giovedì 9 gennaio 2014

Napoli diventa una Soap opera

il cast di Un posto al sole


L’archetipo del napoletano comprende una miriade di caratteristiche che possono essere giudicate pregi o difetti a secondo dell’osservatore: simpatico, furbo, creativo, sentimentale, disperato, maestro nell’arte di arrangiarsi ed esemplare protagonista di un’eterna recita costantemente in bilico tra commedia e tragedia.
Un’immagine che ha riempito le pagine ammirate o disgustaste dei tanti scrittori, indigeni o forestieri, i quali unanimemente hanno considerato la città un posto unico.
Cercare di penetrare lo spirito del Napoletano è un’impresa improba ai limiti della vertigine: ci riesce con semplicità una soap opera: “Un posto al sole”, che da 18 anni, ogni sera per 30 minuti, ci mostra il vero volto dei protagonisti di questa storia infinita, che cercheremo di indagare attraverso le confessioni degli attori, i cui volti ci sono familiari e di chi lavora dietro le quinte, produzione, regista, scenografo. 4000 episodi prodotti, tantissimi fan illustri ed insospettabili con una media di 2 milioni e mezzo di spettatori equamente divisi tra nord e sud, per festeggiare l’anniversario ha pensato ad un regalo speciale per il suo pubblico: un film a tema natalizio.
Nel centro RAI di Napoli dove si lavora senza sosta a «Un posto al sole» (l'interruzione nella programmazione è solo di due settimane l'anno, in estate) c'è entusiasmo. «È un segno che la Rai crede in noi», racconta Paolo Terracciano, allontanandosi solo un attimo dalla stanza dove lui, capo sceneggiatore, lavora ogni giorno con gli altri autori. «Sarà un film con una trama che inizia e finisce, non più puntate unite insieme». Tra gli obiettivi, anche quello di «catturare un pubblico nuovo». È previsto un intreccio di tre storie: «La prima sarà una classica vicenda di vacanze sulla neve. Poi ci sposteremo nel centro storico di Napoli, per raccontare il Natale lì». Questo per mantenere l'equilibrio tra gli ingredienti della soap opera - amore, tradimenti, gelosie, vendette - e quelli che caratterizzano «Un posto al sole», ovvero l'adesione con la realtà e le tematiche sociali. Quando si lavora per tanto tempo a un progetto c'è il rischio di attraversare momenti di stanca, «ma come gli attori crescono con i loro personaggi, anche noi che lavoriamo alla scrittura dei copioni siamo cresciuti negli anni: abbiamo stimoli diversi. Un antidoto alla noia è che "Un posto al sole" tocca tutti i generi: commedia, dramma, thriller, melò ... ». Quando però vengono approfondite tematiche sociali (si è spesso parlato di camorra, ma anche di rifiuti tossici e di traffico d'organi) «ci inorgogliamo. Per noi più che di soap sarebbe corretto parlare di real drama». 
Marina Tagliaferri - che interpreta un'assistente sociale - è nel cast dalla prima puntata. Il set di «Un posto al sole» è orami una casa per lei che divide il camerino con la sua cagnolina, Bricca: «All'inizio dovevo recitare qui per nove mesi: sono passati 18 anni. I personaggi che interpretiamo sono parte di noi». Tanto che la gente. Ormai, quando incontra gli attori li chiama con il nome della soap: «L'affetto fa piacere. Ed è motivo di orgoglio sapere che ci seguono nelle carceri, negli ospedali ... ». Ma un impegno simile comporta rinunce: «Nel mio caso il teatro, che mi manca tantissimo. Ora, dopo anni, siamo in grado di ottimizzare i tempi delle riprese: spero arrivi la proposta giusta», sospira Michelangelo Tommaso in «Un Posto al sole» è arrivato da ragazzo. Ora e un uomo, con l'onere di incarnare tutte le virtù del «buono»: «Da una parte lavorare qui ti dà la possibilità di una crescita infinita. Negli anni mi sono trovato a vivere in scena cose poi capitate nella vita vera: a 20 anni, per esempio, ho attraversato fregature sentimentali simili a quelle del mio personaggio». 
Ma essere un modello positivo può diventare faticoso. L'attore per questo si era preso una pausa (recitando nel frattempo anche per Ozpetek): «Ho avuto una fase bad boy: ero stanco di fare il buono. Diciamo che ho avuto un momento alla Miley Cyrus», ride. Poi però la turbolenza è passata «e ho avuto l'opportunità di ritrovare il mio personaggio che aveva perso la via». 
Riccardo Polizzy Carbonelli in scena invece è il cattivissimo Roberto Ferri. L'adesione con la realtà è nulla: amato da tutti, il giorno del suo compleanno (il 17 ottobre) ha offerto cappuccini e brioches all'intera produzione. Lui su questo aspetto ci scherza su: «La gente che mi incontra ormai mi dice: perché sei così cattivo? Oppure, direttamente: Chiedi perdono a tua moglie ... ». «Bisogna sempre ricordare che si tratta di un meccanismo industriale. A cui però applichiamo la nostra creatività», spiega il produttore Fabio Sabbioni. I numeri sono da industria: in 18 anni ci sono stati 3.849 baci, 62.996 comparse 29 matrimoni girati e mancati), 20 funerali, 441 schiaffi, 18 personaggi arrestati e 3.052.940 caffè bevuti. «Ma - riprende - veniamo percepiti dalla gente come un contenitore "etico valoriale". Per questo quando parliamo di mafia, di camorra, abbiamo sempre scelto di non mitizzare il racconto, come spesso invece si vede fare in tv». TI bilancio di questi primi 18 anni è dunque positivo. Se ne possono ipotizzare altri 18? «Il format australiano a cui facciamo riferimento, "Neighbours'', è arrivato a 28 anni. Siamo pronti per arrivarci».


