Buon Natale e felice anno nuovo, a tutti Voi che mi seguite con affetto su questo blog.
Spero che questi giorni di festa, siano pieni di gioia, amore e serenità.
Achille
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Achille
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Fig.1 ingresso |
Sull'ultima curva di via Manzoni al civico 261 esiste una villa splendida (fig.1), intitolata agli storici proprietari Sirimarco De Marco, due famosi ginecologi, il primo purtroppo scomparso da qualche anno, il secondo ancora attivo, anche se preferisce recarsi continuamente nella loro spettacolare villa di Agropoli ed occupare il resto del tempo a consultare i libri scritti da me, di cui ne conserva 164.
La villa è abitata da familiari. Dall'ultimo piano, il terzo, si gode un panorama incredibile che mozza il fiato. All'interno inoltre vi è una scala gigantesca, che fa concorrenza a quella di Palazzo Reale (fig.2) e alcuni dislivelli (fig.3), che tolgono spazio agli appartamenti.
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Fig.2 scalone |
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Fig.3 dislivello tra appartamenti |
Vi è uno splendido giardino di oltre mille metri quadrati, dominato da piante di arance maltesi e da una fioritura ubiquitaria profumata, con alcune serre (fig.4) specializzate in rose, ciclamini e ortensie.
Ma la vera attrazione della villa è costituita da una piscina olimpionica (fig.5/6).
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Fig.4 ingresso serra |
Tuttavia la cosa più importante è costituita dalla contiguità con la villa dell'illustre intellettuale della Ragione.
Achille della Ragione
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Fig.5 piscina |
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Fig.6 piscina |
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villa Pappone - Napoli in via salita del Casale di Posillipo |
Villa Pappone è un esempio straordinario di come lo stile Liberty-floreale si sia fuso con l'architettura napoletana. L'edificio si trova a Posillipo, in una posizione incantevole che offre una vista mozzafiato sulla città.
La villa è stata progettata da Gregorio Botta e realizzata nel 1912 per conto del Commendatore Francesco Pappone, un fabbricante e commerciante di fiori artificiali. Il committente impose al progettista uno stile adeguato al modello in auge nei paesi del centro Europa con i quali commerciava e d’altra parte come rinunciare allo stile floreale quando il committente è un commerciante di fiori. La facciata liberty è sottolineata da una bellissima pensilina in ferro e vetri policromi sostenuta da grifoni in bronzo. I motivi floreali sono leggibili nelle balaustre in ferro battuto dal disegno diverso ad ogni piano, nelle cimase delle finestre e nelle maioliche della fascia sottostante il marcapiano, nei mensoloni in bronzo che sorreggono il cornicione. La villa è un autentico capolavoro del liberty napoletano e alcune delle sue soluzioni decorative come il marcapiano maiolicato saranno replicate in diverse costruzioni successive soprattutto al Vomero.
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Ingresso con pensilina |
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Grifoni di bronzo che sorreggono la pensilina |
Villa Pappone, certamente è un caposaldo della nuova corrente architettonica liberty-floreale d'inizio secolo. L'ingegnere Gregorio Botta, era un professionista con all'attivo diversi progetti in Egitto allora controllato dal protettorato inglese, mentre il committente acquisì i gusti e le tendenze culturali del periodo grazie ai continui scambi culturali con l'Europa. Le confluenze culturali di entrambe favorirono la nascita di un progetto di ampio respiro architettonico che si allineava culturalmente alle costruzioni d'oltralpe. Nonostante l'apparenza di un immobile d'affitto a tre piani, è uno dei pochi a Napoli destinato unicamente a residenza del committente. La villa presenta, a differenza di molte altre costruzioni coeve in città, tutti gli stilemi tipici del floreale come l'assenza di simmetria in pianta e lungo i prospetti per la presenza di corpi aggiunti alla figura di matrice della pianta; le differenti altezze dei singoli corpi che compongono il volume; elaborate rifiniture in stucco accompagnate da balaustre in ferro battuto di diverso disegno e culminanti nella pensilina d'ingresso in ferro e vetro; le fasce marcapiano ornate da maioliche. I continui richiami stilistici fanno riferimento al linguaggio della Secessione viennese, filtrata attraverso le opere italiane pubblicate dalla casa Crudo & Co. di Torino
Achille della Ragione
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Villa Pappone |
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La facciata di Villa Patrizi |
Villa Patrizi è una storica villa di Napoli, tra i quartieri di Posillipo e Vomero. Fu costruita nel XVIII secolo e rappresenta un pregevole esempio di architettura tardo-barocca.
