mercoledì 30 giugno 2021

Un sogno malizioso: Napoli capitale del Mediterraneo

 

Il Mattino, pag.42 - 30 giugno 2021

 
Il prossimo sindaco di Napoli dovrebbe realizzare un sogno: trasformare Napoli da capitale della monnezza e della malavita a capitale del Mediterraneo.
Ricordo con nostalgia quando nel 2002 organizzai nell'aula magna dell'Istituto degli studi filosofici un convegno sull'argomento con la partecipazione come relatori di illustri personaggi, in primis il futuro presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, all'epoca europarlamentare, davanti ad un pubblico entusiasta ed alle telecamere di dieci emittenti televisive. Il discorso che cercai di portare avanti avrebbe dovuto sfruttare due risorse, sottoutilizzate: il suo tesoro più ambito quanto misconosciuto: la gran massa di giovani, la più grande concentrazione di energia vitale del mondo occidentale, una spettacolare risorsa da sempre umiliata ed il suo patrimonio storico artistico, in grado di far affluire infiniti turisti.
Napoli, città di antica cultura e di salde tradizioni, in equilibrio instabile tra un glorioso passato e l’anelito a trasformarsi in una metropoli moderna capace di amalgamare con sapienza “Ieri oggi e domani” potrebbe e dovrebbe lanciarsi in questa ardita ipotesi di sviluppo,
E Napoli avrebbe tutti i titoli, geografici, storici ed antropologici per candidarsi a capitale del Mediterraneo, solo che volesse credere in questo ruolo, sorretta, impresa improba, dall’opinione pubblica e dai suoi figli migliori, gli intellettuali, che dovrebbero battagliare, al di là della propria fede politica, affinché questo sogno possa realizzarsi. Sotto il profilo geografico si può immaginare una grande città collocata in un baricentro più strategico di quello partenopeo, con un porto attrezzato, pur con notevoli margini di sviluppo, ed un entroterra ben collegato ad una efficiente rete autostradale? La nostra storia è tra le più gloriose, anche se poco nota, ma l’aspetto peculiare più pregnante della nostra civiltà è costituito dalla tolleranza, che ci ha permesso nel corso di duemila e cinquecento anni di fagocitare tutti gli invasori venuti da Oriente e da Occidente e di recepire, in un mirabile crogiuolo, da ognuno i lati positivi, respingendo quando possibile i negativi.
Così dai Greci abbiamo ereditato, oltre alla finezza del ragionamento ed all’amore per la conversazione, quella capacità di arrangiarsi che distingue il napoletano, ed inoltre una non sopita attrazione paganeggiante verso il mondo dei morti e dei riti esoterici, tanto da far convivere senza problemi nelle catacombe di san Gennaro un enorme fallo, simbolo della fertilità, al Cristo risorto. Dagli Spagnoli, oltre alla camorra con le sue immutate regole, giunta tra noi nel XVI secolo, abbiamo trasfuso nel nostro codice genetico l’amore per il sangue e per la barocca gestualità, il fuoco della follia e la profondità dello sguardo. E tanto abbiamo ereditato a volte senza accorgercene da Egiziani e Normanni, da Angioini ed Austriaci. Nello stesso tempo il nostro spirito libertario ha impedito a potentissimi imperi di dettarci leggi e costumi in disaccordo col nostro carattere, così i Romani non riuscirono ad imporci la loro lingua e gli Spagnoli, caso unico al mondo, fallirono, nonostante un ripetuto impegno, nel tentativo d’ introdurre presso di noi l’odiosa Inquisizione.
Napoli capitale del Mediterraneo è un sogno malizioso, ma non proibito, la cui realizzazione è in gran parte nelle nostre mani se una volta tanto intellighenzia e politici, sindacalisti e mass media facessero fronte comune per assicurare alla città una risorsa prodigiosa che vale, oltre al prestigio, migliaia di posti di lavoro di cui tutti noi abbiamo assoluta necessità.


