giovedì 29 marzo 2012

A Capri in mostra 100 foto di von Gloeden a villa Fersen

21/8/2009


Fino al 4 ottobre a Capri sono in mostra 100 foto di Wilhelm von Gloeden nella affascinante cornice di villa Lysis, che fu per molti anni la dimora del barone Fersen, un raffinato quanto eccentrico esteta, il quale aveva dotato le scale della sua villa isolana con originali poggia mano a forma di fallo di varie fogge e dimensioni.
Von Gloeden, per gli amici von Glanden per le sue inclinazioni sessuali, era un  nobile tedesco, il quale, poco più che ventenne, si trasferì per motivi di salute a Taormina  nel 1878. La sua ricchezza, elargita con generosità, spense ogni protesta della popolazione per la sua omosessualità  sfacciata e per la sua abitudine di approfittare delle grazie dei suoi modelli più dotati.

Egli aveva iniziato a fotografare ragazzi nudi negli anni '80 dell'800, ma si dilettava anche a ritrarre  contadini del luogo e paesaggi, in seguito trasformò il suo hobby in una professione redditizia, quando la sua famiglia, dopo il 1895, ebbe un tracollo economico. Divenuto una celebrità locale la sua presenza a Taormina attirò  personaggi in vista dell'epoca, come Oscar Wilde, il re dei cannoni Friedrich Alfred Krupp, Richard Strauss, nonché l'imperatore tedesco Guglielmo II.

La maggior parte dei lavori di von Gloeden si colloca negli anni precedenti lo scoppio della prima guerra mondiale. Le sue idilliache Illustrazioni di Omero e Teocrito, ovvero fotografie di giovani scarsamente vestiti in pose classiche, vennero anche riprodotte come cartoline e godettero di una certa popolarità come souvenir per turisti.
Egli amava i travestimenti, il camuffamento, il make-up della realtà. Il fascino del Sud (Italia, Grecia), ma anche del vicino Oriente o dell’Africa mediterranea, trasforma l’uomo «civilizzato» in un sileno ebro, in un predone arabo in atteggiamento lezioso. In un suo autoritratto degli anni italiani von Gloeden sembra Lawrence d’Arabia, e con quel tanto di teatrale, che l’apparire in pose esotiche comporta.

Nel suo atelier, prima accanto al Teatro Greco, poi a piazza San Domenico lavora furiosamente, in trance, ma con una qualità tecnica, una ossessione dei dettagli, un nitore classico che non verranno mai meno, anche se le immagine erotiche, i nudi maschili, i giovani corpi danzanti e coperti di fiori sullo sfondo dell’Etna riempiranno gli album proibiti di mezza Europa quale clamoroso esempio di arte voyeuristica  e rappresenteranno la seduzione del classicismo nell’epoca della fotografia, la trasposizione, grazie alla macchina fotografica, dell’eros della pittura e della statuaria ispirata al mondo antico, ma con un abbandono, una forza compositiva che si nutre di corpi reali e non di fantasmi dell’immaginazione. Le foto scorrono veloci negli ambienti eccitanti di Villa Fersen, tra superbe colonne e le stanze remote, come quella peccaminosa dell’oppio  e ci restituiscono il mistero di una celebre abitazione, magnificamente ritornata all’antico splendore dopo lunghi restauri,
La  visione di tante antiche immagini produce la sensazione di una dilatazione sensoriale e sembra di essere proiettati nella Capri d’inizio Novecento, quella che Roger Peyrefitte individua proprio in quel luogo denso di storie e relazioni, nelle pareti, nei simboli, nelle statue classiche, persino nelle piante di lauro e mirto che producono un profumo inebriante, quell’isola eversiva e  pagana che interpreta e rivive il mito di Dioniso.
Sono quelle foto, oggi conservate presso gli archivi Alinari, recuperate in maniera fortuita da Lucio Amelio al principio degli anni Settanta, che hanno sedotto e influenzato artisti contemporanei come Richard Mapplethorpe e Andy Warhol. Von Gloeden soggiornò a Capri e divenne un punto di riferimento per la cultura decadente europea. Le sue immagini sono di un voyeurismo per alcuni versi estenuante, ma che parla un linguaggio del Novecento. I suoi nudi, fisicamente inquietanti, sono inscritti in un paesaggio ridondante e arcaico, esprimono con gioia una fisicità voluttuosa, che fanno pensare ad amori trasgressivi ed inclinazioni particolari e alimentano un certo dandysmo bello e dannato, l’atmosfera, impregnata da un gusto orientaleggiante, ci rammenta il simbolismo tedesco e inglese, da Bocklin fino ai preraffaelliti.
Una mostra insolita, ma da non perdere e per chi volesse vedere altre foto dell’artista consiglio di consultare su internet il mio articolo Vade retro, ma con prudenza.

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