mercoledì 30 settembre 2015

Un capolavoro di Hendrix van Somer

tav. 1 - Hendrick De Somer - Mercurio addormenta Argo suonando il flauto - Torre Canavese, antiquario Marco Datrino


Ancora oggi se digitiamo su Google “Hendrick van Somer”, compaiono oltre 10 000 citazioni e la prima si riferisce ad un mio articolo del 2009: Hendrix van Somer due pittori in uno, nel quale sottolineavo la contemporanea presenza a Napoli di due artisti con uguale nome e cognome, uno, figlio di Barent ed un secondo, figlio di Gil. Il primo nato nel 1615 e morto ad Amsterdam nel 1684, il secondo, nato nel 1607 e scomparso forse durante la peste del 1656, presente in città dal 1624.
Per Hendrick van Somer o Enrico fiammingo, come spesso si firmava, la critica ha  ricostruito un percorso artistico articolato con dipinti che, dopo un periodo di stretta osservanza riberiana, sfociano nel nuovo clima pittoricistico di matrice neoveneta che maturò a Napoli intorno alla metà degli anni Trenta, un momento in cui cominciò a prevalere il cromatismo sul luminismo. La sua pittura, che tradisce l’origine fiamminga e la dimestichezza con i caravaggisti nordici, è caratterizzata dal viraggio della luce verso una pacatezza dei colori ed un contenuto iconografico severo.
Di recente Giuseppe Porzio ha pubblicato documenti e notizie sul pittore ed ha incrementato il suo catalogo con dipinti di qualità eccelsa, che forniscono oramai l’immagine di un artista di grande valore, anche se ancora poco noto.
In questo breve contributo intendiamo presentare uno splendido inedito, che abbiamo avuto modo di visionare a Torre Canavese presso la Galleria d’arte di Marco Datrino.
Si tratta di un Mercurio addormenta Argo suonando il flauto (tav. 1 – 2 – 3 – 4), una tela di cospicue dimensioni (160 – 220), transitata tempo fa sul mercato con un’attribuzione a Pier Francesco Mola, un artista ticinese altre volte confuso con il Nostro.
L’attribuzione al Van Somer è più che certa, con la figura di Argo che ripropone una delle famose Teste di vecchio conservate nel museo di Capodimonte.
Molto curato è il paesaggio, al quale è dedicata una particolare attenzione, per cui possiamo accogliere l’ipotesi del Porzio che sia stato eseguito dal Vandeneynden, genero del pittore.
Concludiamo con una doverosa precisazione, scaturita dall’esame di alcuni documenti: la dizione precisa del cognome è De Somer e non van Somer, come fino ad oggi indicato sui principali contributi sull’artista da Bologna a Spinosa.

Achille della Ragione


tav. 2 - Hendrick De Somer - Mercurio addormenta Argo suonando il flauto (particolare) - Torre Canavese, antiquario Marco Datrino
 
tav. 3 - Hendrick De Somer - Mercurio addormenta Argo suonando il flauto (particolare) - Torre Canavese, antiquario Marco Datrino




tav. 4 - Hendrick De Somer - Mercurio addormenta Argo suonando il flauto (particolare) - Torre Canavese, antiquario Marco Datrino


