venerdì 27 settembre 2019

Una superba mostra di Lampronti alla Reggia di Caserta


01 -Artemisia Gentileschi - Betsabea al bagno
CATALOGO IN PDF [7Mb]

Per oltre tre mesi si potrà ammirare nella Reggia di Caserta una mostra di oltre 100 dipinti appartenenti ad uno dei più importanti antiquari presenti sul mercato internazionale: Cesare Lampronti. L’esposizione comprende quadri appartenenti a varie scuole pittoriche sia del Seicento che del Settecento, come fa presagire il titolo: Da Artemisia ad Hackert, ma noi nel nostro modesto contributo illustreremo, salvo rare eccezioni, unicamente opere del secolo d’oro della pittura napoletana.
Cominciamo la nostra entusiasmante carrellata con il quadro di copertina: Betsabea al bagno (fig.1), che mette in risalto la nota abilità della pittrice ad eseguire sensuali nudi femminili. Rappresenta una replica con varianti della celebre tela conservata a Columbus nel Museum of fine arts ed appartiene al periodo del soggiorno napoletano dell’artista. Una bellezza solare si irradia dalle nudità di Betsabea con una prodigalità intensa nel dispensare i più golosi piaceri all’occhio dell’osservatore; una scena da raffinato voyeur, che avrà fatto la gioia di qualche ricco collezionato dai gusti raffinati.
Per rimanere nel campo della delicatezza proponiamo due opere di Bernardo Cavallino: una Allegoria della pittura (fig.2) ed una Adorazione dei pastori (fig.3), entrambe appartenenti agli anni giovani dell’attività dell’artista, un vero poeta per delicatezza di tocco ed eleganza nella composizione.
Passiamo ora ad un gigante indiscusso del secolo d’oro: Luca Giordano presente con tre esibizioni di bravura, partendo da un Diogene alla ricerca della verit(fig.4), già del famoso antiquario Marco Datrino, che ebbe l’onore di andare in copertina del mio libro Scritti sulla pittura del Seicento e Settecento napoletano III tomo(consultabile in rete digitando il titolo). La tela, eseguita negli anni in cui Luca era influenzato da Jusepe Ribera, si fa apprezzare per una fluente e vividissima condotta pittorica, che a tratti si rischiara nel roseo inatteso degli incarnati e della mano, in altri si ricarica di una lucidissima verità, come sul metallo della lanterna. Per le altre due realizzazioni del Giordano, una coppia di raffinati olii su vetro, raffiguranti Ercole ed Onfale ed Aurora e Cefalo (fig.5–6) rimaniamo muti e facciamo parlare la lucentezza abbagliante delle figure.
Rimanendo nel campo dei pendant proponiamo ora al lettore due Vanitas (fig.7–8), che se non fossero attribuite a Francesco Solimena da Nicola Spinosa, massimo esperto dell’artista ed autore di una recente ponderosa monografia sull’autore, avrebbero fatto sorgere qualche dubbio a “semplici dilettanti” come me medesimo.


02 - Bernardo Cavallino - Allegoria della pittura

03 - Bernardo Cavallino - Adorazione dei pastori
04 - Luca Giordano - Diogene alla ricerca della veritá


05 - Luca Giordano - Ercole ed Onfale
06 Luca Giordano - Aurora e Cefalo
07 - Francesco Solimena - Vanitas  con libro
09 - Micco Spadaro - Martirio di S. Andrea
010 - Micco Spadaro - Martirio di San Bartolomeo

