venerdì 30 marzo 2012

La conferenza sul clima fallita e la fine del mondo

29/12/2009

Da alcuni giorni si è conclusa con un nulla di fatto la conferenza sul clima di Copenaghen nel silenzio dei mass media, che hanno dedicato poche righe distratte all’avvenimento, nel quale pur si discuteva non di quisquiglie e pinzellacchere (come avrebbe detto Totò) bensì del futuro dell’umanità.
La Cina ha promesso entro il 2020 di ridurre in parte le emissioni di anidride carbonica, mentre Obama, dopo aver fatto dell’ecologia il suo cavallo di battaglia in campagna elettorale, ha promesso un abbattimento delle sue emissioni del 17%, sempre entro il 2020, ma è vincolato alle decisioni in merito del Congresso, che può annullare tutto.
Gli altri paesi sono rimasti inerti e non hanno preso nessun impegno.
Naturalmente diminuire l’inquinamento costa e non poco e durante una crisi economica come quella che il mondo sta attraversando è difficile far accettare agli elettori una ulteriore riduzione del tenore di vita, ma la catastrofe ecologica è più vicina di quanto immaginiamo e forse è già tardi per un’inversione di tendenza.
Vi sono alcuni scienziati che affermano perentoriamente che le variazioni climatiche in corso non dipendano dall’inquinamento, forte è il sospetto che siano al soldo delle grandi multinazionali, le quali stanno divorando le risorse del pianeta, trasformando la Terra in un gigantesco immondezzaio. 
Inoltre l’impatto di un riscaldamento generalizzato è diversamente temuto, infatti per l’Africa ed il bacino mediterraneo, significherebbe il trionfo della desertificazione e lo spettro della fame per centinaia di milioni di individui, mentre per i paesi nordici la prospettiva, nei tempi brevi, è addirittura favorevole, per lo sfruttamento delle enormi risorse, soprattutto idrocarburi, collocate nel sottosuolo artico, divenuto sempre più accessibile e per la possibilità di nuove rotte commerciali in grado di rivoluzionare i commerci internazionali.
La Terra è divenuta oramai un grande villaggio, ma non vi è un capo tribù che abbia l’autorità per prendere delle decisioni improcrastinabili. Sarebbe necessaria una rivoluzione epocale con la rinuncia al consumismo, causa di tutti i nostri mali; ma in occidente, solo per fare un esempio, invece di incoraggiare il trasporto pubblico costruendo autobus e treni regionali, si forniscono lucrosi incentivi a costruire nuove auto.
Le conseguenze sulla società, come oggi la intendiamo, sarebbero devastanti e bisognerebbe ipotizzare un nuovo modello di sviluppo sostenibile. Purtroppo i giovani, motori indispensabili di ogni cambiamento, sono distratti e di intellettuali coraggiosi se ne vedono pochi in giro.
Peccato, perché il tempo stringe e l’umanità si avvia precipitosamente verso l’apocalisse. 
Non si odono ancora le trombe di Gerico, ma (parafrasando di nuovo Totò)
“E quanno s’è stutata ‘a lampetella
Significa ca ll’opera è fernuta
E ‘o primm’attore s’è ghiuto a cuccà.

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