14/10/2010
da tempo, sia nella solennità delle encicliche che nella semplicità delle omelie domenicali, la voce del papa si erge autorevolmente come l’ultimo baluardo verso i mali della modernità e parla non solo ai cattolici, ma al cuore di tutti gli uomini di buona volontà, al di la del credo politico o religioso.
Domenica scorsa, dopo le preghiere, Benedetto XVI, con voce pacata, leggermente roca, invita i presenti a combattere, fino eventualmente al martirio, contro il capitalismo selvaggio, vorace ed anonimo, che, attraverso il movimento di capitali senza patria, umilia moltitudini di uomini, ridotti al rango di schiavi affamati senza certezze per il futuro. Un potere distruttivo che minaccia di disintegrare la pace sociale di miliardi di individui.
Il papa tuona poi contro il terrorismo fanatico, la droga che dilaga, l’immoralità trionfante, osannata dai mass media, che nega ogni valore alla castità ed al matrimonio.
Pensieri profondi su cui meditare, che possono tranquillamente accettare e fare propri tutti i laici, anche se pronunciati dal capo della più seguita religione della Terra.
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