1/2/2008
Napoli ospiterà e potrà ascoltare per tre giorni Paul Connett, indiscussa autorità mondiale nel trattamento dei rifiuti, che terrà tre conferenze sabato, domenica e lunedì, invitato dalla Rete Nazionale
Rifiuti Zero
Sabato alle 17,30 a piazza del Gesù
Domenica alle 10 a Pianura presso la scuola Falcone in via Torricelli
Lunedì all’Orientale in un orario da definire.
Paul Connett è professore di chimica alla St Lawrence University a Canton, New York, in cui ha insegnato per 15 anni. Ha ottenuto la laurea in scienze naturali all’università di Cambridge ed il suo Ph.D. in chimica all’università di Dartmouth negli Stati Uniti. Negli ultimi 17 anni ha studiato le problematiche della gestione dei rifiuti, con un’attenzione particolare ai pericoli derivanti dall’incenerimento ed alle alternative di non combustione più sicure e più sostenibili. Ha partecipato a numerosi congressi internazionali sulla diossina e con il suo collega Tom Webster ha presentato sei documenti a questi simposi, che successivamente sono stati pubblicati in Chemosphere. Ha condotto 1500 presentazioni pubbliche su queste edizioni in 48 stati degli USA ed altri 40 paesi. Con la sua moglie Ellen pubblica il bollettino "Waste not" (Rifiuti zero) che è al suo dodicesimo anno di pubblicazione. Con Roger Bailey, professore di Belle Arti all’università St Lawrence, ha prodotto oltre 40 videotape sulla gestione dei rifiuti, sulla diossina e su altre situazioni ambientali.
Opzione zero
Nei paesi in via di sviluppo la quantità di rifiuti ha raggiunto, negli ultimi anni, livelli altissimi, per via della popolazione in continuo aumento, della migrazione dalle campagne verso le città, per i nefasti effetti della globalizzazione, che hanno reso ubiquitari i modelli di consumo occidentale e per il proliferare delle confezioni monouso. Le discariche, generalmente niente più che ammassi di rifiuti a cielo aperto, sono stracolme e la dilatazione dei confini delle città limita sensibilmente la possibilità di crearne di nuove. Molte nazioni guardano con interesse alla possibilità di incenerire i rifiuti, una tecnologia che presenta numerose problematiche e che i paesi più evoluti si avviano ad abbandonare. Le alternative hanno un costo inferiore, forniscono maggiori posti di lavoro e determinano un minore inquinamento. Per questo in tutto il mondo sta acquistando sempre maggiore consistenza il movimento Rifiuti zero che promette una cospicua riduzione dei rifiuti prodotti.
Si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale, un obiettivo che richiederà tempo e volontà per essere perseguito, ma così come un viaggio lungo migliaia di chilometri inizia con un singolo passo, anche questa opzione si avvia lentamente, ma inesorabilmente e può avere successo anche nel Sud del mondo, dove il materiale organico rappresenta il maggior componente del flusso dei rifiuti.
Per raggiungere e consolidare l’obiettivo sono utili alcune iniziative per avviare il processo a livello locale:
1- Adottare di un programma di smaltimento dei rifiuti che non preveda l’incenerimento.
2- Decentralizzare la gestione dei rifiuti facendo affidamento sulle iniziative delle comunità locali ed utilizzando risorse indigene.
3- Tenere separati i materiali da riciclare per preservarne la qualità.
4- Dare impulso al compostaggio, che rende il progetto appetibile dal punto di vista economico.
5- Rendere la partecipazione al programma conveniente e significativa.
6- Istituire, se necessario, un sistema di incentivi economici.
7- Approvare o promuovere politiche e normative che migliorino l’ambiente.
8- Sviluppare un mercato per i materiali riciclati possibilmente a livello locale.
9- Impegnarsi per responsabilizzare i produttori relativamente a tutto il ciclo di vita dei loro prodotti.
10-Educare il più possibile gli utenti diffondendo la nuova filosofia sui mass media, negli ambienti lavorativi e nella scuola, inculcando il concetto che l’Opzione zero protegge l’ambiente, crea posti di lavoro e rafforza le economie locali e regionali.
L’obiettivo prefisso non costituisce una fascinazione impossibile da raggiungere, ma l’unica via da percorrere per salvare l’ambiente e la società; è però necessario attivarsi, attualmente infatti in Italia si ricicla solo il 18% della spazzatura, mentre il decreto Ronchi imponeva agli enti locali di raggiungere almeno il 35% entro il 31 dicembre del 2003. Bisogna decidersi ad incoraggiare la raccolta porta a porta, l’unica modalità seria per raggiungere percentuali significative, fino a quando la collaborazione dei cittadini non aumenterà.
E’ importante uscire dalla logica aberrante di bruciare tutto o seppellire tutto, per ripartire con un nuovo modello di produzione e di consumo, in definitiva un nuovo progetto di sviluppo; solamente così sarà possibile uscire dalla trappola in cui siamo caduti.
