mercoledì 22 gennaio 2014

La città dei tanti teatri


(2^ parte)

Teatro Augusteo

Teatro Augusteo

Ritornati al centro, parliamo dell’Augusteo, il più grande cinemateatro della città, edificato nel 1929 dalla società costruttrice della funicolare centrale,su progetto dell'architetto Arnaldo Foschini e dell'ingegnere Pier Luigi Nervi, capace di oltre 3000 posti, con una grande platea ed una vasta galleria, riccamente decorate da Siviero e Guardascione: qui, nel 1934, recitò Totò.
Dopo un inizio trionfale, negli anni Cinquanta si era trasformato in sala cinematografica, ospitando film come “Orchidea selvaggia” ed importanti eventi musicali tra cui alcune edizioni della Piedigrotta oltre a grandi serate di gala cui partecipavano artisti come Elvira Donnarumma, Salvatore Papaccio e Gennaro Pasquariello. In un momento di declino, ha corso il rischio di essere trasformato in garage o supermercato.
Dopo accorto restauro, grazie alla coppia lungimirante formata da Francesco ed Alba Caccavale, ancora al timone di comando, che hanno attivato una sorta di gemellaggio con il Teatro Sistina di Roma, ha ripreso a funzionare come teatro nel 1992.
Lo splendido sipario di velluto rosso si è aperto per presentare i più importanti attori non solo napoletani come Luca De Filippo e Peppe Barra, ma anche di caratura nazionale, da Bramieri a Montesano, da Proietti a Gassman o cantanti quali Lucio Dalla, Ivano Fossati e Paolo Conte.
Per anni vi è stato un proficuo accordo con il Circolo Canottieri Napoli che ha permesso ai soci del sodalizio di incontrare gli artisti a cena, dopo lo spettacolo, e con mia moglie ho avuto così occasione di scambiare opinioni con Gassman, Renzo Arbore, Marisa Laurito, Giacomo Rizzo e tanti altri protagonisti del teatro italiano.

Teatro Mercadante

Teatro Mercadante
Usciti dall’Augusteo, dirigendoci verso Piazza Municipio, incontriamo il Mercadante, l’ultimo dei gloriosi teatri cittadini, restituito alla pubblica fruizione dal 1995, quando ha assunto la qualifica di “Stabile” amministrato dal Comune di Napoli e dagli enti teatrali italiano e campano.
Il Mercadante nacque nella seconda metà del Settecento ed acquisì subito un posto di rilievo in un momento particolarmente fecondo che vide la nascita del Teatro Nuovo nel 1782 e del Teatro San Ferdinando nel 1791.
I lavori del Mercadante cominciarono nel 1778, affidati all’architetto Securo, allievo di Ferdinando Fuga.
L’inaugurazione avvenne l’anno successivo con la messa in scena dell’”Infedeltà fedele”, di Domenico Cimarosa. Durante l’ultima guerra subì gravi danni che lo condannarono per lungo tempo alla chiusura per ritornare all’attività, come abbiamo visto, solo da poco tempo.
Durante gli anni di splendore ha ospitato oltre alla prosa, giganti della lirica come Rossini, Bellini e Donizetti.
Nel 1870 assunse il nome attuale, lasciando quello iniziale di Teatro Del Fondo.
Abbattuto il San Carlino, vi si trasferì la compagnia di Eduardo Scarpetta che vi raccolse applausi, con “Miseria e nobiltà”, e fischi, con “Il figlio di Iorio”.
A breve distanza, nella Galleria Umberto I, si trova il celebre Salone Margherita, regno di lustrini e sciantose, di cui non parliamo, rinviando il lettore al capitolo: “Il teatro Margherita ed il caffè chantant”, contenuto nel II tomo del mio “Napoletanità: arte, miti e riti a Napoli” (consultabile in rete).
Proseguiamo lungo Via Toledo, fermandoci alla celebre Gelateria della Scimmia. 
Inerpicandoci lungo la Salita Montecalvario, incontreremo la Galleria Toledo, sorta lì dov’era il Cinema Corallo, poche centinaia di posti occupati da un pubblico giovane, amante di spettacoli “di tendenza”, con rassegne di prosa, musica e cinema, espresse con una rilettura al passo delle nuove ricerche.

