lunedì 18 agosto 2014

Le scene di genere di Giuseppe Bonito

La monografia si può acquistare presso le librerie:
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oppure contattando direttamente l’autore all’indirizzo: a.dellaragione@tin.it


Il De Dominici nella biografia del Bonito accenna che il tipo di pittura che riscuoteva più successo tra i committenti era costituito da quadri, di piccolo e medio formato, che descrivevano momenti di una realtà quotidiana fatta di piccoli episodi, che vedevano come protagonisti borghesi arricchiti o proletari senza nome, impegnati in divertimenti innocenti o sollazzi sguaiati.
Nascevano così una serie di dipinti con significative varianti raffiguranti lo studio del pittore, la scuola di cucito, la partita di carte, gli intrattenimenti galanti in salotto ed in giardino, la mascherata, gli scherzi tra i vicoli della città o nelle bettole più malfamate; una produzione iniziata già alla fine degli anni Trenta che, secondo il celebre biografo, “furono lodati da tutto il pubblico “e gli “fecero acquistare gran nome”.
Sono scene di vita quotidiana, nelle quali si esplicano vari sentimenti resi con grande evidenza: l’alunno somaro mortificato dal maestro che non osa alzare la testa davanti ai compagni, il volto bonario del maestro che cerca di mostrarsi severo; la maestra  di cucito alle prese con le apprendiste, il popolino che ama mascherarsi e fare scherzi per i vicoli, la borghesia intenta a trastullarsi tra giochi, balli e concerti in salotto.
Il pubblico, stanco di rappresentazioni pompose di scene sacre o di episodi mitologici con pose eroiche, di ritratti di persone senza vita impalate nella cornice, accolsero volentieri questi quadretti semplici e naturali, percorsi da brio e gioia di vivere.
Tra i dipinti più famosi va annoverata la Mascherata (fig. 1) del museo di Capodimonte, eseguita negli anni della piena maturità del maestro, un tema ripetuto più volte ad illustrare un episodio di vita popolare indagato con occhio attento e compiaciuto.  Nella tela si possono apprezzare le notevoli capacità ritrattistiche del Bonito nel delineare i volti dei protagonisti dell’esilarante scenetta ed i palpabili influssi dell’ultima attività del Solimena. Il quadro può essere collocato cronologicamente in contiguità con la celebre Carità sita nella chiesa del Monte di Pietà datata 1742.
A questo quadro si può associare la Mandolinata (fig. 2) o secondo altri lo Studio del pittore, anche esso a Capodimonte, che presenta le stesse dimensioni, per cui è stato realizzata per lo stesso committente.
I due dipinti furono esposti a Napoli nella mostra Realtà e fantasia nella pittura napoletana del XVII e XVIII secolo e sono una dimostrazione della capacità del pittore di trattare con brio episodi popolari con soggetti teatrali indagati con occhio attento e divertito, rinvigorito dalla vivace capacità ritrattistica dell’artista espressa in fisionomie argute ed irriverenti.
Con soggetto la Mascherata a Capodimonte è conservato anche un altro dipinto (fig. 3) nel quale di nuovo compare Pulcinella.
L’autoritratto del Bonito in primo piano compare, secondo Spinosa, sia nella tela di Capodimonte (fig. 2), sia nel Poeta (fig. 4), già a Madrid nella collezione del duca di Remisa, dipinto che, assieme al Concerto (fig. 5), conservato a Norfolk nel museo Chrysler, costituisce uno dei vertici per qualità ed espressività dei personaggi raggiunto dal Bonito. A conferma di quanto dichiarato ricordiamo che entrambe le composizioni hanno a lungo retto un’attribuzione a Gaspare Traversi, nel cui catalogo Longhi spostò gran parte delle migliori tele di genere in precedenza date al pittore stabiese.
 Sul tema del Concerto presentiamo un prezioso inedito(fig. 6) della collezione Giorgi di Imperia, che rammenta per eleganza della pennellata e per disposizione dei personaggi la Partita di carte (fig. 7), transita in un’asta Christie’s a Londra nel 2001, già, come ricorda Federico Zeri, a Firenze presso l’antiquario Salocchi.