Nel XXI secolo la nostra prospettiva deve mutare radicalmente: l’obiettivo non deve essere più come smaltire i rifiuti, ma smettere di produrne.
Con la scoperta del fuoco l’uomo ha imparato a cucinare i cibi, compiendo un sensibile progresso nell’evoluzione; oggi, viceversa, brucia le risorse, precipitando rovinosamente all’indietro verso la preistoria.
L’incenerimento deve diventare un triste ricordo del passato, come dimostra l’esperienza degli Stati Uniti e della Germania, e non una soluzione del futuro come blaterano i nostri scriteriati politici, di destra e di sinistra.
Non ha alcun senso spendere enormi quantità di denaro per distruggere risorse da utilizzare in futuro.
La strategia di ridurre i rifiuti drasticamente è portata avanti da anni in Canada ed in Australia, in Nuova Zelanda ed in molte grandi città degli Stati Uniti. In breve si è giunti ad una diminuzione della spazzatura di oltre il 50%. In tutti i supermarket sono stati installati dispositivi di erogazione al minuto di shampoo, detergenti, acqua e vino, tenendo lontani così dalle discariche milioni di contenitori di plastica.
Questo nuovo verbo è portato in giro per il mondo da un novello profeta Paul Connett, professore di Chimica della St. Lawrence University dello Stato di New York, il quale, infaticabile, pubblica il celebre bollettino Wast not (Rifiuti zero) ed ha visitato 50 nazioni, tra cui l’Italia, tenendo conferenze sull’argomento. Egli propugna una facile ricetta: eliminare inceneritori e discariche, convincendo le industrie a produrre soltanto materiali riciclabili ed ama citare a tal proposito una celebre frase di Albert Einstein ”Un uomo intelligente risolve i problemi, il genio li evita”.
L’illusione che più si consuma, più si è felici, che l’America ha esportato in tutto il mondo, si sta rivelando una trappola infernale per il futuro dell’umanità. La perversa filosofia dell’usa e getta ci sta conducendo verso l’apocalisse planetaria. Noi ci comportiamo come se avessimo un altro pianeta disponibile dove poterci trasferire se dovesse essere necessario, eventualità che secondo il WWF avverrà non più tardi del 2050. Gettando via tutto alla fine tutte le risorse si esauriranno, ce ne stiamo accorgendo oggi con il petrolio, ma quanto prima dovremo confrontarci con un’emergenza ancora più assillante: la carenza di acqua, che diverrà un bene prezioso, per il quale si scateneranno guerre ed a soffrire, come sempre, saranno i più poveri, gli ultimi della Terra.
Per raggiungere l’obiettivo, oltre ad educare la comunità, è necessaria la collaborazione dell’industria che, attraverso incentivi economici o obblighi legislativi, eviti di fabbricare prodotti che non possano essere riciclati. Il nostro compito in futuro non sarà quello di perfezionare i metodi di distruzione, ma di migliorare i metodi di produzione per puntare verso una società più sostenibile.
Il cambiamento di rotta ed una maggiore coscienza ecologica comincia a farsi strada anche tra le multinazionali ed un esempio positivo di responsabilità industriale da segnalare è il comportamento della Xerox, che da tempo sta recuperando tutte le vecchie fotocopiatrici e le sta portando in depositi in Olanda, dove vengono smontate in parti riutilizzabili raggiungendo l’obiettivo di un 95% di riciclaggio.
I margini di beneficio di un comportamento conservatore… sono illimitati, infatti la Scuola agraria di Monza ha calcolato che, anche se ogni famiglia italiana si fosse impegnata totalmente nella raccolta differenziata dei rifiuti organici per fare il compost, quello ottenuto non sarebbe ancora sufficiente a far fronte alle esigenze di concime in Italia.
Una rivoluzione culturaleSia gli imprenditori che i lavoratori debbono rendersi conto che viviamo senza accorgercene una terza rivoluzione industriale e soltanto un uso più razionale delle materie prime e dell’energia consentirà la sopravvivenza degli affari e del lavoro.
Gli standard di qualità delle merci, in una società sostenibile, debbono essere basati sui principi di maggiore durata, più lunga vita utile ed ampia possibilità di riutilizzo e di riciclo. Purtroppo l’accettazione di norme di qualità cozza contro il perverso andamento della civiltà dei consumi, vincolata al credo della produzione di merci sempre meno durature, al successo di mode effimere di oggetti usa e getta e di un mercato che spinge verso una continua produzione senza alcuna preoccupazione per il futuro.
Bisogna agire in fretta e con la massima decisione, un ritardo di cinque anni ci costringerebbe a fare i conti con una massa di rifiuti (cemento, ferro, plastica, imballaggi, carta, scarti alimentari e conciari, ecc.) aumentata di un altro mezzo miliardo di tonnellate, una valanga in grado di travolgerci e se i governi del mondo continueranno ad ignorare la gravità del problema, sarà necessario far nascere e crescere un movimento di liberazione dai rifiuti.
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