sabato 31 marzo 2012

Il compito dell’Europa: favorire l’integrazione

1/4/2010

Nel suo ultimo libro Bauman, celebre per le sue ipotesi rivoluzionarie e per aver coniato il termine di società liquida, assegna all’Europa un compito gravoso: quello di correggere il progresso e la sua spirale di consumismo esasperato, con bisogni che tendono a dilatarsi all’infinito, fino all’imminente esaurimento delle risorse planetarie.
Il nostro deleterio modello di sviluppo senza limiti prevede, come corollario indispensabile, il degrado intollerabile del tenore di vita di miliardi di uomini e l’irreversibile apocalisse ambientale. Anche le forze di sinistra più oneste, prive di idee e di programmi, si limitano a mitizzare l’aumento della produzione come panacea di tutti i mali. Purtroppo tra i pochi intellettuali rimasti, spenti i grandi ideali del secolo passato, si avverte oramai la sensazione di essere giunti al fine corsa.
L’Europa è in grado di adempiere a questa missione impossibile nello stato di apparente decadenza che da tempo sembra averla colpita e che si può riscontrare nei troppi corpi debordanti ed in tante menti svogliate? 
Il vecchio continente da tempo ha abdicato al suo ruolo di guida del mondo, dopo aver dominato la scena per secoli, grazie alla sua straordinaria forza creatrice che negli ultimi due secoli ha prodotto ingegni mirabili da Proust ad Einstein, da Baudelaire a Picasso, da Freud a Marx, da Yeats a Monet, ma anche grandi massacratori come Napoleone, Hitler, Stalin. 
La vocazione dell’Europa è stata sempre quella di accogliere e di trasformare, una prodigiosa capacità di amalgamare dei e miti provenienti da lontano ed oggi vi è un disperato bisogno di questo dono di metamorfosi. Il brulicante mondo povero preme ai nostri confini e reclama almeno le briciole della nostra opulenza. I giovani indiani e cinesi studiano più dei nostri figli ed il futuro dell’umanità è nelle loro mani. 
Bisogna però domare i veleni devastanti annidati nel fanatismo religioso, che agita milioni di uomini in marcia, esaltando nello stesso tempo le energie più vitali che sgorgano copiose dall’intreccio libero e fantasioso del meticciato genetico e culturale.
Nessuno come gli europei ha viaggiato, ha conosciuto, ha posseduto il mondo con inesauribile vitalità, fin da quando le navi greche portavano la civiltà su tutte le coste del Mediterraneo ed Ulisse placava la sua sete di conoscenza oltre le colonne di Ercole. Ora non sentiamo più l’obbligo di dominare la storia, di vincere, di conquistare, di colonizzare, percepiamo la presenza intorno a noi di popoli proiettati verso il futuro dell’umanità, ma possiamo concedere loro di abbeverarsi alla nostra cultura ed alla nostra saggezza.
Sappiamo discernere le civiltà più lontane da noi ed i sussulti magmatici di uomini in marcia verso una nuova civiltà, dobbiamo sforzarci di comprendere le loro ansie e le loro aspirazioni, dobbiamo favorire la creazione di uno spazio dove possano convivere pacificamente tutte le idee e le passioni che si sono affacciate sulla scena dall’inizio del mondo. Bisognerà sfruttare ancora la nostra intelligenza e la nostra fantasia, la nostra intuizione e la nostra immaginazione, questa è la missione che attende l’Europa e che tutti noi dobbiamo affrontare con volontà e determinazione.
Possiamo essere certi: l’Europa sarà all’altezza delle sue migliori tradizioni ed ognuno di noi può divenire un umile quanto indispensabile soldato in questa pacifica battaglia.
di Achille della Ragione e Marina della Ragione

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