18/1/2010
In un momento storico come quello che stiamo vivendo, nel quale le grandi religioni monoteiste sembrano confrontarsi in un conflitto senza speranza, dove si tende unicamente a sottolineare le differenze, la figura dell’angelo, presente nell’ebraismo, nel cristianesimo e nell’islamismo ha viceversa una matrice comune.
Gli angeli sono creature non ben definite: non sono sempre stati buoni, come Lucifero ci ha insegnato, si vestono e sembrano comportarsi da uomini, ma non hanno “uso di femmina” come pontificavano i dottori della Chiesa, vegliano su di noi come ci ricorda la preghiera dell’angelo custode, ma a volte eseguono con rigore il volere divino senza tentennamenti, ad esempio quando furono comandati di distruggere Gomorra.
Non si sa se mangiano, ma nella nostra immaginazione hanno una splendida voce, al punto che il celebre Pavarotti era noto in tutto il mondo come”voce d’angelo”.
Nell’ebraismo la figura dell’angelo diviene secondaria a partire dal secondo secolo, quando tutta la tradizione si rimodella nei riguardi del cristianesimo, che fa sempre più proseliti e la frase “sei un angelo”, da noi un complimento, per i rabbini è un vero insulto, perché vi è stata una metamorfosi nel pensiero, trasformandolo in una creatura spregevole. Essi sono accusati di innamorarsi delle donne e di avere con loro rapporti in senso biblico, rappresentano la comparsa del male, come ci ammoniscono molteplici testi da Paolo a Tertulliano. Si attende perciò la venuta di un messia e su questo anelito si apre una crepa profonda tra ebrei e cristiani.
La letteratura sull’argomento è sterminata e va da Origene a San Tommaso, dalla Bibbia ad Avicenna ed al sufismo.
L’arte cristiana è affascinata da questi esseri sovrannaturali e li rappresenta come agili giovanotti, in grado di entrare attraverso una finestra chiusa e consegnare annunci da svenimento o come palestrati guerrieri alati pronti a sconfiggere il demonio.
L’islam nella sua tradizione assegna un ruolo meno importante del cristianesimo alla figura dell’angelo ed è raro che un fedele si rivolga a lui e non al profeta, ma la sua presenza è localizzata in ogni casa, pronto a rapire l’anima al peccatore al momento della morte o ad accompagnarla con pietà nell’oltre mondo, se è stato un uomo pio.
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