Salone Margherita

Galleria Toledo

Teatro Nuovo
Pochi passi ed incontriamo il Teatro Nuovo che, oggi, non ha nulla a che vedere con la celebre struttura settecentesca:in esso si respira aria di sperimentazione con un appassionato pubblico giovanile che segue rassegne cinematografiche e spettacoli off.
Il Nuovo è composto da due piccole sale in cui hanno debuttato opere storiche di Mario Martone, Annibale Ruccello ed Enzo Moscato.
In passato, per più di due secoli, è stato frequentato da nobili e ricchi borghesi.
Un incendio, fine comune a molti teatri, lo distrusse nel 1935. Il Nuovo era stato costruito dal grande architetto Domenico Antonio Vaccaro e vi si alternavano prosa e spettacoli di “opera giocosa”.
Il suo palcoscenico è stato calcato da Raffaele Viviani e nel 1929 da un giovane comico di grande futuro: Totò.
Il Nuovo è ritornato all’attività nel 1985, grazie a due giovani e coraggiosi teatranti: Angelo Montella ed Igino Di Napoli, che hanno restituito alla città uno spazio caduto nell’oblio.
Continuando su Via Toledo, superata Piazza Dante, ci troviamo al cospetto della sontuosa facciata del Teatro Bellini, quello attuale, naturalmente, perché un altro Bellini, che sorgeva di fronte alla chiesa di Santa Maria di Caravaggio, fu anch’esso distrutto da un incendio nel 1869.
Il nuovo Bellini fu inaugurato nel 1878 e fu subito ritenuto uno dei più belli della città. L’inaugurazione avvenne con “I Puritani” ed “I Cavalieri” di Vincenzo Bellini. Per un tempo accolse opere liriche e gli spettatori decretarono, senza tema di smentite, “’O San Carlo p’’a grandezza, ‘o Bellini p’’abellezza”.
Dopo la lirica, fu la volta dell’operetta, del teatro dialettale ed infine, tristemente, divenne cinema di terza visione, frequentato dai “filonisti”, tra cui il sottoscritto, che, all’epoca, dopo aver marinato la vicina scuola media di Santa Maria di Costantinopoli, con pochi soldi di mancia alla maschera, utilizzava un palco per frenetici incontri ravvicinati del quarto tipo.
Bisogna essere grati a Tato Russo che nel 1988 lo acquistò per la sua compagnia, restituendo l’edificio all’antico splendore. La nuova inaugurazione vide in scena “L’opera da tre soldi”, di Bertold Brecht, con protagonista Lando Buzzanca.
Concludiamo la nostra carrellata occupandoci del glorioso San Ferdinando, al quale si giunge percorrendo Via Foria. Superata la maestosa mole della Caserma Garibaldi, si gira a destra, incontrando il vecchio Ausonia, un tempo dedito alla sceneggiata, da poco divenuto teatro di ricerca grazie alla gestione di Mario e Maria Luisa Santella, che ne hanno cambiato il nome in omaggio a Totò.
Leggenda vuole che il San Ferdinando nasca intorno al 1790 per iniziativa di  re Ferdinando IV e che, per la sua inaugurazione, vi si rappresentasse un’opera di Domenico Cimarosa.

Teatro Bellini

Teatro Bellini

Teatro Totò


In seguito, per quarant’anni, il teatro fu il regno incontrastato di Federico Stella che, solo durante le festività natalizie ed il carnevale, lasciava il passo rispettivamente alla “Cantata dei pastori” e ad Antonio Petito. 
Il San Ferdinando mantenne sempre la sua caratteristica di teatro popolare fino a quando, nell’agosto del 1943, fu distrutto da uno dei cento bombardamenti aerei elargitici dai nostri alleati…
Le macerie furono acquistate nel 1949 da Eduardo De Filippo che, dopo complessi lavori di ricostruzione, lo restituì alla città nel 1954 con “Palummella zompa e vola” di Antonio Petito.
Il grande attore commediografo finalmente aveva uno spazio dove esibire il suo repertorio con una compagnia di cui facevano parte: Titina, Luisa Conte, Tina Pica, Ugo D’Alessio, Pietro Carloni, Gennarino Palumbo e Nino Veglia.
Poi, tristemente, scomparso l’artefice, venne la chiusura, con gran dolore dei tanti, tra cui il sottoscritto, che vi avevano potuto ammirare le sue indimenticabili interpretazioni.
Il nostro viaggio si è concluso.
Per non appesantire il racconto, che non vuole essere un saggio, come non abbiamo accennato a dimenticati teatri: il Sebeto, la Darsena, Il giardino d’inverno, la Stella Cerere, L’arena napoletana etc, così non abbiamo parlato del San Carlo, cui dedicheremo un capitolo, del Politeama al Monte di Dio, del Trianon, che passa giorni agitati per l’insipienza dei nostri amministratori, del Mediterraneo alla Mostra d’Oltremare, dell’Auditorium della Rai.
Lo spettacolo è finito: cala il sipario.


Teatro San Ferdinando

Teatro San Ferdinando


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