Una testimonianza sui mali della città
Tra i numerosi libri che sono stati scritti su Napoli negli ultimi tempi il più bello, une vera testimonianza d’amore verso questa sfortunata città, antica e gloriosa capitale decaduta al ruolo di capitale della monnezza e della criminalità, è senza dubbio PeramareNapoli di Renato Nicolini (Edizioni Clean).
L’autore non ha bisogno di presentazioni. Egli è stato assessore all’Identità del comune di Napoli per tre anni dal 1994 al 1997 nella giunta Bassolino, dopo essere stato per un decennio deputato, ma soprattutto famoso per essere stato l’ideatore della Mitica Estate Romana.
Architetto come professione tra le sue passioni ha il teatro e la scrittura.
Il libro è scorrevole, diviso in 21 capitoli, ricco di illustrazioni e si legge tutto di un fiato, tanto avvincente è il ritmo della narrazione. Esso nasce di getto ed è una rivisitazione critica del suo operato, di ciò che si è fatto e del tanto che ancora deve farsi, restituendo alla cultura il ruolo di volano del progresso e della rinascita. L’autore ribadisce perentoriamente: “L’oro del futuro è costituito da quelle risorse che non inquinano e sono sempre rinnovabili e Napoli è una miniera di energie da radicate tradizioni alla più alta concentrazione di giovani del mondo occidentale”.
Il tesoro di Napoli è quello di essere una città stratificata nel tempo che mescola sapientemente Pulcinella con la pizza, Domenico Vaccaro con Caravaggio, il Sannazzaro col Boccaccio, la sfogliatella al presepe, la Piedigrotta con le moderne installazioni del Madre e del Pan.
E’ proprio a Napoli che nasce, partendo dal Trecento, l’idea stessa di una moderna metropoli, dove convivere con persone di provenienza diversa ed oggi rischia di smarrire l’orgoglio e la dignità della grande città.
La critica all’operato di Bassolino ed all’illusione di un nuovo rinascimento è chiara senza giri di parole. Egli accusa il mitico sindaco di aver sperperato un patrimonio di entusiasmo, quando “A nuttata” sembrava passata e tutti vivevano un sogno di libertà.
Ma le colpe maggiori vengono attribuite allo Spoil System che governa attualmente, impegnato più a distruggere che a ricostruire.
“Sono incazzato, incazzatissimo, ma più che altro triste” e cita tra i tanti la vicenda del Trianon, il teatro posto nel cuore di Forcella chiuso per volontà della regione, con Nino D’Angelo, che ne era divenuto l’anima, licenziato dalla sera alla mattina come un qualsiasi precario, lui che aveva fatto recitare le mogli dei carcerati, aveva creato dal nulla una orchestra multietnica, dato spazio a chi non ha voce.
Mentre manifestazioni culturali come Galassia Gutemberg scompaiono, il cinema riesce a proporre ancora spunti di meditazione ed attraverso una puntuale trasposizione della realtà rimettere in discussione antichi stereotipi.
A parte Gomorra, icona indiscussa della ferocia che tiene in ostaggio gran parte della cittadinanza ansiosa di vivere e di riscattarsi, Nicolini cita L’Amore Buio di Capuano o il Gorbaciov di Incerti, che ci propone una immagine di Napoli refrattaria alla corrente oleografia, tra retrobottega di ristoranti cinesi e maestosi grattacieli del Centro Direzionale, oppure il Noi Credevamo di Martone, una rivisitazione acida e spietata del Risorgimento e dei suoi vistosi buchi neri ignorati dalla storiografia ufficiale.
Ha parole di disprezzo per il dramma di Bagnoli e delle sue acque, che trasudano amianto, auspica un museo per la Canzone Napoletana, un patrimonio inestimabile, che rischia di disperdersi, un recupero del Teatro Margherita, dove per decenni trionfò il Café Chantant, permettendo a Napoli di rivaleggiare con la Parigi della Belle Epoque e non si dimentica di Villa Ebe, la casa dove abitò Lamont Young, il geniale architetto, che oltre ad edificare gioielli come il Grenoble ed il Castelletto Medievale del Parco Margherita, fu il primo al mondo a progettare una linea metropolitana.
E poi ancora restituire dignità al Miglio d’oro ed a Pompei ed Ercolano, dove è nata l’archeologia. Ma bisogna affidarsi agli studiosi e non ai manager, perché non si può ridurre il fascino della cultura unicamente al dio denaro.
Il perno sta nel ripristino del merito e della legalità, senza la quale non può esserci che il dominio dei poteri criminali.
Bisogna sconfiggere il cattivo governo e la camorra da tempo alleati.
Solo così Napoli potrà ritrovare l’antico splendore, altrimenti la stessa mano maligna che spense la rivoluzione del ’99 ed oggi l’ha trasformata in Gomorra cancellerà per sempre i sogni di tutti coloro che hanno continuato ad amare e si battono per Napoli nonostante…