venerdì 30 marzo 2012

Ancora sulla invivibilità delle nostre carceri

10/11/2009

Dichiarare ogni giorno che si costruiranno nuove carceri, che le pene diverranno più severe e soprattutto certe, sono dichiarazioni che fanno aumentare la popolarità del governo, anche se poi alle parole non seguono i fatti e non potrebbe essere altrimenti, perché per costruire nuovi penitenziari ci vogliono decenni e l’attuale situazione di invivibilità delle nostre galere ha da tempo superato il livello di guardia e, soprattutto, sono necessarie risorse finanziarie che non ci sono e non ci saranno per anni. E se anche si costruissero, ci vorrebbero ulteriori fiumi di denaro per farle funzionare decentemente.
Lo stesso riguardo le pene e la loro esecuzione, che attendono da tempo una moderna revisione del codice di procedura penale, tale da fornire una serie di misure alternative alla detenzione, in grado di creare un percorso non solo punitivo, ma anche riabilitativo, come chiaramente sancito dalla nostra Costituzione.
Invece  si blatera sul reato di immigrazione clandestina da punire con la reclusione, un’affermazione che, se applicata, vedrebbe centinaia di migliaia di nuovi galeotti.
Negli ultimi giorni i quotidiani hanno segnalato casi di suicidio e di sevizie avvenute in carcere, ma non si tratta certo di casi isolati: negli ultimi dieci mesi i suicidi sono stati 61 e gli atti di automutilazione sono un migliaio ogni anno.
Cifre da brivido che lasciano stupefatti gli operatori del settore(secondini, educatori, medici, cappellani e gli stessi direttori) non perché siano tanti, bensì come mai siano così pochi!!
L’opinione pubblica non vuole sentir parlare di questi argomenti e plaude solo alla spettacolarità delle dichiarazioni di una sempre maggior severità.
Nessuno vuole intendere che la capienza massima dei nostri istituti di pena può accogliere 41.000 detenuti ed oggi, ammassati come animali, ne sono ospitati 66.000 e se non vi fosse stato l’indulto sarebbero oltre 90.000.
Nessuno vuole capire che un terzo di questi reclusi è in attesa di processo e di conseguenza innocente fino a sentenza definitiva, che molte migliaia hanno diritto, secondo le norme vigenti, a misure alternative che arbitrariamente non vengono concesse.
Quando si entra in un carcere si perde ogni dignità umana e si diventa un numero.
Bisogna consegnare all’ufficio matricola non solo lacci e cinture, foto dei propri cari ed effetti personali, ma anche la propria anima per divenire una bestia. Si viene denudati, sottoposti ad una vigorosa esplorazione rettale ed avviati in cella, dove, se tutto va bene, si divideranno 15 – 20 mq con altre 10 – 12, a volte anche 20 persone.
Letti a castello fino al soffitto ed uno spazio per potersi muovere da invidiare i polli in batteria.
Ogni anno 30.000 persone entrano in questi gironi infernali per uscirne entro tre giorni, dopo aver subito questa annichilente liturgia.
E vogliamo parlare dei maltrattamenti? Un argomento tabù sul quale eccezionalmente la magistratura riesce a fare luce, tra omertà impenetrabile e paura di nuove più squassanti sevizie: il detenuto è caduto dalle scale…,la camera di sicurezza non è certo un albergo a cinque stelle, ma che massacro era un semplice richiamo verbale.
Queste sono le più comuni giustificazioni del personale di sorveglianza.
Per chi volesse approfondire la tematica consiglio la lettura del capitolo Storie incredibili di matta bestialità dal libro Le tribolazioni di un innocente
http://www.guidecampania.com/dellaragione/tribolazioni/articolo.htm.
Ma poi che vogliono questi rompiballe, si lamentano di aver trascorso l’estate chiusi per 22 ore al giorno dentro celle dalle sbarre arroventate con temperature superiori ai 40° ed un’umidità dell’aria da sauna, anche noi abbiamo sopportato il caldo mentre eravamo al mare. E poi non vi è da preoccuparsi, a giorni la temperatura li rinfrescherà nelle loro gabbie senza vetri alle finestre ed un freddo glaciale li ristorerà per tutto l’inverno.

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