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fig. 1 - Paolo De Matteis - Sposalizio della Vergine - (63 x 78) - Italia collezione Auricchio |
Abbiamo avuto la fortuna di poter ammirare due capolavori inediti di Paolo De Matteis conservati nella collezione Auricchio, entrambi di pari dimensioni (63 per 78 cm) e di soggetto religioso.
Il primo dipinto (fig.1) raffigurante Lo sposalizio della Vergine, o sposalizio di Maria e Giuseppe, un episodio della tradizione cristiana che ricorda le nozze tra la vergine Maria e san Giuseppe, tradizionalmente festeggiato nella Chiesa cattolica il 23 gennaio, ci colpisce per la solennità dei personaggi raffigurati.
L'impeto barocco tende a stemperarsi egli cambia le composizioni adattandole a schemi frontali, chiusi, riduce i voluminosi panneggi, attenua il pathos delle slargate forme giordanesche, raffredda il cromatismo. chiusi, riduce i voluminoso panneggi, attenua il pathos delle slargate forme giordanesche e raffredda il colore.
Il secondo dipinto (fig.2) raffigura uno scenario frequente nella pittura italiana. L'iconografia del Matrimonio mistico deriva da un testo medievale che descrive la conversione al cristianesimo di Caterina d’Alessandria. Il testo racconta come, dopo esser stata battezzata, la giovane abbia avuto una visione: nel cielo, tra angeli e santi, le apparvero la Madonna con in grembo il bambino Gesù, il quale infilò al dito di Caterina un anello, facendola sua sposa.
Come nella maggioranza dei dipinti di soggetto analogo, i tre protagonisti dell’episodio sono circondati da alcuni santi, viceversa nel dipinto in esame vi sono tre simpatici angioletti, che troviamo identici in altri quadri del De Matteis.
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fig. 2 - Paolo De Matteis - Matrimonio mistico di S. Caterina - (63 x 78) - Italia collezione Auricchio |
Concludiamo con qualche notizia biografica.
L’allievo più importante partorito dalla costola del Giordano è Paolo De Matteis, che seppe evolvere il Barocco del suo maestro in una lieta e diafana visione, arcadica e classicistica; a lui il De Dominici, riconoscendone la statura, dedicò una trattazione a parte nelle sue celebri “Vite”. La critica negli ultimi decenni ne ha scandagliato più a fondo lo stile e la personalità e l’artista oramai è emerso come il più esemplare precorritore dei tempi moderni e come il più significativo battistrada della nuova pittura napoletana prima dello scadere del secolo. Oggi il De Matteis occupa un posto di primo piano nel panorama delle arti figurative partenopee di fine secolo ed ha superato in bellezza il giudizio poco lusinghiero che ebbe nei suoi riguardi la Lorenzetti, la quale, nello stilare il catalogo della mostra su tre secoli di pittura napoletana nel 1938, lo definì stanco ripetitore dei modi del Giordano ed emulo impari del Solimena. Gli studi più recenti collocano la sua figura in maniera originale ed indipendente a confronto dei due «campioni» della cultura figurativa napoletana tra Seicento e Settecento; anzi, riguardo ai suoi rapporti col Solimena, gli studiosi riconoscono unanimemente che il De Matteis con grande anticipo avviò un discorso di classicizzazione dell’esperienza barocca. Il Solimena infatti accrebbe, con lo studio dei modi pittorici del De Matteis, l’interesse verso quei canoni proposti dal Maratta, cui aveva spiritualmente già aderito, attraverso la frequentazione di circoli letterari napoletani.
Per chi volesse approfondire l’autore ed ammirare centinaia di foto a colori dei suoi dipinti consigliamo di consultare la mia monografia sull’artista (fig.3) digitando il link
http://www.guidecampania.com/dellaragione/articolo15c/index.htm
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fig.3 - monografia su De Matteis |