giovedì 14 novembre 2013

L’anima immortale del Sannazaro

Luisa Conte


Luisa Conte, nata a Napoli nel 1925, dove si è spenta nel 1994, è stata una grande attrice di teatro e deve essere ricordata soprattutto quando negli anni settanta fece rinascere il Sannazaro, riuscendo, assieme al marito, a riportarlo agli antichi fasti: l’antico palcoscenico napoletano divenne presto il “suo” teatro, nel quale recitò fino alla morte, al fianco degli attori più amati dal pubblico dell’epoca, interpretando testi di Raffaele Viviani, Paola Riccora e Gaetano Di Maio (Lisistrata, ovvero “o sciopero de mugliere”, Arezzo 29, in tre minuti...tassista veloce e Nu bambiniello e tre San Giuseppe). 
Si dedicò al teatro quattordicenne, con la compagnia Cafiero-Fumo, dopo un’infanzia difficile durante la quale dovette aiutare la famiglia a sbarcare il lunario per le precarie condizioni economiche.
Nel 1939 partì in tournée per il Sud America con Nino Veglia (che sposerà 8 anni più tardi) ed in seguito ebbe la sua grande occasione: fu scritturata da Eduardo De Filippo, grazie al quale perfezionò le sue già spiccate doti recitative.
Con Eduardo, Luisa Conte recitò in Miseria e nobiltà interpretando la parte di Bettina e in numerose altre commedie come Non ti pago, la grande magia e Le voci di dentro. Sempre con Eduardo prese parte allo sceneggiato televisivo Peppino Girella.
In teatro fu interprete di testi di Scarpetta, Pepito e Pirandello.
Risale al 1958 un altro importante incontro, quello con Nino Taranto, con cui stabilì un felice sodalizio artistico, che ebbe un felicissimo epilogo all’inizio degli anni ottanta grazie alla riproposizione delle commedie dialettali di Raffaele Viviani (’A morte ’e Carnevale) .
In televisione è apparsa nelle seguenti commedie:
Il vicolo (1961)
Peppino Girella (1963) 
Bene mio core mio (1964) 
Petito Story (1982)
Era la mattina del 30 gennaio 1994, quando, nella sua casa di Riva Fiorita, Luisa Conte, popolare attrice napoletana, lavorava alla sua scrivania, tra progetti per il futuro e i tanti impegni teatrali, che la vedevano recitare a tempo pieno al Teatro Sannazaro; all’improvviso fu colta da un malore, fece appena in tempo a rivolgersi alla nipote dicendo: ‘O vi ‘lloco, me gira a capa’, e subito dopo perse i sensi. Trasportata all’Ospedale Fatebenefrateilli vi morì poco dopo, all’età di sessantotto anni.
Lasciò un vuoto immenso nel teatro napoletano, perché oltre ad essere una grande attrice, Luisa Conte si era impegnata in prima persona nella direzione del Teatro Sannazaro; dal 1971 infatti, assieme al marito Nino Veglia, aveva lavorato intensamente per riportare agli antichi splendori quel glorioso palcoscenico, definito “la bomboniera”. Luisa e Nino erano riusciti con successo, e senza sponsor, nella difficile impresa, dando di nuovo dignità a qeull’antica istituzione, ormai ridotta come “na puteca fetente”, dove avevano recitato grandi attori come Eduardo Scarpetta, Ermete Zacconi, Eleonora Duse, Dina Galli ed Ermete Novelli.
Il teatro riaprì i battenti con “Annetta di Portacapuana”, con Pietro De Vico, Ugo D’Alessio, e lei, Luisa Conte, che seppe dare il meglio di quanto aveva imparato nella lunga e prestigiosa carriera: era in un certo senso figlia d’arte, o meglio nipote, perché sua nonna Brigida era stata prima ballerina di tango francese al teatro San Carlo, e lo zio, Pasquale Malleo in arte Fiorante era uno stimato attore teatrale.
Proprio con uno zio cantante, Oreste Malleo, Luisa aveva iniziato da piccola a cantare sulle navi ed ai matrimoni nei ristoranti di Posillipo, e si era poi dedicata al teatro con una tournee in Sud America; il successo arrivò con Eduardo De Filippo, che la scritturò nei primi anni ‘50 per il ruolo di Bettina in “Miseria e nobiltà” e successivamente la volle al suo fianco in tante altre commedie, come: “Non ti pago”, “Questi fantasmi” e “Le voci di dentro”.
