sabato 30 giugno 2018

Militari male utilizzati


 

 In attesa di una prossima quanto improbabile guerra la gran parte dei militari di carriera viene utilizzata in compiti anti terrorismo, ma viene localizzata, costantemente, in luoghi completamente fuori luogo, circostanza che, oltre a costituire uno spreco di denaro pubblico, fa sorgere un sentimento di rabbia nel cittadino.
Riguardo la città di Napoli voglio citare tre esempi significativi, ma ne potrei segnalare tanti altri.
Partiamo dal Vomero dove la pattuglia è localizzata, non nel centro, bensì in una via secondaria, dove non circolano che i rari residenti.
Se ci portiamo a Posillipo constatiamo che i soldati, con i loro ingombranti armamenti, speriamo caricati a salve, sono localizzati in via Pascoli, una via ultra secondaria, ove transita sporadicamente solo qualche coppietta in cerca di intimità.
La ciliegina finale è costituita dalla pattuglia a guardia della sinagoga sita in via Cappella vecchia, nell'androne di un antico, celebre, quanto cadente palazzo. Per inciso ricordiamo che gli ebrei residenti in città non arrivano a 150 unità, mentre gli islamici sono poco meno di  50.000. 

lunedì 25 giugno 2018

Un’Annunciazione di Pietro Negroni a Cassano allo Ionio

fig. 1 - Annunciazione - olio su tavola - 1552 -  Cassano allo Ionio, museo diocesano


L’Italia è talmente ricca, non solo di bellezze naturali, ma soprattutto di tesori artistici, che anche una piccola cittadina, con meno di 20.000 abitanti, può offrire al visitatore un capolavoro del Cinquecento da ammirare, come nel caso di Cassano allo Ionio, dove,  nel museo diocesano, da alcuni anni è esposta un’Annunciazione di Pietro Negroni (fig.1), pittore di San Marco Argentano, vissuto tra il 1505 e il 1565. L’opera, datata 1552, era custodita sul primo altare a destra nella Chiesa San Francesco da Paola, di Cassano, e per restaurarla ci sono voluti molti anni, ma alla fine, nel contemplarla il vescovo della diocesi, mons. Francesco Savino, ha potuto esclamare: «E’ un invito a rendersi conto che è l’estetica che conduce all’etica, la ricerca della bellezza come armonia di forma e contenuto, che può aiutarci a rendere la vita più buona».
Pietro Negroni è attivo oltre che in Calabria anche a Roma e a Napoli, su molti aspetti della sua vita c’è ancora un alone di leggenda. Le sue opere sono capolavori dell’arte calabrese del ‘500.
La città di Cosenza nel ‘500 era uno dei centri più all’avanguardia del Regno di Napoli. In quel secolo operarono alcuni tra i più grandi ingegni che la Calabria abbia avuto: insigni letterati, filosofi, astronomi, e non ultimo pittori. Tra questi merita un ruolo di primo piano Pietro Negroni, i cui lavori arricchiscono ancora alcune delle chiese cittadine, e soprattutto la Galleria Nazionale di Palazzo Arnone.
Sulla sua figura grava ancora un forte alone di mistero. Incerta la nascita, incerta la morte, incerto il volto che aveva. Per lui, però, parlano le sue opere, alcune delle quali sono giunte fino a noi mentre altre sono andate disperse nel corso dei secoli.
Tradizionalmente se ne indica la nascita al 1505 e la morte al 1565, anche se diversi elementi mettono in dubbio tali date. Riguardo al luogo di nascita i più indicano con probabilità San Marco Argentano, mentre fonti minori parlano anche di Torzano, l’attuale Borgo Partenope, frazione di Cosenza.
Secondo la leggenda era un giovane pastore quando venne notato da un pittore cosentino mentre disegnava le pecore che gli erano affidate. La storia è in realtà quella di Giotto, che ben si adattava al Negroni vista l’assenza di notizie più precise sulla sua giovinezza. Riguardo alla sua formazione si sa che fu allievo di Marco Cardisco, altro celebre pittore calabrese del tempo.
Della sua vita si conosce che lavorò a Roma e soprattutto a Napoli, dove sono ancora visibili alcuni suoi dipinti la cui fama fa inserire il Negroni tra i principali protagonisti del Rinascimento meridionale (fig.2–3). Non mancano importanti testimonianze della sua arte anche in Calabria, e soprattutto nella provincia.
Sulla base di una scoperta documentaria è stato espunto dal suo catalogo il polittico (fig.4) della chiesa di S. Maria Maddalena in Armillis a Sant’Egidio del Monte Albino (Salerno), realizzato da un certo Giovan Lorenzo Firello (o Ferrillo) tra il 1540 e il 1543. Per questo dettaglio invitiamo il lettore a consultare un mio scritto sull’argomento digitando il link
http://achillecontedilavian.blogspot.com/search?q=S.+Maria+Maddalena+in+Armillis+


