venerdì 30 marzo 2012

La bellezza è necessaria?

5/11/2009

La bellezza della quale vogliamo parlare non è quella più o meno ideale dell’arte, bensì quella ordinaria che regola, attraverso il gusto più o meno variabile nel tempo, i rapporti interpersonali.
La natura, con la sua proverbiale saggezza, ha posto nell’istinto sessuale il motore per perpetuare le specie animali, incluso l’uomo, ma alla base dell’attrazione ha posto delle condizioni completamente stravolte dall’avvento della società e della cultura, che si manifesta con parametri del tutto diversi da quelli previsti. 
La prima rivoluzione che ha mutato la scena della seduzione è stata l’uso dei vestiti ed in seguito l’abolizione, attraverso la diffusione dell’igiene personale, degli odori, che in passato rivestivano un ruolo fondamentale nel formarsi della coppia, anche se solo per l’espletamento della copula.
I ferormoni, che rimangono decisivi nell’accoppiamento tra gli animali, nella nostra specie sono trascurabili e addirittura le zone encefaliche specializzate alla percezione olfattiva(rinocefalo) nell’uomo hanno subito una significativa riduzione.
Anche la funzione visiva, che abbracciava l’intero corpo del potenziale partner, incluso i genitali, è mortificata dagli abiti, i quali non permettono di valutare quei segnali che costituivano una bussola necessaria per indirizzare le pulsioni sessuali nel momento più favorevole alla fecondazione.
L’attenzione viene oggi posta principalmente sul volto(quando non è coperto da veli più o meno opprimenti come è raccomandato da alcune confessioni religiose) e rivestono meno importanza tutta una serie di fattori, dalla massa adiposa alla procacità delle mammelle, che rappresentavano in passato un indice, anche se grossolano, di fecondità e di capacità di allattare la prole.
Gli uomini cercano nella donna principalmente la giovinezza, ubbidendo ad un imperativo genetico che condiziona le loro scelte a favore di una maggiore probabilità riproduttiva, ma sono particolarmente attratti dalla  bellezza di un viso e trascurano una fanciulla, per loro brutta, anche se in possesso di uguali capacità procreative. 
Essi non  conoscono  quale carica d’amore si nasconda nelle donne brutte, che ansia di dedizione, che riconoscenza anche per una sola parola pietosamente galante, per un gesto gentile. Ma loro guardano, affascinati, gli occhi e il nasino, il seno e le gambe delle donne belle e si schiantano per avere i brandelli di un cuore che tanti altri, prima di loro, si sono divisi. Le donne brutte, intanto, sfioriscono, con il cuore gonfio e intatto.
Un altro fattore precipuo della nostra specie, che in parte condiziona l’attrazione tra maschio e femmina, è costituito dall’innamoramento e dall’amore, un’emozione sconosciuta agli animali, un gioco capriccioso dei sensi, un malanno contagioso che ci penetra all’improvviso,  nel momento meno prevedibile e può darci una febbricola di pochi giorni o un morbo incurabile.
Le regole dell’amore sono spesso diverse da quelle dell’attrazione ed a volte, soprattutto per le donne,  basta un particolare insignificante per far scoccare a Cupido la sua freccia fatale: degli occhi malinconici, un sorriso radioso, dei capelli precocemente brizzolati, delle mani particolarmente curate, perfino un volto brutto, ma interessante.
Per quanto la bellezza che presiede al formarsi della coppia risponda a criteri quanto mai soggettivi, per motivi di selezione naturale, poiché tutti, gli uomini ma anche le donne, cercano un partner con caratteri piacevoli, potremmo sperare nella predominanza sempre maggiore della bellezza nelle nuove generazioni, fino a quando la bruttezza diverrà uno spiacevole ricordo del passato, di un medioevo dalle regole feroci, il quale, purtroppo, rappresenta il nostro presente che siamo costretti ogni giorno a vivere e che per molti rappresenta sofferenza ed esclusione.

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