, da quando lo ho appeso ad una parete della mia camera da letto, di notte parliamo dei più svariati argomenti e lui dimostra una profonda saggezza 

Achille della Ragione

 

Elettra con nonna Elvira 

 


mercoledì 15 novembre 2023

Due capolavori inediti di De Matteis

 

fig. 1 - Paolo De Matteis -
Sposalizio della Vergine - (63 x 78) -
 Italia collezione Auricchio

Abbiamo avuto la fortuna di poter ammirare due capolavori inediti di Paolo De Matteis conservati nella collezione Auricchio, entrambi di pari dimensioni (63 per 78 cm) e di soggetto religioso.
Il primo dipinto (fig.1) raffigurante Lo sposalizio della Vergine, o sposalizio di Maria e Giuseppe, un episodio della tradizione cristiana che ricorda le nozze tra la vergine Maria e san Giuseppe, tradizionalmente festeggiato nella Chiesa cattolica  il 23 gennaio, ci colpisce per la solennità dei personaggi raffigurati.
L'impeto barocco tende a stemperarsi egli cambia le composizioni adattandole a schemi frontali, chiusi, riduce i voluminosi panneggi, attenua il pathos delle slargate forme giordanesche, raffredda il cromatismo. chiusi, riduce i voluminoso panneggi, attenua il pathos delle slargate forme giordanesche e raffredda il colore.
Il secondo dipinto (fig.2) raffigura uno scenario frequente nella pittura italiana. L'iconografia del Matrimonio mistico deriva da un testo medievale che descrive la conversione al cristianesimo di Caterina d’Alessandria. Il testo racconta come, dopo esser stata battezzata, la giovane abbia avuto una visione: nel cielo, tra angeli e santi, le apparvero la Madonna con in grembo il bambino Gesù, il quale infilò al dito di Caterina un anello, facendola sua sposa.
Come nella maggioranza dei dipinti di soggetto analogo, i tre protagonisti dell’episodio sono circondati da alcuni santi, viceversa nel dipinto in esame vi sono tre simpatici angioletti, che troviamo identici in altri quadri del De Matteis.


fig. 2 - Paolo De Matteis -
Matrimonio mistico di S. Caterina - (63 x 78) -
Italia collezione Auricchio


Concludiamo con qualche notizia biografica.

L’allievo più importante partorito dalla costola del Giordano è Paolo De Matteis, che seppe evolvere il Barocco del suo maestro in una lieta e diafana visione, arcadica e classicistica; a lui il De Dominici, riconoscendone la statura, dedicò una trattazione a parte nelle sue celebri “Vite”. La critica negli ultimi decenni ne ha scandagliato più a fondo lo stile e la personalità e l’artista oramai è emerso come il più esemplare precorritore dei tempi moderni e come il più significativo battistrada della nuova pittura napoletana prima dello scadere del secolo. Oggi il De Matteis occupa un posto di primo piano nel panorama delle arti figurative partenopee di fine secolo ed ha superato in bellezza il giudizio poco lusinghiero che ebbe nei suoi riguardi la Lorenzetti, la quale, nello stilare il catalogo della mostra su tre secoli di pittura napoletana nel 1938, lo definì stanco ripetitore dei modi del Giordano ed emulo impari del Solimena. Gli studi più recenti collocano la sua figura in maniera originale ed indipendente a confronto dei due «campioni» della cultura figurativa napoletana tra Seicento e Settecento; anzi, riguardo ai suoi rapporti col Solimena, gli studiosi riconoscono unanimemente che il De Matteis con grande anticipo avviò un discorso di classicizzazione dell’esperienza barocca. Il Solimena infatti accrebbe, con lo studio dei modi pittorici del De Matteis, l’interesse verso quei canoni proposti dal Maratta, cui aveva spiritualmente già aderito, attraverso la frequentazione di circoli letterari napoletani.
Per chi volesse approfondire l’autore ed ammirare centinaia di foto a colori dei suoi dipinti consigliamo di consultare la mia monografia sull’artista (fig.3) digitando il link
http://www.guidecampania.com/dellaragione/articolo15c/index.htm


fig.3 - monografia su De Matteis



sabato 11 novembre 2023

Sentenza esemplare del tribunale di Strasburgo

 