Attrice di ineguagliabile talento, fu anche interprete di testi di Petito, Scarpetta, Marotta, Brancati e Pirandello, fino al sodalizio con Nino Taranto con cui portò in scena tutti i maggiori successi del grande Raffaele Viviani. Soffrente di disturbi cardiaci fu colpita da un infarto nel 1979 e si era poi sottoposta ad un difficile intervento chirurgico nel 1982; senza mai scoraggiarsi aveva smesso di fumare ed iniziato una rigida dieta, ma non aveva mai abbandonato il palcoscenico. Riportato il Sannazaro agli antichi splendori si era preoccupata poi di avviare alla carriera artistica le nuove generazioni, ed anche sua nipote Lara Sansone. Toccò proprio a lei andare in scena per la prima volta dopo la morte della nonna, dopo che agli spettatori era stata appena annunciata l’improvvisa di Luisa Conte: lei stessa aveva insegnato che il teatro non si ferma mai e il suo pubblicò le rese omaggio con un ultimo applauso.
Il giorno dei funerali, a San Ferdinando, la chiesa degli artisti, c’era tutta Napoli a darle l’addio. Emblematiche furono le parole di Rosalia Maggio, che ad un cronista disse: “Quando morì Beniamino Maggio Luisa fu intervistata e disse: Oggi non se né andata una cantinella, cioè un’asse del palcoscenico, ma un sipario così io dico: oggi non se n’è andato un sipario, ma un teatro intero... assieme a Luisella mia”.
E dopo il solenne funerale, a cui partecipò tutto il mondo artistico napoletano, ma anche il popolo e tantissimi ammiratori, Luisa Conte ha continuato a “vivere” nel suo teatro, che quella stessa sera continuò lo spettacolo, con Giacomo Rizzo nel ruolo dell’attrice scomparsa. Ancora oggi il suo ricordo è vivo in ogni spettacolo del Sannazaro, grazie alla nipote Lara Sansone, e ai tanti attori che furono allievi. E in ogni spettacolo, il popolo ricorda, ed applaude ancora, la sua Luisa.
A San Martino Valle Caudina le è stato dedicato l’anfiteatro cittadino, dove per anni portò il suo teatro nella rassegna San Martino Arte.
E non è stata dimenticata, infatti la stagione del Sannazaro, nel ventennale della morte sarà dedicato a lei.
Tavolacci di legno, luminarie, vino rosso, taralli. Si trasformerà in una locanda, il teatro Sannazaro, proprio come quelle che erano sulla strada del santuario di Montevergine. Via le poltrone rosse, spazio ad asinelli carichi di masserizie e alle carovane popolari in cerca di benedizione. Uno spettacolo corale, che fonde sacro e profano. Tutto in nome di nonna Luisa Conte cui Lara Sansone, nipote d’arte, dedica l’intera stagione del Sannazaro per il ventennale della scomparsa.
Sul palco ad aprire il cartellone sarà infatti «La festa di Montevergine» di Raffaele Viviani, uno dei cavalli di battaglia della grande attrice partenopea in scena 27 anni fa nella «bomboniera» di via Chiaia. «È un’occasione importante per un omaggio doveroso ad un artista che fu anche capocomico e produttore, un esempio di forza e caparbietà» commenta Lara Sansone che di «Festa di Montevergine» sarà anche la regista. «Avevo curato l’allestimento dei “Cafè chantant”, ma in una commedia sono al debutto. L’idea è di coinvolgere l’intera struttura, partendo addirittura dall’esterno, dove gli spettatori troveranno già l’atmosfera della festa popolare. E ci auguriamo che ciò possa attrarre anche i turisti». Infinita la serie di attori, «tutti protagonisti allo stesso modo», come Ciro Capano e Gino Curcione, che facevano parte della compagnia di quel tempo, Ingrid Sansone, l’altra nipote d’arte, Patrizia Capuano, che pure ha lavorato con la Conte. Sempre nel nome della Conte da segnalare la nascita di una nuova scuola di «teatro napoletano» con Benedetto Casillo, cui è stata affidata l’iniziativa. «Non sarà un laboratorio ma una “puteca”, dove insegnare anche la lingua e la grammatica napoletana, anche scritta».

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