fig. 2 - L'eterno con i santi Gennaro e Restituta - Napoli, Duomo, cappella di S. Restituta
fig. 3 - Natività - Aversa, chiesa di San Domenico
fig. 4 -Giovan Lorenzo Firello - Adorazione dei pastori, Assunzione e santi - polittico - S. Egidio  Montealbino, chiesa S. Maria Maddalena Armillis


La città dei Bruzi ne conserva diverse. La Galleria Nazionale, ad esempio, custodisce la grande pala dell’Assunzione di Maria del 1554, la tavola con la Sacra Famiglia con S. Giovannino (fig.5) del 1557, e momentaneamente la Madonna con Bambino proveniente da Fiumefreddo Bruzio, attualmente in restauro. La chiesa delle Cappuccinelle possiede invece una bella Immacolata del 1558, ma è forse la chiesa di S. Francesco di Paola a conservare l’opera più bella: la Madonna con Bambino tra i santi Luca e Paolo. È un’opera imponente, realizzata dal pittore nel 1552 e ancora visibile nella chiesa per la quale venne realizzata, esempio di quanto l’arte nella città di Cosenza sia ancora alla portata di tutti.
Altre opere del Negroni sono presenti a San Marco Argentano, a Cassano, e soprattutto a Castrovillari, che conserva una splendida Madonna con Bambino in trono nella chiesa di S. Maria del Castello (fig.6).
Si tratta di veri e propri capolavori dell’arte in Calabria nel ‘500, per la quasi totalità esposti al pubblico e fruibili dai turisti o presso musei locali o presso le chiese per le quali vennero creati. Tesori da scoprire insieme ai mille altri che la Calabria racchiude.

fig. 5 - Sacra Famiglia con S. Giovannino  - Cosenza, Palazzo Arnone





fig. 6 -Madonna con Bambino in trono - Castrovillari, chiesa di S. Maria del Castello