Superbi viceversa i due martiri di Micco Spadaro (fig.9–10), repliche con varianti di opere note dell’artista, che incutono nell’osservatore un senso di smarrimento e nello stesso tempo di ammirazione per la pennellata sciolta e garbata dell’esecutore.
Anche di Andrea Vaccaro sono esposti due quadri, anche se di soggetto diverso, un Salomè con la testa del Battista (fig.11), ritenuto nella scheda del catalogo eseguito in collaborazione con il figlio Nicola ed uno splendido Matrimonio mistico di S. Caterina (fig.12), siglato, già da me pubblicato nella mia monografia sul pittore (fig.110).
Pure Massimo Stanzione è presente con due tele, un capolavoro rappresentato dall’Annuncio a Zaccaria (fig.13), consevato in una raccolta spagnola ed un Ritratto di dama con breviario (fig.14), già di proprietà della nobile famiglia Sanseverino, come si arguisce dallo stemma araldico presente nella composizione, che a nostro modesto parere non è autografo.
Sempre in tema di coppia presentiamo ora due interessanti nature morte, già illustrate nella mia monografia sull’argomento: una sontuosa Ghirlanda di fiori (fig.15) eseguita da Paolo Porpora ed una appetitosa Composizione di frutta (fig.16) prodotta dal virtuoso pennello di Giuseppe Ruoppolo.
Tra gli allievi di Ribera vi è una splendida Incredulità di San Tommaso (fig.17), opera di Francesco Fracanzano e da me pubblicata a pag.10 della mia monografia sull’artista ed un’inedita composizione (fig.18) del Maestro dell’annuncio ai pastori, che finalmente, dopo i documenti da me resi noti, possiamo chiamare col suo vero nome: Bartolomeo Passante (con la P e non la B come indicato da altri studiosi).
Dal volto sofferto dal quale trapela amarezza e dolore un Ecce Homo (fig.19) eseguito da Mattia Preti durante il soggiorno all’ombra del Vesuvio.
Passiamo ora a Salvator Rosa presente con tre capolavori ed un quadro con attribuzione sbagliata, che grida vendetta e di cui parleremo in seguito. Partiamo da un Carnefice con la testa del Battista (fig.20) di rara potenza espressiva, seguito da due romantici paesaggi (fig.21–22), una specialità prediletta dal poliedrico artista. Ed esaminiamo ora il dipinto incriminato  (fig.23) erroneamente indicato come martirio di S. Agata, mentre viceversa raffigura il supplizio di S. Apollonia, come capirebbe anche una bizoca o un parroco di campagna; infatti alla prima furono amputati i seni, mentre alla seconda asportati i denti e poscia, se non avesse bestemmiato, a piacere  Dio o la Madonna, sarebbe stata bruciata viva (come si evince dal cavadenti e dal legname posti in basso nella composizione). Il dipinto è stato donato alla Reggia e notificato dallo Stato come opera di Salvator Rosa, mentre è stato eseguito da Agostino Beltrano. Per chi volesse approfondire l’argomento basta digitare il link
http://achillecontedilavian.blogspot.com/search?q=martirio+beltrano+
I lettori ci permetteranno una escursione nella pittura bolognese, ma l’Allegoria della vita (fig.24) di Guido Cagnacci possiede attributi anatomici di tale potenza, che non ammettono repliche.
Ci portiamo ora nel Settecento per un omaggio a Corrado Giaquinto in mostra con un superbo dipinto (fig.25),  ringraziamo il Vanvitelli per un’immagine della Riviera di Chiaia (fig.26) che pochi ricordano e concludiamo in bellezza con Il porto di Salerno visto da Vietri sul mare (fig.27) del sommo Hachert, che fa crepare di invidia le altre vedute dell’artista incluse nella collezione permanente della Reggia di Caserta.
Per chi volesse dare uno sguardo al catalogo della mostra deve semplicemente digitare il link:

Achille della Ragione
011 - Andrea Vaccaro - Salomè con la testa del Battista
  

012 - Andrea Vaccaro -Matrimonio mistico di  S. Caterina - siglato


013 - Massimo Stanzione - Annuncio a Zaccaria
  
014 - Massimo Stanzione - Ritratto di dama con breviario

015 - Paolo Porpora - Ghirlanda di fiori

016 - Giuseppe Ruoppolo - Natura morta di frutta

017 - Francesco Fracanzano - Incredulitá di San Tommaso


018 - Maestro dell'annuncio ai pastrori - Annuncio ai pastori - Bologna, collezione privata

019 - Mattia Preti - Ecce Homo
020 - Salvator Rosa - Carnefice con la testa del Battista