Gli ambienti, decorati ed eleganti, sono sovrastati da un terrazzo che si affaccia sul vasto giardino protendente verso il panorama del golfo. Tutti questi elementi donano, all'intera struttura, un aspetto affascinante e singolare; perciò dalle istituzioni è stata dichiarata un bene di importante pregio artistico-architettonico.
Le origini di Villa Patrizi sono riconducibili al '700 quando la zona collinare di Napoli fu interessata dalle costruzioni di molte ville borboniche. In questo periodo, infatti, prendevano forma Villa Floridiana e tante altre, tutte abbellite da: orti, giardini e fontane. Tra queste, c'era anche Villa Patrizi circondata da un vasto parco, molto più grande di quanto non sia oggi. Nel 1775, anno di pubblicazione della mappa di Giovanni Carafa duca di Noja, la struttura della villa appare già delineata.
Nel 1766 Pietro Patrizi, marchese di Ripacandida e regio consigliere; acquistò da Francesco Palomba, marchese di Cesa e barone di Pascarola, la villa con due annesse masserie. La ingrandisce dotandola anche della cappella e del teatrino, tutt'oggi esistenti.
Nella prima metà dell'Ottocento la villa visse momenti di splendore. Infatti, la famiglia Patrizi, a cui apparteneva questo complesso, vi era solita organizzare serate di spettacoli ed eventi culturali, a cui spesso partecipavano anche ospiti di case regnanti e dell'aristocrazia europea di passaggio a Napoli. Tra i personaggi che visitarono il complesso della villa, restandone ammaliati, ci furono anche l'imperatore Giuseppe II e il famoso poeta romantico August von Platen.
All'interno la villa presenta anche un cortile con portici e locali per carrozze e cavalli. Negli appartamenti ci sono ancora varie sale con volte e pareti affrescate. All'esterno, il portale sinistro costituisce l'ingresso alla cappella privata del complesso.
La villa conserva inoltre un piccolo teatro la così detta sala della musica. Infatti nei secoli scorsi era usanza, a Napoli, allestire dei veri e propri spettacoli teatrali nei palazzi, in particolar modo nelle magioni aristocratiche dove venivano realizzate piccole ma perfette sale teatrali.
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Villa Patrizi via Manzoni 41 |
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Il portale della cappella privata |
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Il palcoscenico del teatrino in una foto del 1991 |
Il Teatro di Villa Patrizi inglobato nell'antica struttura, è un pregevole esempio di teatro del XVIII secolo ed è l'ultimo esempio integro di "teatro di palazzo" settecentesco dell'Italia meridionale. Il teatrino è certamente il locale più prezioso dell'intero fabbricato, alla cui realizzazione è intervenuto Ferdinando Sanfelice.
La villa era di proprietà di Francesco Palomba di Pascarola che in seguito la cedette nel 1766 al marchese Pietro Patrizi. Quest'ultimo, arricchì la struttura ingrandendo anche il teatro di palazzo, poiché doveva ospitare varie personalità di spicco: come ad esempio musicisti emergenti e non. Esso occupa uno spazio di circa cento metri quadrati ed è alto circa dieci. Il suo piccolo palcoscenico era dotato di un antico sipario, dipinto con l'allegoria delle Muse.
