venerdì 31 marzo 2023

Boris Ulianich ci ha lasciato

 



Boris Ulianich ci ha lasciato e la perdita per Napoli e la cultura è grave.
Vogliamo ricordarlo ai nostri lettori con un articolo che gli dedicai alcuni anni fa, quando ebbi l'onore di conoscerlo.

Boris Ulianich, napoletano adottivo, nato nel 1925 in Croazia, è uno dei maggiori studiosi di Storia della Chiesa  in età moderna con opere fondamentali su Paolo Sarpi, delle cui lettere ai Galicani ha curato una magistrale edizione critica (1961), e su Lutero e la riforma protestante, dei quali si occupa in particolare nel suo libro più importante sotto il profilo metodologico e storiografico dal titolo “Riforma e riforme: Momenti di storia e storiografia” (1995).
La sua amplissima bibliografia documenta il costante e fine lavoro di storico al quale egli si è dedicato proseguendo e approfondendo la lezione di illustri maestri italiani (Chabod, Cantimori) e tedeschi (Lortz). Protagonista di spicco della cultura di ispirazione cattolica del’900, ha vissuto gli anni del Concilio Ecumenico II a Bologna, accanto a personalità come il Cardinale Lercaro e Dossetti.
Boris Ulianich è a pieno titolo uno dei fondatori dell’Ateneo di Arcavacata. Dal 1971 al 1975 è stato membro del Comitato tecnico fondatore della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria, insieme con Gianvito Resta e Gianfranco Folena.
A lui si deve la istituzione del Corso di Laurea in Storia dell’Ateneo calabrese, corso di laurea che allora era uno dei primi istituiti in Italia.
Impegnatosi in politica, Ulianich è stato Senatore della Repubblica nel gruppo della Sinistra Indipendente dal 1978 al 1992.
Quando intervenne nel salotto di Donna Elvira, egli presentò uno studio rigoroso quanto affascinante, sulla croce, il simbolo più alto che rappresenta il Cristianesimo.
Ho avuto poi ripetute occasioni di confrontarmi con la sua lucida intelligenza e profonda cultura, perché lui è consuocero di una coppia di mie carissimi amici, Vittoria e Mario Speranza, i quali oltre a possedere una delle più belle dimore napoletane, organizzano frequentemente ricevimenti a cui partecipano i più bei nomi dell’intellighentia partenopea.
Mi fu particolarmente utile quando anni fa organizzai presso l’Istituto Italiano degli Studi Filosofici un convegno: Perché il Dolore?, una risposta tra scienza, fede e filosofia, con la partecipazione di illustri studiosi di varie discipline (per chi volesse rivederlo può collegarsi alla teca video di Radio Radicale del 17/01/2001).
Avevo bisogno di un teologo di vaglia e lui mi rispose: “ho la persona che fa per te, insegna alla facoltà teologica ed è anche medico, telefona al rettore per fissarti un appuntamento, al quale mi recai timoroso che l’interlocutore potesse rifiutarsi per le mie battagli a favore dell’aborto e grande fu la mia sorpresa quando, nel presentarmi, dissi: ”Lei no mi conosce” e lui: “La conosco bene, la stimo ed ho assistito, in abiti borghesi, al suo ultimo convegno sulle metodiche farmacologiche per provocare l’aborto (anche questo visibile sulla teca radicale del 27/03/2001).


martedì 28 marzo 2023

Natura morta di pesci con gatto

 

Natura morta di pesci con gatto
Olio su tela (73x100)
Collezione della Ragione - Napoli