01 - Mascherata- Napoli, museo di Capodimonte

02 - Mandolinata - Napoli, museo di Capodimonte

03 - Mascherata con Pulcinella  - Napoli museo di Capodimonte

04 - Il poeta - New York Didier Aaron Inc. - Christie's 11 gennaio 1991, giá Madrid collezione duca di Remisa

05 - Concerto - Norfolk, Chrysler Museum

06 - Concerto in famiglia - Imperia antiquario Giovanni Giorgi

07 - Elegante compagnia in interno di palazzo  - Londra Christie's 12 dicembre 2001, giá Firenze antiquario Salocchi


Nella grande mostra su Gaspare Traversi, tenuta a Napoli nel 2003, vi fu l’occasione di ammirare tre tra i più importanti dipinti di genere del Bonito, esaustivamente commentati nelle schede del catalogo da Federica De Rosa, la quale sottolinea l’inizio di un genere, tra il divertente ed il capriccioso, basato su lucide rappresentazioni della realtà, vicino ai modi del Falciatore
I primi due: la Maestra di cucito (fig. 8) ed il Maestro di scuola (fig. 9), eseguiti entro il 1736, sono da identificarsi, come ci racconta il De Dominici, con le opere presentate dal pittore alla Festa dei  Quattro Altari, dove riscossero grande successo tra il pubblico ed influenzarono le nuove generazioni di artisti, primo fra tutti Gaspare Traversi.
Anche Cacciatori e villanelle (fig. 10) fu visibile durante la Festa dei Quattro Altari, infatti la tela corrisponde esattamente alla descrizione fornita dal biografo settecentesco:”Alcuni giovani con li schioppi in mano e cacciatori in campagna per divertirsi, che trovano delle villanelle con le quali vezzosamente scherzavano”. Del dipinto si conosce un pendant: lo Studio del pittore(fig. 11), anche esso di altissima qualità, entrambi eseguiti tra il 1740 ed il ’45, per raffronti con le due Ambascerie turche e tripolitane alla Corte di Napoli, conservati a Napoli ed a Madrid, datati 1741 e con lo affresco raffigurante la Visitazione e l’Allegoria della Carità dipinto nel 1744 nella volta  dell’ex cappella privata della Reggia di Portici, con il quale condivide le stesure cromatiche dense ed appena rischiarate.
Sono composizioni fondamentali nel percorso artistico del Bonito e da esse presero spunto numerosi seguaci, impegnati ad illustrare ”la vita quotidiana e gli aspetti pittoreschi della società partenopea, tanto cari al gusto di una committenza colta e raffinata ancora impegnata nel tradizionale viaggio di formazione in Italia e al Sud”(De Rosa).
 Altre due graziose composizioni transitate sul mercato antiquariale londinese ed illustrate da Spinosa sono lo Studio del pittore (fig. 12) ed il Concertino (fig. 13). Rappresentano dei bozzetti per dipinti di maggiori dimensioni ed in entrambi sono riscontrabili chiari elementi derivati dal Solimena neo pretiano e neo barocco, al punto che in passato furono attribuiti da parte della critica al più anziano maestro.  Sono tra i primi esempi di una produzione con scenette, a volte garbate a volte maliziose, illustrate in termini pittoreschi che incontrò grande successo di critica e di mercato, come ci rammenta il De Dominici, che cita lo stesso Studio del pittore, realizzato perciò prima del 1744, anno di pubblicazione del terzo volume delle Vite e con grande probabilità alla metà degli anni Trenta per le stringenti affinità con il bozzetto del Ritratto del principe di Bisignano.
 Tra i gruppi di scenette eseguiti per un medesimo collezionista segnalo tra le più pungenti le quattro presenti per anni nella collezione di Achille Lauro raffiguranti Maschere, il Ballo, Maschere e popolari e la Cagna malata (fig. 14 – 15 – 16 - 17) alla quale per similitudine iconografica mi sentirei di affiancare  la Fanciulla col gattino ammalato (fig. 18), la cui immagine nella fototeca di Federico Zeri lo colloca a Firenze presso l’antiquario Salocchi.
In tutti, con una pennellata sciolta che riprende la lezione del Solimena neo pretiano, il racconto si spinge dal dato di cronaca fino alla più esibita teatralità, senza alcuna riflessione o intento di denuncia sociale, omologando genericamente luoghi e personaggi.
 Un gruppo di scene di genere è conservato a Bari nella pinacoteca provinciale: Distribuzione di ciliegie, Svenimento della puerpera (fig. 19), Maschere napoletane, il Bimbo malato (fig. 20), tutte tele “di colorito poco modulato,  rossiccio con sorde ombre, caratteristiche pittoriche del primo Bonito. In esse la rappresentazione, seppure non distaccata dall’osservazione del vero, appare sommessa a schemi fisiognomici che riducono l’infinita scala di graduazioni delle espressioni umane. Legate ai dipinti baresi sono le vivaci Maschere napoletane della pinacoteca di Napoli e della Galleria Corsini di Roma.” (Lorenzetti). 

