9/2/2010
Ho contratto in età pediatrica la mania di scrivere lettere ai direttori di giornali con la speranza, ponendo all’attenzione dell’opinione pubblica problematiche di carattere generale, di poter fornire un contributo alla loro soluzione. Infatti la mia prima proposta è stata da me formulata nel lontano 1960 con una missiva al periodico Quattrosoldi, riguardava i matrimoni internazionali ed avevo da poco compiuto tredici anni. Da allora sono state più di mille le lettere pubblicate e dovrei da tempo essere più che scoraggiato, perché solo in una decina di casi ho trovato ascolto da parte delle autorità ed ho raggiunto lo scopo prefissato.
Di recente, dopo una deludente visita alla Galleria Corsini, un gioiello tristemente abbandonato, avevo formulato un accorato appello pubblico, affidato ai giornali ed al web, alla direttrice del museo, al sovrintendente di Roma ed al ministro dei Beni culturali affinché, ognuno per la sua competenza, contribuissero a restituire ad una degna fruizione uno scrigno prezioso di dipinti ed una rara testimonianza di uno splendido palazzo, abitato da nobili famiglie e per un periodo anche dalla celebre regina Cristina di Svezia.
Ed il miracolo si è compiuto: dopo aver ricevuto una risposta scritta privata da parte del ministero ed una pubblica da parte della direttrice, vi è stato un impegno generale ed in pochi mesi tutte le sale sono state riaperte, l’impianto elettrico, che spesso faceva le bizze, rimesso a norma e riproposto l’itinerario di visita originale con i quadri posizionati nella stessa maniera nella quale venivano ammirati nei secoli scorsi.
Sembra una rara favola a lieto fine, ma una nuova nube oscura l’orizzonte del museo finalmente ritornato alle glorie del passato: il paventato trasferimento di tutti i suoi quadri nella Galleria d’Arte Antica Barberini e la destinazione delle sale di Palazzo Corsini a contenitore di mostre temporanee. Una soluzione scandalosa, fuori da ogni logica, che umilierebbe una sede prestigiosa e vanificherebbe tutti gli sforzi congiunti di questi mesi.
Speriamo che di nuovo le nostre parole vengano ascoltate “la dove si puote ciò che si vuole e più non dimandiamo”.
Nessun commento:
Posta un commento