12/7/2006
L’euforia per la vittoria ai mondiali non deve farci dimenticare giorni e giorni di partite penose, portate stancamente a reti inviolate ai supplementari e poi la spietata roulette dei rigori. La grande preparazione atletica, l’abile sfruttamento dell’assurda regola del fuorigioco e l’esasperato difensivismo hanno fatto prevalere un gioco sterile, continuamente interrotto da falli, spesso eccessivi ed hanno fatto appassire la fertile pianta dei grandi virtuosi del pallone in grado di far sognare milioni di tifosi.
Urgono nuove regole per rivitalizzare il gioco ed aumentarne la spettacolarità, che come tutte le discipline sportive è legato alla realizzazione del punto.
Diminuire il numero dei giocatori ad un massimo di nove per squadra. Dai tempi di Meazza e Piola ogni calciatore corre una distanza quasi tripla ed è presente in ogni fase del gioco, creando inestricabili affollamenti.
Abolire il fuorigioco ad eccezione dell’area di rigore. La tecnica dei nuovi allenatori compatta i giocatori in aree ristrettissime e super affollate, nelle quali un dribling è pura fantasia.
Effettuare la rimessa laterale con i piedi. Nessun difensore spedirebbe continuamente la palla fuori campo col rischio di rivedersela in piena area di rigore.
Ogni cinque falli una punizione pericolosa. Per diminuire l’eccessivo ricorso al fallo prevedere una specie di rigore da tirare, senza barriera, dal limite dell’area di rigore.
Permettere maggiori cambi, anche temporanei. Questa semplice regola in vigore con successo nella pallacanestro, permetterebbe ritmi veloci e maggiore spettacolarità.
Ed in occasione della finale dei campionati mondiali prevedere, in caso di parità dopo i tempi supplementari, la ripetizione dopo due giorni della partita ed in caso di nuovo pareggio la non assegnazione del titolo o la vittoria ex equo.
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