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Premessa
Questo libro sarebbe dovuto uscire nel 2008, all’epoca del mio breve ma intenso soggiorno nell’inferno del carcere di Poggioreale ed i maggiori editori italiani volevano pubblicarlo, ma tutti pretendevano di apportare delle modifiche al testo, in particolare Pironti, voleva abolire, per evitare ipotetiche denunce, il capitolo “Storie incredibili di matta bestialità”.
Naturalmente ai miei libri nessuno può cambiare nemmeno una virgola ed il manoscritto rimase inedito. Fu però pubblicato sul web, dove si trova ancora oggi e tutti possono consultarlo digitando il link
http://www.guidecampania.com/dellaragione/tribolazioni/articolo.htm
Nell’arco di pochi mesi ebbe circa 70.000 visitatori.
Oggi, mentre il processo che ne scaturì si è concluso nel nulla, la situazione di invivibilità nel penitenziario di Poggioreale è rimasta immutata, se non peggiorata, per cui è necessario che il libro si diffonda ai quattro venti, per risvegliare nell’opinione pubblica la giusta indignazione, con la speranza che la protesta induca le istituzioni ad intervenire per ripristinare un minimo di dignità umana.
Napoli, dicembre 2018
Achille della Ragione
Introduzione
Questo diario vuole raccontare a chi non la conosce l’allucinante realtà della segregazione in un penitenziario, che rappresenta un ignobile monumento alla sofferenza, all’ottusa severità ed alla mortificazione della dignità umana, senza speranza alcuna di redenzione e di reinserimento sociale.
Il triste edificio del carcere di Poggioreale è noto universalmente come il posto meno indicato dove scontare una pena o peggio ancora attendere innocente i vari gradi del giudizio.
Emblematico che esso si trovi a Napoli, per secoli antica e gloriosa capitale, oggi miseramente ridotta al rango di capitale della monnezza, dove la vivibilità è degradata paurosamente, gli ospedali sono i più sgangherati, le strade sono le più affollate, gli uffici pubblici sono i meno efficienti, mentre, lo posso urlare perentoriamente, i napoletani non sono i peggiori tra gli italiani.
Il libro, tranne l’ultimo capitolo ed alcune appendici, è stato tutto scritto nei 15 interminabili giorni di ospitalità… dello Stato, dal 24 giugno 2008 al giorno 8 luglio, quando, a seguito della decisione del Tribunale del Riesame, il quale, non accettando le ipotesi dell’accusa, ha annullato il provvedimento di custodia cautelare, ho riacquistato la libertà.
Esso è stato scritto inizialmente con una matita spuntita reperita nella spazzatura sul retro di fogli già scritti, su bordi di giornale, sulla carta igienica, perché all’ingresso, tra le tante cose che mi furono sequestrate, oltre alle foto dei miei figli e dei miei nipoti, mi fu vietato di portare con me un innocente quadernetto ed una penna che, timidamente, mia moglie aveva aggiunto al mio bagaglio per permettermi di scrivere qualche appunto, tenendo conto che da oltre dieci anni, lasciata per gravi motivi di salute la mia professione di medico, sono a tempo pieno uno scrittore. Ma il timore che possa uscire fuori qualche notizia sulle spaventose condizioni di vita all’interno di quelle tristi mura prevale, nel regolamento, al rispetto dei più elementari diritti umani.
Nel famigerato carcere dello Spielberg, in periodi famosi per repressione e ferocia, a Silvio Pellico fu permesso di scrivere “Le mie prigioni”, la cui diffusione costò all’Austria più di una grande guerra perduta.
Auspico che queste amare riflessioni che mi accingo ad elaborare possano, grazie al magico potere della scrittura, riuscire ad incrinare, se non scardinare le fondamenta di un assurdo edificio predisposto ad infliggere sofferenza ed umiliazione, senza speranza alcuna di resipiscenza e di avviamento al lavoro in assoluto dispregio del dettato costituzionale, della logica e della pietà.
Tra le pagine del libro la mia vicenda giudiziaria è appena accennata, come pure la spietata gogna mediatica alla quale sono stato sottoposto, esse non hanno alcuna importanza per i lettori, perché il mio scopo è unicamente quello di fotografare, senza astio alcuno, la situazione di un carcere costruito per 1200 reclusi e che ne ospita costantemente più del doppio e dove le condizioni di vivibilità sono intollerabili.
Esso è dedicato ai miei compagni di sventura rimasti nei gironi dell’inferno di Poggioreale, ma è indirizzato all’opinione pubblica, a tutti coloro che ritengono che sia un problema che non debba interessarli, alla classe politica alla quale chiedo una legge per ristrutturare un penitenziario costruito oltre cento anni fa con criteri che gridano vendetta e che ci portano fuori dall’Europa e dal mondo civile. Dopo il lodevole impegno del governo per liberare Napoli dalla spazzatura, auspico, chiedo, invoco una promessa in favore di coloro che sono ritenuti a torto spazzatura umana.
A nessuno in futuro sarà lecito giustificarsi candidamente non lo sapevo!
Achille della Ragione
Prefazione (dell'On. Amedeo Laboccetta)
Ho raccolto con piacere l’invito del dottor Achille della Ragione a scrivere questa prefazione al suo lavoro.
Ho letto tutto di un fiato il suo resoconto del “soggiorno” nella casa circondariale di Poggioreale ed ho rivissuto tante delle sensazioni che mi sono rimaste dentro, dopo un mio “soggiorno” nello stesso Grand Hotel, tanti anni orsono.
Io fui meno fortunato perché per me era stato prenotato un periodo di permanenza ben più lungo: ebbi modo di apprezzare le amenità ed i confort di quella struttura per circa tre mesi.
