5/2/2009
La vecchiaia è sempre stata vista come una dura condanna da sopportare e l’uomo ha sognato di potervi porre rimedio: dal mito di Faust alle fontane della giovinezza, dal Gerovital al disperato ricorso al botulino ed alla chirurgia plastica.
In futuro questo sogno disperato di evitare la vecchiaia potrà venirci dalla clonazione, che sarà in grado di trasferire la nostra identità psichica in un nuovo corpo o dall’ingegneria genetica, se riuscirà a riparare i guasti a livello molecolare, che sono alla base dei fenomeni che ci allontanano sempre più dalla giovinezza. E progressi significativi potranno realizzarsi studiando a fondo la progeria, una rara affezione che produce un’accelerazione spasmodica della senescenza, trasformando innocenti bambini in vecchi decrepiti.
In attesa che i progressi della scienza ci conducano in un futuro ancora lontano, quando la vecchiaia sarà un orribile ricordo del passato, relegata come mostruosità nei libri di storia della medicina, l’impegno delle istituzioni deve tendere a considerare l’anziano come parte integrante del tessuto sociale, depositario di saggezza e di esperienza e non un paria privo di importanza e di ruoli, relegato, in un mondo dominato dal consumismo sfrenato e dall’egoismo più becero, in un angolo dimenticato, condannato alla solitudine, all’infermità ed alla disperazione.
In passato le società primitive o nomadi hanno considerato i vecchi un peso inutile negli spostamenti, in alcune, molto povere, venivano sepolti, bruciati vivi oppure lasciati morire lontano da tutti; in quelle sedentarie, come la nostra, si apprezzava viceversa la capacità di trasmettere valori alle giovani generazioni.
Purtroppo il disfacimento della famiglia patriarcale ed un’ organizzazione politica ed economica basata unicamente sulla produzione e sul profitto non permette agli uomini di conservare la loro piena dignità di cittadini nell’ultima fase della vita. Ridare voce agli anziani comporterebbe uno sconvolgimento radicale in una società dominata dalla volontà di pochi crudeli mandarini, i quali decidono le sorti degli altri senza timore di condividerle.
“I vecchi sono esseri umani? A giudicare dal modo con cui sono trattati nella nostra civiltà è lecito dubitarne: la vecchiaia resta un segreto vergognoso, un soggetto proibito. Bisogna rompere la congiura del silenzio ed è necessario l’impegno di tutti”.
Con queste focose parole Simone de Beauvoir arringava i suoi lettori ad affiancarla nella battaglia al termine del suo celebre libro la Terza età e la via da lei indicata resta ancora l’unica da seguire.
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