mercoledì 19 febbraio 2025

La fontana più grande di Napoli

 


La fontana dell’Esedra è la più grande fontana di Napoli, situata nel vasto complesso architettonico della Mostra d’Oltremare. 

La grandiosa Fontana dell’Esedra è opera d’inizio Novecento degli architetti Carlo Cocchia e Luigi Piccinato, che presero ispirazione dalla fontana della maestosa Reggia di Caserta. La più grande fontana di Napoli si estende su una superficie di circa 900 metri quadrati con getti che possono raggiungere i 40 metri di altezza, con una quinta scenografica costituita da centinaia di alberi d’alto fusto a fare da sfondo.

La Mostra d’Oltremare è una delle principali sedi fieristiche italiane e, assieme alla Fiera del Levante a Bari, la maggiore del Mezzogiorno. Si estende su una superficie di 72mila metri quadri e comprende edifici di notevole interesse storico-architettonico, oltre a padiglioni espositivi più moderni, fontane (tra cui appunto la monumentale Fontana dell’Esedra), un acquario tropicale, giardini con una grande varietà di specie arboree e un parco archeologico. La Mostra sorge nel quartiere napoletano di Fuorigrotta. 

 


 


Proprio alla Mostra D’Oltremare ogni estate, si svolgono una serie di eventi speciali con gli spettacoli di acqua e di luci. Famoso lo show mozzafiato in cui i getti d’acqua vanno a tempo con la musica.

La struttura della Fontana dell’Esedra, ispirata ai settecenteschi modelli della fontana della reggia di Caserta, con la sua estensione di 900 metri quadrati, è in grado di contenere una massa d’acqua di 4000 metri cubi ed emettere getti altissimi. Intorno è circondata da ottocento alberi d’alto fusto, soprattutto da pini e lecci. Attualmente la fontana può contare su 76 vasche ad esedra, 1300 ugelli costituiti di ottone e di bronzo, dodici fontane a cascata e altrettante elettropompe. Grazie a circa 800 proiettori che emettono luci di vari colori e un impianto audio, la fontana è in grado di offrire spettacoli molto suggestivi. La decorazione della fontana, eseguita in ceramica, è opera di Giuseppe Macedonio.

La fontana fu progettata nel 1938 da due architetti, Carlo Cocchia e Luigi Piccinato, e inaugurata nel 1940. Fu voluta dal regime fascista, in quanto avrebbe dovuto celebrare la politica coloniale italiana. L’inaugurazione fu spettacolare: venne eseguita la sinfonia “Fontane d’Oltremare” (composta dal Maestro Guido Pannain) e i getti d’acqua erano sincronizzati con la musica.

Il 23 maggio 2006, dopo circa trent’anni di pressoché totale abbandono e due anni e mezzo di lavori costati circa sei milioni di Euro, la fontana è stata restaurata e nuovamente inaugurata.  

 


   



domenica 16 febbraio 2025

La fontana del Sebeto


La fontana del Sebeto è una delle fontane monumentali di Napoli; si erge in largo Sermoneta, al termine di via Francesco Caracciolo e  l'onore più grande è costituito nell'aver dato nome ad un'importante associazione culturale diretta dalla professoressa Silvana Geirola, che organizza senza soste mostre, convegni, presentazioni di libri e visite guidate.

La fontana del Sebeto
in una antica stampa 


La fontana fu costruita nel 1635 per volere del viceré Emanuele Zunica de Fonseca, su progetto di Cosimo Fanzago; l'esecuzione dei lavori fu invece affidata al figlio Carlo Fanzago.

La sua originaria collocazione era alla fine della strada Gusmana, detta in seguito salita del Gigante (oggi via Cesario Console), addossata ad un muraglione che affacciava sul sottostante arsenale e posizionata in modo tale da essere di fronte a via Santa Lucia.

Nell'anno 1900 la fontana fu smontata e solo nel 1939 fu ricomposta nell'attuale collocazione, dopo che negli anni trenta fu realizzata la colmata del tratto finale di via Caracciolo.


Particolare del vecchio
 simboleggiante il fiume Sebeto


Particolare dei Tritoni

La base della fontana è tutta in piperno; la parte superiore è composta da tre vasche in marmo, di cui la centrale è quella più grande ed aggettante. Su di questa si ergono due mostri marini dalle cui bocche sgorga l'acqua.

La scultura di rilievo è situata al centro ed è rappresentata da un vecchio ignudo, simboleggiante il fiume Sebeto, l'antico corso d'acqua che scorreva nel cuore della città.

I due tritoni ai lati della fontana hanno sulle proprie spalle delle buccine che gettano l'acqua nelle vasche laterali. A completare la fontana vi è una lapide, sormontata dai tre stemmi del viceré, del Re di Spagna e della città di Napoli.

 




sabato 15 febbraio 2025

Un milione di visite e di ringraziamenti




Come il signor Bonaventura, il personaggio nato dalla matita di Sergio Tofano nel 1917, anche noi  sognavamo il milione.

Così siamo felici quando abbiamo ottenuto un milione di visite su questo blog  www.dellaragione.eu. Traguardo veramente importante per uno zibaldone culturale.

Un ringraziamento va a tutti Voi, che ci avete scelto e avete portato i nostri scritti: nelle vostre case e sui vostri device in giro per il mondo. Grazie di cuore e con il cuore, e continuate a seguirci. 

Achille della Ragione  

 

 


martedì 11 febbraio 2025

La sirena di piazza Sannazaro



Una sirena dal seno poderoso si trova a Mergellina. È una delle fontane simbolo di Napoli. Fu eretta dallo scultore Onofrio Buccini, nel 1869 per ornare i giardini della stazione ferroviaria, ma nel 1924 fu spostata in piazza Sannazaro, in occasione dell’inaugurazione della Galleria Laziale, la galleria che collega Mergellina a Fuorigrotta. 