lunedì 21 settembre 2015

Una splendida scultura inedita di Nicola Fumo


fig. 1:  Una splendida scultura inedita di Nicola Fumo

Un celebre collezionista piemontese ci ha invitato a dare un nome all’autore di una splendida scultura lignea (fig.1–2–3) conservata da generazioni nella sua raccolta. Senza ombra di dubbio si tratta di uno degli esiti più alti mai raggiunti da Nicola Fumo, di cui, per chi non lo conoscesse, brevemente parleremo.
Nel vasto ed ancora poco studiato panorama della scultura in legno policromo nell’Italia meridionale tra Seicento e Settecento, accanto a Giacomo Colombo, vero e proprio caposcuola di quest’arte raffinata, ci sono una schiera di altri scultori altrettanto bravi e significativi, tra i quali spicca il nome di Nicola Fumo.
Nicola Fumo nacque a Saragnano di Baronissi, a pochi chilometri da Salerno, nel 1647, morì a Napoli nel 1725. Grande fu la sua fama di scultore. Fu il vero rivale di Giacomo Colombo. La loro attività fu pressoché parallela. Si contesero la clientela a colpi di maestria scultorea. Fu una gran gara quotidiana a chi riusciva a “piazzare” più opere tra i grandi e piccoli committenti d’arte sacra. Di fatto inondarono di loro opere, devozionali e a volte anche seriali, tutto il Sud d’Italia fino a esportare alcuni grandi capolavori in Spagna. I loro nomi erano conosciutissimi tra i grandi committenti. Si ricorreva spesso a loro per le statue in legno policromo più prestigiose per chiese e cattedrali. Il catalogo completo delle loro opere ancora non esiste perché spesso emergono opere poco conosciute o inedite che lo arricchiscono. Non esistono libri monografici su questi due personaggi: è prematuro scrivere la parola “fine” in merito alla loro produzione artistica, perché vi è ancora tanto da scoprire.
I Fumo furono una dinastia di artisti, altri esponenti della famiglia  furono Matteo, autore di una croce lignea nella Chiesa di San Giuseppe Maggiore a Napoli e tre statue raffiguranti  S. Tecla,  S. Archelaa e S. Susanna. Antonio fu un illustre pittore discepolo di Francesco Solimena. Di Gaetano, argentiere e ceramista, rimangono numerose opere per la Cappella del Tesoro di San Gennaro ed un piccolo San Michele in argento esposto al Metropolitan Museum di New York.
La figura di Nicola Fumo è stata studiata, tra gli altri, soprattutto da Raffaele Casciaro e Gian Giotto Borrelli, che ne hanno individuato numerose opere e dato un’interpretazione critica del suo stile. Non è chiara la formazione dell’artista, forse nell’ambito dello scultore Gaetano Patalano, certamente non è stato allievo del Fanzago come riferisce il De Dominici.
Poco prima o intorno al 1675 l’artista si trasferì a Napoli. Tra le opere notevoli degli anni ’80 e ’90 del Seicento vi sono sicuramente la nota “Assunta” per il Duomo di Lecce e il “S. Francesco di Paola” nella chiesa del Salvatore a Baronissi.
Nell’ultimo decennio del Seicento la produzione artistica di Nicola Fumo divenne particolarmente importante, al punto che alcune sue opere furono inviate in Spagna alla corte di Filippo V.
L’artista inviò nel 1698 in Spagna una «eccellentissima» statua di “Cristo Portacroce” (fig. 4), conservata a Madrid nella chiesa di S. Ginés, diverse statue della “Immacolata” (ad Almeida, nel 1697; a Antequera nel 1705) e la “Virgen de las Maravillas” di Cehegín (prima del 1725). ”La Madonna delle Meraviglie” è sicuramente una delle opere più belle dello scultore. Definita da molto critici come l’emblema della bellezza femminile, fu trasportata su una nave che affondò nei pressi del porto della cittadina spagnola. L’unica cassa sopravvissuta al naufragio fu quella contenente l’opera di Fumo. Gli abitanti subito approfittarono dell’evento per appropriarsi di una scultura che da allora tanto lustro ha dato alla loro comunità, incantò generazioni di visitatori: la bellezza di un viso giovane e aggraziato con lo straordinario panneggio tipico del Fumo ha letteralmente estasiato tanti critici d’arte giunti appositamente nel paesino. Fiumi di inchiostro sono stati versati nel corso di più di tre secoli per un’opera di rara bellezza.
Le espressioni ed i ”movimenti” del corpo tanto realistici quanto sorprendenti sono tra le specialità di Nicola Fumo. Facce espressive ed armoniose, sculture mai statiche; opere caratterizzate da una perfezione raramente raggiunta nel corso della storia. Tutte le statue della Chiesa del Convento Francescano “Santissima Trinità” di Baronissi sono di Nicolò Fumo. La Maria Assunta, ad esempio, sarà una delle specialità dell’artista: una si trova ad Avellino (fig. 5) dove il  culto si rinnova ogni 15 agosto. 
Nelle ultime opere del Fumo si respira una certa “arietta” giordanesca e una buona libertà esecutiva, come nell’ “Arcangelo Michele” in S. Maria Egiziaca a Napoli e nella “Madonna del carro” a San Cesario di Lecce. Nella sua opera si possono rilevare anche influenze solimenesche, a riprova che tra pittori e scultori vi erano comunque dei rapporti stilistici e influenze reciproche, spesso feconde e importanti.

Achille della Ragione

fig. 2 - Madonna - (particolare) -  Alessandria collezione privata

fig. 3 - Madonna - (dopo il restauro) Alessandria collezione privata
fig. 4 - Cristo caduto portando la croce- Madrid chiesa di san Genesio
fig. 5 - Madonna - Avellino cattedrale