Questa opera, inedita, presenta sulla base della pietra in primo piano la sigla G.R., un monogramma che talune volte ha generato problemi attributivi con Giacomo Recco e Giuseppe Ruoppolo. Nella tela in questione, ad ogni modo, l'analisi stilistica ed iconografica permette di assegnare, con ragionevole certezza l'opera a Giuseppe Recco nel suo momento espressivo più intensamente naturalistico, ancora sotto l'influsso e la suggestione caravaggesca, quando il pittore determina con precisione i singoli oggetti con uno studio attento della materia e della luce. Chiari elementi che conducono allo stile di Giuseppe Recco sono la presenza del grosso pesce rosso m primo piano con la bocca aperta verso l'alto, caratteristica di molti suoi quadri tra cui la famosa «Natura morta di pesci con pescatore» della collezione Pagano di Napoli.
Lo stesso pesce con piccole variazioni lo ritroviamo in molti altri quadri del Recco tra cui ricordiamo «Pesci ed ostriche» del National Museum di Stoccolma e «Paesaggio marino con Natura morta di pesci e aragoste» di collezione privata a Napoli, firmato e datato 1666.
Nel «Pesci e conche di rame» di collezione Canessa, Roma, anch'esso siglato, oltre all'identico pesce è presente anche un piano di appoggio molto simile ed un secchio di rame eguale a quello del quadro in esame.
Il secchio di rame è presente in molte altre opere firmate ed inoltre notevole è la somiglianza del gatto, teso ad afferrare come un fulmine un' anguilla, pesce tradizionale della cucina napoletana, con l'analogo «felino» della tela «Natura morta di pesci con gatto e conca di rame» conservata al Metropolitan di New York.
Giuseppe Recco dedica nelle sue tele una maggiore attenzione al soggetto «pesci» in un momento di acquisita maturità artistica, dopo aver trattato molti alti temi, quali gli interni di cucina, un genere caro alla tradizione napoletana, i fiori , fino alle curiosità ed alle vanitas, dimostrando una vastità di interessi ed un ampio registro di riferimenti culturali, oltre alla conoscenza di elementi della natura morta romana, spagnola e fiamminga.
Il quadro in esame è tutto giocato su una vasta gamma cromatica, dal rosso sfolgorante del pesce in primo piano agli argenti, ai grigi ed ai bruni degli altri oggetti raffigurati. Una particolare attenzione è dedicata al gatto, dagli occhi luccicanti, che, con scatto felino è colto nel momento in cui afferra un'anguilla. La luce proveniente di taglio dalla finestra crea effetti chiaroscurali molto intensi, mentre il trattamento pittorico delle superfici segue criteri lucidamente oggettivi, caratteristici del Recco offrendo così un'intensa naturalezza nella resa luminosa dei vari pesci ed oggetti rappresentati.


 
Particolare della sigla G R



Giuseppe Recco (Napoli 1634 – Alicante 1696 ) è tra i massimi esponenti della natura morta napoletana del Seicento, figlio di Giacomo famoso come fiorante e nipote di Giovan Battista, celebre per i suoi interni di cucina ed a sua volta padre di Elena e Nicola Mana, anche essi pittori pur se su di un gradino più basso del loro predecessori.
Di recente alcuni ritrovamenti documentari di Perez Sanchez, che indagava su di un titolo dì cavaliere dell'ordine di Calatrava assegnato, secondo il De Dominici, al Recco, hanno identificato un Giuseppe Recco probabilmente insignito del titolo di «Eques», con cui il nostro artista amava firmarsi negli ultimi anni della suaattività, ma da riferirsi ad un Giuseppe figlio però di un Guglielmo e nato non nel 1634 ma nel 1645. Il dubbio di un'omonimia e di una mescolanza operata dal De Dominici da fatti inerenti a due persone distinte permane, per cui la situazione anagrafica rimane confusa e bisognosa di nuovi studi chiarificatori, mentre sembravano del tutto accettati dalla critica i dati prodotti dalle ricerche del Salazar, confermati anche dal Prota-Giurleo. L'inizio dell'attività di Giuseppe Recco mosse dall'esperienze del padre e dello zio rinnovando le formule di famiglia dei «fiori» dei «pesci» e delle «cucine». 
Il Recco rimase nel solco della tradizione naturaistica napoletana ed aderì solo nella fase tarda agli eccessi della produzione barocca.
II suo cammino è stato abbastanza ben definito dalla critica perché molte sono le sue opere datate e firmate, anche se a volte si sono creati dei problemi attributivi legati alla confusione che il monogramma «GR», presente dopo un certo periodo nelle sue opere solo siglate, genera tra lui, il padre e Giuseppe Ruoppolo.
Numerose sono le sue opere conservate nei più importanti musei del mondo (Prado, Capodimonte, Uffizi, Gemaldegalerie, Metropolitan, Stoccolma ecc.) e nelle principali collezioni private italiane e straniere. 
Alla fine della sua carriera si recò in Spagna invitato da Carlo II, dove morì poco dopo il suo arrivo, dopo aver prodotto le sue uniche opere di carattere religioso: una «morte di S. Giuseppe» ed una «Assunzione della Vergine».


domenica 26 marzo 2023

Analisi a pagamento, vergogna in Campania

  

Ieri, dopo essermi recato dal medico di base che mi ha prescritto alcune analisi urgentissime per valutare le patologie da cui sono affetto, ho provato a telefonare ad alcuni laboratori per prenotare un prelievo a domicilio e con grande meraviglia ho appreso che avevano esaurito il plafond mutualistico: o metto mano al portafoglio o devo attendere i primi di aprile.