In passato il teatro ospitò importanti figure politiche come l'Imperatore Giuseppe II e re Luigi di Baviera che ne apprezzarono il gusto e il decoro. Tuttavia, la struttura in oggetto ha fatto i conti anche un periodo di decadenza, in cui varie opere d'arte furono messe a rischio; nella seconda guerra mondiale, infatti, un gruppo di alleati, che requisirono l'edificio, si curarono molto poco dell'antica struttura e misero a repentaglio alcuni suoi affreschi.
Tramite l'adiacente terrazzo, il teatro affaccia sul vasto giardino e gode del panorama del golfo di Napoli, del quale si riesce a scorgere anche il Castel dell'Ovo. La sua decorazione interna fu affidata, a partire dal 1771, a Giuseppe Funaro, detto il Mancino, a Giuseppe Baldi ed a Fedele Fischetti. Su un piccolo coro di legno dorato si vede un affresco della scuola del Longhi.
Il teatro di villa Patrizi in tempi recenti ha ospitato importanti cantanti ed attori, per spettacoli ad uno o due personaggi: da Sergio Bruni a Leopoldo Mastelloni, da Peppe Barra a Rosalia Maggio a Ida Di Benedetto. Ma nel luglio del 1998 questo teatro è stato gravemente danneggiato da un incendio e da allora abbandonato sino al giugno del 2011, quando per evitare la rovina di questo luogo unico nel suo genere, nella sua bellezza e nella sua storia e dei suoi affreschi, si è proceduto al restauro della sala decorata, terminato nel dicembre 2014 sotto la sorveglianza della Soprintendenza. Villa Patrizi attualmente ospita: incontri, mostre e convegni, mantenendo viva la sua anima culturale. Un pezzo di storia napoletana che continua a ispirare e ad accogliere.
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Sala decorata del teatro |
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Il teatro di Villa Patrizi |
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Il teatro o sala della musica |
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Fig.1 - Scena di mercato olio su tela (117x179) |
Il dipinto che presentiamo in questo articolo (fig.1), conservato in una collezione tedesca, rappresenta un'importante aggiunta al catalogo di Pacecco De Rosa. Giovan Francesco De Rosa detto Pacecco, nacque a Napoli il 26 dicembre 1607, è stato certamente uno dei protagonisti della pittura napoletana del Seicento; questo pittore mi è particolarmente caro, perchè nel 2006, su di lui ho pubblicato una monografia (fig.2), che ha avuto sette ristampe e rappresenta per tutti gli studiosi che vogliono conoscere la sua opera un punto di riferimento obbligato. Ma anche perché da decenni sul mio letto veglia una sua Madonna del latte (fig.3), che protegge il mio sonno e allontana gli incubi. Il quadro in esame mostra in ogni dettaglio (figg.4-5-6) una palpabile analogia con altri famosi dipinti dell'artista, a conferma della sua abilità nel dare vivacità alle figure.
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Fig.2 |
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Fig.3 |
Per conoscere l'artista e le sue opere invitiamo il lettore a consultare in rete il mio libro digitando il titolo o seguendo il link
http://www.guidecampania.com/derosa/
Achille della Ragione
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Fig.4 |
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Fig.5 |
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Fig.6 |
Pina Ferrandino, ischitana DOC, da quasi due anni ha iniziato a cimentarsi ad eseguire quadri con una tecnica originale: Pastel Pencil su Pastelmat. Questa tecnica produce su carta colori brillanti, e i disegni sembrano foto.
