25/9/2009
Le religioni orientali hanno sempre intrattenuto con il sesso un rapporto cordiale ed equilibrato a differenza dei grandi monoteismi:cristianesimo, ebraismo, islamismo, i quali hanno costantemente demonizzato il rapporto con il piacere, anche quello innocente della gola.
Il cristianesimo, ed in particolare il cattolicesimo, hanno utilizzato non solo l’arma dei sermoni domenicali e i penitenziali consigli dati nei confessionali, ma hanno anche monopolizzato le arti figurative, che da secoli sono sature di martiri, crocifissioni, torture, vergini gloriose ed altre mortificazioni corporee, mentre l’arte tantrica ed i templi di Khajuraho in India sono uno inno alla beatitudine terrena, ottenuta attingendo col sorriso sulle labbra alle naturali gioie dell’accoppiamento.
Nell’iconografia indiana il seno è radioso, rigonfio, debordante, accattivante, bombato, desiderabile, innocente e sembra reclamare a viva voce la carezza della mano vogliosa dell’uomo, non certo la boccuccia del poppante, come la sferica mammella nel capolavoro di Jean Fouquet, men che mai la tenaglia sadica del torturatore, come possiamo constatare in infiniti quadri sul martirio di S. Agata.
Tanti secoli di oscuro proibizionismo e di eros mortificato hanno fortemente condizionato il nostro rapporto con il piacere, identificato con il peccato e tributario della contenzione cristiana.
I nostri sogni erotici subiscono una censura inconscia, che fa oramai parte del nostro Dna. Il cristianesimo è riuscito ad immaginare angeli senza attributi e chiede alle donne di prendere a modello la madonna, capace di generare senza copula. Un simile modo di pensare non poteva sfociare se non in una nevrosi generalizzata, mentre le sapienze orientali celebravano il corpo e le sane gioie del sesso, immortalate in quella bibbia laica ed illustrata costituita dal Kamasutra.
Se sulla nostra coscienza abbiamo l’Inquisizione e milioni di streghe mandate al rogo, la religione islamica non è meno colpevole, con leggi scritte dagli uomini, che tengono in vergognosa subordinazione sotto il dominio dei maschi ed usurpando il nome di un dio, mezzo miliardo di donne.
Regole assurde ed anacronistiche, fonte di prigionia, di mortificazione, di esclusione dalla vita sociale, di discriminazione, di sottomissione continua, spesso di lutti, come di recente le cronache italiane hanno raccontato, con un padre assassino della figlia, perché non rispettosa della ortodossia morale imposta dalla religione.
Il mondo fortunatamente cammina ed ogni giorno scalfisce questi assurdi tabù, anche se ci vorranno secoli prima che frusta, bastone e coltello diventino un orribile ricordo del passato ed il sano disordine della libertà abbia la meglio su norme arcaiche decrepite e fuori di ogni logica.
La superstizione e la costrizioni sono dure a morire, ma la forza pulsante dell’eros non può essere imbrigliata all’infinito e prima o poi scardinerà le regole assolute dei padri padroni.
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