sabato 31 marzo 2012

Integrazione si, sottomissione no

20/2/2010

Si parla tanto, spesso a sproposito, di integrazione, necessaria per accogliere il fiume di migranti nella nostra società, senza mettere in pericolo la nostra identità ed il nostro futuro.
Possiamo permettere che le donne si coprano il capo, non il volto, lo facevano anche le nostre nonne, possiamo tollerare forse la poligamia, purché, non si pretendano assegni familiari multipli o la scelta del marito da parte del padre, se non esercitata con violenza, dobbiamo arginare la tratta delle prostitute, che vengono spesso rapite da negrieri senza scrupoli e costrette a vendere il proprio corpo sulle pubbliche strade, ma su alcuni argomenti non possiamo assolutamente transigere: infibulazione e racket sui bambini costretti a mendicare, ne va della nostra residua dignità.
L’infibulazione è una pratica aberrante, che nessuna tradizione può giustificare e nessuna nazione civile può consentire, ciononostante da noi si eseguono ogni anno migliaia di mutilazioni su innocenti bambine.
Il racket sui minori grida vendetta, eppure lo vediamo praticato ad ogni angolo di strada nell’indifferenza generale. La mendicità non può essere praticata dai bambini, anche se per i rom è la norma, è necessario arrestare i genitori e affidare le innocenti creature ai servizi sociali. Chi può dimenticare la scena agghiacciante di The Millionaire, quando con l’acido si trasformavano, accecandoli, ignari fanciulli in perfetti mendicanti in grado di impietosire il più crudele degli uomini; il film ha vinto l’Oscar, ma il prezzo di questa vergogna continuiamo a pagarlo tutti noi ogni giorno, abdicando ai richiami della nostra vacillante coscienza.
Il rispetto delle altrui tradizione deve avere un limite ben preciso, invalicabile, per evitare che possa capitare tra noi da luoghi lontani qualcuno degli ultimi cannibali, attirato dalle nostre sagome obese e possa pretendere di perseverare nelle sue abitudini iperproteiche, eventualmente in piazza San Pietro, con tanto di benedizione da parte del remissivo pontefice.

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