021 - Salvator Rosa - Paesaggio marino

022 - Salvator Rosa - Paesaggio con figure


023 - Agostino Beltrano - Martirio di S. Apollonia

 024 - Guido Cagnacci - Allegoria della morte

025 - Corrado Giaquinto -  Trinitá e sacro dittico -

026 -  Gaspare Vanvitelli -  Veduta della Riviera di Chiaia - Inghilterra. collezione privata

027 - Jakob Philipp Hackert - Il porto di Salerno visto da Vietri sul mare

CATALOGO IN PDF [7Mb]


mercoledì 25 settembre 2019

“Scritti sulla pittura del Seicento e Settecento napoletano” V tomo


in 1^ di copertina
Adriaen Van Utrecht, Scena di cucina
Tel Aviv, collezione Carignani di Novoli


L'ultima opera di Achille della Ragione “Scritti sulla pittura del Seicento e Settecento napoletano” V tomo, raccoglie una serie di articoli pubblicati dall’autore nel 2019 su riviste cartace e telematiche. Si tratta in prevalenza di contributi alla storia della pittura napoletana del Seicento e del Settecento, ma non è trascurato il mercato e soprattutto l’invito a scoprire, in egual misura, capolavori inediti ed autori poco noti.
Vi sono anche alcuni contributi cronologicamente fuori tema, ma meglio “abbundare quam deficere”.

L’ipogeo della chiesa di Sant’Anna dei Lombardi
Un Recco ed un Vaccaro da ammirare
Una replica autografa del Giacobbe del Ribera
Una sensuale Lucrezia di Andrea Vaccaro
Bozzetti del barocco napoletano
Domenico Gargiulo sponsor della convivialità
Due interessanti dipinti del ‘600 napoletano
Uno spettacolare pendant di Adriaen Van Utrech
Due pregevoli dipinti del Seicento napoletano
Un inedito pendant di Giacinto Diano
Dipinti del Seicento napoletano in asta a Vienna
Un inedito di Beinaschi di argomento biblico
Percorsi divini
Un sensuale capolavoro di Luca Giordano
L’ultimo libro di Achille della Ragione
Una prorompente battaglia di Aniello Falcone
Mostra sul Vesuvio al museo di San Martino
Memorabile visita guidata delle chiese di Forio d'Ischia
Mostra su Paolo De Matteis a Castellabate
La scuola di Posillipo, una mostra da non perdere
Un inedito del Seicento napoletano
Capolavori di una nobile famiglia napoletana

     

in 4^ di copertina
Aniello Falcone, Scontro all'arma bianca
Brescia, collezione privata

scarica il testo in PDF [14Mb]




