5/10/2009
Al teatro Eliseo, dopo la proiezione del film Ombre rosse di Citto Maselli (puoi consultare in rete la mia recensione ”Ombre rosse un coraggioso film politico”), si è tenuto un acceso dibattito sulle cause, magistralmente raccontate nella pellicola, che hanno portato a quella crisi irreversibile che da tempo attanaglia le forze di sinistra in Italia.
Oltre al regista partecipano alla discussione Rodotà, Agnoletto, Castellina, Ferrero, Turco ed alcuni personaggi minori tra attori ed assessori.
L’onorevole Turco, arrivata in ritardo per i lavori in parlamento, cerca di giustificarsi per non aver potuto assistere alla proiezione, ma viene ugualmente invita a parlare e si dilunga in inutili asserzioni sui respingimenti e sulla mancata tutela del diritto di asilo politico, dimostrando tangibilmente il perché il partito democratico perda voti in favore della Lega, argomento fuori del tema del dibattito, al punto da scatenare la giusta e rumorosa ira del pubblico, che tra fischi e pernacchie, riesce a consigliarle il silenzio.
Purtroppo dopo di lei comincia a discutere Rodotà, noto per la sua verbosità autoreferenziale e per le sue interminabili elucubrazioni prive di senso. Tiene banco per oltre trenta minuti, togliendo senza educazione tempo agli altri relatori e solo la fortunata circostanza di altri impegni riesce a liberare gli ascoltatori dai suoi inconcludenti sproloqui.
Dopo un inizio così catastrofico per l’intelligenza e per la cultura il livello della discussione prende quota grazie alla Castellina, la quale finalmente riesce a focalizzare la problematica ed a cercare le cause remote di una deriva che sta conducendo la sinistra verso un epicedio in piena regola. Parlando dei centri sociali, che costituiscono il cuore del film di Maselli, li definisce acutamente l’espressione di un’anima religiosa che sottende a tanti giovani con il cuore a levante, ma impegnati ad aiutare il prossimo con una lena poco differente da quella che anima i coetanei organizzati in gruppi di matrice cattolica.
Anche Agnoletto ribadisce la necessità di puntare sui giovani, gli unici che possano fornire nuova linfa ed idee originali, necessarie per cercare di arginare un tramonto che al momento sembra irreversibile. Egli mette in risalto che tutti partiti sono in crisi di partecipazione, mentre aumentano le persone dedite al volontariato, un mezzo per vedere concretamente un risultato per il proprio impegno.
Termina Ferrero il quale coraggiosamente recita il mea culpa enumerando gli errori che hanno contraddistinto il governo Prodi, costringendolo alle dimissioni.
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