giovedì 29 marzo 2012

Riapre finalmente la chiesa dei Girolamini

5/10/2009

Finalmente, dopo una colpevole chiusura ultratrentennale, riapre, anche se parzialmente, una delle più importanti chiese di Napoli, i Girolamini(fig. 1) facente parte di uno dei più vasti complessi religiosi del centro antico, fondato dagli Oratoriani nel Cinquecento e costantemente ampliato ed impreziosito nel corso dei due secoli successivi.


La prima sede dell’ordine, molto attivo nella vita spirituale e culturale del viceregno, fu ricavata adattando palazzo Seripando posto di fronte al Duomo, mentre la struttura attuale fu realizzata a partire dal 1592 su progetto dell’architetto fiorentino Dosio, il quale fece costruire tre ampie navate con cappelle laterali, ampi transetti ed un presbiterio quadrato(fig. 2), creando uno degli spazi sacri più ampi e luminosi della città.



Sulla facciata sono presenti alcune statue del Sanmartino, realizzate tra il 1776 ed il 1792, San Pietro e San Paolo agli estremi della sommità e Mosè ed Aronne con le tavole della legge sul portale(fig. 3).
All’interno vi sono numerosi affreschi eseguiti da autori importanti del Seicento e del Settecento, mentre nella controfacciata giganteggia la Cacciata dei mercanti dal tempio(fig. 4), capolavoro di Luca Giordano, il quale, nel 1684, nel pieno della sua maturità e reduce dall’ aver completato gli affreschi di palazzo Medici Riccardi di Firenze, si esprime al culmine della sua ricerca barocca di luce e colore.


Tra le altre decorazioni degne di menzione, al principio della navata, sulle porte che conducono ai campanili, vi sono due lavori dell’orvietano di cultura romana Ludovico Mazzanti, a destra Ozia punito davanti all’arca santa(fig. 5) ed a sinistra Cacciata di Eliodoro dal tempio(fig. 6), entrambi del 1736.
Sugli archi della navata centrale scorre una lunga teoria di santi(fig. 7 - 8)  opera di Giovan Battista Beinaschi, nativo di Cuneo, ma a lungo attivo a Roma ed a Napoli, il quale esegue altri quattro santi  su fondo a finto mosaico dorato ai lati dei finestroni(fig. 9). Al termine della navata nella crociera i quattro Evangelisti affrescati nei pennacchi della cupola, decorata dal Guerra, sono di nuovo opera di Ludovico Mazzanti(fig. 010 -  011), mentre nei bracci del transetto sugli arconi terminali  delle navate laterali vi sono opere eseguite dal Solimena nel terzo decennio del Settecento.
La zona absidale presenta al centro una tela di Giovan  Bernardino Azzolino rappresentante la Madonna della Vallicella(fig. 012), mentre molto bello è il soffitto cassettonato(fig. 013) realizzato da Marcantonio Ferrara, Nicola Montella e Gian Giacomo De Simone.



Alla sinistra della tribuna vi è il cappellone dedicato a san Filippo Neri con affreschi che decorano la parte superiore dell’ambiente e le due cupolette(fig. 14), realizzate da Francesco Solimena tra il 1727 ed il 1730 al culmine di un discorso di classicismo equilibrato, di rigore disegnativo e di chiarezza cromatica; mentre nella navata sinistra, ancora da sistemare, vi è, nella cappella di san Gennaro(fig. 15), la statua cui si rivolgeva Nino Manfredi nel film "Operazione San Gennaro" dal momento che questa chiesa è stata utilizzata come set al posto del Duomo. A tal proposito per avermi rammentato questo dettaglio e per le splendide foto che corredano l’articolo voglio ringraziare la signora Maddalena Pucino.



Per il momento solo la navata destra è stata completamente ripristinata per cui, dopo così lungo esilio, sono tornate a casa tele superbe di Pietro da Cortona, Pomarancio,  Fabrizio Santafede, Giacomo Del Po, Andrea Malinconico, Giovan Francesco Gessi, Belisario Corenzio, Giovanni Antonio D’Amato, Luca Giordano, Federico Zuccari.
Rinviamo la descrizione completa di questi quadri a quando, speriamo fra poco, tutta la chiesa sarà restituita alla fruizione dei napoletani e dei forestieri, nel frattempo consigliamo al visitatore di non trascurare altri angoli dell’antica insula sacra, aperti da sempre: il chiostro piccolo(fig. 16) con l’annessa chiesetta(fig. 17), il chiostro grande(fig. 18), detto anche degli aranci con l’ingresso della celebre biblioteca(fig. 19), senza dimenticare la ricca quadreria, un tempo situata nella sacrestia ed anche essa a lungo chiusa, nella quale è possibile ammirare numerosi ed importanti artisti attivi dal Cinquecento al Settecento.





Foto di Maddalena Pucino

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