Uno scandalo che grida vendetta!

 

OGGI n.13 pag.9 - 24 marzo

Il Mattino, pag.42 - 25 marzo 2023


lunedì 13 marzo 2023

Mostra di pittura spagnola dei primi tre decenni del 1500 a Napoli

 



Dal 13 marzo 2023 si può visitare al Museo di Capodimonte la mostra Gli Spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale (13 marzo – 25 giugno 2023, sala Causa) a cura del prof. Riccardo Naldi, docente di Storia dell’arte moderna all’Università L’Orientale di Napoli e del prof. Andrea Zezza, docente di Storia dell’arte moderna all’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”. Il progetto espositivo è stato realizzato in collaborazione con il Museo Nacional del Prado, dove una prima versione della mostra è stata inaugurata, ottenendo un notevole successo di critica e di pubblico, il 18 ottobre 2022 con il titolo Otro Renacimiento. Artistas españoles en Nápoles al comienzos del Cinquecento.
Grazie a questa importante collaborazione, tornerà a Napoli per la prima volta dopo 400 anni la Madonna del pesce eseguita da Raffaello. Il dipinto, destinato alla cappella della famiglia del Doce in San Domenico Maggiore a Napoli, divenne un punto di riferimento fondamentale per gli artisti attivi a Napoli durante il Cinquecento. Asportata dai governanti spagnoli e trasferita a Madrid intorno alla metà del Seicento. 

La mostra è dedicata a uno dei momenti più fecondi e meno conosciuti della civiltà artistica napoletana: il trentennio (1503-1532 circa). È il periodo che, sotto il profilo politico, vide l’estinguersi della dinastia aragonese, con il passaggio del Regno di Napoli sotto il dominio della Corona di Spagna; sotto il profilo culturale, il raggiungimento dell’apice della sua grande stagione umanistica, con il passaggio di consegne da Giovan Gioviano Pontano a Iacopo Sannazaro. Le novità artistiche elaborate in quegli anni da Leonardo, Michelangelo e Raffaello furono prontamente recepite e reinterpretate in modo originale in una Napoli ancora molto viva, per la quale la perdita della funzione di capitale autonoma non costituì un ostacolo allo sviluppo culturale, ma, al contrario, contribuì alla definizione di un nuovo ruolo di cinghia di trasmissione della cultura rinascimentale tra le due sponde del Mediterraneo.
La mostra propone un’ampia rassegna di opere eseguite da alcuni dei principali artisti spagnoli attivi in quegli anni a Napoli, quali Pedro Fernández, Bartolomé Ordóñez, Diego de Siloe, Pedro Machuca, Alonso Berruguete. Trasferitisi molto per tempo in Italia, essi sprigionarono una straordinaria originalità inventiva nel confronto con le opere eseguite dai massimi protagonisti del pieno Rinascimento italiano. Gli spagnoli divennero i protagonisti dell’eccezionale stagione artistica della Napoli di primo Cinquecento, sostenuta dal mecenatismo degli Ordini religiosi e dell’aristocrazia, desiderosa di lasciare una traccia indelebile della propria grandezza finanziando opere di ambiziosa magnificenza, spesso realizzate, alla maniera degli Antichi, servendosi del durevole marmo di Carrara. Tornati in patria, gli spagnoli si fecero ambasciatori di una particolare declinazione della cultura figurativa dell’alto Rinascimento, sostenuta da inventiva e capacità tecniche straordinarie, cui il passaggio della Spagna all’interno della compagine imperiale di Carlo V diede un respiro europeo.
La mostra focalizza l’attenzione su questa breve ma felicissima stagione, ponendo nel giusto rilievo l’altissima qualità delle opere e il loro carattere cosmopolita. Alla base del percorso espositivo vi è la convinzione che quella fioritura vide una strettissima connessione tra pittura e scultura. Il confronto tra le cosiddette «arti sorelle» trovò a Napoli un terreno particolarmente fertile per l’elaborazione di modelli che contribuirono al definirsi di un’autonoma scuola locale, di cui la mostra propone un’ampia selezione dei maggiori protagonisti, dai pittori Andrea Sabatini da Salerno e Marco Cardisco agli scultori Giovanni da Nola e Girolamo Santacroce. Come avvenne a Roma a causa del celebre ‘Sacco’ del 1527, anche per la capitale già aragonese e poi vicereale questa ‘età dell’oro’ venne improvvisamente spezzata dal durissimo assedio francese del 1528 e dalla grave crisi politica che ne derivò.
La differenza principale tra la mostra di Napoli rispetto a quella di Madrid è il legame con il territorio: molte delle opere degli artisti del periodo sono presenti nelle chiese cittadine, in particolare a San Giovanni a Carbonara, nel complesso conventuale di San Severino e Sossio e anche a San Giacomo degli Spagnoli, simbolo della presenza politica e culturale della Spagna a Napoli, ovvero proprio l’oggetto della mostra.