Achille della Ragione



08 - Scuola di cucito -  Londra collezione privata

09 - Una scuola di ragazzi  - Parigi asta Etude Tajan 1997

010 - Cacciatori e villanelle - Parigi Galerie Canesso

011 - Lo studio del pittore  - Parigi, Galerie Canesso

012 - Lo studio del pittore - Londra giá Sotheby's

013 - Concertino -  Londra giá mercato antiquariale

014 - Maschere  - Napoli giá collezione Achille Lauro

015 - Il ballo - Napoli giá collezione Achille Lauro

016 - Maschere e popolani -  Napoli giá collezione Achille Lauro

017 - La cagna malata - Napoli giá collezione Achille Lauro

018 - Fanciulla col gattino ammalato - Firenze  antiquario Salocchi

019 - Svenimento  - Bari, Pinacoteca Provinciale

020 - Il bimbo malato  - Bari, Pinacoteca Provinciale

mercoledì 13 agosto 2014

Come era bella Villa Beck

Villa imperiale

Parlare di uno stabilimento balneare del passato con una punta di malinconia può sembrare fuori luogo in un momento storico per Napoli caratterizzato da una vera e propria Caporetto sul fronte della balneazione, dalla  mappatella beach di via Caracciolo alla spiaggia di Coroglio, trasudante in egual misura di amianto e monnezza, mentre l’acqua dove immergersi varia tra il giallo ed il marrone, a cui si aggiunge in superficie una schiuma non biodegradabile accompagnata da bottiglie di plastica di marche italiane ed estere.
Eppure pochi decenni fa la situazione era ben diversa e la villeggiatura inutile anche per le famiglie benestanti che potevano tranquillamente bagnarsi a pochi passi di casa.
Ma torniamo a Villa Beck, oggi Villa Imperiale e spostiamoci indietro ai primi anni Sessanta quando la frequentavo “dal mare”, tuffandomi dagli scogli di Marechiaro e raggiungendola con vigorose bracciate.  Una abitudine virtuosa che negli anni successivi mi permise di diventare affezionato cliente, a luglio ed agosto, della celeberrima Canzone del mare di Capri, partendo dalla scogliera di Marina piccola.
All’epoca Villa Beck era affollata dal fior fiore della gioventù bene di Posillipo e via dei Mille, si potevano ammirare le più belle ragazze della città, assiepate sugli scogli in posizioni strategiche sin dalle prime ore del mattino, a mostrare grazie naturali nascoste gli altri mesi dell’anno. E non vi erano trucchi, la chirurgia estetica era di là da venire, per cui se il seno era procace ci si poteva fidare. Si stringevano amicizie ed il tempo trascorreva veloce, tra un bagno di sole ed uno nelle acque ancora fresche e limpide, nelle quali si potevano distinguere le sagome sfuggenti di pesci di varie dimensioni.
Ho cercato di fare qualche ricerca storica sulla nascita dello stabilimento e se funzionasse durante il Ventennio, ma ho incontrato grosse difficoltà, pur interrogando le mie zie nonagenarie Giuseppina, Elena e Adele, frequentatrici negli anni Trenta del limitrofo Lido Marechiaro. Mi hanno assicurato che sugli scogli posti dopo la Casa degli spiriti non hanno mai visto anima viva e neppure i fantasmi che secondo la leggenda presidiano i luoghi da 2000 anni.