Expo 2015: Scarafaggi e cavallette nei nostri piatti




Il 31 ottobre chiuderà EXPO Milano 2015. E' auspicabile, però, che il dibatto che ha caratterizzato l'esposizione universale milanese sul tema "Nutrire il pianeta, energia per la vita" continui e non scompaia dalle agende dei oltre 50 primi ministri e capi di stato e di governo che in questi 5 mesi si sono confrontati tra i padiglioni milanesi.Il tema della sostenibilità e, in particolare,della sostenibilità alimentare e, quindi, dell'accesso a cibo sicuro e nutriente per tutti,non è per niente una cosa scontata oggigiorno e diverse sono le iniziative e i percorsi presentati ad EXPO 2015, come quello delle nazioni unite "Sfida fame zero", che hanno come finalità quella di informare il cittadino e di sensibilizzarlo sempre di più sul diritto al cibo per tutti.Quotidianamente in occidente si sprecano enormi quantità di cibo che, invece, scarseggiano nei paesi più poveri o in via di sviluppo. Da un lato nei paesi industrializzati l'abbondanza di cibo e le cattive abitudini alimentari hanno fatto registrare, negli ultimi decenni, un aumento delle morti dovute alle malattie cardiocircolatorie e all'obesità, dall'altro nei paesi poveri del sud del mondo, molto spesso oppressi da guerre, l'inacessibilità al cibo incrementa il tasso di malattie da denutrizione e semina morte per non parlare, poi, della spinta disperata all'emigrazione che sta colpendo l'Europa in questi mesi.Numerose sono le organizzazioni governative e non che insieme, da molti anni, sono impegnate in questa faticosa battaglia per livellare questo divario. Gli sforzi, ancora insufficienti, non ci permettono di rilassarci di fronte a questa piaga ancora troppo grande nel millennio della globalizzazione. L'impegno per una ridistribuzione più equa della ricchezza, tra chi ha troppo e chi non ha nemmeno il minimo necessario per la sopravvivenza, non deve arretrare e tanto meno lasciare spazio agli interessi commerciali di pochi, spesso identificabili in colossi multinazionali.Expo 2015 è stata fin dall'inizio un'opportunità per capire come nutrire il pianeta voglia dire molto più che occuparsi della qualità dell'alimentazione. Dietro ad un prodotto sicuro e ad un servizio di qualità ci sono accordi commerciali stipulati tra le grandi aree economiche del mondo. Nel settore agro-alimentare, ad esempio,dopo il fallimento degli ultimi negoziati del WTO (World Trade Organization) di Doha, l'Europa e gli Stati Uniti d'America hanno deciso di lavorare ad un trattato di cooperazione commerciale TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), che mira a uniformare le regole sul commercio di beni e servizi tra le due sponde dell’Atlantico.Ma EXPO Milano 2015 ha posto l'attenzione anche sull'importanza della ricerca scientifica in campo nutrizionale. Dietro ad una sana pietanza e ad una corretta alimentazione c'è anche tanta ricerca scientifica che si articola in svariati settori e che ha bisogno di fondi, in Italia spesso ancora assolutamente insufficienti. Non basta, perciò, lo sviluppo tecnologico dei sistemi industriali con gradi di efficienza produttiva sempre maggiore a fronte di un minore impatto ambientale. La ricerca in campo industriale deve essere accompagnata all'educazione del cittadino verso abitudini alimentari più sane nel rispetto dell'ambiente per uno sviluppo sostenibile a garanzia delle generazioni future.A tal proposito: quanto impatta sull'ambiente mangiare carne quasi tutti i giorni? Quante foreste dobbiamo disboscare per allevare mandrie necessarie a sfamare una popolazione mondiale in crescita?Quanto costa, anche in termini sociali, l'acqua utilizzata per irrigare i campi coltivati o per abbeverare il bestiame al pascolo? E, infine, quanto gas serra viene emesso nell'ambiente?La relazione tra il consumo di cibo di origine animale, l'allevamento di bestiame a fini alimentari e l'impatto ambientale provocato da queste produzioni sono, oggi più che mai, oggetto di studio da parte della comunità scientifica e dei policy maker che lavorano al noto problema dell'enorme pressione sulle risorse del pianeta, purtroppo non infinite. Basti pensare che sono necessari più di 5mila litri di acqua per produrre un chilo di manzo ed oggi non tutti i 7 miliardi di uomini che abitano il pianeta possono mangiare carne, perché è troppo costosa. Con una popolazione mondiale in continuo aumento, come sarà influenzata la nostra dieta nei prossimi vent'anni? Non ci sarà più il terzo mondo che conosciamo oggi, ma diversi Stati del “sud” del pianeta saranno realtà economiche con crescenti necessità e nuove abitudini alimentari che si evolveranno di pari passo al loro sviluppo demografico ed economico (basti pensare al repentino progresso economico e sociale avvenuto negli ultimi decenni in Cina e in India). Se oggi sono popolazioni per la maggior parte vegetariane, con una dieta spesso povera in termini nutritivi, la loro dieta si "occidentalizzerà" spostando e, pertanto, modificando l'equilibrio esistente e già precario tra un'offerta di prodotti limitata e una domanda con crescita costante.Ecco perché a fronte di uno scenario che prevede la progressiva riduzione della quantità di carne presente nella nostra dieta il legislatore europeo si è posto il problema di regolare un settore, quello degli Novelfood (al voto del Parlamento europeo in ottobre), fino ad ora in vacazio legis, al fine di assicurare la necessità di trovare fonti di approvvigionamento proteico alternative. Le proteine sono, infatti, indispensabili per garantire il funzionamento del nostro corpo. Sono sempre più spesso consigliate le diete vegane e i suoi sostenitori sono in continua crescita, ma per coloro che non vogliono rinunciare alle proteine di origine animale, gli insetti sembrano un buon target e di sicuro sono gli esseri viventi più numerosi al mondo. Sono ben oltre 1500 le specie di insetti commestibili e molti sono per circa il 70% composti da proteine. Inoltre, gli insetti sono in crescente aumento, favoriti dal riscaldamento terrestre, conseguenza ultima del cambiamento climatico. D'altronde, la cucina di alcuni paesi, principalmente extra-europei, include da sempre gli insetti e si stima che, al mondo, siano circa 2 miliardi le persone che si nutrono regolarmente di insetti. L’entomofagia andrebbe, quindi, a risolvere il problema dell’approvvigionamento di proteine.L’interesse verso una sana e corretta alimentazione, ma anche sostenibile ed accessibile a tutti come un diritto fondamentale, rimane al centro del dibattito mondiale. L’EXPO di Milano con la "Carta di Milano" lascia come eredità culturale un documento che richiama ogni cittadino, associazione, impresa o istituzione ad assumersi le proprie responsabilità per garantire alle generazioni future di poter godere del diritto al cibo. Rimane poco più di un mese alla fine di EXPO Milano 2015, un evento da non perdere…


