POWER POP Dal 19 febbraio al 5 marzo 2011 presso la Casa delle culture del mondo a Milano
Dal 19 febbraio al 5 marzo presso la Casa delle culture del mondo a Milano vi sarà, curata da Matteo Cornelius Sullivan e Giuseppe Manzoni di Chiosca, un’esposizione di 18 opere di grandi dimensioni di Ludmilla Radchenko (fig. 1), che con la mostra POWER POP celebra alcuni personaggi entrati in varie forme e a pieno titolo nell’era della Pop Art: non solo le icone Andy Warhol, Marylin Monroe, Elton John e Lady Gaga, ma anche personaggi più sobri come la Regina Elisabetta II e Sean Connery, mentre non mancano attori cari a più generazioni come Alain Delon (fig. 2), Marcello Mastroianni (fig. 3), Sophia Loren (fig. 4) e Brigitte Bardot (fig. 5).
L’arte della Radchenko si richiama anche a grandi artisti del passato e non è una semplice rivisitazione della Pop Art, ma una grintosa rielaborazione di quella corrente artistica: la sua visione si concretizza in un collage creato in digitale e rielaborato con un sapiente uso di colori e resina; una tecnica che relega il pennello su un piano secondario ma rimane pittorica.
Le sue opere agiscono in sintonia con i dettami dell’arte contemporanea, introducendo nuove idee, vivificanti, senza mai trascendere nella banalità e soprattutto nella volgarità. Il talento artistico di Ludmilla si intuisce non solo per l’equilibrio formale della sua produzione, ma anche per il guizzo di creatività e originalità, che protrudono vigorose e si trasmettono allo spettatore.
Per conoscere meglio il personaggio abbiamo voluto intervistare la Radchenko.
Quando e perché sei venuta in Italia?
A 19 anni stavo per finire l’ultimo anno di università all’Istituto di Design e avevo una bellissima storia d’ amore con un uomo molto più grande di me. La mia esistenza era stupenda, mi piaceva tutto: la mia famiglia, il posto dove vivevo, il mio stile di vita...l’unica cosa di cui mi lamentavo, e che sembrava impossibile da raggiungere, era l’indipendenza. Poi ho avuto l’opportunità di venire in Italia con alcune mie amiche modelle, ed è proprio stando assieme a loro mentre giravano per casting che sono riuscita a farmi notare da un agenzia di moda. Mi hanno proposto quasi subito del lavoro, beh... niente di speciale, un giorno in fiera come hostess, un piccolo catalogo per vestiti da sposa, un’ altro per un azienda di ceramiche … per me però era lavoro vero! Poco dopo ho firmato un contratto con una importante agenzia e questo è stato l’inizio di tutto.
03 - Mastoiani Made in Italy
Ma soprattutto in Italia una donna dalla bellezza devastante come la tua viene guardata in un certo modo e viene considerata più un corpo più che un’anima
Generalmente è molto difficile passare da un classico esempio della ragazza oggetto proveniente dal mondo dello spettacolo a una pittrice impegnata nella sua ricerca, ma me l’aspettavo. Infatti , senza cercare di dimostrare niente a nessuno, saranno il mio lavoro, i miei progetti, la mia voglia di sperimentare ed imparare a raccontare della mia evoluzione e chi mi segue lo sa. Il "mio mondo" ruota intorno alle cose semplici, raggiungibili da tutti e la vera bellezza per me è fare un lavoro che ami, avere qualcuno che rappresenta un’altra metà della mela e sentirsi utile.
Ludmilla le intenzioni sono buone, ma devi fare i conti con un peccato… da farti perdonare; in Italia una ragazza dalle forme prorompenti e dal fascino irresistibile ha difficoltà tremende nel dimostrare di avere un cervello e delle idee in cui crede da portare avanti.
Il mio cervello sono le mie opere, un racconto che collega gli oggetti di consumismo e la ricerca iconografica in un manifesto tridimensionale. Io dipingo energia, trasmettendo la positività. In qualche modo rappresento la mia generazione e mi sento responsabile di pensare anche all’etica oltre all’estetica delle mie tele. Tutto ciò è creativo e deve avere un senso.
05 - Brigitte Bardot
Concludiamo l’intervista e passiamo ad esaminare la produzione della Radcenko: collage con le tecniche più varie ed anche ritratti di tipo tradizionale, spesso di grandi dimensioni, nei quali l’artista trascrive le sue osservazioni sul mondo, mentre i protagonisti delle sue opere errano in una dimensione atemporale, in preda alle loro passioni ed assumono la dignità di eroi.
Nel Pantheon ideale di Ludmilla vi sono l’uno affianco all’altro Garibaldi e Van Gogh, Madonna e la Statua della libertà. Chi di loro resisterà, traghettando la sua fama nel futuro in un mondo globalizzato e multiculturale, che divora i miti e rende anonimi personaggi illustri celebrati nel passato?
Soltanto l’arte saprà sfidare i secoli dando gioia e diletto a più generazioni, fino a quando gli uomini coltiveranno il gusto del bello e si emozioneranno ad assistere al gioco cangiante delle linee e dei colori.
La Radcenko appronta un’ideale Arca di Noè nella quale imbarca, per traghettarle nel futuro, una serie di donne famose (Fig. 06 – 07), trasformate in icone pop, alle quali dà anima e corpo in egual misura, infatti a questi personaggi impresta le sue splendide forme sinuose, che, grazie a tale artificio, possono tranquillamente sfidare il tempo, passando dalla caducità della giovinezza all’eternità dell’arte.
Abbiamo così la Gioconda (fig. 6) ed Elena di Troia (fig. 7), Caterina di Russia (fig. 8) e Frida Kahlo (fig. 9).
Tra queste figure femminili Ludmilla ci ha confessato di essere particolarmente legata a Frida Kahlo,una pittrice che ha dedicato la vita a trascrivere le emozioni e le proprie idee nei suoi dipinti ”il fatto di spogliarmi nella serie arte di essere donna interpretando grandi personaggi femminili è stata la dichiarazione del mio passaggio da oggetto a soggetto, dai calendari alla mia dedizione all’arte, da ora in poi il mio corpo diventa casto e la mente si spoglia. Tutte le icone scendono nel mondo reale e condividono con noi la loro storia come tutti i comuni mortali”.
Lo spettacolo che si è presentato ai miei occhi, guardando questa galleria di personaggi femminili trasferiti sulla tela, è stato superiore alle più rosee aspettative, come possono accertarsi anche i miei lettori e tale da convincermi di aver conosciuto un’artista in grado di fondere abilmente contemporaneità e tradizione, ma soprattutto di saper rivisitare e spogliare (in senso non solo metaforico) i celebri personaggi raffigurati e farceli conoscere sotto una diversa prospettiva.
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