L’origine del nome potrebbe derivare da Villa Bechi, citata in un testo ottocentesco da Alvino o da due non ben identificate sorelle Beck, forse di origine teutonica, proprietarie dei terreni a monte della scogliera nei primi anni del Novecento. Invito chi ne sapesse di più a contattarmi.
E veniamo ai nostri giorni: oggi il nome è cambiato in  Villa Imperiale ed è diventato, grazie alla famiglia Varriale, che lo amministra da quasi 25 anni, il lido più caro e più accogliente della città. Da tempo è sorta una accogliente piscina per placare le ansie natatorie di coloro che non si fidano delle oscure acque marine e l’età media dei frequentatori è salita di mezzo secolo. Sui lettini posti ad un passo dalle onde troneggiano antiche matrone dalla voce altisonante, che si raccontano vicendevolmente a tutte le ore pettegolezzi di vario genere, pochi i bambini impegnati a  trastullarsi in piscina, completamente scomparsa la generazione intermedia, quella dai venti ai cinquanta anni.
L’attrazione maggiore è costituita dal bar ristorante, a picco sul mare, dove si svolgono eventi e ricevimenti da favola, costituendo una location ambita per sponsali, comunioni e genetliaci.
Tutti lo conoscono, almeno di fama, una ristretta elitè può frequentarlo in tempi di crisi economica ed è un vero peccato.  

Palazzo degli spiriti

lunedì 11 agosto 2014

Una monografia su Andrea Vaccaro



Da anni si sentiva la necessità di una monografia completa ed aggiornata su Andrea Vaccaro, uno dei più noti e prolifici pittori del Seicento napoletano e siamo certi che quella preparata da Achille della Ragione incontrerà, in egual misura l’interesse e l’attenzione di studiosi ed appassionati, antiquari e collezionisti, soprattutto grazie al poderoso corredo di circa 300 foto, la maggior parte a colori, che documentano il suo lungo percorso artistico, che lo portò ad essere uno degli artisti più richiesti, dalla committenza sia ecclesiastica che laica e come rammentava Raffaello Causa il più esportato in Spagna.
Il libro si divide in 10 capitoli, partendo da un esame della sua biografia e della sua fortuna artistica, proseguendo poi con il commento dei dipinti nelle chiese napoletane e del viceregno, dei quadri più importanti, delle immagini di santi e madonne, di soggetti biblici e mitologici, della produzione conservata all’estero, della grafica, per concludere con la trascrizione di tutti i documenti di pagamento e con una sterminata bibliografia, nella quale, con un asterisco, sono segnalate le voci più autorevoli da consultare per chi volesse approfondire lo studio del pittore.
Un libro che non potrà mancare nella biblioteca di chi si interessa al secolo d’oro e per i primi 50 lettori è previsto un vistoso sconto: 30 euro invece di 50 ed un libro dell’autore in omaggio del valore di 50 euro.