PROPONIAMO UN LINK CHE CONTIENE INFINITE FOTO DEI SUOI DIPINTI
https://photos.app.goo.gl/fHpz5NBRrVc7EXHY8
Ora ci soffermeremo sui dipinti che mi sono sembrati più belli
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Pina Ferrandino e alcune sue opere |
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Gatto - marzo 2023 - Tecnica Pastel Pencil su Pastelmat -18x24 - di Pina Ferrandino |
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Castello Aragonese all'alba - agosto 2024 - Tecnica Pastel Pencil su Pastelmat -30x50 - di Pina Ferrandino |
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Castello Aragonese Ischia - ottobre 2023 - Tecnica Pastel Pencil su Pastelmat -18x24 - di Pina Ferrandino |
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Ritratto mano neonato - settembre 2023 - Tecnica Pastel Pencil su Pastelmat -18x24 - di Pina Ferrandino |
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Scorcio Castello Aragonese Ischia - luglio 2024 - Tecnica Pastel Pencil su Pastelmat -18x24 - di Pina Ferrandino |
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Pansè - maggio 2023 - Tecnica Pastel Pencil su Pastelmat -18x24- di Pina Ferrandino |
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Campo di Girasoli - ottobre 2024 - Tecnica Pastel Pencil su Pastelmat -18x24 - di Pina Ferrandino |
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Cigno - maggio 2023 - Tecnica Pastel Pencil su Pastelmat -18x24 - di Pina Ferrandino |
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Fig.1 Achille e Giacomo |
Da circa due mesi Achille giace a letto, giorno e notte per un braccio fratturato, con dolori continui ed estenuanti.
Per fortuna Lui ha centinaia di Amici che ogni giorno, mattina e sera, vengono a trovarlo e lo consolano per le sue incredibili sofferenze.
Tra questi vogliamo ricordare un Amico di vecchissima data: Giacomo Vallifuoco (fig.1), il quale per quanto da decenni vive su una sedia a rotelle, ha trovato degli Amici che lo hanno accompagnato fino al quarto piano.
Oggi pomeriggio verrà un cieco, prima soprannominato o'Surd, e che da alcuni anni ha perso anche la vista.
È solo grazie ad Amici e Amiche che fanno a "gara" a venirlo a trovare, che Achille riesce a sopportare il dolore infernale che lo tormenta.
Achille della Ragione
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Fig.1 |
Ho una simpatia particolare per Beltrano, del quale posseggo uno dei suoi capolavori ed a cui ho dedicato una monografia: "Agostino Beltrano uno stanzionesco falconiano". Per cui ho subito riconosciuto il suo pennello da alcuni dettagli patogomonici, quando un collezionista napoletano mi ha mostrato un suo dipinto (fig.1) per il quale i più celebri napoletanisti avevano avanzato varie attribuzioni.
Prima di esaminare il quadro in questione voglio fornire al lettore alcune notizie sul pittore, rinviando chi volesse approfondire l’argomento a consultare alcuni miei scritti digitando i link
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Fig.2 |
Agostino Beltrano pittore del '600 napoletano, ebbe la sua prima formazione artistica presso la bottega di Gaspare De Populo un pittore quasi sconosciuto di cui si ricorda solo il suo stretto legame d'amicizia con Massimo Stanzione del quale fu allievo. In seguito lo stesso Beltrano, ha lavorato insieme a Aniello Falcone e Pacecco De Rosa, dei quali è soprattutto con il primo che presenta evidenti affinità.
Per Beltrano fu però molto importante, per la sua maturazione stilistica, la vicinanza, in occasione dei lavori nella cattedrale di Pozzuoli, con altri celebri pittori dell'epoca, quali Giovanni Lanfranco, Artemisia Gentileschi e lo stesso Massimo Stanzione. Sposerà la pittrice Annella di Massimo, sorella di Pacecco De Rosa.
Gli studiosi hanno distinto, analizzando le opere del maestro, una fase naturalista, contigua ai modi falconiani e un secondo periodo più propriamente stanzionesco, contrassegnato da un impreziosimento cromatico e da un ingentilimento delle fisionomie e dei sentimenti, culminante nella spettacolare tela raffigurante "Lot e le figlie" della collezione Molinari Pradelli.
L'attività di Agostino Beltrano è documentata a Napoli nelle chiese di S. Maria degli Angeli a Pizzofalcone (1644–1645), di S. Agostino degli Scalzi (1649), di S. Maria della Sanità (1654-1656) e di S. Maria Donnaregina Nuova (1655).