Tiziana della Ragione
Enrico Pellizzari

giovedì 17 settembre 2015

Pensieri vari e consigli per vivere meglio



Mi addolora leggere che bande di giovani malviventi  feriscono di nuovo la mia Napoli. Questi ragazzi, sparano su  innocenti e si combattono tra loro per il presidio delle zone. Il Ministro Alfano  ha inviato soldati per aiutare le forze locali. Speriamo serva.
Napoli aveva avuto uno stupendo riscatto culturale e oggi, imberbi delinquenti, (li chiamano  camorristi  ma, questo appellativo, è un elogio), rischiano di rovinare tutto quello che di bello è stato fatto fino ad ora.E’ insopportabile per una che, come me, adora la sua città.
Tra donne:
“Ti confesso che ho sposato un uomo di cui non mi sono mai potuto fidare: Mi imbroglia tanto che non so neppure se il figlio che ho in grembo sia suo.”
 Qualche volta le donne sono oltremodo diffidenti nei confronti dei loro mariti.
Quando Adamo una sera ritornò tardi a casa. Eva, molto agitata, gli disse: “Non sarai andato con altre donne ?”Adamo, naturalmente, rispose:  “Tu sei irragionevole, tu sei l’unica donna sulla terra”.I due continuarono a litigare  ma Adamo, stanco dell’inutile discussione, chiuse gli occhi e si addormentò.
Durante la notte si svegliò sentendosi toccare il torace. Era Eva.
“Che stai facendo?” chiese-  con voce assonnata - il nostro povero antenato ed EVA: “ Sto contando le tue costole !”
Due amiche, passeggiando in parco, videro, un uomo sdraiato sul prato, completamente nudo, con la faccia coperta da un giornale.
“Non è mio marito, disse una di loro; l’altra rispose: “Sì, veramente, non è tuo marito”
Basta con questo argomento: non voglio urtare la suscettibilità delle mie “pazienti” lettrici: se continuassi penserebbero che sono “anti-femminista”.
Rosetta aveva perso la speranza di convincere  il marito a smetterla  di tornare a casa con gli acquisti più strani.
Una sera, Ferdinando  rientrò a casa con un robot che aveva la capacità di individuare  coloro che dicevano bugie.
Rosetta s’innervosì per  quello che , a  suo dire, “era stato un acquisto stupido e costoso.”
“Ma  CUMME SI’ SCASSAMBRELLE (quanto rompi) disse Ferdinando, Ti farò vedere CUMME funziona , è divertente “
Erano  le 19, quando TUMMASIELLO (il loro figlio) di 14 anni tornò, con 2 ore di ritardo, dal dopo-scuola.
“A RO’ (dove) SI’ stato ?”, gli chiese Ferdinando mentre azionava il ROBOT.
“PECCHE’ SI’ ARRIVATE DDOJE ORE ROPPE (dopo) ?”
“PAPA’ SONGHE (sono stato) in libreria per  documentarmi su alcuni argomenti che si discuteranno domani a scuola.”
Il Robot girò  intorno al tavolo e con un “BUFFETTONE (SBERLONE) scaraventò TUMMASIELLO giù dalla sedia.
“CHESTA E’ A MACCHINA RA VERITA’ ‘UAGLIO’”, disse Ferdinando. “MO’ (ora) MI HA RICERE (mi devi dire) dove  SI’ STATE OVERAMENTE (veramente)”
“Sono stato a casa di Giovanni a vedere un film che davano  per televisione: I dieci comandamenti”
Il Robot girò di nuovo intorno al tavolo e con un BUFFETTONE scaraventò , ancora una volta, TUMMASIELLO giù dalla sedia.
Con la voce tremante TUMMASIELLO si alzò e disse:
“Mi dispiace, ho mentito, in realtà abbiamo visto un film intitolato: GIOVANNONA COSCIA LUNGA….un film porno…..”
“Mi vergogno di te”, disse Ferdinando, “all’età TOJA (alla tua età) IO NUN’AGGIO MAI RITTE NA BUSCIA (bugia) ai miei genitori.”
Il Robot si avvicinò a Ferdinando e gli assestò NU PACCARONE (schiaffone- altra espressione napoletana per definire lo schiaffo).
Rosetta, piegata in due dalle risate, disse:
“CHESTA TA SI’ PROPRIO MERITATA. NUN TE PUO’ NEMMENO ARRABBIA’ TROPPO  CU O’ PICCIRILLO, dopotutto è FIGLIETE (è tuo figlio ).
Il Robot girò intorno al tavolo, si avvicinò a Rosetta e con uno SBERLONE  la scaraventò giù dalla sedia.
Una Signora, avanti negli anni, passeggiando per  piazza Garibaldi, nei pressi della stazione ferroviaria di Napoli, vide, in una via laterale della piazza, alcune giovani, con vestiti succinti ed ampie scollature
che si scaldavano vicino ad un fuoco acceso in un bidone. (Immagino abbiate capito cosa facevano le fanciulle).
Si avvicinò a loro e chiese:“ A chi state  ASPETTANNE ?”
Le “donnine”, stupite dalla ingenuità dell’anziana Signora, per prenderla in giro, le dissero:
“NONNINA cara, STAMME ASPETTANNE NU CURTEO CU DELLE SPOSE che CE LANCERANNO E’ CUNFIETTE (confetti)”
“UH CHE BELLO! POSSO ASPETTA’ PURE IO?...ME PIACENE TANTE E’ CUNFIETTE !”
“Ma sicuro….NISCIUNE VO’ ‘MPEDISCE !”
Subito dopo, passò una macchina con la polizia che si fermò per fare scendere due poliziotti, per un controllo dei documenti delle signorine.
I due, vedendo la Signora  “ADULTA”,  le dissero, meravigliati:
“MA PURE VUJE, A NO’, MO’ VE METTITE CCA’ (ma pure voi, nonna, ora vi mettete….)”
“SCUSATE GIUVINO’”, disse la candida anziana, “MA A VUJE CHE VE NE FOTTE E’ CHELLO CA FACCE IO !.... IO ME LI SUCCHIO !”
A Via Roma, nel Bar “del Professore”  (dove si può gustare il migliore caffè della città. Se doveste andare in gita a Napoli vi pregherei di  PIGLIARVE NU CAFE’ in questo bar; il locale  si trova a poca distanza dalla meravigliosa piazza del Plebiscito. Lo conoscono tutti. Basta chiedere). CHE CE VVO‘ ? A Napoli diciamo “CHI TENE LENGUE va in SARDEGNA (chi parla –ha lingua- può andare ovunque).
…nel Bar del Professore un uomo, mentre gusta il caffè, dice al barista (che conosce da una vita):
“CU MUGLIEREME (con mia moglie)  NUN SE PO’ MAI DIALOGA’…E’ troppo storica.”
“SCUSATE DUTTO’ , VUJE ( voi) VULITE RI’ ( volete dire)  ISTERICA ?”
“NO’ , NO’ VOGLIO PROPRIO DIRE STORICA. CHELLA E’ CAPACE E ME ARRICURDA’ (ricordarmi) TUTO CHELLO CA DI SBAGLIATO AGGIO FATTE  ‘INTA  (in) A CHISTI ULTIMI ANNI.”
E per finire, due  riservate a più piccini….a quelli che hanno una giovane età :
Lo sapete cosa dice un TONNO alla TONNA quando esce da casa ?
“ TONNO SUBITO ! “
Lo sapete come nascono i vermi ?
Facile. La VERMA (la femmina del verme), passeggia su di una foglia.
Il verme, che, precedentemente, si era nascosto, salta fuori all’improvviso con un suo BUUUMMMM.
La VERMA si spaventa e dice “MADONNA CHE PAURA ! M’HAI FATTO FARE I VERMI ! (A Londra, quando uno si spaventa, si dice: HA FATTE E’ VIERME ! )
Ecco, ho finito. Ho provato  a darvi la mia dose  “di medicina” contro il logorio della vita.
STATEMI BENE e ca A MARONNA V ‘ACCUMPAGNE.