venerdì 22 giugno 2018

Come era bello il Lido Napoli

01 - Baia il lido di Napoli

Sono ritornato dopo oltre mezzo secolo al Lido Napoli, quanta nostalgia di tempi felici, quando raggiungevo il mare con la Cumana da Montesanto con mia madre e mio fratello Carlo ogni giorno dalle 10 alle 17 ed erano gioco, mare e sole senza sorta di interruzione, ad eccezione di un pasto frugale consumato all’ombra della cabina, che tenevamo fittata dal 15 giugno al 15 settembre.
Mia madre preparava delle irripetibili frittate di maccheroni e dei panzarotti da schianto, innaffiati da Coca Cola e gassosa a volontà.
Mio padre non amava il mare, bensì il lavoro (erano altri tempi, che mai più torneranno); trascorreva tutto il giorno in ufficio alla sede centrale del Banco di Napoli di via Toledo, dove era direttore della sezione di credito industriale e la sera verso le 19, ben oltre il consueto orario di lavoro, ritornava a piedi a casa (abitavamo in via Salvator Rosa) per cenare tutti assieme.
Ricordo che il mare alcuni giorni era già sporco come oggi, perché alla rada sostavano delle petroliere, che ogni tanto lavavano le cisterne, per cui a riva giungevano macchie di nafta da far impallidire la odierna schiuma di detersivi non biodegradabili tanto di moda oggi.
In genere però l’acqua era limpida e fare il bagno una gioia immensa, alternata a fabbricare castelli di sabbia e pescare telline.
Le tracine erano molto diffuse e calpestarne una era un’esperienza imbarazzante, perché dotate di aculei pungenti, attraverso i quali diffondevano un veleno che procurava per ore dolori lancinanti.
A 800 metri dalla riva esisteva una torre, detta di Pulcinella. I più grandi la raggiungevano a nuoto, in gare settimanali, nelle quali eccelleva mio fratello Carlo, valente nuotatore ed il compianto Federico Ricciardi, detto Rirì, a differenza di Elio Fusco e Guglielmo Benigno, costantemente ultimi.
Io mi divertivo a giocare a bocce, ero praticamente imbattibile, da quando undicenne vinsi la prima coppa Ceceniello.
Alcune ore le occupavo a raccogliere bottiglie vuote di vetro, per le quali si pagava un deposito di 10 lire. Ne raccoglievo tante da ricavare 300 – 400 lire al giorno, in un periodo in cui la raccolta differenziata era di là da venire; più o meno come oggi.
Ricordo le selezioni per il concorso Ondina Sport Sud e la volta che vinse Ornella Peroni, una nostra amica che portammo al successo con un tifo da stadio.
All’epoca, siamo negli anni Cinquanta, vi erano tre fermate del treno, in corrispondenza di vari ingressi, dei quali persiste oggi un solo scheletro della struttura in cemento armato, che incute profonda tristezza.
Ma la vera differenza sta nelle cabine, centinaia e centinaia, nelle quali si depositavano costumi e secchielli, oggi completamente scomparse, sostituite da anonimi spogliatoi.
I treni passavano regolarmente ogni 15 minuti, oggi sono una presenza sporadica, tutti massacrati dalle insulse scritte dei writers, da tempo un flagello ubiquitario.
I bagnini erano tanti, ma anche oggi sono numerosi, giovani, aitanti e con una canottiera rossa per distinguerli a distanza.
La vera differenza è costituita nello stabilimento attuale da una spettacolare piscina, che permette di fare il bagno anche quando il mare è poco invitante.
Concludiamo questo tuffo tra passato e presente con una considerazione sui frequentatori: una volta la migliore borghesia napoletana, che ignorava cosa fosse la villeggiatura, oggi un pubblico che la brama, ma non può permettersela, molti volti patibolari, ma tutto sommato brava gente.
02 - Spiaggia-Lido Napoli-Lucrino
03 - La piscina del nuovo Lido Napoli

