martedì 26 novembre 2013

UNO STUDIOSO DEI PAESAGGISTI

Massimo Ricciardi


Massimo Ricciardi, già scrittore di importanti monografie d’arte, nonchè attento studioso dei paesaggisti italiani e stranieri che hanno lavorato a Napoli nei secoli XVIII e XIX, è l’autore del volume Giovanni Giordano Lanza, Viaggio pittorico nel paesaggio napoletano. L’opera, realizzata nell’atelier della Voyage Pittoresque di Napoli, in soli mille esemplari, è parte della collana Impronte, che illustra la vita e le opere degli artisti partenopei.
L’intento di scrivere una pubblicazione su Giovanni Giordano Lanza sta nel fatto che “la bibliografia sugli artisti napoletani dell’Ottocento, già non particolarmente ampia, risulta assente in relazione a monografie sugli artisti comprimari, dispregiativamente definiti minori”. Nel caso di Giordano Lanza, non si è trattato semplicemente di riempire un vuoto, ma di chiarire notizie confuse e spesso incongrue su di esso. 
Artista emozionale
Giovanni Giordano Lanza, nato a Napoli nel 1827, artista emozionale più che tecnico, menzionato da Vittorio Spinazzola come “un disegnatore fortissimo”, è un poco conosciuto pittore della seconda generazione della famosa scuola di Posillipo, ovvero di quel gruppo di artisti paesaggisti che si formarono a Napoli tra gli anni trenta e quaranta dell’Ottocento. L’indagine storica condotta da Ricciardi su documenti ufficiali, ci permette di avere notizie biografiche certe relative al pittore napoletano: l’estratto di nascita e quello della sua morte, la sua frequentazione dell’Accademia delle Belle Arti, e le varie residenze che l'artista cambiò nell’arco della sua vita. La ricerca storica di Giordano ha permesso di scoprire alcune curiosità, tra le quali forse la più singolare è costituita dal fatto che Giordano Lanza nacque nello stesso palazzo che avrebbe ospitato, pochi anni dopo, Giacomo Leopardi. 
Legami con Leopardi
Per cui “una strana coincidenza ha unito il cantore elegiaco delle umane vicende , con uno tra i più intimisti, sobri e misuratori pittori napoletani facendoli ritrovare, forse non solo idealmente, nello stesso luogo”. Nella panoramica delle riproduzioni delle opere del pittore in appendice al volume, appaiono evidenti, senza forzature, le analogie che legano le atmosfere malinconiche, venate di rimpianto, di molte liriche leopardiane, con quelle che caratterizzano gran parte della produzione di Giovanni Giordano Lanza. Il pensiero va alle opere più conosciute, ovvero agli acquerelli dell’ultimo periodo, come Napoli da Mergellina o Sant’Arcangelo di Cava, nei quali “ogni elemento, dalla gamma delle tinte tendente quasi al monocromatico alle cadenze lente con cui i personaggi si muovono sulla scena, sembra contenere in sè un senso di languida e profonda malinconia”. 
Al momento della sua morte, avvenuta nel 1898, Giovanni Giordano Lanza era conosciuto come disegnatore e non come artista e pittore. Questo malinteso, spiega Giordano, era dovuto al fatto che l’artista fondava la sua attività sulla preparazione personale del disegno a mano libera, facendo apparire la sua opera come “un percorso di una memoria del paesaggio” del quale egli si propone coma estremo difensore. E, senza mai cadere nella corruzione commerciale, comune alle gouaches del tempo, “egli persevera nel disegno e colora ad acquerello vedute con assoluta libertà”. Un atto di profonda umiltà e amore per la sua professione.
In precedenza Massimo Ricciardi aveva pubblicato un importante libro, riccamente illustrato, dedicato ai paesaggisti stranieri attivi a Napoli nel Settecento e nell’Ottocento. Lo conobbi grazie al mio caro amico Mario Alberto Pavone, docente di storia dell’arte all’Università di Salerno, e nel salotto venne in compagnia di Luisa Martorelli, funzionaria della Sovrintendenza e grande esperta dell’Ottocento napoletano. Furono proiettate foto di dipinti tra cui anche il panorama di Posillipo, capolavoro del Richardson, dopo averlo ammirato dal vero sulle pareti del mio salotto. (Per chi volesse vederlo lo troverà su internet nel capitolo “Posillipo il paradiso terrestre” del mio libro “Napoletanità: arte, miti e riti a Napoli”.

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