Achille della Ragione

giovedì 24 giugno 2021

Sabato 10 luglio visita alle chiese di Forio d'Ischia

fig.1 - Achille con una popputa ammiratrice di Bolzano


Dopo lo straordinario successo di pubblico conseguito nel 2019 e nel 2020 nel corso di tre visite guidate, anche quest'anno il professor Achille della Ragione, qui ritratto con una sua ammiratrice (fig.1) ha aderito all'invito rivoltogli dalle autorità e dai tanti amici ed ha deciso, con alcune significative varianti, di ripetere l'esperienza e ha dato a tutti appuntamento alle 10:30 di sabato 10 luglio, nella chiesa di San Gaetano, sita a pochi metri dall'arrivo degli aliscafi e carica di ex voto legati alla tradizione marinara locale. Poscia ci trasferiremo nella basilica di S. Maria di Loreto, posta sulla via principale di Forio. La visita della chiesa includerà anche la sacrestia e l'adiacente arciconfraternita, normalmente non aperte al pubblico. Ci porteremo poi nel cuore della Forio antica dove visiteremo la chiesa di S. Antonio Abate, dove ammireremo due splendidi dipinti di Alfonso Di Spigna.
Nel frattempo saremo di nuovo giunti sulla via principale, dove le tappe  saranno costituite dalle adiacenti chiese di San Francesco d'Assisi, dove, potremo contemplare, raro privilegio concesso solo a noi, una spettacolare Pietà (fig.2) di Mattia Preti, oltre a numerosi altri quadri e statue lignee, per passare poi all' Arciconfraternita di Visitapoveri, dove, tra tanti tesori, potremo fare la conoscenza di un'elegante bara intarsiata (fig.3) che a rotazione viene utilizzata dai membri della confraternita,per l'ultimo viaggio, quello senza ritorno.
Chiuderemo in bellezza con la Chiesa del Soccorso dallo spettacolare panorama dove con un pizzico di fantasia potremo ammirare il mitico Miglio verde. 

 

fig.2 - Mattia Preti - Pietà

 

fig.3 - Bara in condominio


L'evento sarà ripreso da un'importante emittente televisiva locale e spero sia onorato da una folla entusiasta e plaudente, per cui nel salutarvi, invito i lettori a divulgare la notizia ai quattro venti, sottolineando che la visita è assolutamente gratuita e soprattutto a consultare in rete preliminarmente i miei due libri sull'argomento: Ischia sacra guida alle chiese e Ischia, l'incanto di un'isola (fig.4) Per leggerli su internet basta digitare i titoli.

Achille della Ragione 

 

 

Fig.4 - Ischia isola dell' incanto


Alcuni VIDEO della visita  del 2020

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lunedì 21 giugno 2021

L’eterna lotta tra il bene e il male

 

Il Mattino, pag. 38 - 21 giugno 2021



Tutti noi abbiamo cognizione di cosa sia il bene e cosa rappresenti il male nella vita di ogni giorno; pochi si pongono il problema se il male si annidi nell’universo dal momento della creazione e sia in eterna lotta col principio contrario.
Mentre un intelligente architetto, che tutte le religioni indicano come Dio, creava le rose, un suo avversario gli poneva accanto le spine; mentre nel cielo svolazzavano nugoli  di variopinte farfalle, nello stesso tempo nascevano virus e batteri. A mio parere bene e male sono collegati all’ordine ed al disordine che regnano nell’universo.
Basta lo spostamento di un solo aminoacido, tra le centinaia che compongono una proteina, come la mioglobina, presente in numerose specie animali, per creare una grave malattia, come pure il tanto decantato libero arbitrio, è influenzato da una tale quantità di fattori, dall’equilibrio ormonale e psichico alla casualità degli avvenimenti, da costituire una pura chimera.
Il bene e il male si fronteggiano ad armi pari e non esistono solo come categorie del pensiero umano, destinate a scomparire con l’estinzione dell’uomo; costituiscono una realtà frutto di un’intelligenza suprema costretta a destreggiarsi tra il caso e la necessità. 


Achille della Ragione


venerdì 11 giugno 2021

Un patrimonio male amministrato

 

Napoli ha il doppio delle chiese di Roma, capitale della Cristianità, ma l'80% sono chiuse da tempo infinito e sine die, mentre le poche aperte sono quasi tutte affidate ad associazioni, ufficialmente senza fini di lucro, che ne permettono la visita solo dietro il pagamento di un biglietto.
Un abuso che va denunciato, perché i cittadini devono essere liberi di entrare quando vogliono, per pregare o per ammirare le opere d'arte ivi conservate, che sono patrimonio di tutti.
Una famiglia che, passeggiando per il centro storico, volesse visitare 4-5 chiese dovrebbe sborsare non meno di 100 euro, un vero scandalo!

Achille della Ragione

 

Il Mattino pag.42 - 15 giugno 2021


 

lunedì 7 giugno 2021

intervista: "Caravaggio, ma quale Caravaggio"

video intervista

“PROGETTO CULTURA 2021” a cura dell'Associazione ONLUS “ALLA FOCE DEL SEBETO”,
Per il capitolo dedicato all'arte e alla conservazione dei beni culturali in Campania per lo sviluppo del turismo nella nostra regione. 

 La presidente prof.ssa Silvana Geirola, intervista il prof. Achille della Ragione.

CARAVAGGIO, ma quale Caravaggio


Registrazione delle interviste a cura di Franco Capasso per Club Economy Comunication su “tlc telelibera campania”, canale 174.