giovedì 19 settembre 2019

Capolavori di una nobile famiglia napoletana

fig.1  - Caracciolo G.B. -  S.M.Egiziaca - 100x127


Abbiamo avuto l’onore di visitare un’antica dimora di una nobile famiglia napoletana e soprattutto abbiamo avuto il raro privilegio di poter esprimere un parere sulla paternità dei numerosi quadri ivi conservati.  
Vogliamo cominciare la nostra carrellata da una splendida quanto languida S. Maria Egiziaca (fig.1), che nel corso delle operazioni di rifodero e pulitura, eseguite nel 2001, fece emergere la firma dell’autore sul fronte del poggio che sostiene il braccio destro della santa: Caracciolo. Abbiamo chiesto un parere sull’autografia della tela al massimo esperto del settore, autore di una monografia sull’artista ed è stato positivo.
Passiamo ora ad esaminare una Beata Vergine dei sette dolori (fig.2), che in passato, da autorevoli studiosi è stata assegnata sia a Guido Reni che ad Andrea Vaccaro, mentre il dipinto, di notevole qualità, è a nostro parere opera del virtuoso pennello di Paolo De Matteis.
Riportiamo una puntuale descrizione dell’opera da parte di uno studioso che la  assegnava a Guido Reni:”La Madonna e seduta con le mani incrociate sulle ginocchia. Ha il manto azzurro e la veste rosa gialliccio. Dalla scollatura sporge l’accenno bianco di una sottoveste. Il capo aureolato e coperto da un velo giallo scuro. Una spada le e confitta nel petto. Il volto atteggiato a profonda mestizia piange senza lacrime. Lo sguardo di chi la mira e involontariamente attratto dalle mani con le dita intrecciate e contratte. L’artista ha voluto con questa contrazione straziante esprimere l’ineffabile dolore che pervade l’anima di una madre orbata del figlio. Tutte queste considerazioni avvalorano la tesi dell’attribuzione del quadro alla scuola reniana e finche non verranno alla luce testimonianze più attendibili la questione rimarrà sub-iudice. La cornice di legno dorato svolge una modanatura baroccamente arcuata agli angoli, ma l’arco leggermente ribassato nella parte superiore farebbe pensare a un adattamento del quadro alla preesistente modanatura marmorea o viceversa, per dare maggiore spicco alla delicata composizione della tela.”
Vi è stato poi chi ha attribuito il quadro al pennello di Andrea Vaccaro, che subì molto l’influsso del Caravaggio, ma le sue “Maddalene penitenti” e le sue “Madonne” sanno più della dolcezza e della soavità che caratterizzano lo stile dei pittori partenopei di quel tempo.
Opera certa, anche se modesta, del Vaccaro è viceversa Un putto dormiente (fig.3), siglato con il classico monogramma “AV”.
Rimanendo nell’ambito della bottega di Massimo Stanzione descriviamo ora Una Madonna con Bambino e S. Anna (fig.4), eseguita da Pacecco De Rosa, della quale riportiamo una acuta descrizione del 1968 da parte del prof. Angelo Santaniello: “La Madonna, che nel viso si richiama ai moduli del Sarnelli e del Diano, e seduta. Ha in grembo il Bambino che le circonda il collo col braccino destro, mentre appoggia la mano sinistra alla mammella della madre, come se avesse or ora smesso di succhiare. Il Bambino e avvolto in un velo biancastro. La mano destra della Madonna stringe amorevolmente il piede destro del Bambino. Sotto i piedi del Bambino e spiegazzato il velo che in parte lo avvolge. La Madonna e in manto bluastro e veste rossa con largo movimento di pieghe che ne accentua la luce tangente dei bordi. Dietro la Madonna una vecchia, Sant’Anna, dal volto pieno, un po’ volgare nelle linee somatiche. Ha la mano destra dietro le spalle della Madonna e la sinistra dietro le spalle del Bambino. Ha il capo velato dal manto sotto il quale dalla tempia sinistra sporge il bordo di un velo bianco: L’ombra avvolge tutta la scena e fa pensare alla scuola del Mattia Preti che ne praticava la consuetudine, nella seconda meta del seicento. Il volto della Madonna tuttavia e bello, di un ovale virginale e perfetto.”   
Nel 2003 il compianto prof. Vincenzo Pacelli scrive: “La Sant’Anna e quasi totalmente rifatta, cosi pure la figura del bambino. La rimozione delle vaste ridipinture per tentare un’operazione di recupero delle parti originali e operazione economica di costo elevato, specie in previsione della successiva fase che prevede un’integrazione pittorica per la quale occorre un notevole tempo (omissis). Si comprende senza fraintendimenti che si tratta di un dipinto napoletano di grande presa naturalistica eseguito tra gli allievi di Massimo Stanzione. L’artista che più degli altri mostra di possedere quei requisiti stilistici che ancora si riescono a leggere nella tela in questione, nonostante tutto quanto si e detto, e Francesco De Rosa, detto Pacecco De Rosa (Napoli 1607-1656). I rossi delle vesti e l’incarnato della Madonna, la dolcezza del modellato e l’impostazione della figura all’interno della composizione sono elementi del tutto tipici della produzione del Pacecco, quale si venne affermando nel decennio tra il 1640 e il 1650”. 