Esistono anche realtà meno note che si propongono le stesse finalità, trasformando la comicità in sistema, al quale collaborano una molteplicità di attori. Dagli spettacolini per 50 spettatori organizzati al Tunnel, piccola cantina del centro storico trasformata in teatro, alla passerella di «Capri, Hollywood» tra le star del cinema. La storia di Nando Mormone, impresario teatrale e televisivo, sembra proprio una favola alla Frank Capra. Un percorso lungo e virtuoso, cominciato nei primi anni '90 con spettacoli e laboratori al Rione Gescal di SecondigIiano per i minori a rischio, prima dell' apertura del suo Tunnel, il tempietto del cabaret partenopeo a Santa Chiara. Quindi la creazione del Tam, fucina di talenti che ha partorito «Made in Sud», show tv passato da Comedy Central alla prima serata su Raidue e divenuto un vero e proprio cult. E ora per lui si accenderanno i riflettori di «Capri, Hollywood», dove il 30 dicembre ha ricevuto il Premio «Capri Patroni Griffi»,riservato a personalità che si sono distinte tra teatro e grande schermo. «Certo di acqua sotto i ponti ne è passata, dal '92, quando ho cominciato timidamente a muovermi in questo settore» spiega Mormone. «Mi ha sempre spinto la voglia di creare qualcosa di buono per i giovani, e oggi che "Made in Sud" ha una squadra composta da una cinquantina da persone e crea lavoro e indotto, non posso che sentirmi soddisfatto. La vera novità è che ora c'è un concetto di squadra, mentre finora i comici strepitosi cui dobbiamo tutto, partendo da Totò e Troisi, avevano sempre fatto percorsi individuali. Con "Made in Sud" ci sono giovani che fanno sistema e il progetto è davvero stimolante». 
Tutto è partito dal Tunnel: «Un luogo magico - continua Mormone- lì è nata la scintilla che ha sviluppato il grande fuoco di questi anni, è lì che Nino D'Angiò e Alan De Luca negli anni '90 venivano a visionare cabarettisti per "Telegaribaldi", è lì che sono nati Simone Schettino, Alessandro Siani Antonio & Michele e tantissimi altri comici affermati. In quegli anni andai a Milano per capire come funzionava il dietro le quinte di Zelig, collaborai con Magnolia e partecipai alla fase organizzativa di "Devolution" che poi si trasformò in "Bulldozer" dove Siani mosse i suoi primi passi con il personaggio "Tatore"».
«Capri, Hollywood» si traduce in grande cinema: «Innanzitutto per me è un grandissimo onore ricevere questo premio dopo Toro Servillo, Michele Placido, Massimo Ranieri Michael Redford, E condivido il premio con Gennaro Samataro, mio storico socio e tutta la squadra. Il cinema? Beh, ora siamo pronti. Siamo partiti con Fatima Trotta e altri 7-8 nostri comici che hanno partecipato a "Colpi di fulmine", ma è partito anche il progetto film con il cast di "Made in Sud" prodotto da Aurelio De Laurentiis che è un nostro amico e un nostro tifoso. io lo coprodurrò».

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