Marina della Ragione

mercoledì 16 settembre 2015

Teste matte, sbanca le classifiche il libro di Salvatore Striano



Salvatore Striano ha respirato aria di camorra fin da bambino:è cresciuto nei quartieri spagnoli, tra droga ed illegalità e ha imboccato molto presto la strada sbagliata che lo ha portato diritto in carcere.
Dopo aver passato otto anni in carcere, ha stupito tutti recitando nel film GOMORRA di Matteo Garrone e in CESARE DEVE MORIRE dei Fratelli Taviani, Orso d’oro a Berlino.
Adesso Salvatore (Sasà) Striano racconta il suo passato. La storia di un gruppo criminale – LE TESTE MATTE – che ha osato sfidare il potere dei boss, un libro scritto a quattro mani col regista Guido Lombardi. “Tutti possiamo morire. Ogni giorno. Ma non tutti viviamo con questo pensiero. Non tutti pensiamo che ogni volta che mettiamo il piede fuori di casa possiamo essere uccisi. La nostra storia è cominciata quasi per gioco una mattina di trent’anni fa. A nove anni e già orfani dell’innocenza.Quartieri spagnoli. Il centro di Napoli. Negli anni Ottanta il paradiso della criminalità. C’è un clan che domina tutto e tutti, la famiglia Viviani. E c’è un bambino, Sasà, già stanco di sottomettersi. Lui e suo cugino Totò sono artisti del furto, mariuoli sempre alla ricerca di occasioni. Tra contrabbando, prostitute, soldati americani, troveranno presto un protettore, il ladro più abile del quartiere, ’O Barone. La madre, Carmela, prova a frenare quel figlio che cresce troppo in fretta. Lei sa cos’è la malavita: suo fratello è in carcere per omicidio, da allora combatte contro chi si vuole vendicare. Così Sasà si trova di fronte a una scelta paradossale, eppure l’unica possibile: entrare nella camorra per difendersi dalla camorra. Non ancora maggiorenne incontra i due uomini che gli cambieranno la vita: un trafficante di coca che tutti chiamano Rummenigge e un bandito detto Cheguevara per il suo spirito rivoluzionario. Insieme combatteranno contro il boss dei Quartieri spagnoli, ’O Profeta, dando vita alla prima vera scissione nella storia della camorra napoletana. Dalle ceneri di questa guerra, nascerà qualcosa di mai visto prima: LE TESTE MATTE. Ragazzi così pazzi da dichiarare guerra a tutti i clan di Napoli. Un romanzo travolgente e feroce, costruito sulla storia vera ed estrema di un gruppo criminale che ha osato combattere la camorra con le sue stesse armi. GUIDO LOMBARDI (Napoli 1975) è regista, sceneggiatore e scrittore. Nel 2011 realizza il suo primo lungometraggio, Là-bas, vincitore del Leone del Futuro alla 68a Mostra internazionale di arte cinematografica di Venezia. Del 2013 è la sua opera seconda Take Five, in concorso al Festival di Roma e in cui figura come protagonista proprio Salvatore Striano. Sempre nel 2013 pubblica il suo primo romanzo, Non mi avrete mai (con Gaetano Di Vaio), edito da Einaudi. SALVATORE STRIANO è stato tante cose. Detenuto tre anni in Spagna e cinque a Rebibbia, ha incontrato un maestro, Fabio Cavalli, che gli ha ricordato che lui era prima di tutto un attore. Da allora è stato un camorrista per Matteo Garrone, un rapinatore per Guido Lombardi e molti altri personaggi, al cinema e in tv. Nel 2012 arriva la consacrazione. Il film Cesare deve morire dei fratelli Taviani, tratto dal Giulio Cesare di Shakespeare e dove lui interpreta il ruolo di Bruto, vince l’Orso d’oro al Festival di Berlino. Come nel piccolo teatro del carcere di Rebibbia, ancora una volta Shakespeare ha dato una nuova direzione alla sua vita. BRONX FILM PRODUZIONI di Gaetano Di Vaio realizzerà prossimamente un film tratto da questo romanzo.

