16/1/2006
L'esodo verso l'estero dei nostri migliori cervelli ha ripreso vigore negli ultimi anni, impoverendo gravemente la ricerca scientifica ed ipotecando definitivamente il nostro futuro di nazione progredita.
Siamo lo Stato che spende meno in termini di investimento: poco più del 1% del prodotto interno lordo, meno della metà di paesi come la Germania o l'Inghilterra.
Qualsiasi giovane che voglia progredire nella sua branca non ha altra scelta che emigrare E vogliamo discutere solo di cervelli in fuga, trascurando tanti "corpi" in fuga, senza dimenticare che spesso, ma non sempre, dietro un cervello in fuga vi è una famiglia con discrete possibilità economiche, mentre dietro un "corpo" in fuga vi sono altri corpi che chiedono perentoriamente di mangiare e di vestirsi.
La Cina sta affrontando il problema in maniera drastica. offrendo stipendi 10 volte superiori a tutti gli scienziati che vogliano tornare in patria dagli Stati Uniti. Non è facile trovare in Italia, dove lobby, consorterie e baronie regnano incontrastate, un rimedio che possa provocare un' inversione di tendenza, ma vorremmo avanzare una proposta. Creare un organismo dotato di ampi poteri, che possa facilitare il rientro di scienziati forniti di significative esperienze acquisite in paesi stranieri.
Bisognerebbe riservare nelle università e nei centri di ricerca un certo numero di posti a "superdotati" di ritorno dall'estero. Siamo così attenti a garantire il lavoro agli handicappati, spesso fasulli, garantiamo, nell'interesse comune, un lavoro ai superdotati, attenti solo che siano veri.
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