giovedì 29 marzo 2012

Paesaggio laziale tra Ideale e Reale

3/9/2009


30 dipinti del XVII e XVIII secolo in mostra a Tivoli 

Nella fantastica cornice di Villa d’Este a Tivoli, fino al 1 novembre, sarà possibile ammirare una interessante mostra sul paesaggio laziale  nel '600 e '700, con trenta dipinti, in gran parte inediti, eseguiti dai più grossi specialisti attivi in quei due secoli a Roma.
Si tratta di un’occasione da non perdere, perché sarà possibile visitare anche lo splendido contesto che ospita la rassegna, costituito da una delle rare meraviglie tutelate dall’Unesco, il lussureggiante parco costellato da una miriade di vasche e fontane ed il piano nobile, dove si susseguono una serie di affreschi di scuola cinquecentesca di argomento mitologico in perfetto stato di conservazione, mentre a pochi passi, nella ridente località laziale, vi sono poi  Villa Adriana e le celebri cascate.
I quadri ci danno conto di un  territorio celebrato nel corso dei secoli da artisti, letterati e poeti come incarnazione del "paesaggio ideale", luogo del mito e della storia, specchio di un sentimento universale della natura, in cui le tracce millenarie della presenza
dell'uomo si compenetrano nel connaturato senso di grandiosità e solennità.
La pittura di paesaggio in ambito romano si muove costantemente tra Ideale e Reale e ad Annibale Carraci viene riferita l’invenzione del carattere ideale con l’esecuzione delle famose sei ”lunette Aldobrandini”, mentre con il Paesaggio fluviale della National Gallery di Washington il pittore emiliano inaugura un nuovo modo di intendere la natura, che diviene protagonista assoluta della rappresentazione. Saranno poi i suoi allievi, principalmente il Domenichino, a sancire scene di paesaggio tranquille e maestose, animate da piccole figure di contadini o di pastori, inconsapevoli spettatori di un tema sacro o mitologico.
I quadri provengono tutti da collezioni private italiane e straniere e sono stati realizzati dai maggiori specialisti come Gaspard Dughet, presente con Le cascate di Tivoli con Tempio della Sibilla,(fig. 1) di una raccolta inglese, con il quale il paesaggio acquista una forte accentuazione neo veneziana, mentre la natura è ripresa in maniera razionale e rigorosa nella  Veduta di Frascati (fig.2) della Walpole Gallery di Londra di Gaspar van Wittel, infine  le due tele di Frans van Bloemen ed Andrea Locatelli Veduta di Tivoli con cascata e figure (fig. 3) e Paesaggio con pastori, cascata e il Tempio della Sibilla Tiburtina(fig. 4) presentano una forte componente idealizzante in chiave rococò.


Tivoli diventa il punto di partenza di una memoria ancestrale di un mondo mitologico con grandiose vestigia del mondo classico e rinascimentale, che convivono in un connubio indissolubile e suscitano sublimi emozioni, le quali prendono forma nella tela di Hendrick van Lint, Veduta di Caprarola(fig. 5),anche essa proveniente da una collezione inglese.
Il tema della cascata, con la rielaborazione fantastica di un immaginario tiburtino è proposta in tele di Marco Ricci e Francesco Zuccarelli,  che portarono sempre dietro sé, anche operando altrove, la suggestione diretta e mediata di quei siti. Sono visioni classiche da Grand Tour, con i viaggiatori attoniti nell’ammirare le bellezze italiane.


Classicità ed evocazione della campagna laziale è il soggetto di un inedito dipinto di Giandomenico Desideri, unico allievo noto di Claude Lorrain, con la "Fuga in Egitto" di ambientazione "romana". La trasfigurazione intellettualistica dei luoghi laziali, in cui la presenza umana di pastori e contadini, tra vestigia archeologiche e borghi arroccati, è subordinata alla ricerca di una superiore armonia e senso di pacatezza, torna in tele di Herman van Swanavelt, Dughet, Van Bloemen, Andrea Locatelli, Paolo Monaldi, spesso con una riconoscibilità di località precise come nelle vedute di Frascati di van Wittel e Caprarola di Van Lint, della Porta Flaminia o del Fontanile di Marino di van Bloemen.
Mercurio ed Argo in un paesaggio(fig. 6) è un'opera di Salvator Rosa per la prima volta esposta al pubblico, che contempera il gusto per il selvaggio con il senso di una natura distesa e armoniosa.


Molto interessante l'inedita veduta dei Sassoni di Furbara sulla Tolfa(fig. 7) dipinta attorno al 1650 da Pietro da Cortona, che mostra uno spirito preromantico nell'esaltazione di uno tra i più suggestivi ed aspri ambienti della regione, le cosiddette "Dolomiti laziali".
Altre opere di elevata qualità sono  di Francesco Cozza, Paesaggio con tre figure femminili e borgo (fig.8) e di Jean de Momper Marina con Cristo e gli apostoli(fig. 9).
In mostra vi sono poi molte altre tele che non descriviamo tutte impregnate da una vivace anima bucolica, che ci ammonisce a preservare e rispettare la bellezza della natura.

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