 



https://www.allafocedelsebeto.com/arte-e-comunicazione?wix-vod-comp-id=comp-kpmanr1p&wix-vod-video-id=d49c83960da546bea6971c9864ad9eed

Il premio Matilde Serao 2021 a Igiaba Scego

fig.1 -Igiaba  Scego


Non trova pace la Somalia, tra povertà e attacchi terroristici, violenze gratuite in assenza di un governo che si rispetti. Ogni volta, che si cercano notizie, ci s'intristisce per le condizioni sempre uguali di una terra sofferente e desolata.
Per fortuna pochi giorni fa una giovane donna dal sorriso dolce, radiosa e determinata, Igiaba Scego (fig.1), ha vinto il prestigioso premio Matilde Serao edizione 2021. Si tratta di un riconoscimento al valore letterario della scrittura femminile.
Il premio merita un breve approfondimento per il suo nome importante.
Donna Matilde (fig.2) nasce a Patrasso da una nobildonna greca e da un padre avvocato e giornalista, esule dall'Italia perché antiborbonico. Colta e piena di passione per la scrittura, al rientro della famiglia in patria dopo il 1861, si stabilisce a Napoli dove compie e dà ampio spazio alla sua attività letteraria. Ci sarà poi un soggiorno a Roma durante il quale incontra e sposa Edoardo Scarfoglio (fig.3). Darà la nascita a 4 figli maschi, ma neppure tale impegno la distoglierà dalla meta del destino intrapreso, premiato alla fine da un ricordo imperituro. Dopo la chiusura del "Corriere di Roma" per indebitamento, gli Scarfoglio si trasferiscono a Napoli e con l'aiuto finanziario del banchiere Matteo Schilizzi, di cui a Posillipo c'è un monumento grandioso (fig.4) i coniugi (fig.5) fondano nel 1892 "Il Mattino" (fig.6). La sua collaborazione al quotidiano sarà fondamentale. Autrice di articoli, novelle e romanzi, famoso è: "Il ventre di Napoli", dopo aver assaporato la soddisfazione della candidatura al premio Nobel per la letteratura, si spegne un anno dopo nel 1927 all'età di 71 anni. 

