mercoledì 4 aprile 2012

L’odissea infinita della metropolitana


22/12/2010

Napoli, alla pari di Roma e Milano, è dotata di una rete di ferrovie secondarie che copre gran parte del capoluogo, dalla vecchia linea della metropolitana, la prima in Italia, anche se nata come penetrazione urbana della Roma Napoli, alla Cumana ed alla più recente Circumflegrea, fino alle numerose tratte della Circumvesuviana ed alla Alifana.
Nel 1975 sembrava, con la posa della prima pietra in piazza Medaglie d’Oro della nuova metropolitana, che Napoli volesse porsi all’avanguardia in Italia nel settore delle comunicazioni sotterranee (sono gli anni eroici della inaugurazione della tangenziale e della costruzione dell’Alfa Sud a Pomigliano d’Arco). 
Purtroppo per la seconda pietra si sono attesi anni, come pure per la terza, la quarta etc, per cui a distanza di 35 anni qualsiasi previsione su quando finiranno i lavori è un esercizio di pura fantasia.
La nuova linea della metropolitana unisce la Napoli antica a quella futura e rappresenta la promessa di una agognata mobilità, dopo un tempo infinito perduto negli incroci a croce uncinata e nelle file immobili di auto scorreggianti gas maleodoranti quanto venefici. 
Il futuro dell’uomo è legato alla rapidità con cui si raggiungono luoghi e persone, in un mondo nel quale il tempo corre sempre più veloce ed è diventato un bene prezioso, che la nuova linea metropolitana promette di regalare ai cittadini.
Oltre alla nuova metropolitana vi sono progetti anche per collegamenti su ferro verso i quartieri nati tra Fuorigrotta ed i Campi Flegrei e su questo percorso nasceranno stazioni faraoniche e sorprendenti, come quella che servirà il campus universitario di Monte S. Angelo, infatti mentre la spazzatura inghiotte la città, l’artista Anish Kapoor con l’architetto Amanda Levete hanno progettato una stazione da 100 milioni di euro, che allude maliziosamente all’Origine del mondo di Courbet.


I lavori procedono con una lentezza esasperante, perché alle difficoltà economiche, negli ultimi anni si sono aggiunte le sempre più numerose scoperte archeologiche, che ci restituiscono le vestigia di un sottosuolo carico di storia, del quale prima avevamo solo un’idea confusa, una città fantasma, una gigantesca Atlantide che assume giorno dopo giorno una consistenza sempre più precisa.
Proseguire i lavori, oltre che avvicinare il giorno della conclusione dell’opera, serve in un momento di crisi a mantenere i livelli occupazionali e a ridare ossigeno ad un’economia asfittica, perché oltre alle maestranze impegnate direttamente nei cantieri, vanno considerati gli addetti nell’indotto e nei subappalti. 
Gli scavi hanno finora restituito una quantità imprevedibile di ritrovamenti archeologici: in piazza Bovio le viscere della città hanno conservato quasi intatta una torre medioevale costruita con il reimpiego di marmi strappati all’arco severiano, che segnava all’epoca l’avamposto sul mare ed è segnata da numerose decorazioni, dalla prua di una nave ad un leone marino, mentre nei pressi del Maschio Angioino, nella colmata voluta da Carlo V, sono spuntati come d’incanto muraglioni, case, botteghe ed una grossa nave colma di mercanzie. 

Proprio dove dovrà sorgere uno snodo importante nel settore dei trasporti sotterranei, perché, su progetto del famoso architetto portoghese Alvaro Siza, nascerà un’importante fermata della nuova metropolitana, che si collegherà al capolinea della Linea 6, un altro tracciato importante, tra Bagnoli ed il centro, che doveva essere pronto per i mondiali del 1990 e che viceversa è parzialmente pronto solo tra piazzale Tecchio e Mergellina, grazie alle ruberie dei politici dell’epoca, i cui reati, complice la ingiusta lentezza della Giustizia sono tutti caduti in prescrizione. 
Anche su questo percorso sono venute alla luce interessanti scoperte, come la necropoli di S. Maria degli Angeli, dove si sono recuperate anfore funerarie con i resti di bambini.
Ma la novità più esaltante svelata dagli scavi è, in piazza Nicola Amore, la pista di atletica dove si disputavano le Isolimpiadi, i giochi che dal I secolo dopo Cristo venivano organizzati per celebrare il culto di Augusto, oltre al porticato di età flavia dove trovava posto il pubblico ed un tempio di età imperiale, parzialmente crollato, ma i cui frammenti sono stati tutti catalogati e dopo essere studiati saranno rimontati dando luogo ad un’operazione del tipo di quella che venne ideata ad Abu Simbel. Ed anche questa stazione sarà opera di un celebre architetto: Massimiliano Fuksas.
Questi recuperi, in gran parte inaspettati costituiranno un’opportunità irripetibile per proporsi sul mercato turistico internazionale come grande città d’arte.
Nel frattempo la talpa continua il suo lavoro silenzioso verso piazza Garibaldi, dove si congiungerà, con un percorso di quattro chilometri, fondamentali per il collegamento urbano perché intrecciati anche con l’Alifana, un anello di collegamento con Capodichino, dove è previsto un terminal nel cuore dell’aeroporto. 
Quando questi lavori termineranno Napoli cambierà e questa volta in meglio, nel frattempo possiamo godere delle Stazioni dell’Arte, un unicum al mondo, ad eccezione della nota linea della metropolitana moscovita. 
In queste stazioni si possono ammirare 180 opere di arte contemporanea, che costituiscono un fiore all’occhiello per la città ed uno degli esempi più eclatanti di museo decentrato ed offerto agli occhi degli utenti della metropolitana, che ora sono 110.000 nei giorni feriali e 40.000 nei festivi, usufruendo delle 14 fermate poste sui 13,5 chilometri dell’attuale percorso.
Uno straordinario museo che permette una meditazione dinamica dell’arte, un metrò di livello alto, sotto il profilo intellettuale, con la speranza e nell’attesa che diventi anche lungo.


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