25/1/2008
Pittore palermitano di notevole spessore è Michele Ragolia o Regolia, documentato a Napoli dal 1632 e morto nella nostra città nel 1686.
Il De Dominici riferisce che l’artista compie il suo primo apprendistato presso il Corenzio, ma la sua carriera, che dura oltre cinquant’anni, si svolge all’ombra della grande tradizione culturale napoletana, da Stanzione a Guarino e con un occhio particolare all’attività di Francesco Fracanzano.
Egli lavora anche ad affresco nella volta del cappellone del Crocifisso in San Domenico Maggiore ed a San Diego all’Ospedaletto ove esegue un ciclo di Storie della Vergine, dando sempre prova di notevole abilità decorativa con larghezza di impianti compositivi e scioltezza pittorica. Nell’ambito decorativo egli tende a superare la primitiva matrice naturalista avvicinandosi ai modi del Farelli ed alla lezione del Giordano.
La pittura del Ragolia, pur rimanendo sostanzialmente fedele nel tempo ai modi del suo primo tirocinio artistico, sostanzialmente tardo manierista, subirà una evoluzione nella gamma cromatica che diverrà più gaia e festosa «abbandonandosi con una pennellata d’impasto densa e grumosa al piacere della bella materia sgranata di luce». Un esempio di questo viraggio coloristico possiamo apprezzarlo nei due Trionfi della Galleria Harrach di Vienna, siglati e datati 1673, che costituiscono nell’andamento dinamico della composizione e nella freschezza delle tinte uno dei massimi raggiungimenti del pittore.
Attivo non solo a Napoli, ma anche nella sterminata periferia del viceregno, il Ragolia «negli ultimi anni della sua attività si riscatta dal pericolo di cadere nella ripetizione di un formulario ormai desueto, arricchendo la sua materia pittorica con una forte componente di colorismo baroccesco e aprendosi anche a certi raggiungimenti della contemporanea pittura romana, sulla linea di Sacchi e del primo Maratta» (Maietta).
Tra le opere degne di menzione del Ragolia ricordiamo le due tele l’Incontro di Giacobbe con Rachele ed il Trionfo di David, conservate nel Pio Monte della Misericordia, le quattro tele in San Diego all’Ospedaletto più altre due in sagrestia, il Polittico (1664) nella chiesa dei Cappuccini di Bovino in provincia di Foggia, l’Interno della casa di un collezionista a Napoli nella raccolta Pisani, la serie di tele per il cassettonato della chiesa di Sant’Antonio a Polla, in provincia di Salerno, che costituirono un importante punto di riferimento per un’intera generazione di pittori attivi nel Vallo di Diano fino al pieno Settecento quali Palmieri, De Martino, Gentile, Sorrentino e Peccheneda. Ancora i due già ricordati Trionfi della Galleria Harrach di Vienna, datati 1673, e negli ultimi anni di carriera la Madonna del Carmine con le anime purganti della Sapienza del 1681, da confrontare con la pala del Rosario della chiesa di San Matteo Apostolo a Bomerano di Agerola, firmata per esteso e datata 1682. Infine nell’ultimo quinquennio di laboriosità la Madonna e santi in Regina Coeli e due dipinti nel Gesù delle Monache.
Nel 1686 il Ragolia si spegne a Napoli dopo oltre cinquant’anni di dignitosa attività con risultati in linea con la grandiosa tradizione napoletana e con esiti contrassegnati da accattivante godibilità di tocco.
Nessun commento:
Posta un commento