Igiaba è una donna coraggiosa non meno della co-redattrice del giornale partenopeo. Grazie alla sua scrittura, che si svolge come un racconto interessante per il lettore, finisce per risultare anche una forte denuncia del malessere della sua terra.
Chissà che la consegna del premio non sia stata anche una forma di riscatto del colonialismo italiano. Per chi scrive invece è un ritorno laddove ha trascorso qualche anno felice della sua prima infanzia.
I genitori di Igiaba fuggono dalla Somalia per venire in Italia in seguito al colpo di stato di Siad Barre. Il padre, segnato dal grande amore per il suolo natio, aveva seguito gli avvenimenti politici con partecipazione e competenza fino ad assumere incarichi importanti prima dell'avvento del dittatore. La madre Kadija, un nome poetico, era una nomade. Da lei Igiaba eredita il piacere del racconto, una caratteristica che probabilmente condivideva con i suoi numerosi fratelli, dodici figli, dieci sopravvissuti. Nella storia dei Paesi africani la cultura è prevalentemente orale. Manca una tradizione scritta per la difficoltà dei molteplici gruppi etnici con lingue tutte diverse.
Oltre a sporadici rientri, a 10 anni Igiaba trascorre a Mogadiscio un periodo di un anno e mezzo. Ma è a Roma che compie gli studi, laureandosi in Letterature straniere alla Sapienza. E incomincia a scrivere tanto, anzi tantissimo quasi con rabbia, per mettere nero su bianco e ricordare così la voce materna. Diventa sempre più sensibile a quel disagio legato a culture diverse, le quali si arricchiscono.
Tuttavia vivere nel Paese colonizzatore del proprio Paese colonizzato, se non crea smarrimento, può generare finanche un conflitto d'identità.
Chi sono io? Qual'è la mia terra? Le vere radici sono quelle dei suoi genitori, impiantate da generazioni, non le sue.
Eppure scrive con coraggio: "La mia casa è dove sono". É lucida nella denuncia delle sofferenze del colonialismo e della decolonizzazione. E passa tutto sul suo corpo finanche la minima offesa viene abbracciata da Ibagia per diventare la sua. Cionondimeno il suo sguardo è capace di spaziare ben oltre il proprio orticello e guardare i rifugiati e gli immigrati di altri Paesi con uno sguardo post-coloniale, alle seconde o alle terze generazioni. Il suo interesse non riguarda soltanto la migrazione somala. Lo si evidenzia nel tentativo letterario di dare forma e sostanza ad un appello corale verso forme di rivisitazione del fenomeno. Igiaba cerca di riaffermare quel difficile rapporto di reciprocità con la cultura italiana, auspicato anche da tanti studiosi dell'argomento.
La necessità, ad esempio, del riconoscimento dello "Ius Soli". Una delle sue domande:
"Perché l'Italia disconosce i suoi figli?" L'Italia potrebbe essere quel ponte tra l'Africa e l'Europa proprio per la sua posizione geografica. Un'affermazione che potremmo accettare quale esortazione ad un impegno maggiore, mentre sembra un po' provocatorio riprendere un interrogativo di Jennifer Guglielmo e S. Salerno: "Gli Italiani sono bianchi?" La risposta di Igiaba è negativa.
"Gli Italiani non sono bianchi. Oserei dire, per fortuna. Gli Italiani sono in mezzo. Sono mediterranei. Sono creoli. E l'Italia ha avuto una immensa paura di finire in serie B chiamata sud global."
Un altra lettura un po' cattivella della nostra storia, anche se non è solo sua:
"La Cenerentola d'Europa... per sedere al tavolo principale e partecipare alla spartizione dell'Africa, in modo d'avere un pedigree di nazione europea... l'Italia post-unitaria usò il colonialismo per essere accettata... e dopo... poiché non poteva più sfruttare i suoi ex possedimenti ha voltato le spalle ...".
Tutto ciò è scritto nella introduzione del suo ultimo libro: "Africana", pubblicato e uscito a inizio giugno dell'anno in corso.
Un testo interessante perché dà voce a tanti autori africani dai racconti vari, drammatici e giocosi. Giustamente ribadisce Igiaba, sottolineandolo anche se ovvio, che l'Africa è un continente.
"É immenso, sono tante le Afriche dentro l'Africa. É un continente moderno, giovane e straordinariamente creativo. Un continente dove la letteratura scorre come un fiume in piena...? E riporto con piacere il passaggio che mi è piaciuto di più: "Ho sempre questa immagine in mente: l'Africa come una grande coperta che le potenze europee, Italia compresa, tiravano da una parte e dall'altra a seconda dei propri interessi. Un'Africa strattonata e umiliata..."
"É questa immagine dell'Africa paradiso dei sensi e terra di eterni safari noi vogliamo combattere".
Infine durante l'intervista in occasione del premio ricevuto, la riflessione di Igiaba Scego si allarga all'attualità italiana deplorando il ruolo spesso subalterno delle tante autrici dimenticate nel firmamento letterario ancora troppo maschile. Perché non si studiano a scuola Grazia Deledda (fig.7) Ada Negri, Sibilla Aleramo, tra le più note e tantissime altre oscurate completamente? Il premio Matilde Serao alla sua quarta edizione è importante proprio per il valore che può dare all'universo femminile.

Elvira Brunetti 

 

fig.2- Matilde Serao

 

fig.3 - Scarfoglio


fig.4 - Mausoleo Schilizzi

 

fig.5 - Serao e Scarfoglio

fig.6 - Il Mattino


fig.7 - Grazia Deledda


sabato 5 giugno 2021

Chiude per sempre il complesso dei Damiani, quanti ricordi, quanta malinconia

 


Dopo oltre 50 anni di attività, prima per la pandemia, poi per la morte dell’ultimo dei fratelli proprietari che lo dirigeva, il complesso dei Damiani chiude per sempre, privando napoletani e turisti di un’oasi di rara bellezza, situata nello splendido golfo di Pozzuoli, alle pendici del Monte Nuovo, a pochi minuti da Napoli, e dai terminal per le isole di Procida, Ischia e Capri.   
Il Complesso era dotato di un raffinato ristorante, di piscine alimentate da una sorgente naturale di acqua termale, pista di pattinaggio, campo per pallavolo, pallacanestro e calcetto, quattro campi da tennis, palestra, discoteca, pianobar e parco giochi. Gli energici quanto delicati idromassaggi erano in grado di trasferirti in una dimensione onirica, un misto di fantasia e realtà difficile da descrivere per chi non lo prova.
Potendo ospitare nelle sue camere e nei suoi miniappartamenti intere famiglie, rappresentava il luogo ideale per chi voleva trascorrere dei giorni speciali tra natura, cultura e divertimento, con attrazioni per adulti e bambini.
Alle attività turistiche e ricreative si sono via via affiancate numerosissime altre iniziative sia culturali (creazione di una sezione teatrale) che sportive (organizzazione di tornei di tennis internazionali). Oggi è tutto finito, gli eredi sono sparpagliati per il mondo e disinteressati alla sorte di un paradiso terrestre senza eguali: quanta tristezza, quanta malinconia.

Achille della Ragione



Corriere del Mezzogiorno, pag.9 - 12 giugno 2021