Vogliamo far conoscere l’autore proponendo il capitolo a lui dedicato nel III tomo del nostro libro Quei napoletani da ricordare, intitolato


 Striano chi era costui?
Manzoni avrebbe esclamato: “Carneade chi era costui ?”. Il lettore più semplicemente: “ma Striano chi lo ha mai sentito ?”.Come definire il personaggio: “un avanzo di galera”, sarebbe offensivo oltre che riduttivo. Ma partiamo dal principio.Salvatore Striano è nato a Napoli nel 1974. Durante un periodo di reclusione nel carcere di Rebibbia, ha frequentato corsi di recitazione, appassionandosi al teatro, soprattutto shakespeariano. Dopo essere uscito grazie all’indulto nel 2006, ha esordito nel cinema grazie al regista Matteo Garrone, che l’ha scritturato per il film Gomorra, tratto dal bestseller di Roberto Saviano. Dopo alcuni anni è ritornato in veste di attore a Rebibbia, dove ha interpretato il ruolo di Bruto nel film dei fratelli Taviani Cesare deve morire
Nel 2013 interpreta il ruolo di Vincenzo De Marchi nella fiction di Canale 5 diretto da Alexis Sweet Il clan dei camorristi.
Il 17 Ottobre dello stesso anno interviene al programma di approfondimento politico Servizio pubblico per portare la sua testimonianza sull’emergenza carceri, sulla rieducazione all’interno di esse e sul tema dell’indulto.
Salvatore Striano si è formato professionalmente a Roma, all’interno del carcere di Rebibbia. Dopo aver conosciuto la dura esperienza del carcere minorile, è stato infatti recluso per alcuni anni nel carcere romano, dove grazie ai laboratori condotti dal regista Fabio Cavalli, ha scoperto Shakespeare e il teatro. Di nuovo libero, con l’indulto del 2006, ha perciò intrapreso un’intensa attività di attore, dapprima in teatro, con lo stesso Cavalli, con Emanuela Giordano e con Umberto Orsini, che gli affida un ruolo di rilievo, ne La Tempesta di Shakespeare. L’esordio cinematografico è in Gomorra di Matteo Garrone, Gran Premio della giuria al 61 Festival di Cannes e Miglior Film Europeo dell’anno. A seguito del quale viene anche chiamato da Abel Ferrara (Napoli, Napoli, Napoli), Marco Risi (Fortapàsc), Stefano Incerti (Gorbaciof), e, più recentemente, Alessandro Piva (I milionari). Ma la sua vera consacrazione di attore è nel 2012, con l’interpretazione del personaggio di Bruto in Cesare deve morire di Paolo e Vittorio Taviani (Orso d’oro al Festival di Berlino 2012), per il quale è ritornato per diverse settimane a Rebibbia, negli stessi luoghi che lo avevano visto privato della libertà. Di recente è stato anche chiamato a interpretare alcune miniserie per la tv, tra cui Il clan dei camorristi per la regia di Alexis Sweet. Una sua intevista-confessione è contenuta nel documentario di Giovanna Taviani dedicato alla sua storia, il riscatto.





Per quel che riguarda il Giulio Cesare di Shakespeare rinvio al relativo capitolo del mio libro Favole di Rebibbia: Rebibbia uber alles.

Trionfa al festival di Berlino il film dei fratelli Taviani.
Il penitenziario del carcere di Rebibbia è da alcuni mesi al centro dell’attenzione dei mass media internazionali.
Prima la visita del Pontefice, il quale, in occasione delle festività natalizie, non si è dimenticato di andare a visitare le sue pecorelle smarrite; ieri il trionfo, dopo oltre venti anni, al prestigioso festival di Berlino del film documentario dei fratelli Taviani, interamente girato nel carcere romano, con i detenuti che mettono in scena il “Giulio Cesare” di Shakespeare.
Una pellicola che non vuole compiacere il gusto del pubblico, ma intende scuotere le nostre certezze morali e civili, puntando l’indice sul disastro del nostro sistema penitenziario, dove la dignità umana viene calpestata ogni giorno, trasformando esseri umani, pur colpevoli di efferati delitti, in automi disarticolati, in pallidi ectoplasmi, a volte in marionette impazzite.
Il pubblico applaude con entusiasmo, ma molti hanno le lacrime agli occhi, al pensiero che i bravissimi attori: Cosimo, Salvatore, Fabio, Giovanni, Antonio, Vincenzo e Gennaro non sono presenti, rinchiusi nella solitudine delle loro celle.
Le scene sono state girate all’interno del reparto di massima sicurezza, nelle celle, nei cortili angusti e claustrofobici che costituiscono l’universo desolante di persone, le quali a contatto con le parole immortali del grande genio, hanno conosciuto una nuova dimensione provocando dirompenti emozioni.
Il film parla di intrighi, tradimenti, morte, uomini d’onore, una terminologia familiare per chi vive nel braccio di massima sicurezza e per chi è condannato per omicidio, mafia, criminalità organizzata. Comincia a colori con il finale del “Giulio Cesare”, per proseguire poi con un livido bianco e nero.
L’energia della narrazione vive nello stridente contrasto tra i silenzi delle celle e la forza straripante della rappresentazione teatrale, con la struggente malinconia, alla fine dello spettacolo, del ritorno alla desolante realtà della reclusione. Si tratta di un riconoscimento che, oltre a gettare di nuovo luce su un tema di scottante attualità, come la drammatica situazione in cui versa il nostro sistema carcerario, costituisce un plauso ai tanti volontari, che tentano con ogni mezzo anche attraverso l’arte ed il teatro, il recupero di tante vite difficili. Il film è stato già visto in mezzo mondo, dalla Francia all’Inghilterra, dal Brasile all’Australia, fino addirittura alla Norvegia ed all’Iran e siamo certi che sarà accolto con interesse anche dal pubblico italiano.
Attualmente sta lavorando alla preparazione di un film Take Five per la regia di Guido Lombardi.
TAKE FIVE è il racconto di una rapina rocambolesca, messa in atto, con coraggio e incoscienza, da cinque “irregolari” del crimine. Un idraulico con il vizio del gioco indebitato con la mala (Carmine), che, chiamato, a riparare una perdita fognaria all’interno di una banca. si fa venire un’idea disonesta a pochi metri dal suo prezioso caveau. Un ricettatore con diversi anni di carcere alle spalle (Gaetano), che quell’idea raccoglie. Mettendo insieme una squadra, anzi, come si dice a Napoli, dov’è ambientata la storia, una “paranza”. C’è il fotografo di matrimoni (Sasà), che ha avuto un brutto infarto, ma prima era il miglior scassinatore della piazza; il giovane nipote di Gaetano (Ruocco), pugile dotato, ma squalificato a vita per aver rotto una sedia in testa a un arbitro. E non basta. Si aggiunge pure lo Sciomèn, il più “leggendario” tra i gangster cittadini, sia pure di un altro decennio, appena uscito da una lunga reclusione, oggi fragile e depresso. I cinque non hanno granché in comune. Se non il desiderio, meglio la necessità, di riscattare, o semplicemente salvare, la propria esistenza, con una potente iniezione di denaro. Ma i soldi rendono fragile qualsiasi alleanza. I cinque saranno uniti e solidali fino a quando Gaetano, l’uomo che li ha chiamati e di cui tutti si fidano, scompare, e con lui il bottino milionario. Nell'incertezza di quello che è realmente accaduto, e nella speranza di veder ricomparire l’amico, i quattro banditi rimasti attendono inermi nella loro tana. Ma il tempo mette a dura prova i loro nervi. Nascono incomprensioni, si disfano alleanze. Compare anche una minaccia che nessuno sembrava aver previsto: ‘o Jannone, il potente boss cittadino sa della rapina e vuole la sua parte di un bottino che ancora non esiste...