fig.2 - De Matteis Paolo -   La beata Vergine dei sette dolori -  117x176

fig.3 - Andrea Vaccaro-  Putto dormiente - siglato AV - 91x70

 
 fig.4 - Pacecco De Rosa  - Madonna con Bambino e S. Anna - 90x120

Rimaniamo sempre nella bottega del celebre cavaliere Massimo con il prossimo quadro: Un San Francesco in estasi (fig.5) da attribuire a Giuseppe Marullo e della quale riportiamo descrizioni di precedenti studiosi.
La tela, che versava in un cattivo stato di conservazione, venne visionata nel 2002 dal prof. Vincenzo Pacelli: “L’opera e di difficile attribuzione soprattutto a causa del cattivo stato di conservazione in cui attualmente versa. A parte il fondo del tutto illeggibile, anche parte della figura ha perduto rilievo plastico ed emergono solo le parti chiare (omissis). La parte visibile lascia, però, comprendere che si tratta di un’opera di buona qualità artistica. Particolarmente ispirato il volto del Santo colto nel suo intimo colloquio con il Cristo. Le mani sono eleganti nella posa, ben definite nella resa, naturalisticamente efficaci sotto l’aspetto stilistico. L’umiltà e il forte sentimento religioso che precede l’estasi conferiscono alla figura una dolcezza spirituale che si comunica al riguardante. (omissis). Allo stato attuale si può affermare che l’autore vada cercato tra quei pittori attivi nel corso della prima meta del Seicento e sicuramente in ambito naturalistico, quale si venne affermando a Napoli e in Italia meridionale dopo la venuta del Caravaggio sul finire del primo decennio del ‘600.”
Il prof. Angelo Santaniello ne da una interessante descrizione: “L’ombra nella quale il Santo è avvolto e l’espressione del volto dai lineamenti artisticamente distinti e perfetti, ne fa supporre l’appartenenza alla scuola di Mattia Preti. Il Santo e in ginocchio; i piedi e le mani, schiuse in atteggiamento di fervida preghiera, evidenziano le sanguinanti stimmate. Il viso bellissimo, lo sguardo rivolto al cielo nuvoloso e scuro, il capo, disegnato con meditata arte e precisione, leggermente riverso.”
E concludiamo proponendo al lettore, senza dilungarci, un dipinto di scuola napoletana, raffigurante La Madonna del divino amore (fig.6), che si ispira ad archetipi classici precedenti e che ci lascia con l’animo sereno e con la gioia per aver potuto ammirare tanti capolavori.

Achille della Ragione
 
fig.5 - Giuseppe Marullo -  Estasi di San Francesco d'Assisi 128x181

 fig.6 - La Madonna del Divino Amore, tela   XVIII sec. - 128x100


lunedì 16 settembre 2019

Strepitosa vittoria del maestro Achille della Ragione

Il vincitore alle prese con Alessandro Brunetti


Domenica 15 settembre si è svolto, presso la splendida sede della Scacchistica Partenopea, sita al Vomero in via Rossini, un combattuto torneo di scacchi, active chess, dotato di ricchi premi, al quale hanno partecipato molti giocatori, che si sono scontrati in animose partite, alcune decise all’ultima mossa.
Vincitore, a punteggio pieno, una vecchia gloria dello scacchismo campano: il maestro Achille della Ragione, che ha inanellato una serie stupefacente di vittorie, demolendo letteralmente quotati avversari, ma l’incontro decisivo lo ha avuto con una giovane promessa del futuro Alessandro Brunetti (fig.1), che ha resistito fino alla fine, cedendo solo ad una complessa combinazione di matto.
Alla solenne premiazione  ha partecipato, il presidente del circolo Scacchistica Partenopea Francesco Roviello, che ha personalmente distribuito i premi.

Alfredo De Lucia

venerdì 13 settembre 2019

Prossime visite guidate e presentazione libri




Carissimi amici ed amici degli amici esultate, dopo lo straordinario successo della 1^ visita guidata, sabato 21 settembre replicheremo la visita gratuita!! alla mostra sulla scuola di Posillipo, con appuntamento alle 10:45 all’ingresso del Maschio angioino, del quale poi visiteremo alcune sezioni.