Le onde si avviano verso il Lido Napoli


http://www.rent-boat.it/

mercoledì 20 giugno 2018

Giacinto Diano, pittore nativo di Pozzuoli

01 -  Adorazione dei pastori - Napoli, chiesa della Pietà dei Turchini

Giacinto Diano (Pozzuoli 1731 – Napoli 1804) abitò nella città natale fino al maggio dei 1752 quando iniziò il suo discepolato  presso la bottega di Francesco De Mura (Napoli 1696-1782), che influenzò le sue opere giovanili,  come attestano alcuni suoi lavori, come il soffitto dello scalone del Seminario di Pozzuoli, eseguito nel 1755, oppure le tele e gli affreschi presenti nella chiesa di San Raffaele, datati al 1760. 
Napoli allora viveva un periodo di grande splendore artistico e culturale per la presenza dell'illuminato re Carlo III di Borbone.      
Negli anni Sessanta, dopo un probabile soggiorno a Roma e i contatti con il classicismo di Pompeo Batoni, il suo linguaggio si arricchisce di una preziosità materica sui modi di Corrado Giaquinto.  Soprannominato o' Puzzulaniello, riuscì in breve tempo a conquistarsi un posto di rilievo nel panorama artistico del suo tempo, infatti, nel 1773 ottenne la nomina di professore di Disegno e maestro di Pittura nella Reale Accademia di Belle Arti, rimanendovi fino al 1782.     
 Diano, considerato da Raffaello Causa «la maggiore delle personalità napoletane della seconda metà del secolo», vanta una ricca produzione artistica, sparsa in diverse località del meridione d'Italia e a Napoli in molte chiese: chiesa della Pietà dei Turchini (fig.1–2), chiesa di Sant'Agostino alla Zecca, chiesa di Sant'Agostino degli Scalzi, Complesso di Sant'Andrea delle Dame, chiesa di Santa Caterina da Siena, chiesa di Santa Croce e Purgatorio al Mercato, chiesa di San Giuseppe dei Ruffi, chiesa di San Giuseppe Maggiore, chiesa di Santa Maria in Portico, chiesa di San Nicola alla Carità, Basilica di San Pietro ad Aram, chiesa di San Pietro Martire, chiesa di San Potito (fig.3–4–5), chiesa della Santissima Annunziata, chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini (fig.6–7)  e palazzi: Palazzo Paternò, Palazzo Cellammare, Palazzo Serra di Cassano (fig.8), Villa Pignatelli, Ospedale della Pace (fig.9). 


02 -  Deposizione - Napoli, chiesa della Pietà dei Turchini
03 - San Potito che abbatte l'idolo - Napoli chiesa di San Potito
04 -San Potito salva l'ossessa Agnese - Napoli, chiesa di San Potito
05 - Immacolata - 1791 - Napoli, chiesa di San Potito
06 - La piscina probatica - Napoli, chiesa della SS. Trinità dei Pellegrini
07 - San Filippo Neri accoglie i pellegrini - Napoli, chiesa della SS. Trinità dei Pellegrini
08 - Episodio della vita di Scipione l'Africano, affresco - Napoli, Palazzo Serra di Cassano

