7/12/2010
Clara Tucci una benemerita mecenate
Dal 17 dicembre saranno in mostra a Capodimonte, vicino alle opere stabilmente conservate del Vasari, l’Allegoria della Giustizia e la Resurrezione, le tavole che si trovavano in San Giovanni a Carbonara e che furono gravemente danneggiate durante un bombardamento del 1941. In quella calamitosa occasione l’acqua necessaria per spegnere l’incendio provocò gravi danni e modesti furono con le tecniche di allora i tentativi di restauro, perché non si riuscì a ricreare le sfumature ed il corpo giusto dei colori.
Atlantide ritrovata aveva già restituito quattro anni fa a Napoli, dopo oltre quaranta anni di degrado e colpevole abbandono, completamente restaurate, le prime tavole del ciclo pittorico eseguito dal Vasari per conto dei monaci Agostiniani di San Giovanni a Carbonara nel 1646 ed oggi l’operazione può dirsi conclusa.
La benemerita associazione presieduta dalla vulcanica professoressa Clara Tucci, una attivissima mecenate, alla quale va la gratitudine di tutti coloro che hanno a cuore i nostri tesori spesso dimenticati, è al suo secondo importante restauro offerto alla nostra città, dopo quello eseguito nel 2004 della Fontana di Spina Corona, più nota come Fontana delle zizze restituita all’antico splendore e divenuta metà di curiosi e forestieri.
Le tavole restaurate hanno evidenziato una novità che ci rivela Tatafiore nel corso di un’intervista esclusiva. Utilizzando la riflettografia ad infrarossi si è scoperto che Vasari, grande disegnatore, eseguiva gli schizzi preparatori direttamente sulle tavole prima di dipingerle. Una scoperta di grande interesse scientifico che in mostra si potrà ammirare e che ha permesso alla tecnica del restauro un notevole progresso.
Il ciclo di tavole, eseguite a Firenze con la collaborazione di Cristoforo Gherardi ed inviate poi a Napoli, comprendeva “Ventiquattro quadri di storie del Vecchio Testamento e della vita di San Giovanni Battista”. Nel tempo alcune tavole sono andate disperse, mentre due furono oggetto delle ruberie napoleoniche e sono oggi conservate nei musei francesi di Avignone e Troyes, in perfetto stato di conservazione, come sono tornate anche tutte quelle napoletane dopo le amorevoli cure di un’autorevole restauratore: Bruno Tatafiore, un mago del ritocco in grado di veri e propri miracoli.
Giorgio Vasari, nato ad Arezzo è stato attivo a Firenze, dove lavorò a Palazzo Vecchio e al Palazzo degli Uffizi, ed a Roma in tre cappelle in Vaticano. A Napoli ha soggiornato per due anni a partire dall’autunno del 1544, dove, oltre a realizzare delle gigantesche Portelle d’organo conservate nel Duomo, lascia il suo capolavoro: la decorazione del refettorio degli Olivetani nella chiesa di Monteoliveto, un impianto di grande bellezza, esaltato dagli spettacolari stalli lignei con le raffinate tarsie di Fra Giovanni da Verona.
La fama di Vasari, più che al celebre Corridoio agli Uffizi, è legata soprattutto alla sua attività di biografo, le sue Vite de’ più eccellenti architetti, scultori e pittori italiani da Cimabue a’ tempi nostri, una miniera di notizie e di giudizi sull’arte italiana. Due le edizioni, la prima nel 1550, la seconda nel 1568, ampliata con un capitolo dedicato agli artisti contemporanei, la vita di Michelangelo ed un capitolo autobiografico.
Lapidario e saccente fu il suo giudizio sulla pittura napoletana dell’epoca, che egli giudicò di scarso rilievo ed arretrata, senza voci nuove da quando Giotto aveva lasciato la città! Non capì la complessità e varietà della temperie artistica cittadina, un centro di smistamento ed elaborazione di esperienze di respiro mediterraneo.
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