30/8/2009
Viviamo in una clima dove la violenza scandisce le ore del giorno e della notte tra rapine, minacce, estorsioni, borseggi, stupri ed incresciosi episodi di pedofilia, ma quella che più ci avvilisce è l’ondata di violenza gratuita che sembra esplodere senza un motivo plausibile come un fiume in piena. Ragazzi annoiati che danno fuoco a barboni addormentati, ultra scatenati che si accaniscono a coltellate contro i tifosi avversari o qualche poliziotto trovatosi isolato, leghisti scriteriati alla caccia di extra comunitari, bulletti di borgata decisi a farla pagare a pacifici omosessuali. Una cagnara cinica ed oscena con la quale una plebe, inselvatichita dalla civiltà dei consumi e dalla deriva di ogni regola di vita civile, crede di divertirsi, confrontandosi con un male del quale non riesce nemmeno ad identificare forma e contenuti.
In questi giorni tra tanti episodi inqualificabili si è stagliata con vigore la bravata di Svastichella, un pericoloso teppista romano, il quale ha aggredito senza motivo due giovani colpevoli di essere diversi ai suoi occhi deliranti. Il suo soprannome risveglia momenti tragici della nostra storia, pur essendo, nello stesso tempo, una buffa caricatura da maschera della commedia dell’arte, una capacità di rendere cialtrona anche la memoria delle pagine più buie del nostro passato.
Arrestato numerose volte è sempre stato immediatamente liberato, perché ”seminfermo di mente” e non idoneo alla vita nei gironi infernali rappresentati dai nostri infami penitenziari. Un’assurdità kafkiana resa possibile dalla chiusura di strutture manicomiali intermedie, per cui decine di matti pericolosissimi vagano indisturbati e compiono con cinica sfrontatezza impuniti abusi di ogni genere, mentre la permanenza in carcere avrebbe per questi loschi individui una pregnante valenza pedagogica, non certo per la capacità di rieducazione delle nostre istituzioni, del tutto evanescente, bensì per le ferree norme etiche in vigore tra i galeotti, i quali, con sonori paliatoni, saprebbero rieducare e restituire alla dimensione umana questi viscidi pseudo dementi.
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