09 - Lazzaretto, ospedale Santa Maria della pace

Ha lasciato numerose opere anche nella sua città natale: nel duomo, nella cappella del Seminario vescovile, in Santa Maria delle Grazie. Quelle più importanti sono le tele eseguite tra il 1758 e il 1760, per la settecentesca chiesa di San Raffaele Arcangelo, trasportate a Napoli, con altre sue opere, durante il bradisismo del 1983-84 ed oggi ritornate in loco (fig.10–11).
Lavora anche ad Ischia, che apparteneva alla diocesi di Pozzuoli, dove realizza uno spettacolare dipinto  conservato ad Ischia Porto nella Cattedrale.   
La tela raffigurante San Nicola da Tolentino che intercede per le anime purganti (fig.12) fa parte di un gruppo di sei dipinti di grosse dimensioni che adornano le pareti della Cattedrale di Ischia Porto, un tempo dedicata alla Madonna della Scala ed amministrata dai padri Agostiniani, che abitavano in un convento adiacente e raggiunsero una notevole potenza economica, dopo essere stati per quattro secoli autorevole guida spirituale della popolazione ischitana.     
Il dipinto è un’opera giovanile dell’artista e va collocata cronologicamente agli anni dal 1758 al 1760, anche in base alla data segnata sulla pala d’altare raffigurante l’Assunzione. Il Diano in questa fase della sua attività è legato alla rigida osservanza dei moduli demuriani ed è contrassegnato da una grazia lineare e da un’eleganza formale che, fuse armonicamente, permisero all’artista di realizzare un felice compromesso tra le esperienze locali e le più recenti innovazioni in chiave neoclassica. 
Nel quadro si può apprezzare un ampliamento dell’orizzonte spaziale e prospettico, accoppiato a stesure calde e rassicuranti. Lo schema compositivo si ispira alla lezione del Solimena ed anche del De Mura, con non sopiti echi dello scintillante barocco giordanesco, ben leggibili nelle gamme chiare di colore, che danno luogo ad un gradevole effetto pittorico di atmosfera quieta e serena, nel pieno rispetto delle inderogabili esigenze di grazia e di devozione.  
Tra le opere conservate nei musei o in prestigiose collezioni private ricordiamo il  Martirio di San Sebastiano, conservato a Indianapolis, museum of arts (fig.13) e due ritratti: quello (fig.14) di Luigi Vanvitelli  a Caserta, Palazzo reale e quello (fig.15) del sacerdote Domenico Doriano, a Pozzuoli, museo diocesano. Tra i dipinti in raccolte private segnaliamo S. Ambrogio battezza S. Agostino (fig.16), Napoli, collezione Pisani ed il pendant Dio fluviale e ninfa (fig.17-18), Napoli collezione della Ragione, già nella collezione Achille Lauro.
Nel 1769 realizza l'apoteosi di San Francesco nella sagrestia vanvitelliana della basilica santuario di  Santa Maria di Pozzano, a Castellammare di Stabia.   
Di grande qualità e dal chiarore abbagliante le tre tele eseguite nel 1771 a Frosolone, nel Molise, per la Chiesa Madre dell’Assunta: una Madonna del Carmine con le anime purganti, una Madonna con i Santi Domenico e Rosa ed una Sacra Famiglia in cui sopravvive solo S. Giuseppe con il Bambino. (fig.19–20-21) 
Tra il 1792 e il 1794 lavorò nella Cattedrale della Madonna del Ponte a Lanciano (Abruzzo), dove firmò le tele e gli affreschi delle volte e delle nicchie (fig.22).  
 Gli ultimi anni della sua attività furono caratterizzati dalla definizione di impianti compositivi caratterizzati da una fluida luminosità ed una saggia disposizione delle figure. E facendo nostre le parole di Nicola Spinosa, massimo esperto dell’artista, potremmo continuare affermando che a questo momento di felice contemperamento dei modi derivati in gioventù da esempi del De Mura con istanze espresse dall’architettura vanvitelliana, che oltretutto si arricchiva dall’uso proprio del Giaquinto di materie cromatiche preziose e brillanti, appartengono quelle opere che sono il risultato più interessante di un singolare tentativo di conciliare le esigenze decorative del primo Settecento con le tendenze recenti della cultura figurativa d’ambiente romano.    
Trascorse gli ultimi anni della sua vita miseramente in una casa di Via Taverna Penta (zona del "quartieri spagnoli"), dove morì il 13 agosto del 1803. Fu sepolto nella chiesa dell'Arciconfraternita della SS. Trinità dei Pellegrini di cui era un confratello.    
Il Diano avviò all'arte diversi allievi, tra i quali primeggiò Gaetano Gigante, capostipite della famosa famiglia di pittori della Scuola di Posillipo, che ebbe in Giacinto Gigante il maggiore e più noto esponente. A quest'ultimo fu imposto il nome Giacinto, proprio in omaggio al maestro puteolano.

010 - Guarigione di Tobia - Pozzuoli, chiesa di San Raffaele
011 - Martirio di S. Caterina da Siena - Pozzuoli, chiesa di San Raffaele

