13/4/2011
Per chi non ha mai avuto occasione di ammirare da vicino il celebre quadro di Gustave Courbet, intitolato eufemisticamente L’origine del mondo, consiglio vivamente di recarsi al Mart di Rovereto, dove, fino al 24 luglio, è esposto per la prima volta in Italia il malizioso dipinto nell’ambito di un’importante mostra di opere sull’impressionismo e postimpressionismo provenienti dal musée d’Orsay di Parigi.
La creazione del pittore francese nella sua icastica oggettività creò e crea ancora scandalo tra i ben pensanti, nonostante l’assoluta assenza di erotismo, perché l’autore intende soffermarsi semplicemente su un particolare anatomico, anche se il più ambito.
L’audace pennello di Coubet fissa sulla tela, donandogli l’immortalità, un ventre di donna nudo, disteso su un letto, un intricato cespuglio dall’afrore irresistibile ed uno scorcio di seno che appena si intravede. Le cosce sono divaricate e permettono di intravedere nitidamente l’oscuro oggetto del desiderio, senza perifrasi e senza ipocrisia.
Una rappresentazione reale, la quale più che pornografica è profondamente filosofica e pedagogica, resa con una pennellata generosa ed un cromatismo caldo e luminoso, che richiama a viva voce la lezione di maestri venerati da Tiziano a Correggio.
La donna raffigurata riveste simultaneamente la funzione di madre e di amante ed ha le forme sode e ben tornite come andavano di moda nel Rinascimento.
L’incarnato è bianco lucente, un vero tripudio pagano dal profondo significato religioso, un’immagine che colpisce dritto al cuore ed al cervello, alludendo al mistero della vita.
Un elogio solenne al contingente che ci invita a meditare sul trascendente, un manifesto dello spirito laico che si fa interprete dei sentimenti e dei desideri dell’uomo, un vero capolavoro che merita di essere ammirato in silenzio.
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