La fontana è un gruppo marmoreo composto da un’ampia vasca ellittica nel cui centro si erge lo “scoglio”, sul quale poggiano quattro animali simbolo di tradizioni iniziatiche: un cavallo, un leone, un delfino e una tartaruga, oltre ad alcune piante acquatiche. Su questo gruppo sovrasta la Sirena Partenope (simbolo della città di Napoli), che stringe una lira con il braccio destro, mentre il braccio sinistro è puntato verso l’alto. La sirena ha la coda avvolta intorno ai fianchi. Non ci sono altre notizie riguardo questa statua. 

Posso solo aggiungere qualcosa sulla storia della Sirena Partenope a cui è legata la fondazione della città di Napoli, che certo conoscerete, ma la scrivo a beneficio di chi non la conosce ancora. Nell’antichità le sirene erano creature mitologiche, essendo esseri per metà donna e metà uccelli, mentre solo successivamente in epoca medievale furono considerate metà pesci. Abitavano le acque antistanti le coste campane e il loro canto era così dolce e melodioso da ammaliare qualsiasi equipaggio di navi che transitava da quelle parti facendoli avvicinare così tanto alla costa che finivano per sfracellarsi contro gli scogli. Nessuno riusciva a sottrarsi al loro canto. Partenope era una di queste. Un giorno però le cose non andarono così, infatti si trovò a navigare in quei luoghi Ulisse, l’eroe della guerra di Troia. Ulisse era un uomo molto astuto, e volendo a tutti i costi udire il canto delle Sirene senza però correre pericoli, pensò di tappare le orecchie di tutto il suo equipaggio con della cera in modo che loro non potessero sentire il pericoloso canto, mentre lui invece si fece legare ad un albero della nave. In questo modo poteva ascoltare ma non compiere nessuna azione che potesse risultare pericolosa per sé e per il suo equipaggio. Partenope rimase molto sorpresa da quella nave che a differenza di tutte le altre non veniva attratta verso di loro, anzi tirava diritto senza problemi. Era la prima volta che ciò accadeva, per cui inseguì la nave fino alla baia dove attualmente sorge Napoli ma niente da fare, Ulisse non si lasciava ammaliare. Dal dispiacere di non essere riuscita a conquistarlo col suo canto, si lasciò morire sullo scoglio di Megaride, dove attualmente sorge il Castel dell’Ovo. Lì fu trovata da alcuni pescatori che la veneravano come una dea. La elessero protettrice del luogo e in suo onore chiamarono il loro villaggio Partenope. Il termine è rimasto per sempre, anche se poi, successivamente, a quel piccolo borgo, che negli anni si sviluppò diventando una città, fu dato il nome di Neapolis.

Achille della Ragione

 


 



domenica 2 febbraio 2025

LE VILLE DI POSILLIPO

 

 

In copertina - Villa Volpicelli
alias Palazzo Palladini in Un Posto al sole

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Prefazione

Questo libro, il mio 165esimo, rappresenta una 

descrizione accurata delle ville di Posillipo, 

che fanno di questo quartiere una sorta di 

paradiso terrestre.

Si parte da quelle che affacciano sul mare, le 

più belle, e si conclude con quelle poste su via 

Manzoni, alcune poco note, ma interessanti.

Il volume è ricco di splendide foto a colori, che 

aumentano il piacere della lettura, che diventa 

emozionante.

Dando appuntamento al prossimo libro non 

mi resta che invitare i miei lettori a diffondere 

la mia fatica letteraria a parenti, amici, 

collaterali ed affini.

 Achille della Ragione

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in 3^ di copertina
Salotto villa di Achille della Ragione 

Indice

  • Prefazione  
  • Le ville di Posillipo, quanti ricordi, quanta malinconia 
  • Posillipo e Mergellina nella pittura  
  • Il leggendario pino di Posillipo tra fotografie e dipinti  
  • Le ville di via Manzoni   

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in 4^ di copertina
Villa Rosebery


sabato 1 febbraio 2025

Mario Speranza ci ha lasciato



Mario Speranza ha lasciato questa valle di lacrime  per recarsi in paradiso.

Celebre avvocato, nato ricco, continuò a fare milioni inventando il metodo del tozza tozza, con cui faceva ottenere cospicui rimborsi in caso di incidenti stradali.

Vogliamo ricordarlo con un brano che gli dedicammo nel nostro libro sul quartiere Avvocata. 

 



Pochi passi da Piazza Dante siamo al cospetto di palazzo Speranza (fig.1). Dove abita in una vasta dimora splendidamente arredata e con una collezione di dipinti dal Seicento al Novecento, il  noto principe del foro Mario Speranza. Figura di spicco dell'aristocrazia napoletana e socio emerito dei principali circoli cittadini. 

L'avvocato oltre ad essere ricco, senza essere sfondato, al di là delle tante proprietà e del vile denaro, possiede dei tesori inestimabili, che servono a dare la vera felicità. Il primo, più importante, è una moglie adorabile, che lo adora, donna Vittoria Mancone; due figlie, che non solo abitano a Napoli (cosa ormai rarissima) e gli hanno fornito una congrua discendenza, ma esercitano la professione paterna, assicurando così allo studio di proseguire nel tempo; una  servitù numerosa ed efficiente (altra cosa rarissima); ed infine un esercito di amici di vecchia data, che lo stimano e soprattutto gli vogliono bene. Tra questi nelle prime posizioni il sottoscritto a pari merito con la nobildonna Gabriella Marino, una volta regina della Puglia, oggi imperatrice del burraco. 

 

Fig.1 palazzo Speranza


Mario Speranza e Vittoria Mancone
in una festa in maschera in Villa della Ragione