giovedì 14 novembre 2013

Un giornalista colto ed orgoglioso

Arturo Fratta


Arturo Fratta, laureato in giurisprudenza, è stato un grande giornalista attivo fino alla fine, quando nel 2007, ad 81 anni ha concluso il suo percorso terreno.
È stata una delle più prestigiose firme de Il Mattino, di cui è stato editorialista e redattore capo. Ha scritto numerosi libri tra questi ricordiamo:
Garibaldi (1961)  
Napoli sempre, ritratto di una città (1970)
Intervista su croce (in collaborazione con il filosofo Raffaello Franchini) 1978
In fondo al Sud (1981)
Centro storico e città futura (1986)
Il “mattino” di Ansaldo (1991)
La cultura a Napoli tra Ottocento e Novecento, in storia e civiltà della Campania (1995).
Ha curato la pubblicazione degli articoli giornalistici di Salvatore Di Giacomo, al quale ha dedicato un aureo libretto nella collana di tascabili della Newton Compton, una vera e propria miniera di notizie su Napoli, la napoletanità e suoi personaggi che l’hanno resa famosa del mondo, diretta magistralmente dal compianto Romualdo Marrone e che non può mancare nella biblioteca degli appassionati di storia partenopea.
Ha descritto I Campi Flegrei, argomento che fu trattato in occasione della sua visita al salotto di mia moglie Elvira e negli anni, trasferitosi a Sorrento, è stato il cantore malinconico delle bellezze della terra delle sirene, di cui ha saputo come nessun altro, prima e dopo di lui percepire e descrivere le attrattive, ma nello stesso tempo sottolinearne le molte contraddizioni.
Arturo Fratta era un napoletano colto e orgoglioso, uno dei migliori, ma aveva fatto della penisola sorrentina la sua seconda sede. Da moltissimi anni trascorreva le vacanze in una tranquilla villetta che si affaccia sulla Solara, poco il Capo di Sorrento, e fin da subito aveva stretto rapporti di cordiale amicizia con molti massesi e sorrentini ai quali lo univano affinità di spirito e di cultura, in primo luogo con Benito Iezzi. Fu Iezzi che lo avvicinò ancor più al fascino e ai segreti della terra delle sirene, lo presentò ad altri amici, lo convinse a prender parte a innumerevoli iniziative culturali nella penisola. Per la cultura sorrentina fu un acquisto di inestimabile valore, perché Fratta era un personaggio di primo piano da ogni punto di vista. Da giovane aveva seguito gli studi classici, poi era vissuto nell’isola di Rodi. Tornato nella Napoli devastata dalla guerra, per vivere dovette mettere da parte gli studi letterari e inventarsi giornalista. All’inizio fu reporter indipendente ed ebbe l’abilità di annunciare per primo la partenza di Umberto II da Napoli e la morte di Benedetto Croce. Chiamato dal grande Giovanni Ansaldo al “Mattino”, visse in quel giornale una lunga e splendida stagione, coniugando l’attività di giornalista con quella di saggista. Cominciò nel 1960 con una biografia di Garibaldi, alla quale seguirono una settantina volumi a sua firma oppure a sua cura. Era anche un bravo fotografo e pubblicò diversi libri di immagini dedicati per lo più alla sua amata Napoli. Raggiunse il culmine della carriera dal 1975 al 1985, quando fu redattore capo al “Mattino”. Si faceva un giusto vanto di aver lavorato per dieci anni dalle 9.30 del mattino alle 3.30 del giorno seguente e di aver molto accresciuto la tiratura del quotidiano arricchendolo di firme prestigiose. Fra l’altro si fece promotore di importanti campagne di stampa, con una convinse l’allora ministro Scotti ad acquistare palazzo Serra di Cassano per adibirla a sede dell’Istituto per gli Studi Filosofici di Gerardo Marotta, con un’altra, memorabile, riuscì a sventare il cosiddetto piano di recupero dell’edilizia universitaria nell’area del Primo Policlinico che avrebbe smantellato il tessuto urbano della Napoli greca. Vinta quell’ultima, grande battaglia, Fratta a soli sessant’anni si ritirò dal giornalismo e accettò il delicato incarico di addetto stampa del Rettore della “Federico II” Fulvio Tessitore. Poteva così dedicarsi, con più agio, agli interessi mai abbandonati della sua gioventù, alla letteratura, alla storia, all’archeologia, al mare. Nel porticciolo di Massa Lubrense aveva una sua barca, sulla quale trascorreva i mesi estivi, insieme alla signora Bianca, alle due figlie, ai nipotini. Dal 1980, ma con maggiore impegno dal 1993, dopo la scomparsa di Iezzi, trovò anche il tempo e l’entusiasmo per dirigere la rivista del Centro “B. Capasso” di Sorrento, “La Terra delle sirene”. Le sue indicazioni erano sempre nette e preziose. Pareva che la sua immensa esperienza di giornalista e di studioso si condensasse ogni volta in direttive così sensate da non lasciare adito ad alcuna obiezione. Le riunioni estive della redazione de “La Terra delle sirene” nella villetta sorrentina di Fratta duravano così solo il giusto necessario. Il resto del tempo il direttore lo spendeva raccontando qualcuna delle innumerevoli esperienze vissute nella sua lunga carriera o rievocando qualche personaggio illustre che aveva avuto la fortuna di conoscere in giro per il mondo. Era un piacere dello spirito stare ad ascoltarlo mentre il sole tramontava dietro l’orizzonte marino e la calura cedeva alla brezza serale, c’era sempre qualcosa da imparare e, comunque, la sua bravura di narratore, che sapeva intrecciare le vicende più varie e poi riprendere lucidamente il filo del discorso, non lasciava mai spazio a momenti di noia. Aveva l’aspetto di un gentleman Fratta e gli occhi azzurri e amava il mare in quanto spazio di libertà. Di sicuro aveva ascoltato più volte nella sua vita il canto affascinante delle sirene, che non a tutti si manifestano. Nell’agosto 2006, disse che aveva venduto la sua bella barca. Sebbene la decisione fosse stata dettata da molte buone ragioni, un navigatore di razza, uno che viaggia anche solo col cuore se non può farlo altrimenti, non abbandona facilmente la sua nave. A dicembre licenziò, come ogni anno, il fascicolo della “Terra delle sirene”, lo commentò, impostò nelle grandi linee il numero successivo. Poi più nulla. Arturo Fratta concluse la sua navigazione a ottantuno anni il 6 febbraio del 2007, senza clamore, con signorile dignità, come sempre. 

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