012 -San Nicola da Tolentino intercede per le anime purganti - Ischia porto, cattedrale
013-Martirio di San Sebastiano Indianapolis, museum of arts
014 - Ritratto di Luigi Vanvitelli  Caserta, Palazzo reale
015 -  Ritratto del sacerdote Domenico Doriano - Pozzuoli, museo diocesano
016 - S. Ambrogio battezza S. Agostino - Napoli collezione Pisani
017 - Dio fluviale e ninfa - Napoli collezione della Ragione
018 - Dio fluviale e ninfa (2) - Napoli collezione della Ragione
019 - Madonna con i Santi Domenico e Rosa-Frosolone. Chiesa Madre dell’Assunta
020 -  Madonna del Carmine con le anime purganti-Frosolone. Chiesa Madre dell’Assunta
021 - Sacra Famiglia in cui sopravvive solo S. Giuseppe con il Bambino -Frosolone. Chiesa Madre dell’Assunta
022 - Tele ed affreschi -  Madonna del Ponte Lanciano, Duomo

domenica 17 giugno 2018

Il complesso Damiani, quanti ricordi, ma che bagni

fig. 1 - I  Damiani dall'alto


Frequento il mitico complesso dei Damiani (fig.1–2-3) da oltre 50 anni, con finalità che nel tempo sono mutate drasticamente. Da giovane non perdevo un fine settimana, perché la specialità del locale erano i balli della mattonella, che permettevano alla fanciulla di turno di poter valutare accuratamente la rigida consistenza delle proposte che venivano avanzate, mentre guancia a guancia si seguivano le note musicali.
Quante conquiste, consumate subito, grazie alla complicità di qualche appartamento libero nella zona del campeggio (fig.4-5) nel quale penetravamo attraverso qualche finestra aperta, prima di passare alla più biblica penetrazione orale ed ab orale.
Oggi continuo indefessamente a frequentare il complesso, disposto stoicamente a versare 15 euro i feriali e 20 euro sabato e domenica, ma unicamente attratto dal tepore della piscina termale (fig.6), capace, in egual misura di rilassarmi e di lenire gli acciacchi di una giovinezza,che oramai confina con la vecchiaia.
Gli energici quanto delicati idromassaggi sono in grado di trasferirti in una dimensione onirica, un misto di fantasia e realtà difficile da descrivere per chi non lo prova.
Altri ricordi piacevoli mi legano ai Damiani, dalle affollate conferenze che ho tenuto nello splendido teatro (fig.7), all'epopea, durata molti anni, della squadra di scacchi, di cui costituivo la punta di diamante, che ha partecipato più volte al campionato italiano, classificandosi nelle prime posizioni.
Il Complesso Turistico Averno, oasi di rara bellezza, è situato nello splendido golfo di Pozzuoli a Napoli, alle pendici del Monte Nuovo, di origine vulcanica, a 2 km dai siti archeologici di Cuma, a 15 km da Napoli, e a 10 min. dal terminal per le isole di Procida, Ischia e Capri.   
Il Complesso è dotato di un raffinato ristorante  (fig.8), di piscine alimentate da una sorgente naturale di acqua termale (fig.9-10), pista di pattinaggio, campo per pallavolo, pallacanestro e calcetto, quattro campi da tennis (fig.11), palestra, discoteca, pianobar (fig.12), e parco giochi.   
 Potendo ospitare nelle sue camere e nei suoi miniappartamenti intere famiglie, rappresenta il luogo ideale per chi vuole trascorrere dei giorni speciali tra natura, cultura e divertimento, con attrazioni per adulti e bambini.
fig. 2 - I Damiani interno
fig. 3 - I Damiani piscina grande
fig. 4 - I Damiani ville
fig. 5 - I Damiani camere da letto
fig. 6 - I Damiani piscina termale

