sabato 31 marzo 2012

Due grandi fotografi napoletani

11/4/2010

Un album di scatti di Riccardo Carbone, una mostra per Mimmo Jodice

Un prezioso libro, Napoli, (Minerva Edizioni),  ci permette, attraverso cinquanta anni di scatti di Riccardo Carbone, fotografo ufficiale de Il Mattino, di rivisitare luoghi ed episodi di una caleidoscopica città, costituita non solo di sciuscià, contrabbandieri e puttane, ma anche di una borghesia colta e gelosa dei propri spazi, dalle prime al San Carlo ai circoli esclusivi.
Potremo ammirare la Callas ed Hemingway, Kennedy e Pirandello, oltre ad Eduardo e Totò, la tifoseria scatenata ed i cortei dei disoccupati organizzati. Ed inoltre presidenti della repubblica e contrabbandieri, attrici famose e squallide baldracche: lo scorrere tumultuoso della vita all’ombra del Vesuvio dagli anni del fascismo al 1973.
Carbone più che un fotografo è un reporter scrupoloso, che vuole documentare la realtà usando la macchina fotografica al posto della penna.
Dopo le obbligatorie celebrazioni dei fasti del Ventennio egli ci presenta le macerie dei bombardamenti, il ritorno mesto dei soldati, i matrimoni con gli americani, le case di tolleranza, i grandi comizi, le celle di Poggioreale, Jeppson, ribattezzato dai tifosi Banco e’ Napule, per i 105 milioni pagati dal comandante Lauro.
Una vera chicca è il primo concorso di bellezza a cui partecipa una quindicenne Sophia, incoronata Principessa del mare ed a questa immagine rarissima si accoppia idealmente quella di Concetta Muccardo, la contrabbandiera graziata dal presidente Gronchi dopo essere rimasta incinta 19 volte per evitare il carcere, una storia tutta napoletana resa celebre dalla Principessa del mare, divenuta nel frattempo star internazionale.
A Mimmo Jodice sono invece dedicate due mostre antologiche: a Parigi al Maison Europenne de la Photografie ed al Palazzo delle Esposizioni di Roma. In entrambe le esposizioni vi sono immagini che documentano 50 anni di lavoro. 
Jodice fino agli anni Settanta ha ripreso delle persone nelle sue inquadrature, ha creduto nell’impegno sociale degli artisti di cambiare il mondo. Si è recato negli ospedali, nei manicomi, nelle carceri a schedare il malessere ed il dolore. Quindi la delusione e la convinzione dell’inutilità della missione.
Da allora le sue foto si sono riempite di una solitudine metafisica da cui promana lo smarrimento dell’uomo contemporaneo ed il suo malessere.

Davanti ad alcune immagini si percepisce un grande vuoto, dal cavallo che corre nel deserto alle scale che portano al nulla. Sono rappresentazioni al di fuori del tempo e dello spazio, così diverse da quelle eseguite negli anni Ottanta, quando l’artista girava in lungo e largo il Mediterraneo alla ricerca di antiche vestigia di civiltà lontane, che documentava con cura e precisione.
Celebri anche le sue foto di dipinti e sculture in occasioni delle memorabili mostre Civiltà del Seicento e del Settecento. 
Un suggello ed un riconoscimento ufficiale ad una vita trascorsa interamente a far sì che la fotografia avesse un ruolo adeguato al fianco ed alla pari di altre espressioni artistiche.

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