Achille della Ragione, lucidamente, rende pubblico che le cose non sono cambiate.
Angoscia che la struttura, i comportamenti, le prassi, i piccoli abusi, le insensibilità siano rimaste essenzialmente le stesse.
Il tempo nel Grand Hotel Poggioreale è fermo.
Il racconto, con trasporto, del dottor Della Ragione della commovente estensione della solidarietà umana che immediatamente affascia ogni “nuovo giunto”, non mi ha per nulla sorpreso.
Della nobiltà dei comportamenti dei reclusi, anche di coloro che all’esterno delle possenti mura vivono esistenze da efferati criminali, serbo un caro ricordo.
Non mi sorprendo che essa sia rimasta immutata.
Non auguro a nessuno l’esperienza mia e di Achille della Ragione: penso però che tanti operatori della giustizia, a prescindere dal colore della toga, da una breve permanenza in quella casa circondariale trarrebbero utili ragioni di riflessione per meglio svolgere la fondamentale funzione che l’appartenenza alla istituzione della magistratura gli attribuisce.
Auguro invece al dottor Della Ragione di veder riconosciuta la sua innocenza in tempi brevi, senza dover attendere, come è successo a me, quindici anni sino a che il Tribunale, su richiesta del Pubblico Ministero, pronunziasse sentenza di assoluzione.
Qualche mese fa, appena eletto parlamentare della Repubblica Italiana, sono tornato al “Grand Hotel” Poggioreale in visita ispettiva.
Non avevo certo nostalgia della suite che mi vide ospite nel 1993.
Ma desideravo fare un parametro comparativo tra la “mia stagione”e l’organizzazione attuale del triste albergo partenopeo.
Ho potuto rilevare che al “Torino”, il mio padiglione, non vi sono più i cessi alla turca, che mi avevano accompagnato per circa tre mesi.
Ed anche un’altra “straordinaria conquista” è offerta oggi dalla Direzione agli ospiti: adesso la doccia è consentita due volte a settimana!
Nel 1993 ne potevamo “godere” di una alla settimana; e quasi sempre l’acqua veniva offerta o bollente o ghiacciata. Adesso può essere ben miscelata.
Passare qualche minuto sotto il getto dell’acqua è certamente tonificante e rigenerante.
Poterlo fare al Grand Hotel Poggioreale provoca una sensazione stupenda che ti “resta dentro” almeno per un’intera giornata.
È quasi bella come il colloquio con un familiare.
Anche la descrizione della domenica a Messa che fa della Ragione ha provocato in me uno straordinario tuffo nel passato.
Anche se, devo sottolineare, che, a mio parere la maggior parte degli ospiti del Grand Hotel Poggioreale, partecipa alla funzione religiosa per muovere qualche passo in più. E per incrociare qualche volto nuovo proveniente da altro padiglione.
Ho sempre creduto che la solidarietà debba essere praticata e non certo predicata: in quel postaccio e per tutti quelli che vi transitano è la prima regola.
Il 2 giugno 2008, festa della Repubblica, sono stato in visita al Carcere Militare di Santa Maria Capua Vetere, per portare solidarietà e conforto ad un servitore dello Stato, il dottor Bruno Contrada, ex dirigente del SISDE che ha già frequentato per cinque anni alcune strutture carcerarie.
Un esperto in materia.
Un uomo anziano, di 77 anni, afflitto da 26 gravi patologie. Un morto che cammina. Ma che un magistrato di Sorveglianza si ostina a non voler liberare: ha scritto che ‘nel caso di Bruno Contrada non è stato ancora superato il limite della umana tollerabilità’. Roba che neanche nel Medioevo!
Mi auguro che quando Achille della Ragione avrà dato alle stampe questo suo libro l’amico Contrada non sia morto. Anzi, possa aver riabbracciato, da uomo libero, la sua famiglia ed i suoi amici, e pubblicare anche lui un libro su questo tema, che potrà far crescere il tasso di sensibilità e di umanità che alcuni Italiani sembrano aver smarrito.
On. Amedeo Laboccetta
Indice
Prefazione (dell'On. Amedeo Laboccetta)
Introduzione
1° cap - la cattura
2° cap - l'ingresso a poggioreale
3° cap - padiglione Avellino cella 22
4° cap - amare considerazioni
5° cap - i giorni passano
6° cap - colloquio con i parenti e gli avvocati
7° cap - la messa
8° cap - L’ora d’aria
9° cap - Il colloquio con l’ispettore e l’educatrice
10° cap - La conferenza sugli zingari
11° cap - Sogni ed incubi
12° cap - Gli stranieri
13° cap - I secondini
14° cap - Storie incredibili di matta bestialità
15° cap - Strani personaggi (omosessuali)
16° cap - Droga, drogati e spacciatori
17° cap - La gogna mediatica
18° cap - Vita quotidiana in cella
19° cap - Aniello compagno di cella, e lo scambio con il collega
20° cap - Il padiglione San Paolo
21° cap - 480 chili in due
22° cap - Il mancato incontro con il cardinale
23° cap - Il sogno dei domiciliari
24° cap - L’incontro con il direttore del carcere
25° cap - Il Tribunale del Riesame:il giorno più lungo
26° cap - L’uscita dal carcere ed il ritorno a casa
Appendice documentaria
Comunicato stampa
Lettere ai direttori di quotidiani (5)
Una battaglia di civiltà
L’amnistia ed il pifferaio magico
Il regime del 41 bis
Un folle ordinatore
Una tragedia sofoclea
L’amore al tempo della galera: il sesso in carcere
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