Per le ordinazioni a.dellaragione@tin.it
081 7692364 – 329 3233706  Elvira Brunetti

Adamo ed Eva - Andrea e Nicola
Adorazione del vitello d'oro -  Napoli museo di Capodimonte

Giuditta con la testa di Oloferne  - Opocno museo del Castello

Morte di Didone - Italia collezione privata

Trionfo di David  - Ginevra, Museo d'Art et d'Histoire

Fecondazione eterologa, parliamone ancora



Un nostro recente articolo sull’argomento: Fecondazione eterologa, come, quando, perché, inviato a tutti i ginecologi e parlamentari italiani, ha sviluppato un vivace dibattito sulla stampa e sulla rete e ci ha fatto pervenire numerosi commenti ed osservazioni, che ci inducono a ritornare sul tema, anche per cercare di disinnescare la trappola del governo, il quale, annunciando un decreto legge per regolare la materia, vuole annullare gli effetti liberatori della recente Corte Costituzionale sulla legge 19 febbraio 2004 n. 40 (Norme  in materia di procreazione medicalmente assistita.
L'intervento legislativo chiaramente rivolto a riempire un vuoto nella disciplina di un fenomeno così complesso e eticamente sensibile, ha sollevato com'è noto sin da subito vaste reazioni nell'opinione pubblica, in cui la contrapposizione dei diversi orientamenti ha trovato un momento di emersione nello svolgimento del referendum abrogativo tenutosi il 12 e il 13 giugno del 2005. Il mancato raggiungimento del quorum, unito al persistere di forti dissensi intorno ad alcune scelte operate dalla legge, ha tutta via fatto si che, progressivamente, le redini del dibattito pubblico intorno alla fecondazione assistita venissero prese in mano dai giudici, in primis quelli ordinari e amministrativi fino ad arrivare alla Corte Costituzionale e da ultimo alla Corte Europea dei diritti dell'uomo, che sono state investite da una serie di doglianze intorno ai punti più controversi della Legge 40.
Il grosso pericolo che bisogna scongiurare è di precipitare nello stesso errore della legge 194/1978, che regola l’interruzione volontaria della gravidanza, la quale permette la pratica dell’aborto solo e soltanto nelle strutture pubbliche, penalizzando la scelta della donna di potersi rivolgere ad un ginecologo di sua fiducia.
Una legislazione assurda ed unica in Europa, che durerà fino alla pronuncia della Corte di Giustizia europea, che personalmente ho investito della questione.
Tra le tante mail che ho ricevuto voglio segnalare la parte centrale di una pervenutami dall’avvocato Cosimo Di Lorenzo di Roma, il quale sottolinea il ruolo sempre più incisivo assunto dalle istituzioni giuridiche internazionali nel rendere omogenee le normative degli Stati europei.
“Un elemento centrale cui si presterà attenzione è costituito  dall'irruzione sulla scena della Corte Europea dei diritti dell'uomo, le cui pronunce rese in materia (sia nei rispetti dell'Italia che di altri Paesi) hanno assunto, soprattutto di recente, una progressiva centralità nell'articolazione delle censure rivolte contro la legge in questione . In questa prospettiva, l'interrogativo intorno alle sorti del diritto alla salute non può non muovere, di conseguenza, anche da un'indagine intorno alla cause dalla centralità acquisita dagli argomenti europei nella giurisprudenza interna, considerato se non altro che su un tema come questo - lo si può notare sin da ora - l'articolazione e la ricchezza dei profili di tutela presenti nella nostra Costituzione (che collocano il diritto alla salute al crocevia di una molteplicità di interessi  e valori costituzionalmente rilevanti, anche attinenti a supremi principi costituzionali) avrebbe dovuto rendere recessiva la struttura ben più scarna dal pronto di vista dei valori tutelati e sistematicamente neutra dei diritti e delle libertà contenute nella Convenzione”.
Senza dilungarci inutilmente invitiamo l’opinione pubblica, anche se distratta dalle vacanze, a vigilare sull’operato del governo e chi volesse approfondire l’argomento può consultare sul web il mio breve saggio ”L’embrione tra etica e biologia”
Achille della Ragione