Vi invito alla lettura di due miei scritti sull’argomento digitando i link

http://achillecontedilavian.blogspot.com/2019/08/la-scuola-di-posillipo-una-mostra-da.html

http://achillecontedilavian.blogspot.com/search?q=il+mito+dell%27armonia+perduta

Il fine settimana successivo sono all’estero, riprenderemo sabato 5 ottobre con la visita della chiesa di S. Maria la Nova con appuntamento sempre alle 10:45.

Ma l'appuntamento più importante del 2019 sarà venerdì 18 ottobre, quando, alle 17:30, nell'aula magna della chiesa di S. Maria della Libera in via Belvedere al Vomero, ci sarà, con l'ausilio di decine di foto a colori, la presentazione del mio ultimo libro: Le ragioni di Achille della Ragione e sarà possibile acquistarne una copia per soli 15 euro.

Diffondete la notizia  ai 4 venti e ricordate che ogni settimana potrete sapere la visita successiva andando sul mio blog

www.delleragione.eu

Achille

La lenta agonia del circolo Posillipo

tav. 1 - Il circolo Posillipo dall'alto


Tra le abitudini dei napoletani vi è stata sempre quella di associarsi per discutere, divertirsi, ma soprattutto per combattere il terrore della solitudine, stando tutti assieme. Tali organizzazioni esistevano anche nell’antica Grecia e presso i Romani e prosperarono un po’ dovunque durante il Medioevo ed il Rinascimento, ma fiorirono maggiormente a Londra ed in Francia durante e dopo la rivoluzione, avendo carattere prevalentemente politico.  
A Napoli la nascita del primo circolo risale al 7 maggio del 1778, negli anni successivi i circoli sorgeranno in città come funghi, per ultimo nel 1925, il Giovinezza, che nel dopoguerra, rammentando un’imbarazzante canzoncina fascista: “Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza”, fu ribattezzato Posillipo. E fu un cambiamento quanto mai opportuno, perché al di la delle opinabili opportunità politiche, la frequentazione era, come in gran parte delle altre associazioni, da parte di signore d’annata e signori ultramaturi (in primis il mio amico Sabino), impegnati in defatiganti tornei di burraco, fumando e spettegolando, personaggi che della giovinezza hanno un pallido ricordo.
E ripercorriamo ora la storia del glorioso Circolo Nautico Posillipo (fig.1-2), ben visibile per l’enorme scogliera che lo circonda e per il verde e rosso dei colori sociali.  La prima sede del circolo fu uno chalet in legno in Via Posillipo, che l'anno successivo viene trasportato, via mare, nella sua posizione definitiva. I primi allenamenti, invece, vengono svolti in un hangar nel porto di Napoli. Dopo il primo anno, il circolo affitta dal Comune la villa Mon Plaisir al prezzo simbolico di una lira. Tra esso e lo chalet viene costruito un campo da tennis, dando il via alla costruzione del circolo. Dopo la caduta del fascismo, nel 1943, il circolo viene marchiato come fascista, probabilmente perché il guidone del sodalizio era ispirato al gagliardetto fascista e perché nel 1925 era stato nominato Benito Mussolini presidente onorario. Quindi subisce numerosi atti vandalici e all'arrivo degli alleati viene requisito. Un frequentatore del circolo offre alla società di risorgere, ma a condizione che il nome cambi da Circolo Nautico Giovinezza a Yacht Club Canottieri Posillipo. Inoltre i colori sociali diventano il rosso e il verde. 
 Il circolo ha avuto come ospiti personaggi illustri da Giovanni Leone a Gronchi ed Andreotti, per non parlare di attori ed attrici, da Sofia Loren a Totò. Celebri scrittori come Raffaele La Capria, che abitando a Palazzo Donn’Anna era di casa, fino a Dacia Maraini ed a Maurizio de Giovanni, che hanno presentato nei vasti saloni del sodalizio i loro libri. 
Un momento di esaltante elevazione culturale il Posillipo lo visse nel 2007 in occasione  della presentazione del mio libro Il seno nell’arte (fig.3), relatori il giornalista Luciano Scateni ed il presidente del sodalizio Antonio Mazzone. Fece seguito, per gli oltre 200 presenti una cena gustosa offerta dal circolo. 
Per chi volesse consultare il libro può digitare in rete
http://www.guidecampania.com/seno/