Achille della Ragione 

  

Raffaello - Madonna del pesce 

  Cesare Da Sesto - Natività

  

Pedro Fernandez - Visitazione

  

Andrea da Salerno - San Bertario - 1514

 


Pedro Fernandez - Retablo di S. Elena


Jean Bourdichon - Madonna col Bambino (trittico) - 1501 - 1504


 Maestro Retablo di Bolea- Adorazione del Bambino -
Primo decennio 1500
Jean Bour
dichon - Mad
  onna col Bambin (trittico) - 15


 

 Jean Bourdichon - Madonna col Bambino (trittico) -1501 

Pedro Machuca - Madonna del latte - 1516

 

 

 

 

domenica 12 marzo 2023

Ritorno alla vittoria del celebre maestro



Dopo un intervallo di mesi, finalmente il celebre maestro di scacchi, Achille della Ragione è ritornato a vincere un premio in denaro (fig.1); per cui la sua famiglia stasera potrà cenare con salmone e champagne!

Alla cerimonia di premiazione, tra lo scrosciare di applausi dei partecipanti, essendo Achille astemio, si è brindato con un bel bicchiere di orzata (fig.2), la bevanda preferita dal nipote Matteo, anche lui, assieme al fratello Leonardo, una promessa per gli scacchi.

Achille della Ragione 


  





mercoledì 1 marzo 2023

Marzo. Visita guidata


Sabato 4 marzo vi sarà un'interessante visita guidata, che comprenderà due chiese importanti: S. Brigida e San Ferdinando e si concluderà con il Circolo artistico, ove da pochi giorni si è aperto un nuovo museo, ricco di oltre 500 dipinti.

Appuntamento alle ore 10:45 davanti all'ingresso della chiesa di San Ferdinando. 

Non dimenticate di consultare periodicamente il mio blog 

www.dellaragione.eu

Achille della Ragione 


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Documentiamo la visita con alcuna foto fatte dai partecipanti: Bruno e Loretta.

 

Achille in posa con Myriam
un capolavoro di Francesco Jerace


Achille in posa con Miriam
Un capolavoro di Francesco Jerace


Achille accarezza il seno
 di una fanciulla

Edgar Degas pittore impressionista e realista

 Articolo di Elvira Brunetti

  