Questi suoi interessi lo guideranno, in maniera più o meno costante fino a qualche anno prima della metà del secolo, in efficaci composizioni sia di destinazione religiosa (tele per il duomo di Pozzuoli, affreschi in S. Maria degli Angeli a Pizzofalcone) che profana (Ritratto di Carlo Tocco, Pio Monte della Misericordia).
Dal 1649 circa, anno in cui sono documentate le due tele per la Cappella Schipani in S. Agostino degli Scalzi (S. Girolamo e S. Nicola da Tolentino) il suo stile sembra avviarsi verso soluzioni di accademia stanzionesca e tale si manterrà ancora nell'ultima produzione documentata.
Ritorniamo ora al quadro che vogliamo proporre all’attenzione di studiosi ed appassionati, partendo dalla difficoltà di assegnargli un titolo, ma ha poca importanza e continuiamo fornendo altri esaustivi dati biografici.
Scriveva Carlo Volpe in merito nel 1981 "...ora si può comunemente ammettere che le opere più intense del Beltrano valgono tanto quanto quelle di un Pacecco de Rosa, o di un De Simone, anche quando come in questo caso, defletta per una insolita attenzione verso il giovane Salvator Rosa ....". Su queste considerazioni "insolita" e in merito agli studi avanzati in questi ultimi 40 anni mi chiedo se regga ancora il richiamo al giovane Salvator Rosa senza però capire perché Beltrano avrebbe dovuto ispirarsi ad un giovane, o piuttosto si avvicini di più ai modi del giovane Salvator Rosa che guarda altri modelli napoletani.
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Fig.1bis |
Agostino Beltrano nasce a Napoli il 25 febbraio 1607, da Francesco, di professione indoratore e da Vittoria De Grauso, zia di Andrea Vaccaro.
Sposò nel 1626 Diana, alias Annella De Rosa, sorella di Pacecco e figlia di Tommaso, anch'egli pittore, e di Caterina De Mauro che, rimasta vedova, sposò Filippo Vitale. Ebbe sei figli, quattro femmine e due maschi e fu inoltre cognato, oltre che di Pacecco, anche di Aniello Falcone e di Juan Do.
Sua moglie Diana morì di malattia nel suo letto il 7 dicembre 1643, e questo particolare, scoperto dal Prota Giurleo, al quale si debbono anche tutte le altre notizie anagrafiche, fa cadere come inverosimile e partorita dalla fertile fantasia del De Dominici la leggenda del truculento uxoricidio perpetrato dal Beltrano, accecato dalla gelosia per le attenzioni rivolte alla moglie dal suo maestro Massimo Stanzione.
Il Beltrano si trovò invischiato così in una ragnatela di parentele (fig.3) con artisti napoletani di primo piano attivi a Napoli nel terzo e nel quarto decennio che finirono per influenzarsi a vicenda.
Per Beltrano, oltre a questi intrecci parentali, che si trasformarono in influssi reciproci, fu però molto importante per la sua maturazione stilistica la vicinanza, in occasione dei lavori nella cattedrale di Pozzuoli, che, cominciati nel 1635 si protrassero per molti anni, con il Lanfranco, con Artemisia Gentileschi e con Massimo Stanzione.
Il De Dominici lo include tra gli allievi di Stanzione e ne parla nella vita di Pacecco De Rosa, definendolo tra i migliori scolari del maestro. Gli storici hanno ritenuto che la sua prima formazione fosse avvenuta presso il Vitale, ma di recente un documento ha evidenziato che il Beltrano, quattordicenne, fu messo a bottega nel 1621 assieme a Diana De Rosa, diciottenne, da Gaspare De Populo, pittore del quale conosciamo ben poco, se non che fu legato allo Stanzione, di cui tenne a battesimo il primogenito.
La critica si è da tempo impegnata a ricostruire la personalità artistica del Beltrano ed ha distinto una fase naturalista, contigua ai modi falconiani ed un secondo periodo più propriamente stanzionesco, contrassegnato da un impreziosimento cromatico e da un ingentilimento delle fisionomie e dei sentimenti, culminante nella spettacolare tela di «Lot e le figlie» di collezione Molinari Pradelli.