In chiusura vorrei accennare al mio incontro con Striano avvenuto nella biblioteca del carcere di Rebibbia nel corso di una serie di incontri con l’autore organizzato dal laboratorio di scrittura creativa diretto dalla professoressa Luciana Scarcia. Egli dichiarò di essere stato contattato da editori importanti per scrivere… la sua vita, ma di aver rifiutato perché sarebbe stata scritta da un gosth writer. Che la sua attività di attore gli permetteva a stento di sopravvivere e che riteneva più disonesti gli imprenditori che tenevano i dipendenti al nero che i delinquenti che si presentavano per chiedere il pizzo. Ed infine che nel rapporto credito debito riteneva di aver retribuito la società per i reati commessi.

domenica 13 settembre 2015

Dipinti inediti napoletani di attribuzione problematica

fig. 1 - Giuseppe Marullo - Maddalena - Alessandria collezione Marasini

Continuamente da parte di collezionisti ed antiquari mi pervengono foto di dipinti da attribuire. In particolare di recente mi sono trovato in palese difficoltà ad assegnare correttamente una serie di quadri di notevole qualità, soprattutto le tre tele appartenenti alla collezione Marasini di Alessandria.
Esse sono una Maddalena (fig. 1), che pur mancando il patognomonico cono d’ombra sulla guancia sinistra, ritengo sia opera certa di Giuseppe Marullo, un artista ancora poco noto, in grado di raggiungere talune volte esiti di notevole qualità.
Segue poi, sempre in collezione Marasini ad Alessandria, un’Assunzione (fig. 2), che mi sembrava opera di un ignoto stanzionesco, fino a quando scorrendo una monografia su Pietro Novelli, ho trovato lo stesso volto, riprodotto in alcuni dipinti del pittore siciliano, attivo a Napoli e fautore dell’introduzione del pittoricismo in area partenopea.
Infine una Natività (fig. 3), da alcuni studiosi attribuita a Battistello Caracciolo e che a me viceversa, dopo un restauro, sembra da assegnare alla fase caravaggesca di Bernardo Cavallino.
Più semplice attribuire a Giovan Battista Spinelli una splendida Madonna col Bambino (fig. 4) di recente entrata nella prestigiosa collezione Lemme a Roma.
Concludiamo con una serie di tele notevoli della collezione Badeschi di Modena.
Alle prime due: un Sacrificio di Isacco (fig. 5) ed una Lucrezia (fig. 6) abbiamo dedicato due articoli che vi consigliamo di consultare in rete digitandone il titolo, rispettivamente: un Sacrificio di Isacco di Agostino Beltrano e una Lucrezia di Andrea Vaccaro di prorompente sensualità.
Segnaliamo poi ai nostri lettori una Maddalena (fig. 7) di Artemisia Gentileschi dai colori squillanti e dal mantello elegantemente rifinito; una Estasi celeste (fig. 8), un bozzetto preparatorio per un affresco eseguito da Mattia Preti durante il suo soggiorno modenese; un dipinto del Benaschi (fig. 9) e per concludere una tela (fig. 10) sulla cui attribuzione da decenni gli studiosi provano a fare un nome e che a mio parere è opera di un ignoto caravaggesco nordico attivo a Roma nei primi decenni del Seicento
Achille della Ragione
fig, 2 - Pietro Novelli -Assunzione - Alessandria collezione Marasini


fig. 3 -  Bernardo Cavallino - Nativitá - Alessandria collezione Marasini

fig. 4 - Giovan Battista Spinelli - Madonna con Bambino  - Roma collezione Lemme

fig. 5 - Agostino Beltrano - Sacrificio di Isacco - Modena collezione Badeschi


fig. 6 -  Andrea Vaccaro - Lucrezia - Modena collezione Badeschi

fig. 7 - Artemisia Gentileschi - Maddalena - Modena collezione Badeschi


fig. 8 - Mattia Preti - Estasi celeste - Modena collezione Badeschi

fig. 9 - Giovan Battista Beinaschi - Scena biblica - Modena collezione Badeschi

fig. 10 - Ignoto caravaggesco nordico - Scena vetero testamentaria - Modena collezione Badeschi


domenica 6 settembre 2015

Un repertorio fotografico del Seicento napoletano

In 1^ di copertina: Giovanni Battista Spinelli - Madonna col Bambino, Roma, collezione Lemme