tav. 2 -  Circolo-Posillipo

tav. 3 - Copertina libro

tav. 4 - Piscina

tav. 5 - Pasquale La Ragione

tav. 6 - Ristorante

tav. 7 - Silvana

La sede del circolo si estende su un’area di 7000mq e comprende un’ampia darsena in grado di ospitare circa 100 imbarcazioni da diporto, una grossa piscina (fig.4), un campo da tennis, un elegante salone per ricevimenti e feste, una sala dedicata alla scherma, dove per anni si è esibito un celebre atleta dal cognome simile al mio: Pasquale La Ragione (fig.5), vasche per allenarsi al canottaggio, una attrezzata palestra, ma soprattutto un eccellente ristorante, un bar con terrazze panoramiche e vasti spazi all’aperto (fig 6). D’estate lungo il molo si avventurano numerosi bagnanti, ma anche d’inverno vi è qualche audace che si cimenta, come questa splendida e flessuosa signora senza età, che risponde al nome di Silvana (fig.7).
Per le sue molteplici attività sportive il circolo utilizza anche strutture fuori sede, come la piscina della scuola Poerio sita al corso Vittorio Emanuele, l’impianto di San Sebastiano al Vesuvio, la piscina Scandone a Fuorigrotta, per la canoa il lago Fusaro e per il canottaggio il lago Patria.
In decenni di indefessa attività sportiva gli atleti del Posillipo hanno collezionato una serie di coppe e trofei che sono esposti nel salone principale (fig.8), oltre a partecipare più volte alle Olimpiadi ed ai campionati del mondo. Centinaia sarebbero i nomi da ricordare, ma ci limitiamo a Sandro Cuomo (fig.9) il più medagliato schermitore di tutti i tempi e nella pallanuoto i fratelli Porzio  (fig.10). 
Le pareti del circolo espongono numerosi dipinti tra i quali risalta il famoso Albero della vita (fig.11) eseguito da Mario Schifano uno dei protagonisti della pop art.  
Nel 2018 il circolo entra nella modernità e permette alle donne di divenire socie, in pochi mesi si registrano oltre 100 adepte, non solo vecchie cadenti e sdentate, ma anche signore dalle forme appetibili come la professoressa Geirola (fig.12), che assume la carica di segretaria.    
E veniamo finalmente al nocciolo della questione, che costituisce il fulcro del nostro breve contributo. Tutto comincia l’anno scorso, quando il comune si accorge che a fronte di casse vuote e debiti in crescita, possiede infiniti immobili di prestigio fittati a prezzi risibili, nonostante sul mercato troverebbero subito acquirenti disposti a pagare decine di milioni di euro. Tra questi il circolo Posillipo ed il circolo del tennis, sito a viale Dohrn. Grande agitazione tra i soci, uno dei quali, ricco quanto generoso, elargisce la cifra per poter esercitare il diritto di prelazione. Negli ultimi mesi elezioni e dimissioni si succedono senza sosta con Vincenzo Semeraro (fig.13) che assume con piglio autoritario la carica di presidente e riesce a convincere il nostro amato sindaco (fig.14)  a concedere in uso gratuito la sede in cambio di una intensa attività culturale che ivi si svolgerà e della possibilità offerta a giovani di ogni ceto sociale di svolgere attività sportiva sfruttando le strutture del sodalizio. I propositi sono nobili speriamo che vadano in porto.

Achille della Ragione

tav. 8 - Coppe e trofei
tav. 9 - Sandro Cuomo

tav. 10 - Fratelli Porzio
tav. 11- Mario Schifano - Albero della vita

tav. 12 - La professoressa Geirola

tav. 13 - Il presidente Vincenzo Semeraro

tav. 14 - Il sindaco De Magistris


Il Mattino - 21 settembre 2019, pag. 50

risposta stizzita del presidente del Posillipo
Il Mattino 24 settembre 2019 pag.38