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Fig.3 |
Un aumento del valore dei trigliceridi nel sangue è un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, e la medicina fino ad oggi non ha trovato un farmaco specifico per combattere questa patologia. A tal punto che un mio amico collega, titolare della cattedra di clinica medica dell'università di Napoli, affermava che l'unico modo per contrastare questo aumento era quello di consumare 4 noci al giorno.
Io, grazie alla collaborazione di un mio amico scacchista: Davide Fezza, esperto in ricerche telematiche su sostanze poco note con proprietà terapeutiche, sono riuscito a trovare una combinazione di sostanze naturali che ha favorito in diversi casi una significativa riduzione dei livelli di trigliceridi e ho passato la notizia di tale combinazione a 15 amici medici della mutua che lo hanno somministrato ai loro pazienti e mi hanno segnalato che oltre l'80% di essi ha ottenuto un significativo miglioramento.
In attesa che tale lusinghiero risultato venga pubblicato dalle principali riviste medico-scientifiche, alle quali da anni collaboro, voglio diffondere per via telematica la notizia e chiunque volesse avere notizie più approfondite può scrivermi a achilledellaragione@gmail.com
Il mese di luglio ho iniziato ad usare i primi patch transdermici all'inizio solo di B12 e Omevia, poi da settembre ho iniziato ad applicare patch tutti i giorni, in particolare:
- Il Painless Night Glu: 1 patch ogni 2 giorni a base di: Glucosamina, germanio organico, ginseng rosso coreano, saponine, ioni d'argento, calcio, potassio e magnesio.
- Omevia: 1 patch ogni 24 ore a base di: Omega3, deha, pregnenolone e enzima Q10
- B12: 1 patch ogni 24 ore a base di: vitamine del gruppo B, vitamina C , vitamina A e acido folico
- Slim: 1-2 patch al giorno a base di: Spirulina, palmitoil, L-carnitina, zenzero e garcinia cambogia.
La modalità Transdermica permette l'assorbimento delle sostanze dal derma direttamente nei capillari e quindi nel flusso sanguigno garantendo non solo un elevatissima biodisponibilità ma anche un rilascio prolungato adattivo.
L'unica azienda che conosco che realizza prodotti con questa tecnologia è One More International di seguito il link per poter acquistare: om.run/!cvqgbir.
Achille della Ragione
Achille da alcuni giorni è immobilizzato a letto con una frattura all'omero ed inoltre con una grave infiammazione alle gengive, che non gli permettono di parlare.
Tutto nasce lo scorso venerdi 18, alle ore 17:05 mentre Achille scendeva le scale della sua villa per recarsi ad aprire il cancello della villa agli ospiti. Purtroppo scivola sulle scale e cade lungo il viale del giardino, dove rimarrà in sosta sotto la pioggia battente per circa 40 minuti. Fino a quando non arriveranno degli ospiti subsettantenni, in grado in cinque di porgerlo su una sedia e poscia all'interno della villa. Egli rimarrà in attesa degli ospiti e solo dopo un'ora si deciderà a chiamare il 118, che lo condurrà al Fate Bene Fratelli. Lì venne sottoposto ad esami clinici e radiologici che diedero come esito una frattura composta alla testa dell'omero destro. Fu eseguita una fasciatura mastodontica e fu invitato il paziente a ritornare munito di altri esami di laboratorio dopo alcuni giorni che grazie all'inefficienza delle nostre strutture sanitarie, saranno pronti tra circa sette giorni.
Nel frattempo il destino di Achille è ignoto anche alle divinità celesti.
Vogliamo spargere la notizia ai suoi centomila followers, sperando che arrivi anche ai frequentatori del suo Salotto culturale, che sarà chiuso per almeno un mese.
Invito tutti a pregare per Achille ed Amen.
Elvira Brunetti
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Achille col tutore!!!! |