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Il Mattino 16-9-2021 |
Sifilide, il «il mal napolitain» dei Francesi portato a Parigi dai mercenari di Carlo VIII
Si può dire che la spinta al progresso della medicina nelle scuole salernitana e napoletana, che annoverano primati storici in ambito occidentale, abbia ricevuto un’accelerata quando sono state studiate le malattie sessuali e le pratiche legate al rapporto tra uomo e donna. È una delle conclusioni suggerite dalla lettura di “Una storia ospedaliera gloriosa” di Achille della Ragione.
La prima epidemia conosciuta di lue, la sifilide, scoppiò a Napoli nel 1495, quando la città fu attaccata e assediata dal re francese Carlo VIII, il cui esercito era composto per la maggior parte da mercenari fiamminghi, svizzeri, italiani e spagnoli, spesso puttanieri, se non stupratori.
Un medico Veneziano, che raccontò di malti che perdevano occhi, mani, naso e piedi, così descrisse i sintomi: «Al momento in cui pubblico la mia opera, tramite un contatto venereo è giunta a noi dall’Occidente una malattia nuova… Tutto il corpo acquista un aspetto così ripugnante, e le sofferenze sono così atroci, soprattutto la notte, che questa malattia sorpassa in orrore la lebbra, generalmente incurabile, o l’elefantiasi, e la vita è in pericolo». Salendo verso Nord l’esercito portò la malattia in tutt’Italia e poi tutta Europa, dove prese il nome di mal francese, mentre in Francia fu battezzata «mal napolitain», I medici napoletani studieranno la lue facendo ampi progressi, più che nel suo trattamento, nell’intuire che si trattava di una infezione trasmissibile per contatto.
La scuola medica salernitana, nata nel IX secolo, ha messo al centro delle proprie ricerche la salute femminile, grazie agli studi di Trotula de Ruggiero. la prima donna gi si preoccupava di aiutare quelle donne che soffrivano perché avrebbero desiderato avere rapporti sessuali, ma non potevano, avendo magari fatto voto di castità. Oppure, i medici tenevano in conto che una donna non volesse avere più figli. Accanto a questi rimedi le donne del tempo potevano avvantaggiarsi di tanti piccoli accorgimenti per la loro bellezza: per rinfrescare l’alito cattivo, per migliorare il colorito o per colorare i capelli».
Pur non essendo così avanti con questa «impostazione femminista», la scuola medica napoletana è nata prima di quella salernitana. Fin dai primi secoli dopo Cristo Napoli fu «»un centro medico di rilevanza straordinaria. Nelle sue scuole cenobitiche esistevano chierici eruditi che, favoriti dal fatto di aver conservata la lingua greca, traducevano Ippocrate, trascrivendo in quei mirabili Codici che, se non fecero progredire la scienza medica, furono certamente utili a conservarla».
C’erano case di cura vere e proprie scuole in cui il monaco medico insegnava i segreti della cura a decine di allievi. Intorno all’ anno Mille in città si contavano 75 ospedali, per lo più vicino alle chiese e di carità. Di questi solo alcuni sono rimasti attivi. Tra i più grandi d'Europa c’è quello degli incurabili, Fondato nel 15533, era tra i più grandi d’Europa con oltre 1500 posti letto suddivisi in specifici reparti, ed era dotato di tutti i servizi necessari a farne una struttura autonoma e avanzata. Della Ragione sottolinea che nella storia medica napoletana molti sono stati gli scienziati illuminati che spesso hanno anche lottato per la libertà del popolo, come Cirillo, Cotugno, Sarcone, Amantea, Chiari, Santoro, Boccanegra, Scotti e deHoratiis.
Ugo Cundari
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Achille della Ragione Una gloriosa storia ospedaliera edizioni Napoli arte pagine 211 euro 14 |