       La Storia della Famiglia Damiani e della struttura

Comincia nel lontano 1934 quando l’avvocato Carlo Damiani acquista un vasto appezzamento di terreno a Pozzuoli, situato alle pendici del più giovane vulcano d’Europa, il Monte Nuovo, con l’intenzione di farne un grande azienda agricola. Purtroppo l’avvento della Guerra costringe l’avvocato Damiani a rivedere i suoi progetti e a trasferire tutta la famiglia proprio nella casa colonica di Pozzuoli.  
Ritornati a Napoli, Eduardo, Memo, Enzo e Lucio, i quattro intraprendenti figli dell’avvocato Carlo, ormai giovanotti e pieni di energia ed idee, cominciano ad organizzare feste e balletti nello scantinato della loro abitazione.
Il successo è inaspettato, ma lo spazio è insufficiente.
Un malcelato spirito di avventura, li porta subito ad utilizzare i giardini della bella casa colonica di Pozzuoli.  
L’entusiasmo giovanile, associato ad una inappagabile gioia di vivere tipica di quel periodo storico, sono gli ingredienti ideali per una rapida trasformazione, nel 1955, della casa colonica in un rinomato ed elegante Complesso per amici.
Nato quasi per gioco, il Circolo comincia ad arricchirsi di nuovi servizi, frutto dell’ inesauribile spirito di sacrificio dei quattro fratelli, ognuno con una propria personalità, ma sempre complementari e sinergici nei momenti cruciali.
E’ così che si arriva ad ampliare la pista da ballo, ad aprire un ristorante-pizzeria e a realizzare, con l’aiuto materiale degli amici fedeli del complesso, una piscina che verrà poi alimentata da una benefica, quanto inaspettata, acqua termale proveniente dalle viscere del Monte Nuovo. Il Complesso Turistico Averno è ormai una realtà. Gli anni a seguire, caratterizzati, dalla costruzione di quattro campi da tennis, dall’allestimento di una moderna palestra, dal completamento del campeggio con nuove camere e miniappartamenti confermano ulteriormente le capacità organizzative e imprenditoriali dei fratelli Damiani.
Alle attività turistiche e ricreative si sono via via affiancate numerosissime altre iniziative sia culturali (creazione di una sezione teatrale) che sportive (organizzazione di tornei di tennis internazionali). 
L’ingresso è riservato solo ai soci, ma a chi si presenta a mio nome, viene consentito l’accesso.

Achille della Ragione
fig. 7 - I Damiani teatro

fig. 8 - I Damiani ristorante
fig. 9 - I Damiani piscine
fig. 10 - I Damiani cascate d'acqua
fig. 11 - I Damiani campi da tennis
fig. 12 - I Damiani piano bar

venerdì 15 giugno 2018

crono news intervista Achille della Ragione

Achille della Ragione

15 giugno 2018

Intervista di Cristiano Luchini ad Achille della Ragione,
critico d’arte e vulcanico promotore di napoletanità


http://crono.news/Y:2018/M:06/D:15/h:15/m:17/s:50/intervista-ad-achille-della-ragione/


