lunedì 19 marzo 2012

La cintura di castità

22/10/2007
Pensieri di un libertino



La verginità è stata ritenuta spesso un bene così prezioso da richiedere di essere difeso strenuamente  con tutti i mezzi; da questa cultura nasce l’idea della cintura di castità, la quale con ogni probabilità fu inventata da alcuni sacerdoti stregoni africani per preservare questo dettaglio… così importante dagli assalti di giovani di poca fede e di molto ardore e di proteggere nello stesso tempo le stesse vergini.
In seguito questo strumento è servito ai gelosi per interdire alle donne ogni soddisfacimento erotico al di fuori di quello legittimo.
Esso era sconosciuto a Greci e Romani e giunge in Europa dall’Oriente, dove era pervenuto dall’Africa, luogo dove la pratica era stata perfezionata dall’infibulazione, una sorta di cintura di castità perenne, che veniva, e purtroppo ancora oggi, viene infranta, al momento opportuno, con la lama di un coltello.
La prima descrizione della cintura di castità compare in un manoscritto del 1405, scritto da un militare di nome Kaiser e conservato nella biblioteca dell’università di Gottinga. Il più vecchio strumento, chiamato Bellifortis, di manifattura fiorentina, fu adoperato da Francesco II di Carrara, che fu tiranno di Padova, anzi da sua moglie, che le cronache descrivono di conturbante bellezza, mentre il coniuge pare fosse particolarmente racchio. Per chi volesse osservarlo da vicino basta una visita nel museo del Palazzo dei Dogi di Venezia dove è in bella mostra.
Dopo aver preservato la verginità delle giovani africane e salvato dalle corna i signorotti medioevali partiti per le crociate, essa ha subito una raffinata evoluzione psicologica nella letteratura erotica. Dopo essere stata citata in diversi testi dalla Vita delle donne galanti del Brantone alla celebre Satira sotodica di Luisa Sigea nella Histoire d’O si perviene ad un’evoluzione dell’erotismo ed il mito della cintura di castità oltrepassa lo stadio di una rozza e grottesca tutela meccanica di un organo anatomico considerato dal marito o dall’amante come un bene riservatissimo al quale applicare un cancello per vietare l’ingresso agli estranei, per evolvere nell’ambito egualmente folle, ma assai più sottile, di una dimensione sado masochistica in cui uno dei componenti della coppia, attraverso l’applicazione dolorosa, ma più che altro simbolica di strumenti meccanici alle parti più segrete del proprio corpo, sollecita l’ambito riconoscimento di una schiavitù amorosa e di un annullamento totale del suo essere in quanto entità autonoma, fenomeno già da tempo verificatosi sul piano psichico.
Una curiosità a pochi nota è che più tardi, in epoca vittoriana, la cintura di castità, fino ad allora imposta unicamente alle donne, divenne di uso comune anche tra gli uomini per impedire loro la pratica della masturbazione che si riteneva causasse cecità, follia e morte.
Ai giorni nostri l’uso della cintura di castità sta vivendo un periodo di rinascita principalmente, ma non solo, negli ambienti sado maso perché aiuta a celebrarne i riti di sottomissione e possesso. 
Su internet si sprecano i forum di discussione e i siti di vendita, come Tollyboy, leader del settore che ha studiato una versione high tech dell’antica corazza, da fabbricarsi su misura a seconda di taglia e esigenze personali, o come Mario Latowski, che ha progettato una mutanda anatomica in ferro. Ed addirittura esiste in commercio una mutandina bisex, dotata di sensori sensibilissimi, in grado di segnalare il tempo durante il quale non è stata a contatto col corpo; per periodi troppo lunghi sarà difficile presentare come stitichezza al partner geloso una scappatella in piena regola.
Per chi volesse approfondire l’argomento consiglio la lettura del mio libro La frigidità e la verginità nella donna.

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