L'avvocato Francesco Conti ci ha comunicato che dopo circa 10 anni di attesa finalmente la Corte dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo ha emesso la sentenza definitiva sul caso del celebre ginecologo Achille della Ragione, condannato a 10 anni di reclusione ed oggi assolto in via indiscutibile con sentenza che diventerà a breve esecutiva anche in Italia. Vi erano buone speranze già quando il ricorso davanti alla Corte dei Diritti dell'uomo, fu accettato, perché capita a meno del 3% dei ricorsi. La Corte - ha poi concluso il legale del ginecologo - ha recepito nel corso del procedimento ben otto violazioni del diritto di difesa.

Appena la sentenza verrà pienamente accolta dalla giurisprudenza italiana, cominceranno i guai finanziari per lo Stato, che, a richiesta del danneggiato, gli dovrà versare circa 800 mila euro.

Il professor della Ragione, oltre ad un cervello straripante, possiede un cuore nobile (per quanto gravemente malato) per cui ha deciso che, dopo aver acquistato la prima pagina di tutti i quotidiani italiani, i quali pubblicheranno il testo integrale della sentenza, il resto dei soldi andrà elargito equamente a: Madre Teresa di Calcutta (di Napoli). Al Piccolo Cottolengo che ha sede presso la chiesa di Donnalbina. All'Istituto dei ciechi Colosimo.

Giustizia è fatta, ma nessuno potrà far dimenticare ad Achille il calvario subito e gli anni di vita strappati a lui ed alla sua famiglia.

il Roma 3 ottobre 2012
il Mattino 3 Ottobre 2012





venerdì 27 ottobre 2023

Su quel volo EL-AL per Roma

 

Venerdì di Repubblica
 - pag.19 - 27 ottobre 2023


Sabato 7 ottobre, sono le 6:30 quando il suono delle sirene ci catapulta fuori dal letto e ci fa correre nel rifugio. Temo di tratti di un attacco a sorpresa ad Israele, dico a mio marito. Non finiamo di elaborare questo pensiero che è già guerra. L'operazione Tempesta Al-Aqsa da parte di Hamas contro Israele è cominciata. Le news fanno da sfondo a telefonate con parenti lontani, con ex-colleghi del think tank dove ho lavorato, con amici ebrei israeliani. Alcuni di loro saranno direttamente coinvolti nel conflitto. Le liste di morti e feriti pubblicate dall'esercito mi fanno rabbrividire per la giovanissima età dei caduti, e poi i civili coinvolti da entrambi i lati. Non sono solo i razzi a cui, a fatica, dopo qualche anno mi sono dovuta abituare. Tutto questo non l'avevamo mai visto. Si aggiunge la preoccupazione per il rientro in Israele di mia figlia, in Bulgaria con la scuola. Non abbiamo la priorità sugli aerei militari della Farnesina perché Italiani residenti in Israele, non turisti. Ci attanaglia il senso di colpa di non poter fare di più per chi deve restare, ma mi dico che partire è la cosa migliore, soprattutto per i miei figli. È il 12 ottobre, siamo sul volo EL-AL per Roma.
Decolliamo che è quasi buio per minimizzare possibili intercettazioni, e penso alla mia famiglia in Italia che non vedo l'ora di riabbracciare.

Tiziana della Ragione 



Tiziana (a sinistra) con la sorella Marina
ed il panorama di Tel Aviv




giovedì 26 ottobre 2023

Achille filosofo

 




Tutti, ingenuamente, credono che le sbarre delle prigioni servano per evitare la fuga ai reclusi: viceversa, la loro funzione è quella di impedire che tra quelle tristi mura entrino la legalità, l’intelligenza, l’altruismo, la generosità, la bontà.