Abbiamo intervistato il Prof. Achille Della Ragione, critico d’arte ed istrionico e vulcanico promotore di napoletanità. Un uomo che da anni è costantemente impegnato in profonde ricerche sulla città di Napoli, spaziando tra vicende storiche, artistiche, miti e riti. Incessante attività di ricerca che sfociata in una considerevole mole di pubblicazione di libri, oltre che nella condivisione di preziosi documenti digitali, facilmente reperibili in Rete.
Napoli, traino turistico d’Italia. Ritiene sia adeguato l’impegno che il Comune di Napoli e la Regione Campania, stanno profondendo per le iniziative culturali in città? L’ha convinta la pianificazione per il Maggio dei Monumenti di quest’anno?
“Ritengo siano assolutamente insufficienti le iniziative culturali promosse dal Comune di Napoli e dalla Regione Campania. Il Maggio dei Monumenti promosso a Napoli negli ultimi anni, è solo la pallida ombra di quella grande iniziativa creata da Mirella Barracco. E non aggiungo altro…”
Abbiamo letto il suo libro “Errori e bugie sulla storia di Napoli”, una vera e propria riscoperta della città. Qual’è la “bufala” che veramente la fa imbestialire?
“Ne vorrei mettere tre alla pari.
- Le macchine anatomiche della Cappella Sansevero, sono un falso, sono degli artefatti. E lo dimostro in maniera incontrovertibile, nel mio libro.
- Il miracolo di San Gennaro, nell’anno 1799, all’arrivo delle truppe francesi di Championnet, è una bufala. Si tratta di un evento mai accaduto.
- Ma la falsità piu grossa è quella relativa alla preseunta fondazione della prima università laica del mondo, a Napoli, avvenuta nel 1224. Nessuno studioso ha saputo indicarmi la sede dell’Università, neanche il grande Giuseppe Galasso.
Leggete il mio libro e scoprirete cose incredibili…”
Napoli è ricca di chiese, da tempo chiuse ai visitatori.  Un patrimonio immenso totalmente abbandonato. Come crede si possano valorizzare? Ce ne segnala un paio che ritiene debbano essere assolutamente conosciute?
 “Napoli è ricca di chiese che possono e devono essere valorizzate nel migliore dei modi. Partendo da quelle che richiedono il minimo sforzo di recupero, oltre che l’inserimento di custodi. Ad esempio, la chiesa dei Girolamini, circa 7 anni fu riscoperta dal Ministro Franceschini, ma fu rapidamente chiusa, a causa di motivi di inagibilità. Stessa cosa dicasi per la chiesa dei Santi Apostoli.
Come posso non citare la chiesa di Santa Teresa degli Studi, le cui monache, non desiderano ricevere visitatori?
Voglio ricordare il complesso del del Monte di Pietà, a Via S. Biagio dei Librai, monumento insigne, di proprietà del Banco di Napoli, che pare voglia venderlo per farci costruire dei Bed & Breakfast.
Non dimentichiamo Castel Capuano, luogo che possiede ricchezze inestimabili, come il Salone dei Busti e la Cappella della Sommaria. Ma purtroppo anche questo è chiuso. E’ una vergogna che grida vendetta.”
Lei è un grande esperto di Caravaggio. Cosa ne pensa della nostra iniziativa di fusione culturale tra Napoli e Malta, all’insegna della celebrazione di Caravaggio, nella tappa 11 di Napoli fashion on the road, nostro progetto di marketing culturale itinerante nella città di Napoli?
“Un plauso all’iniziativa “Napoli fashion on the road”. Ho molto apprezzato questa fusione culturale tra Napoli e Malta, utilizzando l’antica arte dei Madonnari per celebrare l’immenso Caravaggio. Napoli e Malta furono due tappe fondamentali della sua incredibile esistenza.
Dovrebbero esserci più iniziative del genere in città, specie se si tratta di valorizzare luoghi di Napoli, come in questo caso il quartiere della Pignasecca, che non sono granché conosciuti nei classici circuiti turistici e culturali. Vedere poi la moda in questo policromatico quartiere di Napoli, è veramente suggestivo. Tutto ciò bisogna continuare a farlo, coinvolgendo il più possibile le eccellenze locali. La Rete è una grande risorsa, ed il progetto “Napoli fashion on the road” cavalca nel migliore dei modi le nuove opportunità di Internet. Ad maiora!”.
Anticipazioni su progetti editoriali futuri? Ha qualche “chicca” da sottoporci?
“A settembre verrà pubblicato il quarto ed ultimo volume di “Napoletanità, arte e miti e riti a Napoli” col quale chiudo una meravigliosa avventura durata ben 6 anni. Un immane sforzo di ricerca, che ha prodotto degli ottimi consensi da parte dei lettori. I tomi precedenti sono liberamente consultabili in Rete” . CLICCA QUI
Un saluto ai lettori di www.crono.news
“Se amate Napoli, ed intendete conoscerla nel profondo, sono certo che apprezzerete le mie pubblicazioni. Leggete e documentatevi costantemente. Non si finisce mai di imparare. Un caro saluto a tutti voi.”

Cappella Sansevero, Napoli
Chiesa dei Girolamini, Napoli
Napoli fashion on the road – Tappa 11 – Info su www.napolifashion.it