L’ultimo repertorio fotografico sul Seicento napoletano, purtroppo in bianco e nero, risale al 1984. Divenuto introvabile, se non sul mercato antiquariale a prezzi proibitivi, fu redatto da Nicola Spinosa.
A giorni sarà disponibile in libreria il I tomo (ed a breve seguirà il II tomo) di quello redatto da Achille della Ragione, il quale comprende oltre 2000 foto a colori e non potrà mancare nella biblioteca dello studioso o anche del semplice appassionato.
Per chi avrà necessità di immagini ad alta definizione l’autore, gratuitamente, le invierà. Le richieste vanno indirizzate alla sua mail a.dellaragione@tin.it
Il volume  si  acquistare presso le librerie:
oppure contattando direttamente l’autore all’indirizzo:
a.dellaragione@tin.it

REPERTORIO FOTOGRAFICO A COLORI DEL SEICENTO NAPOLETANO
1°  TOMO  EDIZIONI NAPOLI ARTE
INDICE ARTISTI
  • Altobello Francesco Antonio
  • Ascione Aniello
  • Azzolino Giovan Bernardo
  • Baglione Giovanni
  • Balducci Giovanni
  • Barra Didier
  • Bassante Bartolomeo
  • Beinaschi Giovan Battista
  • Beltrano Agostino
  • Belvedere Andrea
  • Bernini Gian Lorenzo
  • Borghese Ippolito
  • Bramer Leonaert
  • Brandi Gaetano
  • Bril Paul
  • Brueghel Abraham
  • Brusco Cornelio
  • Caccini Pompeo
  • Calise Cesare
  • Capomazza Luisa
  • Caracciolo Battistello
  • Caracciolo Pompeo
  • Castellano Giuseppe
  • Castiglione Giovan Benedetto detto il Grechetto
  • Cattamara Paolo
  • Cavallino Bernardo
  • Cerquozzi Michelangelo
  • Cicalese Antonio
  • Codazzi Nicolò
  • Codazzi Viviano
  • Compagno Scipione
  • Coppola Carlo
  • Coppola Giacomo
  • Coppola Giovanni Andrea
  • Corenzio Belisario
  • Coscia Domenico
  • Costa Angelo Maria
  • Cozza Francesco
  • Cresti Domenico detto il Passignano
  • Croys Loise
  • Curia Francesco
  • Cusati Gaetano
  • D’Amato Giovanni Antonio
  • D’Arena Gerolamo
  • D’Avitabile Domenico
  • De Bellis Antonio
  • De Benedictis Francesco
  • De Gregorio Giovanni detto il Pietrafesa
  • De Lione Andrea
  • De Lione Onofrio
  • Della Questa Francesco
  • Dell’Oca Giulio
  • Del Po Pietro
  • Del Po Giacomo
  • Del Po Teresa
  • De Magistro Girolamo
  • De Matteis Paolo
  • De Mauro Aniello
  • De Nomè Francois
  • De Populis Giacinto
  • De Rosa Pacecco
  • De Rosa Annella
  • De Simone Niccolò
  • Di Caro Marco
  • Di Maria Francesco
  • Di Montalbano Ilario
  • Di Pino Giovan Battista
  • Do Giovanni
  • Donzelli Filippo (vedi Zellus Philippus)
  • Falcone Aniello
  • Farelli Giacomo
  • Faro Ambrosiello
  • Fasano Tommaso
  • Ferro Pietro Antonio
  • Fiasella Domenico
  • Filippo Napoletano
  • Finoglia Paolo
  • Finson Louis
  • Forli Giovan Vincenzo
  • Forte Luca
  • Fracanzano Cesare
  • Fracanzano Francesco
  • Frezza Orazio
  • Galizia Fede
  • Gargiulo Domenico
  • Garzi Luigi
  • Gentileschi Artemisia
  • Gessi Francesco
  • Giordano Luca
  • Glielmo Francesco
  • Gliri Nicola
  • Gramatica Antiveduto
  • Graziani Francesco
  • Guarino Francesco
  • Guarino Giovan Tommaso
  • Guido Giuseppe
  • Hendricksz Dirk
  • Hendricksz Gian Luca
  • Herrera Francesco
  • Imparato Gerolamo
  • Ignoti
  • Landulfo Pompeo
  • Lanfranco Giovanni
  • Lingelbach Johannes
  • Loth Onofrio
  • Luciano Ascanio
  • Luciano Gaetano
  • Maestro dei Martirii
  • Maestro del Gesù dei dottori
  • Maestro del Metropolitan
Napoli, settembre 2015 - 1^  edizione
In 4^ di copertina: Scipione Compagno - Entrata di Cristo in Gerusalemme, Napoli, collezione della Ragione

venerdì 4 settembre 2015

Una foto che grida vendetta

Corpicino senza vita


Dopo la foto del migrante morto asfissiato nel cofano motore di un’automobile, mentre cercava disperatamente di raggiungere la terra promessa, da ieri girano sui mass media mondiali le foto choc del bimbo annegato sulla spiaggia di Bodrum in Turchia, mentre anche lui anelava ad un futuro migliore. Un’immagine che ammutolisce, ma non si può rimanere in silenzio, bisogna urlare tutto il dolore e la rabbia, sperando di arrivare ai potenti che governano un mondo attento unicamente al pil, un’Europa che ha inventato il diritto d’asilo, che per secoli ha sognato e propugnato eguaglianza e fraternità, che ha predicato e praticato la carità e che oggi pensa solo ad amministrare l’egoismo e l’indifferenza. Quel tenero corpicino senza vita deve illuminarci, è tempo di decisioni coraggiose che tutti dobbiamo prendere, dobbiamo sognare una società dove regnano  regole diverse, per non svegliarci in un mondo da incubo.