Settembre 2013 Achille della Ragione


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Ammirare il gioco cangiante dei colori e delle linee è una delle massime felicità del genere umano

A pochi è concesso il privilegio di vivere in eterno nella memoria degli altri, per le opere d'arte è invece normale sfidare i secoli, dando gioia e diletto a più generazioni, fino a quando tra gli uomini sarà vivo il gusto del bello

(Dalla prima pagina di "Collezione della Ragione")


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Godere della bellezza di un dipinto è l'esercizio più nobile che distingue l'uomo dalla bestia, la civiltà dalla barbarie, è la sintesi di una condizione umana immutabile,sospesa tra l'esaltazione dell'amore ed il terrore della solitudine, tra la gioia di vivere e la paura di morire e ci aiuta ad affrontare più serenamente l'angoscia dell'esistenza, a coglierne la bellezza e la fragilità.

Che cos'è veramente la pittura se non una guerra, una lotta contro la materia. Uno scontro fisico, un corpo a corpo con la forma e con l'idea.

Perdersi nell'armonia delle forme e dei colori permette di addentrarsi in un mondo senza frontiere e ci dà la possibilità di restare uniti nell'eternità della bellezza e dell'arte.

Pensare è uno dei privilegi più eccitanti che siano stati concessi all'uomo, meditare è poco meno che rivoluzionario.

Il ragionamento differenzia l'uomo dalla fiera, la cultura distingue l'uomo dall'uomo.

(Frasi riprodotte sulla prima pagina di "Capolavori ed inediti nelle collezioni private napoletane")

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Libertà vo cercando che è sì cara 

Come sa chi per lei vita rifiuta

Non essere generoso 

Se non sai sopportare l'ingratitudine

Quando riesci a vivere 

in una dimensione cosmica

puoi sfottertene dei falsi,dei mendaci

degli stupidi e soprattutto

dei benpensanti e degli ipocriti

Ai posteri l'ardua sentenza

I nostri nipoti in futuro si meraviglieranno

increduli che un giorno sia stato considerato

reato il mio comportamento

(Frase pronunciata durante l'interrogatorio fornito ai pm. dottoresse Sargenti e Tomassi nel 1998)

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Mia diletta Elvira, sono trascorsi trent'anni ma i tuoi occhi devastanti sono ancora l'unica bussola della mia vita. Il tuo micio Achille.

(Frase pubblicata su "Il Mattino" del 14 Febbraio 2003 pag.36 in occasione di San Valentino)

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A Napoli, disperatamente

Napoli bel sol d'amore,

un ricordo, una lapide, un epitaffio

ai suoi figli gloriosi

che l'hanno onorata e resa celebre,

filosofi e grandi eruditi, teatranti e politici,

sovrani illuminati e nobili scienziati,

pittori, scultori, scrittori e poeti,

dall'infertile Partenope

che fecondò le nostre terre

da Federico II a Carlo III

dal Basile a Di Giacomo

dal Vico a Filangieri

dal principe di Sangro a Gioacchino Murat

da Luca Giordano a Vincenzo Gemito

da Scarlatti a Cimarosa

da Pulcinella a Totò ed Eduardo

da Masaniello a Lauro e Maradona

a San Gennaro, mito di tutte le stagioni

diga del Vesuvio e della peste

amore e morte sottendono ogni tuo minuto,

alle sorridenti suore di Madre Teresa di Calcutta

ai dedali misteriosi delle Fontanelle

al gelo delle ossa della sposa Lucia

ai prosperosi seni di Sophia

porto sicuro verso cui ognuno di noi

anela di fermarsi e riposare per sempre

alle invitanti terga straripanti della monella Anna

malizia e gioia di vivere

pupilla prediletta del vecchio sporcaccione

ai tanti oscuri oggetti del desiderio

di Nannina, Nunziatina e Concettina

sempre presenti nelle menti e nei cuori 

dei giovani leoni napoletani

una prece al santo laico Bassolino

ed a Mirella Barracco

l'ultima regina di Napoli 

(Scovata nel cassetto degli inediti di Achille)