Edgar Degas ritorna a Napoli in mostra a San Domenico Maggiore fino al 10 Aprile, purtroppo come in tutti i "revival" dei tempi recenti in forma oltre modo riduttiva e deludente per l'assenza di dipinti.
E' il pittore della modernità in quegli ultimi trent'anni dell'Ottocento che glorificano Parigi nel mondo intero. Dalla nuova ferrovia della Gare Saint Lazare più volte fissata coi suoi fumi sulla tela da Claude Monet, perché rappresentava la fuga dalla città verso la campagna con i vari "Dèjeuner sur l'herbe" alla "Ville lumière" che esplode nel 1881 con la prima elettricità. Il fenomeno sotto gli occhi di tutti entusiasma soprattutto i pittori, che insieme alla formidabile invenzione della fotografia trovano nuovi incentivi per la loro espressione.
Contrariamente alla maggior parte degli altri Impressionisti che operano "En plein air", Degas dipinge all'interno. E si distingue sempre dai suoi colleghi per aver studiato e sperimentato in modo esemplare la fotografia. Lavorava sempre con una kodak, un po' rudimentale rispetto allo stesso trattamento dell'immagine che farà dopo Andy Warhol. Il suo occhio vigile coglieva l'istante per fermarlo come uno scatto. Dal passo di danza della ballerina dell'Opera alla corsa dei cavalli. Osserviamo inoltre il taglio della composizione nel quadro "L'Assenzio", in cui si esalta la solitudine della donna nella nuova modernità.
Rimase incantato dai bagliori luminosi e cromatici sui giovani corpi prodotti dall'illuminazione al punto tale da inventarsi nuove tecniche per ampliare e potenziare tale effetto. Usava il pastello e l'olio per rendere lo scintillio dei "Tutù" delle ballerine. Ecco in mostra a Napoli vari Monotipi, una combinazione di incisione e pittura.
Edgar Degas (1834-1917) è stato sempre parigino, ad eccezione di alcuni soggiorni in Italia e in Louisiana. Nei suoi vasi scorreva sangue napoletano paterno e creolo materno.
Il nonno scappò dopo la Rivoluzione e venne a Napoli dove divenne un banchiere importante. Ancora oggi a p.zza del Gesù esiste il palazzo Degas. Negli anni '50 il Nostro vi soggiornò due volte. Fu anche a Firenze, ospite degli zii, ai quali dedicò un quadro notevole "La famiglia Bellelli". Dove si può notare l'influenza di altri due importanti pittori di quel momento, Edouard Manet con la forza dei suoi neri e Gustave Courbet per il realismo espressivo.
 A New Orleans dove i fratelli René e Achille si occupavano di un cotonificio, esegue un dipinto straordinario: "Il mercato del cotone". La sua singolarità consiste nell'aver saputo coniugare da parte dell'autore
il Vero con il Bello. Principio sacro per Degas. L'attenzione alla realtà si unisce, direi producendo grande meraviglia, alla bellezza dell'insieme. Il quadro fu esposto alla seconda mostra degli Impressionisti nel 1876 e fu il primo acquistato da un museo due anni dopo. Si trova a Pau in Francia.
Degas non aveva un carattere facile. Era schivo e scontroso. Partecipò, per esempio, a tutte le mostre fin dalla prima nel 1874, quando Monet fonda il movimento col piccolo quadro, da cui il nome. "Impression soleil levant", nel fatidico studio fotografico di Nadar a Boulevard des Capucines, ma non li frequentò mai.
Borghese ricco insieme a Edouard Manet, che conobbe nel 1862 al Louvre, mentre copiavano entrambi le opere di Velazquez. Frequentavano l'Opera, i cavalli e il café Guerbois. Fu un accanito antisemita, quando l'Affaire Dreyfus dopo il famoso "J'accuse" di Emile Zola divise la Francia  in Dreyfusardi e Antidreyfusardi. Ruppe perfino l'amicizia con l'amico a lui più caro, l'ebreo Ludovico Halevy.
Ma è il rapporto con le donne che lo tormentava. Le disdegnava, pur sentendone l'attrazione. La sua ossessiva misoginia lo spingeva quasi a spiarle. Le sue figure femminili appaiono interessate solo alle umili occupazioni materiali. Si lavano, si pettinano i lunghi capelli. Raramente si nota il volto. "E' come se si stesse osservando dal buco della serratura".
Degas non fu solo pittore, sviluppò in età avanzata, mentre la cecità galoppava, una passione per la scultura, che lo vede ugualmente eccellente, basti soffermarsi a guardare il fremito delle masse muscolari così innovativo sui nudi delle donne.
Molto prima delle stravaganze di Picasso, Degas osa vestire, sfidando il parere di critici e benpensanti, una statuetta di cera di una ballerina di quattordici anni con nastro nei capelli, un corpetto giallo, un tutù di garza e scarpette di seta ai piedi. Tale capolavoro si può ammirare al museo de Arte di San Paolo.


"Ballerina di 14 anni"
San Paolo Museu de Arte

"Lufficio dei musson a New Orleans"
museo Pau Francia

 "Donna che si lava"
N.Y. Metropolitan museum

 "L'assenzio"
Parigi Louvre

 "Lezione di danza"
Parigi Louvre

 "La famiglia Bellelli"
Parigi Louvre


"Il fratello Achille, cadetto di marina"
Whashington Natioal Gallery